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Da sole sono in grado di definire l’aspetto di un ambiente, e la sostituzione delle porte in molti casi si trasforma in un efficace intervento di relooking. Quando hanno modalità di apertura particolari, le porte possono risolvere un layout difficile e relativi problemi di spazio.
Per questi motivi e poiché il loro costo può incidere sul budget anche in modo sostanziale, la scelta delle porte – a battente o scorrevole, filomuro o no – deve essere ben ponderata. Se il primo criterio è senz’altro quello dei centimetri a disposizione, poi – e in tutti i casi in cui non vi sono particolari necessità – devono subentrare motivazioni legate all’aspetto e al prezzo.
Molte aziende, per esempio, oltre ai modelli top di gamma e alle collezioni di particolare pregio o design, dispongono anche di prodotti low cost in fasce di primo prezzo (o “entry level”). Dal punto di vista dell’estetica, che si scelgano contestualmente all’arredamento o si inseriscano successivamente, bisogna trovare un filo conduttore che armonizzi ai mobili sia lo stile che i colori. Anche quando hanno il compito di “staccare”. Un criterio sempre vincente è quello di coordinare le porte allo zoccolino.
Da catalogo e sul web: sono diverse le possibilità offerte dai produttori di visualizzare l’effetto d’insieme di una porta. Ambientazioni appositamente allestite, reali o virtuali, permettono di identificare la scenografia che più ci corrisponde e scegliere così la porta giusta.

La porta Luxor di Rimadesio (design Giuseppe Bavuso), disponibile in molte finiture, si caratterizza per la complanarità tra anta e stipite e per la maniglia importante. Ha apertura bidirezionale. www.rimadesio.it
Porte: 3 funzioni importanti
Tutte quelle che una porta ha devono essere prese in considerazione al momento dell’acquisto. Per essere del tutto funzionale, quindi, una porta deve:
• attutire suoni e rumori;
• garantire la privacy;
• aggiungere dettagli estetici.
Normativa di settore per le porte
Norme di settore disciplinano la qualità delle porte. Sono tollerabili piccole imperfezioni che non compromettono né l’estetica né le performance del serramento. Il Comitato tecnico del gruppo Porte Interne di EdilegnoArredo/FederlegnoArredo (www.federlegnoarredo.it) ha emanato apposite Linee Guida che aiutano a valutare visivamente il prodotto al momento della consegna.
L’anta della porta viene idealmente e per convenzione suddivisa in tre porzioni (zona B al centro, zona A oltre i 190 cm, zona A1 fino a 50 cm da terra); per ciascuna, in base alle varie finiture, sono ammessi piccoli “difetti” di tipo ed entità differenti.

L’anta scorrevole Trésor con controtelaio Gold Granluce di Scrigno è tamburata, con telaio in abete giuntato o massello di toulipier/frassino, e placcata in mdf nobilitato. www.scrigno.it
Come sono fatte le porte
Conoscere gli elementi che compongono una porta è una buona chiave per sapere leggere la qualità e valutare il prezzo di un modello. Ed è fondamentale per scegliere con consapevolezza.
Le caratteristiche di resistenza di una porta dipendono soprattutto da come viene prodotta: quindi da come è composta la struttura interna e dal materiale con cui questa è realizzata. Anche la finitura incide sulla qualità e sulla durata. E l’utilizzo e la manutenzione sono anch’essi importanti perché il serramento mantenga inalterati nel tempo i propri requisiti.
Elementi che compongono le porte
1. Anta – parte (pannello) che si apre e si chiude e che comunemente chiamiamo porta.
2. Controtelaio – detto anche falso telaio, assume configurazioni diverse secondo il tipo di porta. In quelle a battente è un riquadro in legno grezzo applicato al vano porta e che fodera il muro lungo lo spessore. Serve ad assicurare la porta alla parete. In una scorrevole è invece un elemento scatolare posto all’interno del muro che serve ad accogliere l’anta mobile (come vedremo nelle pagine seguenti).
3. Telaio fisso – struttura che copre il precedente elemento e crea una cornice rifinita intorno al vano: è formato dal traverso (posto sulla sommità) e dai montati (sui lati). Questi tre pezzi sono uniti agli angoli con giunti maschio/femmina.
4. Coprifili – detti anche stipiti, sono gli elementi longitudinali usati per coprire le interruzioni fra telaio, controtelaio e muro.
5. Maniglia – apre la porta ed è spesso completa di placca, fissata all’anta con viti.
6. Serratura – non tutte le porte interne la possiedono, ma può essere utile per maggiore privacy.
7. Cerniere – nelle ante a battente permettono l’apertura e la chiusura della porta. Regolano (in una minima percentuale) l’anta in altezza, profondità e larghezza, garantendone il buon funzionamento.
8. Guarnizione – attutisce l’impatto dell’anta sul telaio.
Tratto da: Porte interne – Linee guida all’installazione di FederlegnoArredo
Le porte sono realizzate fondamentalmente in due materiali
LEGNO
A parte quelle interamente in vetro, le ante sono tutte realizzate con pannelli in legno, di diverso tipo, poi rifiniti e decorati. La scelta dipende anche dall’estetica che la porta dovrà avere. In genere si utilizzano con tre caratteristiche: con anima piena: l’anta è composta da materiale omogeneo formato da frammenti di legno o da multistrato di sfogliati di legno. listellare: è realizzata interamente con legno listellare, rivestito con varie specie legnose secondo l’estetica. tamburato: un telaio in abete contorna una struttura alveolare a nido d’ape. Le superfici esterne sono poi sigillate e tamponate con pannelli di derivati del legno. Nel caso di porte di legno, il telaio fisso può essere realizzato in: legno listellare, multistrato di pioppo o pannelli mdf (Medium Density Fibreboard). È poi rivestito con tranciati di varie specie legnose oppure laccato con speciali vernici.
VETRO
In questi modelli gli stipiti e il traverso superiore (se presenti) possono essere più larghi rispetto a quelli delle porte in legno. Anche la sede di battuta è adatta allo spessore dell’anta in vetro (minore di quello di un serramento in legno). Per garantire la privacy, ma consentire ugualmente il passaggio della luce (prerogativa di queste porte), il vetro può essere sottoposto a particolari lavorazioni. Le più comuni sono:
• satinatura o acidatura: procedimento chimico con acido che rende opaca la superficie.
• sabbiatura: tecnica che sfrutta l’azione abrasiva della sabbia soffiata ad alta pressione per rendere il vetro opalescente. Si utilizza anche per decorare.
Sicurezza delle porte in vetro
Al contrario di quanto si possa credere, le porte in vetro non sono più fragili e nemmeno più pericolose di quelle di legno. Il materiale che si usa per fabbricarle (vetro di tipo float) ha infatti caratteristiche particolari che lo rendono sicuro. Tali requisiti sono richiesti anche per modelli “ciechi” dove il vetro è presente in inserti posti a meno di 10 cm da terra. In genere il vetro delle porte è:
• Stratificato: composto da due lastre di 3 mm di spessore ciascuna, incollate su una pellicola intermedia di Pvb (polivinilbutirrale). In caso di rottura i frammenti restano attaccati a tale strato. È considerato un vetro di sicurezza proprio perché non si libera in mille pezzi, non abbandona la sua sede esplodendo in migliaia di schegge, ma resta come bloccato in una sorta di ragnatela. La corretta stratificazione del vetro è certificata dalla marcatura CE UNI EN ISO 1254 – UNI EN 12600, che deve essere presente sulla scheda tecnica della porta di vetro.
• Temprato: si ottiene per indurimento con trattamento termico, ossia attraverso una temperatura di 640 °C (detta, appunto, temperatura di tempra). Il veloce raffreddamento provoca uno shock termico che irrobustisce la struttura del vetro, rendendolo 5 volte più resistente ai colpi e agli urti di uno non temprato. Anche se dovesse rompersi, inoltre, il vetro temprato non si frantuma in schegge acuminate, ma in piccoli pezzi dai bordi smussati, meno taglienti. Il vetro temprato è certificato CE UNI EN ISO 12150_1.
Le cerniere delle porte
Collegano l’anta al telaio e ne stabiliscono il senso di rotazione. Si suddividono in due grandi categorie: visibili o a scomparsa. Fra queste, alcune sono reversibili: consentono di stabilire il senso d’apertura durante la posa in opera, senza rimuovere i coprifili o le altre parti del telaio. Molte cerniere sono registrabili, consentendo la regolazione dell’anta in altezza, in profondità e in larghezza. Tre i tipi più diffusi:

• Cerniere anuba: sono le più classiche, formate da due elementi cilindrici “a incastro”, con codolo filettato che si avvita nello spessore del legno: quello con protuberanza va nel telaio, quello cavo sull’anta. Sono spesso registrabili: il sistema permette infatti di regolare finemente la distanza frontale e laterale dell’anta dal telaio.

• Cerniere a bilico: sono dette anche pivot o a bilancino. Consentono l’inversione del senso d’apertura, rendendo il pannello e il telaio reversibili.

• Cerniere a scomparsa: possono essere di vari tipi (anche a bilico e quindi reversibili). Sono nate proprio per interni di design e hanno la caratteristica di essere invisibili dall’esterno, in quanto integrate nel pannello della porta e dello stipite.
QUANDO SERVE UNA TERZA CERNIERA NELLE PORTE?
Una porta standard ne ha di solito due, ma a volte è possibile trovarne anche con tre. Quando serve la terza cerniera? Quando la porta è pesante o molto alta. In questo caso, infatti, il legno dei serramenti tende a dilatarsi e a contrarsi: una terza cerniera rende più stabili le registrazioni fra anta e telaio.
Prossimamente, approfondiremo anche questi aspetti
- LE APERTURE
- DESIGN E FINITURE
- FILOMURO
- ACQUISTO E CONSEGNA