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I radiatori restano la tipologia di impianto più diffusa in Italia. Grazie a materiali evoluti e design curato, oggi offrono buone prestazioni anche negli edifici di nuova generazione, adattandosi a impianti a bassa temperatura e integrandosi nei progetti d’arredo. I radiatori possono essere ad acqua (idraulici), elettrici o ibridi.
- Ad acqua: collegati a impianti autonomi o centralizzati, alimentati da caldaie, pompe di calore o termostufe.
- Elettrici: con resistenza interna e termostato, adatti a uso occasionale (bagno o seconda casa).
- Ibridi: uniscono funzionamento idraulico ed elettrico, permettendo l’uso anche con impianto spento.
- Termoarredi e piastre radianti: versioni decorative, piatte o scultoree, a parete o a terra, anche elettriche o miste.
I radiatori scaldano l’ambiente per convezione: l’aria calda sale, quella fredda scende e si riscalda di nuovo. I radiatori si installano a parete o a terra con raccordi e supporti adeguati. Il dimensionamento si basa su:
- Potenza termica (resa): calore emesso in Watt (norma EN 442).
- Fabbisogno termico: calcolato da un tecnico in base a volumi, dispersioni, clima.
- Delta T (Δt): differenza tra temperatura media dell’acqua e dell’aria ambiente; nei nuovi impianti può essere anche di 30 °C.
Per la scelta dei radiatori, si può optare per modelli componibili, a piastra o scaldasalviette. Un tecnico deve valutare posizione geografica, esposizione al sole, isolamento, volume da riscaldare e potenza della caldaia. Anche estetica e ingombri contano.
Materiali principali fra cui si può scegliere sono alluminio (leggero, si scalda e raffredda rapidamente); acciaio (duttile, resistente, con ampia varietà di forme); ghisa: alta inerzia termica, ideale per uso continuativo; compositi (innovativi, con massa lapidea e corpo scaldante integrato).
Posizionarli sotto le finestre garantisce miglior distribuzione del calore; mantenere 5 cm dalla parete e 12–15 cm dal pavimento. Evitare tende, copricaloriferi o nicchie strette che riducono la resa.
Nel rinnovare un impianto, i nuovi modelli devono avere uguale potenza e interassi per non alterare l’equilibrio idraulico.
Per regolare la temperatura e contabilizzare il consumo, ci sono le valvole termostatiche, obbligatorie negli impianti centralizzati (dal 2017). Funzionano tramite un sensore che comanda un attuatore: quando la temperatura aumenta, chiudono il flusso d’acqua. Le versioni smart consentono gestione da app e risparmio energetico.
Nei condomìni, la contabilizzazione del calore consente di ripartire le spese in base ai consumi effettivi (UNI 10200). Sono previste esenzioni in caso di impianti autonomi o impossibilità tecnica, certificate da un professionista.
Per migliorare l’efficienza dell’impianto si consiglia:
- Isolare le nicchie dietro i radiatori per ridurre dispersioni fino al 20%.
- Sfiatare le bolle d’aria tramite la valvola di sfiato per ripristinare la circolazione.
- Equilibrare l’impianto regolando correttamente le valvole di ogni radiatore.
Tipologie di radiatori: ad acqua, elettrici o a funzionamento misto
La maggior parte dei radiatori presenti nelle nostre case è collegata all’impianto di riscaldamento. Ma ci sono delle situazioni in cui può essere utile avere uno o più apparecchi indipendenti, per un utilizzo più flessibile in tutte le stagioni. In molti casi lo stesso prodotto a catalogo è disponibile in più versioni.
Non dobbiamo pensare ai radiatori come a elementi isolati, ma parti terminali di un sistema, l’impianto termico, con al centro il generatore di calore (caldaia o altro). Esistono poi prodotti che possono funzionare anche in mancanza o con l’impianto di riscaldamento spento. Eccoli.
- Ad acqua: il più diffuso: Detto anche “idraulico”, è il sistema più utilizzato e consiste nel collegamento dei radiatori alle tubature dell’impianto di riscaldamento – autonomo o centralizzato (in condominio) – alimentato dalla caldaia oppure da altri apparecchi, come una pompa di calore o una termostufa (a legna, pellet, cippato…). Il radiatore potrà scaldare solo quando il riscaldamento è acceso.
- Elettrico: per un utilizzo occasionale: Questi radiatori scaldano grazie alla presenza di una resistenza interna (in genere una serpentina in rame) comandata da un termostato. Il consumo energetico è però più elevato. Sono quindi pensati per un uso saltuario, per esempio per riscaldare il bagno nelle mezze stagioni o per una seconda casa sprovvista di riscaldamento.
- Ibridi: i vantaggi raddoppiano: Si tratta di radiatori a funzionamento misto, cioè idraulico ed elettrico, con il vantaggio che si possono accendere anche quando il riscaldamento è spento. Particolarità che si ritrova in molti scaldasalviette, pensati soprattutto per essere utilizzati in bagno.
- Termoarredi e piastre radianti: sono corpi radiatori monolitici, piatti e in genere piuttosto sottili. L’estetica è lineare ed essenziale. Grazie a questo tipo di design, il radiatore offre una superficie frontale maggiore, aumentando così lo scambio termico con l’ambiente.
Componenti dell’impianto di riscaldamento
L’impianto idrico
È composto da tubazioni incassate a pavimento o a parete, che trasportano l’acqua riscaldata dalla caldaia (o da un altro tipo di generatore) ai radiatori. Due sono le principali tipologie di collegamento: monotubo o a collettori.
- Monotubo: Tipico delle abitazioni anni ’70-’80, è così chiamato perché vi è un’unica tubazione di mandata che raggiunge singoli radiatori collegati “ad anello”, per poi tornare al generatore. L’ultimo radiatore rimane però penalizzato, perché si scalda di meno. Va quindi previsto di maggiori dimensioni.
- A collettori: in questo caso vi è un condotto di mandata che porta l’acqua calda dal generatore ai collettori e da qui, grazie a un circuito interno di collegamento diretto, l’acqua calda raggiunge ogni radiatore. Un condotto di ritorno riporta l’acqua diventata fredda al generatore. Il calore si diffonde in modo uniforme perché l’acqua calda arriva a tutti i radiatori insieme. Nel caso si voglia trasformare un impianto monotubo in quello a collettori è necessario rifare tutto, con necessità di opere murarie.
Il generatore di calore
Oltre alla scelta dei radiatori, in caso di rifacimento dell’impianto, occorrerà valutare anche l’apparecchio cui collegarli.
- Caldaia a condensazione: Uno dei generatori di calore a maggiore efficienza è la caldaia a condensazione, l’unica a poter essere prodotta e immessa sul mercato (in base alla direttiva ErP o “Ecodesign”, operativa dal 26/09/2015). Il vantaggio è il rendimento elevato, che può superare il 100%. Il tutto, grazie alla caratteristica di recuperare, invece di disperdere come nei modelli tradizionali, gran parte del calore contenuto nei fumi di combustione. Inoltre emettono una quantità di gas inquinanti decisamente inferiore rispetto ai modelli normali.
- Pompe di calore e termostufe: Efficienti sono anche le pompe di calore, apparecchi che prelevano il calore presente nell’aria esterna, nell’acqua di falda o nel terreno e lo sfruttano per riscaldare l’acqua dell’impianto di riscaldamento. Vi sono poi le termostufe, che utilizzano, invece, questo combustibile ad alto rendimento. A differenza dei camini e delle stufe tradizionali, questi generatori di calore sono programmabili e possono essere collegati all’impianto di riscaldamento a termosifoni (o a pannelli radianti).
Riscaldamento ad alta o bassa temperatura
L’acqua che, riscaldata dalla caldaia o da un altro generatore di calore, passa ai radiatori può avere una temperatura di mandata alta oppure bassa. Il primo caso è quello degli impianti termici tradizionali (circa 70/80 °C), il secondo riguarda le nuove realizzazioni, in cui la temperatura può essere inferiore a 40 °C.
Meno calore equivale a minori sprechi e a un risparmio in bolletta. Anche se, in teoria, qualsiasi modello può funzionare a bassa temperatura, è consigliabile prevedere radiatori appositamente progettati per questo tipo di impianti. Altrimenti bisogna considerare che si riduce l’efficienza, perché lo scambio di calore con l’ambiente è inferiore.
Per ovviare a questo inconveniente occorrerà acquistare un calorifero di dimensioni maggiori.
Il risparmio si ottiene poi con generatori di calore ad alta efficienza, come le caldaie a condensazione, che recuperano i fumi della combustione e ottengono rendimenti elevati a temperatura più bassa rispetto ai modelli tradizionali.
Come funzionano i radiatori
L’impianto di riscaldamento che utilizza i radiatori è un circuito ad acqua; si compone di tubi incassati nelle strutture murarie attraverso i quali l’acqua riscaldata a 70-75 °C dal generatore (per esempio la caldaia) raggiunge i vari terminali sistemati negli ambienti.
Principio di convezione
Dal radiatore si propaga un flusso impercettibile di aria calda (è riscaldata dal contatto con il radiatore stesso) che, diventata più leggera, tende a salire cedendo calore all’ambiente. Raffreddandosi, scende di nuovo e riprende il giro.
Calcolare il fabbisogno termico
Nel caso della sostituzione di un radiatore esistente, è sufficiente installare un modello di pari potenza. Diverso, invece, il caso di una nuova installazione o di una modifica all’impianto, per i quali occorre calcolare il fabbisogno termico del locale da riscaldare o dell’intera abitazione. Tutto ciò che c’è da sapere.
Il dimensionamento avviene sulla base dei dati illustrati sui cataloghi dei produttori; sono indicati potenza termica sviluppata, perdite di carico imputabili all’elemento, portata del fluido termovettore e temperature d’esercizio.
A partire dal volume degli ambienti da riscaldare un termotecnico calcola le dispersioni di calore attraversano le varie strutture ed è così possibile ottenere una stima della potenza termica richiesta.
Se, come nella maggior parte dei casi, i radiatori sono collegati al circuito termosanitario, è importante che questo venga correttamente dimensionato. Occorre, cioè, valutare la quantità di calore necessaria per riscaldare i locali e la potenza che serve per ottenere questo risultato.
Potenza termica (resa)
Chiamata anche resa termica, è la capacità di un corpo scaldante di scambiare calore con l’ambiente, quindi la quantità di calore che il radiatore riesce a trasmettere all’ambiente nell’unità di tempo e a determinate condizioni di temperatura. Si misura in Kcal/h o, più spesso, in Watt (1 kW=kcal/h / 862 ) e viene calcolata in base alla norma europea EN442 e certificata da appositi istituti e laboratori con specifiche prove in condizioni standard. Il valore della potenza termica deve sempre essere indicata sulla scheda prodotto. Ma quanta potenza serve per riscaldare un ambiente? La risposta precisa la dà il termotecnico calcolando il fabbisogno termico, ovvero la quantità di calore che il radiatore deve fornire all’ambiente per mantenerlo a una temperatura confortevole.
Fabbisogno termico: come stimarlo
Il fabbisogno termico dipende da dimensioni del locale, esposizione, tipo di isolamento presente, materiali costruttivi, finestre e tipi di vetri. Non meno importante sono la zona geografica in cui si trova l’abitazione e le temperature medie esterne. Detto questo, per avere una stima del fabbisogno termico invernale di un’abitazione occorre moltiplicare il volume da riscaldare (può essere anche un solo locale) per un coefficiente termico, che indica le calorie necessarie per metro cubo.
Tale parametro oscilla tra le 30 e le 45 Kcal/mc, in base alle tipologia di edificio e alla posizione geografica: più basso, se l’abitazione è situata nel Sud Italia e in località costiere, più alto dove il clima è più rigido.
Nella tabella riportata in seguito abbiamo considerato un coefficiente termico di 35 Kcal/h per ogni metro cubo, per riscaldare abitazioni di diversa metratura, con soffitti di 270 e di 290 cm. I calcoli possono essere effettuati anche per singoli locali.
Dopo aver compiuto queste operazioni, rimarrà da calcolare il numero di termosifoni che occorre acquistare. Anche in questo caso possiamo fare una stima. Ipotizziamo di aver individuato un classico modello modulare con potenza di 1.500 Watt, nel caso di una casa di 60 mq con fabbisogno termico di 6.600 W, serviranno circa 4 radiatori, se di 71 ne serviranno 5. Lo stesso calcolo può essere eseguito anche per singolo locale. Nel caso di radiatori a funzionamento misto o solo elettrico, è importante considerare la potenza termica necessaria anche in queste modalità. Il dato, anche in questo caso, è riportato sulla scheda tecnica del prodotto.
Che cos’è il delta T
Sulle schede tecniche dei radiatori, accanto a quello della potenza si trova anche il valore Δt. Per esempio Δt=50 °C oppure Δt=30 °C; Δt indica la differenza tra la temperatura media dell’acqua contenuta nel termosifone e quella ambiente, cioè la temperatura dell’aria di quel locale.
La resa calorica o potenza termica, misurata in Watt, viene solitamente valutata sulla differenza (∆) tra una temperatura media dell’acqua di 70 °C e dell’ambiente di 20 °C, cioè ∆t=50 °C. Però, nei nuovi impianti il valore può arrivare a ∆t=30 °C o ∆t=20 °C. Nel primo caso la potenza termica richiesta sarà superiore, nel secondo inferiore.
Come scegliere il radiatore giusto
L’installazione – specie di modelli di grandi dimensioni o forma insolita – va prevista già in fase di progettazione o ristrutturazione in modo che l’impianto e i relativi collegamenti siano adeguati. Anche sotto il profilo della resa visiva o dello spazio occupato a parete, il radiatore deve essere consono al progetto d’arredo e allo stile degli ambienti.
Da un punto di vista tecnico, invece, il termotecnico terrà conto della zona geografica in cui è ubicato l’edificio, della superficie e dei metri cubi da riscaldare, del coefficiente di trasmissione termica che hanno i materiali di costruzione utilizzati (per esempio l’isolamento dell’edificio) e la potenza della caldaia, così da valutare il numero e le dimensioni degli elementi necessari a garantire la temperatura ideale.
Quali materiali
I radiatori oggi sono realizzati soprattutto in acciaio o in alluminio, ma esistono anche modelli in ghisa, che dal passati riprendono non solo il materiale ma anche le linee in stile. Possono essere composti da tubolari o da elementi a sezione quadrata o rettangolare, affiancati.
Il punto di partenza consiste nella scelta del materiale e della finitura: il primo, in particolare, incide sulla seconda, ma anche su performance e costi. Inoltre, occorre tener conto dell’uso che si farà del radiatore e delle nostre abitudini, per esempio se passiamo tanto tempo fuori casa durante il giorno oppure no.
Usciamo di casa di prima mattina e vi ritorniamo solo tardi, la sera? Avremo bisogno di termosifoni che si scaldino velocemente. Se invece l’abitazione è “vissuta” durante il giorno, saranno preferibili prodotti che mantengano il calore più a lungo. Alcuni materiali, come l’alluminio, saranno più indicati nel primo caso altri; come la ghisa e l’acciaio, nel secondo. Lo stesso vale per le finiture.
- 1. Alluminio: pratico e confortevole: È un metallo che permette di realizzare radiatori di peso più contenuto rispetto a quelli in altri materiali. Sono spesso formati da elementi modulari e quindi componibili, adatti per ambienti di ogni volumetria, oppure più compatti e lineari, detti anche “a piastra”. Essendo leggeri, i corpi scaldanti possono essere fissati anche a pareti di basso spessore. La principale caratteristica dei radiatori in alluminio – un vantaggio, ma anche un limite – è la bassa inerzia termica: in pratica, si scaldano in modo rapido e ciò permette di modulare e tarare l’impianto per avere calore solo quando serve, consentendo un notevole risparmio energetico. L’ideale per le seconde abitazioni e quando si passa molto tempo fuori casa. Per contro, i caloriferi realizzati in questo materiale si raffreddano altrettanto rapidamente. L’alluminio – ricavato in genere dalla bauxite (roccia sedimentaria) – è resistente alla corrosione e duraturo, quindi adatto anche in ambienti umidi come bagno e cucina. È inoltre riciclabile al 100% e infinite volte, senza che le sue qualità vengano meno (molti radiatori sono oggi realizzati con materiale riciclato).
- 2. Acciaio: duttile e resistente: Questa lega composta principalmente di ferro e carbonio viene molto utilizzata per realizzare termosifoni, poiché permette un’ampia versatilità di forme, originali e scultoree. Si può anche tagliare al laser, in modo preciso, senza imperfezioni. I radiatori in acciaio si scaldano abbastanza velocemente, ma non trattengono a lungo il calore dopo lo spegnimento dell’impianto, anche se si raffreddano meno velocemente dell’alluminio. L’acciaio è inoltre un materiale molto resistente alla corrosione e all’usura.
- 3. Materiali compositi: In alcuni casi il vero e proprio corpo scaldante risulta inglobato all’interno di un blocco in materiale lapideo o composito. Si tratta per lo più di radiatori “a piastra” realizzati con prodotti brevettati, a base di miscele di polveri di marmo o silice e quarzo, agglomerate con un polimero oppure resina acrilica. Il risultato è un composto duttile, ottenuto a freddo, che viene colato in uno stampo siliconico, che si solidifica poi a temperatura ambiente, senza bisogno di ulteriori fonti energetiche. Il corpo scaldante inglobato in questi materiali può essere di tipo elettrico, quindi dotato di una resistenza interna, oppure idraulico, con le classiche tubature per l’acqua calda. Il materiale ottenuto offre diversi pregi: è idrorepellente, antimuffa e antibatterico e in parte ripristinabile in caso di eventuali piccoli danneggiamenti. L’estetica della superficie, oltre a richiamare la pietra, può anche essere personalizzata con un motivo a propria scelta.
- 4. Ghisa: calore costante: È il materiale dei primi radiatori, realizzati nella seconda metà dell’Ottocento, nati con gli impianti di riscaldamento centralizzato. La ghisa ha elevata inerzia termica, quindi i radiatori si riscaldano lentamente e trattengono a lungo il calore anche dopo lo spegnimento dell’impianto. Vanno bene per un uso continuativo, per contro sono molto pesanti. Oggi sono pochi i modelli presenti sul mercato, anche se negli ultimi anni sono stati proposti modelli in stile vintage, che abbinano un’estetica tradizionale a colori di tendenza.
Le finiture dei caloriferi
La superficie del radiatore, indipendentemente dal materiale, è liscia e omogenea, ottenuta tramite un processo di lavorazione in diverse fasi. Quella finale consiste in genere nella verniciatura epossidica a base di polveri, fissate alla superficie con un trattamento ad alta temperatura che ne evita la corrosione e la rende molto resistente e bella nel tempo. Ampia è la gamma di colori e finiture, dal classico bianco, alle tonalità Ral, fino a quelle cromate, sabbiate o lucide. Occorre considerare però che non tutte offrono la stessa resa termica. In particolare, le superfici cromate riducono l’emissione di calore per irraggiamento del 30% circa rispetto a uno stesso modello colorato o bianco.
Forme e design dei caloriferi
Le declinazioni offerte dai radiatori sono infinite, ma si possono catalogare in tre tipologie principali.
- Componibili. Sono costituiti da elementi modulari, di forma tubolare oppure piatta, da assemblare in base alle proprie esigenze di spazio, per avere un radiatore quasi su misura, sia in larghezza sia in altezza. Sono infatti disponibili sia in versione orizzontale sia verticale.
- A piastra. Si tratta di corpi radiatori monolitici, piatti e in genere piuttosto sottili. L’estetica è lineare ed essenziale. Grazie a questo tipo di design, il radiatore offre una superficie frontale maggiore, aumentando così lo scambio termico con l’ambiente. Scaldano in parte anche per irraggiamento (propagando il calore come fanno i raggi solari), con minor sollevamento di polvere. Dispongono di barre e ganci e hanno spesso funzionamento anche elettrico, per un utilizzo in tutte le stagioni.
- Scaldasalviette. Pensati principalmente per il bagno, sono formati da elementi orizzontali, talvolta ribaltabili, che accolgono asciugamani e biancheria.
Installazione dei radiatori
Modalità di installazione, a parete o a terra
I radiatori vengono collegati all’impianto di riscaldamento congiungendone le estremità ai tubi dell’acqua di mandata (acqua riscaldata)e a quello di ritorno (quella che si è raffreddata), tramite raccordi specifici.
I modelli a terra (in gergo definiti “porcellini” per la loro sagoma bassa, larga e lunga) in genere hanno sostegni regolabili che ne garantiscono la stabilità senza richiedere l’ancoraggio al muro. Per fissare quelli a parete si utilizzano zanche.
Queste vanno inserite nella muratura, utilizzando in genere tasselli a espansione che sono in grado di reggere pesi notevoli. Accessori per il collegamento all’impianto e quelli per il fissaggio vengono forniti dal produttore del radiatore, in alcuni casi venduti separatamente. Si possono acquistare anche nei punti vendita di idraulica.
Dove posizionare i caloriferi?
Per tradizione, il radiatore è posto sotto la finestra, poiché in questo modo contrasta gli eventuali spifferi di aria fredda provenienti dal serramento. L’aria calda, che si diffonde prevalentemente per convezione, sale verso il soffitto e si distribuisce in modo più uniforme, garantendo un comfort migliore. Inoltre, questa collocazione è comoda perché il radiatore occupa uno spazio difficilmente utilizzabile. Se però la casa è ben coibentata e i serramenti sono a tenuta, si ha maggiore libertà. Nel caso di un radiatore alto, è comunque necessario trovare una collocazione diversa, in ogni caso lungo una parete perimetrale esterna, e anche in questo caso meglio se in prossimità della finestra, per agevolare la distribuzione del calore.
Distanze e accorgimenti
Bisogna inoltre evitare di inserire il radiatore in una nicchia piccola o dietro una porta, perché la sua resa si riduce. Importanti, poi, sono le distanze: la cosa migliore è installare il radiatore a 5 cm dalla parete, 12-15 cm dal pavimento e a circa 10 cm da eventuali mensole.
Senza tende e copricaloriferi: la collocazione ideale è nei pressi della più importante fonte di dispersione del calore e quindi generalmente sotto la finestra, tenendo conto di una serie di valori per quanto riguarda le distanze minime consigliate per una buona distribuzione del calore. Meglio evitare copricaloriferi o coperture, anche tessili, come i tendaggi, che limitano la circolazione dell’aria.
Al fine di ottenere il massimo risparmio energetico bisogna prestare attenzione a dove si installa l’elemento sensibile dei comandi termostatici: evitare di posizionarlo in nicchie, cassonetti, dietro tendaggi o all’esposizione diretta dei raggi solari che ne falserebbero le rilevazioni.
Il sensore per il rilevamento della temperatura ambiente può essere installato invece anche lontano dal corpo valvola e collegato a questa attraverso un tubicino capillare.
La valvola deve “sentire” la temperatura effettiva presente nell’ambiente ed intervenire modulando la portata d’acqua che attraversa il radiatore, in modo tale da riscaldare con la quantità minima indispensabile di calore.
Sostituire un vecchio radiatore o l’intero impianto
- Quando si sostituisce un radiatore è fondamentale mantenere l’equilibrio idraulico dell’impianto, poiché uno sbilanciamento del circuito può generare malfunzionamenti anche gravi.
Il nuovo elemento deve avere pari potenza termica rispetto al precedente, così da garantire la stessa resa e non alterare la distribuzione del calore.
Per evitare interventi invasivi, è consigliabile scegliere un modello con attacchi e interassi identici a quelli esistenti: in questo modo non occorre modificare le tubazioni.
Alcuni radiatori di nuova generazione sono progettati proprio per la sostituzione rapida, grazie a collegamenti flessibili che consentono l’installazione senza opere murarie.
Se invece si desidera cambiare posizione al terminale – ad esempio spostandolo lungo la parete o sul lato opposto del locale – è necessario intervenire sulle tubazioni, con lavori più complessi.
Tutte le operazioni vanno effettuate a impianto spento e svuotato, lasciando defluire l’acqua del circuito che verrà poi reinserita a fine lavori. Nei condomìni è indispensabile ottenere l’autorizzazione dell’amministratore prima di procedere. - La sostituzione integrale dell’impianto con un sistema a pannelli radianti è tecnicamente possibile, ma più impegnativa: richiede un generatore di calore a bassa temperatura (ad esempio una caldaia a condensazione) e comporta opere murarie e costi aggiuntivi.
Regolazione e controllo dei radiatori
Valvole termostatiche
In un’ottica di risparmio energetico, le valvole termostatiche sono diventate obbligatorie (tranne in pochi casi) dal 30 giugno 2017 per gli impianti di riscaldamento centralizzati, ma sono raccomandate anche per quelli autonomi. La loro funzione è quella di regolare la temperatura del singolo radiatore in ogni ambiente, entro i limiti di legge, adeguando il consumo di energia in base alle necessità. È così possibile avere più calore in determinati ambienti (come il bagno) e meno negli altri (camere da letto o cucina). In condominio c’è poi il vantaggio di un utilizzo autonomo dell’impianto. Nella pratica, la valvola termostatica, attraverso la manopola graduata (generalmente a 5 livelli) regola l’afflusso dell’acqua calda nel radiatore, in modo che raggiunga la temperatura ambiente impostata.
- Il funzionamento: all’interno, il dispositivo si compone di un motore di comando, collegato a un sensore, e di un attuatore o otturatore. Il primo è un elemento metallico contenente cera, liquido o gas: quando la sonda rileva una variazione della temperatura ambiente, il volume di tale sostanza cambia, andando ad azionare l’attuatore, un corpo cilindrico simile a un tappo. In pratica, se la temperatura ambiente aumenta, la pressione del fluido sale di conseguenza, spingendo l’otturatore in posizione di chiusura. Al contrario, quando la temperatura diminuisce, la pressione del fluido si riduce e l’otturatore va in direzione d’apertura. Nel primo caso, l’attuatore impedisce all’acqua calda di circolare nel radiatore e a questo di cedere calore, nel secondo viene ripristinata.
- Valvole termostatiche smart: Si tratta di testine termostatiche elettroniche, regolabili a distanza, tramite app per smartphone, con collegamento wireless a una centralina. Tra le funzioni, la gestione intelligente dell’erogazione di calore in base alle condizioni dell’ambiente. Adatto anche per ristrutturazioni, il sistema può essere applicato a radiatori esistenti, semplicemente sostituendo le vecchie testine termostatizzabili.
Contabilizzatori del calore in condominio per la ripartizione delle spese
Le valvole termostatiche permettono la contabilizzazione del calore e un nuovo tipo di ripartizione delle spese in condominio. In base alla norma tecnica Uni 10200 (che introduce il concetto di “quota per potenza termica impiegata”) ciò avviene secondo un criterio composito. Il consumo totale viene suddiviso in “volontario” (quello effettivo), che ha costi variabili legati all’uso, e “involontario” (indipendente dal consumo), con un costo fisso. I primi si calcolano con la lettura dei contabilizzatori; i secondi in base ai millesimi di riscaldamento.
In condominio, con un sistema di contabilizzazione del calore è possibile ripartire equamente i costi di riscaldamento in base all’effettivo consumo di energia termica. È come se si gestisse in modo autonomo il riscaldamento centralizzato. Per le nuove costruzioni questa modalità è già obbligatoria; per quelle esistenti dipende dalle norme regionali e dalla data di costruzione.
Casi di esclusione dall’obbligo
In alcuni casi stabiliti dalla legge si può fare a meno dell’installazione delle valvole termostatiche. Innanzitutto, se l’impianto è autonomo, a meno che quest’ultimo non sia nuovo o oggetto di rifacimento. In questo caso si parla di “sistemi di regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali”. Non sono obbligatorie, inoltre, negli edifici sprovvisti di un sistema di contabilizzazione del calore, che non si sono potuti adeguare alla legge, per esempio a causa di impossibilità tecnica oppure per non efficienza in termini di costi.
Tali casi devono essere valutati e certificati da un’apposita relazione tecnica sottoscritta da un professionista abilitato (in base alla norma UNI EN 15459). Nel caso in cui, invece, risulti impossibile l’installazione dei sotto-contatori (posizionati a monte dell’impianto di riscaldamento), i singoli condòmini sono comunque obbligati a installare i ripartitori individuali sugli elementi radianti presenti negli appartamenti.
Ottimizzazione dell’impianto
Isolamento dietro i radiatori
Anche con un impianto correttamente dimensionato può capitare di non avere una temperatura ideale in tutta la casa o che alcuni elementi non scaldino a sufficienza. Ecco come limitare le dispersioni di calore e avere una temperatura più alta: isolare i ponti termici, cioè i punti della struttura muraria in cui è fissato il radiatore. In queste zone le dispersioni di calore possono arrivare al 20%. Le nicchie dei radiatori possono però essere rivestite con pannelli isolanti.
Eliminare le bolle d’aria nei radiatori
Quando uno o più radiatori o alcune loro parti risultano fredde, è probabile che ci sia presenza di bolle d’aria, che ostacolano la circolazione dell’acqua e quindi anche del calore. Occorre intervenire sulla valvola di sfiato, che si trova sul lato opposto alla manopola di alimentazione e farla uscire insieme in genere a un po’ d’acqua.
Equilibrio idraulico e rendimento
Equilibrare l’impianto regolando correttamente le valvole di ogni radiatore permette di ottimizzare la resa dell’impianto.
10 regole per contenere i consumi
Il contenimento dei consumi domestici per il riscaldamento non è solo una questione economica, in quanto spesa che grava sul bilancio familiare. È anche una scelta ecologica, perché si traduce in minori emissioni di CO2 nell’atmosfera. Ma come riuscirci senza rinunciare al comfort termico? Ce lo ricorda ogni anno l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).
1 Effettuare la manutenzione degli impianti
Non solo per risparmiare, ma anche per garantire sicurezza. Un impianto correttamente mantenuto, con i filtri puliti, senza incrostazioni di calcare e ben regolato, consuma e inquina meno.
2 Controllare la temperatura degli ambienti
La normativa autorizza a mantenere in casa una temperatura che non superi i 19 °C, ma con due gradi di tolleranza, ritenuti più che sufficienti a garantire il comfort necessario. Ogni grado in più comporta consumi anche notevolmente maggiori, in dipendenza del grado di isolamento delle pareti esterne. Inoltre l’aria calda e secca è anche nociva per le vie respiratorie.
3 Fare attenzione alle ore di accensione
Di notte, quando si dorme, è sufficiente che la temperatura non scenda al di sotto dei 12-13 °C per evitare la formazione di eventuali condense. Inoltre, in una casa ben costruita il calore che le strutture accumulano quando l’impianto termico è acceso garantisce un sufficiente grado di comfort anche nel periodo di spegnimento*.
* Il tempo massimo di accensione giornaliero dell’impianto è stabilito dalla legge, ma dipende dalla zona climatica di appartenenza. Così, per esempio, nelle fasce costiere del Sud Italia, classificate come zone climatiche “B”, durante il periodo di accensione del riscaldamento, che va dal 1° dicembre al 31 marzo, l’impianto termico non può stare in funzione per più di 8 ore al giorno. Diversamente, nella zona “E” di gran parte dell’Italia del Centro Nord, l’impianto potrà stare acceso dal 15 ottobre al 15 aprile e per un massimo di 14 ore giornaliere.
4 Schermare le finestre durante la notte
Chiudendo persiane e tapparelle oppure mettendo tende pesanti si riducono le dispersioni di calore verso l’esterno.
5 Lasciare libero lo spazio vicino ai radiatori
Evitare di mettere tende, mobili o schermi davanti ai radiatori e di utilizzare questi ultimi per stendere la biancheria. Tutto ciò impedisce la corretta diffusione del calore ed è quindi fonte di sprechi. Al contrario, è opportuno inserire un pannello riflettente tra la parete e il calorifero, specie nei casi in cui quest’ultimo sia incassato nella parete (riducendone spessore e grado di isolamento). Anche un semplice foglio di carta stagnola contribuisce a ridurre le dispersioni verso l’esterno. Attenzione inoltre a non lasciare troppo a lungo le finestre aperte: per rinnovare l’aria in una stanza bastano pochi minuti e si evitano inutili sprechi.
6 Fare il check-up alla propria casa
Chiedere a un tecnico di valutare il grado di efficienza di un immobile, con l’elaborazione di una diagnosi energetica o di un attestato di prestazione energetica (Ape) è l’unico modo per misurare oggettivamente consumi e costi e, per determinare interventi, per risparmiare energia**.
**La diagnosi energetica e l’attestato di prestazione energetica (APE), se condotte da esperti certificati, sono strumenti indispensabili per ristrutturare casa con un occhio al risparmio (che si somma alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica o la ristrutturazione e al “Conto termico”). La prima consiste nell’acquisizione di informazioni di natura energetica di un immobile al fine di individuare gli interventi da mettere in atto per ottimizzare i consumi. Il secondo si limita a valutare le prestazioni energetiche in base alle caratteristiche costruttive dell’edificio.
7 Impianti di riscaldamento innovativi
È sempre opportuno valutare se non sia il caso di sostituire la vecchia caldaia. I nuovi generatori di calore oggi in commercio – caldaie a condensazione e pompe di calore – prevedono soluzioni tecniche, accorgimenti costruttivi e sistemi di controllo che assicurano rendimenti molto elevati. ***.
***Per i generatori di calore oggi la legge impone l’installazione di caldaie a condensazione e di pompe di calore ad alta efficienza. Ove possibile si potranno anche installare sistemi ibridi (cioè la caldaia a condensazione abbinata a una pompa di calore), meglio se connessi con collettori solari per la produzione di acqua calda o fotovoltaici per l’energia elettrica. Si potrà anche valutare di installare caldaie alimentate a biomassa (per esempio a pellet), in questo caso facendo molta attenzione ad assicurare la manutenzione e la pulizia del bruciatore, per assicurare una buona combustione e ridurre al massimo le emissioni.
Anche tutti questi interventi risultano molto convenienti, grazie alla possibilità di fruire degli sgravi fiscali dell’ecobonus e, in alcuni casi, del Conto Termico.
8 Regolazione della temperatura e soluzioni tecnologiche innovative.
È indispensabile dotare il proprio impianto di una centralina di regolazione automatica della temperatura ambiente. Tale strumento, rilevando i gradi effettivi all’esterno e all’interno della casa, riesce infatti a ottimizzare i consumi fornendo la quantità di energia necessaria per mantenere la temperatura impostata ed evitando inutili picchi o sbalzi di potenza****.
****La centralina consente la programmazione oraria, giornaliera e settimanale dell’impianto e garantisce inoltre un ulteriore risparmio energetico, permettendo di riscaldare solo nei periodi di tempo in cui l’immobile risulta abitato. Anche la domotica aiuta a risparmiare. Cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici consentono di regolare, adesso anche a distanza tramite il cellulare, la temperatura delle singole stanze e il tempo di accensione degli impianti di riscaldamento, in modo da regolarli, mantenerli in funzione o di attivarli preventivamente, quando necessario.
9 Applicare le valvole termostatiche
Come vedremo, queste apparecchiature servono a regolare il flusso dell’acqua calda nei termosifoni, consentendo di non superare, negli ambienti in cui sono installate, la temperatura impostata in media per l’intero appartamento, specie nelle stanze esposte verso sud, spesso riscaldate già dal sole.
10 Contabilizzazione del calore
In condominio rappresenta una concreta possibilità di risparmio, in quanto consente di gestire in autonomia il riscaldamento del proprio appartamento e permette, al singolo utente, di pagare le spese solo in base al proprio consumo. In questo caso è ancora più importante prevedere l’installazione di valvole termostatiche e di sistemi domotici.
Sconti fiscali per chi rinnova
Nel 2025 sono cambiati profondamente tutti i bonus casa. È stata introdotta per esempio una differenza tra chi esegue dei lavori nella prima casa o nella seconda, che dà diritto un bonus di entità inferiore. Approfondisci le detrazioni fiscali nei nostri articoli specifici:
- Bonus mobili ed elettrodomestici: in vigore solo fino al 31 dicembre 2025
- Bonus ristrutturazione
- Ecobonus

Design vintage per il termoarredo Elite 1021 di Stilhaus in ottone, nelle finiture cromo lucido, nichel satinato, oro o bronzo. Sono dettaglio di stile le manopole a forma di stella. È in versione ad acqua o anche elettrico. Misura L 57 x P 14 x H 80 cm. Prezzo 2.058 euro + Iva. http://www.stilhaus.it

Design rigoroso ed essenziale per Ellipsis V di Irsap, che si compone di elementi a sezione ellittica. È in acciaio in 44 finiture, con superficie lucida, opaca o ruvida. È adatto anche in impianti a bassa temperatura. Nella misura L 40 x H 203 cm prezzo da 342 euro + Iva, giallo ocra prezzo 427,50 euro + Iva. http://www.irsap.com

Design minimale per Frame della linea NeoDesign di Cordivari Design, a piastra sottile in acciaio al carbonio verniciato in vari colori. Verticale misura da L 35,2 x H 102,2 cm prezzo da 370 euro. Prezzo coppia di mensole in legno di rovere della serie Lynea da 355 euro. http://www.cordivaridesign.it

Lana della collezione Griffe di Antrax IT è componibile, a partire da moduli di L 33 x P 33 cm: in alluminio, con angoli stondati ed effetto bombato, sono orientabili in orizzontale o verticale. La superficie è plissettata, a ricordare un tessuto, in diversi colori. Nella misura L 99 x H 99 cm prezzo 2.390 euro + Iva. http://www.antrax.com

Meta della collezione Lame di Brem si compone di colonne semplici o piatte, saldate al collettore orizzontale. È un radiatore versatile, realizzato in acciaio inox, disponibile in più dimensioni, verticale e orizzontale. Misura L 49,5 x H 200 cm. Prezzo da 585 euro + Iva. http://www.brem.it

Random della Design Collection di Scirocco H è in acciaio, con elementi tubolari a sezione tonda che formano un disegno insolito. Tra i 79 colori ci sono gli opachi grigio nuvola, biscotto, azzurro India, verde glauco e rosa. Ad acqua, elettrico o misto, misura L 70 x H 160 cm. Prezzo da 480 euro + Iva. http://www.sciroccoh.it

Sinuosa forma a serpentina per il radiatore SSERP6 di Bleu Provence, adatto in bagno come scaldasalviette o in altri ambienti. È realizzato in ottone in 18 finiture metalliche. È idraulico, elettrico o misto. Misura L 65 x H 76 cm. Con finitura cromata od ottone naturale, prezzo da 1.290 euro + Iva. http://www.bleuprovence.it

Stripe di Arblu reinterpreta i radiatori tubolari con la superficie ondulata. È in polvere di marmo Livingstone®, in oltre 40 colori, orizzontale o verticale. Disponibile ad acqua, elettrico e ibrido, ha display per impostarlo e programmarlo. Ad acqua, nella misura L 86 x H 55 cm, prezzo da 1.075 euro + Iva. http://www.arblu.it

Helios di Disenia ha un design piatto, a piastra, in più materiali e finiture; qui è in Tecnogel, con finitura Join Sabbia. Elettrico, è regolabile con pannello touch screen e telecomando. Misura L 40 x H 120 cm, L 50 x H 100 cm o L 60 x H 122 cm. Prezzo da 1.616 euro + Iva. http://www.disenia.it

Kinethermo di Kinedo è elettrico, con potenza regolabile su 3 livelli con tastiera touch e telecomando. È disponibile nelle finiture Ardesia Matt, Urban Grip, Natural Stone Matt e Smooth. Si può aggiungere la barra portasciugamani. Misura L 50 x H 100 cm o L 60 x H 122 cm. Prezzo da 1.260 euro + Iva. http://www.kinedo.it

Proheater di Progress Profiles ha all’interno il sistema di riscaldamento elettrico Prodeso® Heat Grip e pannello isolante. Il rivestimento è in ceramica in 18 colori effetto pietra o bianco. Il termostato è programmabile anche a distanza grazie al wi-fi. Misura L 60 x P 4,2 x H 152 cm. Prezzo 4.955,74 euro + Iva. http://www.progressprofiles.com

Effetto roccia per Rock della linea Ibra Shower di Arbi Arredobagno con finitura in Geacril (cariche minerali e polimeri di alta qualità). Elettrico, si programma e regola anche con telecomando. Misura L 40 x H 120 cm, L 50 x H 100 cm e L 60 x H 122 cm. http://www.arbiarredobagno.it
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