Annettere il sottotetto: come ampliare la casa senza traslocare

Tutti i pro e i contro, i vantaggi e i vincoli di cui tenere conto, quando si valuta di espandere la propria abitazione nel sottotetto.

Architetto Marcella Ottolenghi
A cura di Architetto Marcella Ottolenghi
Pubblicato il 15/03/2020 Aggiornato il 15/03/2020

La fortuna di abitare all’ultimo piano, con un sottotetto di proprietà o da acquistare, permette di ampliare la propria abitazione senza dover cambiare indirizzo.

Bisogna però tenere presenti alcuni vincoli normativi e tecnici, che sfruttati intelligentemente permettono di raddoppiare la propria abitazione con un risultato qualitativo non indifferente, dal punto di vista sia spaziale sia di valore dell’immobile. Una casa articolata, sviluppata su più piani, permette infatti una migliore organizzazione delle zone funzionali, con un maggiore grado di privacy per gli abitanti. E garantisce uno sviluppo spaziale mai monotono: prospettive diverse, illuminazione naturale zenitale, scorci volumetrici possono infatti ritmare in modo interessante il progetto e di conseguenza la vita domestica.

Fattori da valutare per trasformare il sottotetto in abitazione

In primis, se lo spazio non risulta ancora catastalmente annesso al resto dell’appartamento, è necessario coinvolgere un professionista per redigere il progetto di ampliamento, da presentare agli uffici comunali (o regionali, se sussistono dei vincoli paesaggistici o storici) competenti. E per aggiornare successivamente la scheda catastale. Il tutto ovviamente solo se l’unità sia comunque già di proprietà. In caso contrario diventa prima indispensabile acquistarla dal condominio, se accatastata come parte comune (se non lo è appartiene automaticamente al proprietario dei locali sottostanti). O dai singoli vicini, quando siano d’accordo di cedere la propria superficie.

Il progetto architettonico di fusione dei due piani deve poi ovviamente rispettare alcuni parametri imprescindibili per la mansarda, soprattutto dal punto di vista della destinazione d’uso, delle altezze e della salubrità degli ambienti. Dati da non considerare se si tratta di una mansarda già abitata e dotata del vecchio certificato di agibilità o di una più recente pratica di ristrutturazione con fine lavori a norma.

Le altezze minime

Una mansarda che sia tale – e quindi abitabile, non un semplice locale a servizio del resto dell’appartamento – deve infatti sottostare a una altezza minima, stabilita da leggi sia nazionali sia locali.

Se le misure sono compatibili – calcolando generalmente la media ponderata tra altezza minore e altezza al colmo del tetto (quando la falda è inclinata o a capanna) – è anche possibile eventualmente cambiare destinazione allo spazio, ricavando magari una zona notte con bagno, uno studio, una zona intrattenimento che siano tali a norma di legge. In caso contrario la superficie utile resta accessoria (e di conseguenza a volte viene valutata meno dal punto di vista economico), ovvero destinata a funzioni come ad esempio lavanderia, ripostiglio, dispensa, in cui la permanenza di persone è vietata.

La salubrità degli ambienti del sottotetto

Ulteriore vincolo è la salubrità, ottenibile mediante l’isolamento dell’involucro architettonico annesso (che contribuisce al risparmio energetico globale dell’abitazione) e il corretto apporto sia di luce sia d’aria. Diventano in tal caso indispensabili le aperture a raso falda, in caso non già presenti. O da integrare selezionando tipologie ad hoc per la struttura architettonica della copertura. Ricordando però che in tal caso è necessario l’incarico a un professionista per ottenere tutti i permessi necessari, da parte sia dell’eventuale condominio sia delle autorità competenti, e per fare tutte le opportune valutazioni statiche.

I serramenti per il tetto, indispensabili ove risulti impossibile installare finestre verticali e disponibili in più varianti per ogni tipologia costruttiva di copertura, contribuiscono anche al ricambio necessario d’aria, ottimizzando la ventilazione naturale degli ambienti e di conseguenza riducendo l’apporto di energia per il raffrescamento della mansarda.  

Collegare il sottotetto con ascensore o scala

Fatte tutte queste considerazioni, è poi importante pensare alle modalità di collegamento tra i due piani. Una scala – che sia a rampa unica o a chiocciola, quando lo spazio scarseggia – o un piccolo ascensore da interni necessita infatti obbligatoriamente del taglio della soletta divisoria. Opera che richiede un esperto di statica in grado di valutare portata e resistenza alla modifica del manufatto e soprattutto di progettare le migliori soluzioni strutturali affinché non vi siano cedimenti nel tempo.

 

scale in legno di una casa "attiva" in Austria, che produce più energia di quella che usa

Scala in legno a giorno in una casa “attiva”, che produce più energia di quella che usa. Progettata su tre livelli, questa casa è una vera e propria “Sunlighthouse”, perché la luce naturale, qui, è protagonista. Si tratta di una costruzione “carbon zero”, con un involucro talmente efficiente dal punto di vista energetico, da avere emissioni di carbonio nulle e da essere anzi “attiva” (produce più energia del proprio fabbisogno). Progetto architetti Hein-Troy Architekten, foto Velux (contributo alla realizzazione del Dipartimento per le costruzioni della Donau-Universität di Krems e dell’Ibo – Österreichisches Institut für Bauen und Ökologie). Clicca qui per vedere tutto il resto dell’abitazione! 

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