L’ultimo rapporto del Censis (febbraio 2015) ha messo in evidenza come il numero di furti in abitazione negli ultimi dieci anni sia più che raddoppiato, passando dai 110.887 casi denunciati nel 2004, ai 251.422 del 2013, con una crescita del 126,7%. Forse perché i pubblici esercizi sono sempre più controllati da sistemi di allarme e sicurezza, a differenza delle abitazioni private che ancora devono “proteggersi”.
Alla luce di queste considerazioni, la soluzione migliore è infatti quella di rafforzare le difese domestiche. Oltre ai sistemi di sicurezza passiva (barriere, che hanno lo scopo di impedire al ladro di entrare in casa) è consigliabile dotarsi di sistemi di sicurezza attiva, cioè dispositivi che rivelano i tentativi di intrusione, lanciando immediatamente l’allarme. Inoltre, l’impianto antifurto costituisce l’ultima linea di difesa se la barriera fisica viene meno (per esempio d’estate quando si lasciano le finestre aperte).
Come funzionano questi impianti? I sensori rilevano la presenza di estranei in casa e attivano la centralina, che fa così scattare l’allarme: si accende una sirena, spesso accompagnata da una luce per individuare a colpo d’occhio da dove proviene il segnale acustico. Se previsto, vengono avvertite automaticamente le forze dell’ordine o il servizio di sorveglianza privato. La sirena non teme il taglio dei cavi della corrente, perché è alimentata da una batteria autonoma. Alcuni di questi sistemi sono inoltre controllabili da remoto, sullo smartphone, attraverso app dedicate.