Acqua, valore inestimabile

L'acqua come risorsa multidimensionale: dal punto di vista economico, alimentare, sanitario, sociale e culturale.

Silvia Scognamiglio
A cura di Silvia Scognamiglio
Pubblicato il 08/06/2021 Aggiornato il 08/06/2021
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Quanto “vale” l’acqua destinata al consumo umano? Non è un prezzo quantificabile in termini monetari, perché il suo valore è infinitamente superiore a quanto effettivamente la si paga. Inoltre, tutto è relativo alla parte del mondo cui si fa riferimento: a oggi, oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua dolce potabile, quasi un terzo della popolazione mondiale. Nei Paesi occidentali invece, il consumo idrico pro capite supera anche i 200 litri al giorno. La Giornata Mondiale dell’Acqua 2021 (www.worldwaterday.org), che quest’anno ha avuto luogo il 22 marzo come evento online, ha posto quindi l’accento proprio sul riconoscimento di tutti gli ambiti in cui l’acqua si rivela indispensabile e insostituibile per la vita degli esseri umani e dell’ambiente naturale. Solo un approccio onnicomprensivo al problema può infatti suggerire soluzioni adeguate per fare fronte alla crisi mondiale di questa risorsa. L’idea della valutazione non ha solo l’obiettivo di sensibilizzare i singoli, le popolazioni e i governi; la definizione soggettiva e oggettiva dell’impatto dell’acqua sulla vita di ciascuno pone le basi per una vera e propria condivisione di responsabilità tra utenti, istituzioni ed enti che, a livello globale, gestiscono gli approvvigionamenti e prendono decisioni sugli investimenti per impianti, reti, infrastrutture, depurazione, tutela degli ecosistemi acquatici e prevenzione dell’inquinamento dei corsi d’acqua e delle falde.

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Impatto del vestiario sui consumi idrici

Si sottovaluta spesso l’impatto sui consumi idrici della produzione tessile, in particolare per l’abbigliamento. La coltivazione e la lavorazione del cotone, per esempio, richiedono un’enorme quantità d’acqua. È bene sapere che per produrre una T-Shirt occorrono circa 2.500 litri d’acqua; per un paio di jeans in denim, ne vengono impiegati 10.000 litri. I dati diventano ancora più impressionanti se si pensa che questa fibra – il cotone – è impiegata anche per la realizzazione di indumenti low cost, con un prezzo di pochi euro per l’acquirente finale.

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L’impronta idrica fa la differenza

Il consumo individuale non è soltanto quello “diretto”, relativo cioè all’acqua che beviamo o utilizziamo ogni giorno per altre necessità (lavarsi, cucinare, irrigare ecc..). Molto maggiore, nel complesso, è la quantità impiegata per produrre gli alimenti, i vestiti che indossiamo, i beni di produzione industriale che acquistiamo. In base allo stile di vita condotto dai singoli, si può calcolare la loro impronta idrica (water footprint) che può essere più o meno elevata e avere quindi una diversa incidenza sui consumi a livello globale.
Proprio come l’impronta ecologica calcola l’impatto di un individuo, una città o una nazione sull’ambiente, quella idrica indica il volume d’acqua necessario a produrre tutto ciò di cui si fa quotidianamente uso. Ogni bene di consumo ha una propria impronta, derivante dalla quantità di acqua che “assorbe” in tutta la durata del suo ciclo vitale.
Quindi se ci serviamo di prodotti con un’impronta idrica poco sostenibile, aumenta anche la nostra. Fare la spesa senza questa consapevolezza contribuisce a sprecare acqua: in proporzione, molta di più di quando si lascia un rubinetto aperto. Più si scelgono prodotti industriali, di importazione o low cost, più il consumo è incrementato.

In agenda 2030

All’acqua è dedicato uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma stipulato tra i leader mondiali al fine di salvaguardare le risorse del Pianeta e migliorare il benessere economico e sociale della popolazione.
Nel 6°goal si legge: “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. Viene di seguito specificato punto per punto che l’accesso all’acqua potabile deve essere universale ed equo, sicuro e alla portata di tutti (ciò che a noi sembra scontato, in molte parti del mondo è tuttora irraggiungibile!). La disponibilità idrica deve andare di pari passo con l’adeguamento dei servizi igienici, delle fognature, con la riduzione dell’inquinamento e la protezione degli ecosistemi; occorre approntare soluzioni per evitare il rilascio di sostanze chimiche e lo scarico non controllato nel sistema idrico, incrementando e migliorando il trattamento delle acque reflue.

Quanta acqua occorre per…

  • Per produrre una bottiglia da 0,75 litri di vino servono 639 litri d’acqua.
  • Per 1/2 kg di carne bovina, occorrono 7.751 litri, 2.401 litri per 1/2 kg di carne suina, 3.073 litri per altrettanta carne ovina.
  • Anche caffè e tè hanno un’impronta idrica poco sostenibile: per un kg di caffè tostato, 4.738 litri d’acqua; 560 litri per una confezione di tè da 20 filtri. La produzione di una confezione da 1 kg di riso richiede 3.440 litri.
  • Compresi gli imballaggi, per un litro di latte si consumano 1.033 litri d’acqua; per un succo di frutta da 750 ml, 661 litri; per una confezione di olio d’oliva 13.353 litri.
  • Vuoi conoscere l’impronta idrica della tua spesa? Prova sul sito www.improntawwf.it/carrello
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