Smart Home: il 41% degli italiani possiede un oggetto smart

Continua a crescere il mercato della domotica con 380 milioni di fatturato nel 2018, ben un +52% rispetto al 2017. La Smart Home non è più appannaggio di pochi, circa la metà degli italiani, infatti, oggi possiede in casa un dispositivo smart.

Stefania Lobosco
A cura di Stefania Lobosco
Pubblicato il 22/03/2019 Aggiornato il 22/03/2019
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Cresce ancora il mercato italiano delle Smart Home ovvero delle case intelligenti, che integrano impianti di tipo domotico, per garantire massima sicurezza, minori consumi, migliore gestione dei diversi dispositivi connessi, più controllo, più personalizzazione e quindi più comfort. 

Se fino a qualche anno fa domotica e Internet Of Things erano segmenti semi-sconosciuti, oggi il 41% degli italiani possiede in casa almeno un oggetto connesso, con le soluzioni per sicurezza (come sensori per porte e finestre) in prima posizione. Anche se l’utilizzo delle funzionalità smart è una vera e propria abitudine solo per il 25% degli utenti che posseggono un elettrodomestico connesso.

Il mercato della Smart Home nel 2018 ha registrato, infatti, un incremento notevole, circa il 52% in più rispetto all’anno precedente, raggiungendo così un valore complessivo di oltre 380 milioni di euro. Questa grande crescita esponenziale è molto probabilmente da imputare anche all’arrivo in Italia dei grandi Over The Top (OTT) con con gli smart home speaker Google Home e Amazon Echo, che hanno rivoluzionato l’approccio alla casa connessa e hanno dato una forte spinta alle vendite di tutti gli altri oggetti smart compatibili con i due  assistenti vocali, soprattutto legati al riscaldamento e all’illuminazione.

Questi sono alcuni dei dati presentati dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) pochi giorni fa durante il Convegno “Smart Home: senti chi parla!“.

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Il trend di crescita del mercato italiano è paragonabile o addirittura superiore a quello dei principali Paesi europei, anche se in termini assoluti il divario da colmare è ancora ampio. Basti pensare alla Germania che registra un +39% con un mercato di 1,8 miliardi, al Regno Unito con un +39% e un mercato da 1,7 miliardi e alla Francia con un +47% e un mercato da 800 milioni. 

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Non cresce solo il mercato, ma anche la diffusione degli oggetti smart nelle case degli italiani, che possono iniziare a definirsi vere Smart Home, e il livello di conoscenza generale sull’argomento: il 59% degli italiani ha, infatti, sentito parlare almeno una volta di casa intelligente.

Il boom degli assistenti vocali ha favorito soprattutto i retailer online e offline, che insieme incidono oggi per il 40% del mercato (in crescita del +160% rispetto al 2017), andando a scapito invece della filiera tradizionale – produttori, architetti, costruttori edili, distributori di materiale elettrico e installatori – che mantiene un ruolo di primo piano, ma perde terreno in termini di quote di mercato (dal 70% del 2017 al 50% di quest’anno).

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Un ruolo importante, inoltre, è giocato dal mondo delle startup che sviluppano soluzioni innovative di “casa connessa”. Si moltiplicano le collaborazioni tra startup e grandi player e continuano a crescere i finanziamenti erogati dagli investitori istituzionali. Sono 141 le nuove imprese censite a livello internazionale, di cui 102 finanziate, per un totale di 1,5 miliardi di dollari di investimenti raccolti.

Il mercato delle soluzioni per la casa intelligente cresce a un ritmo molto elevato, trainato dallo sbarco in Italia degli smart home speaker che, oltre a generare buoni volumi di vendita, hanno anche trascinato le vendite di tutto il comparto – ha dichiarato Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things -. La filiera tradizionale dei produttori e installatori non è stata per il momento in grado di sfruttare appieno le opportunità offerte dalle nuove soluzioni IoT per la casa, perdendo terreno nei confronti di retailer (tradizionali e online), produttori, assicurazioni, utility e telco, che insieme valgono ormai il 50% del mercato. Si intravedono tuttavia alcuni segnali di maggiore integrazione per il futuro”.

Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, ha affermato invece che “nonostante i grandi passi in avanti, rimangono ancora numerose barriere da superare. In primo luogo la comunicazione ai consumatori delle reali potenzialità di utilizzo degli oggetti smart, cresciuta molto con l’ingresso nel mercato degli OTT, ma ancora non adeguata se guardiamo agli altri produttori e ai i piccoli brand. Bisogna poi lavorare sulla formazione degli addetti all’installazione e alla vendita, spesso non in grado di fornire un adeguato supporto all’utente, e sull’offerta di servizi di valore abilitati dagli oggetti connessi. Un’ulteriore sfida per le aziende nel 2019 sarà valorizzare l’enorme mole di dati messi a disposizione dagli oggetti smart e dalle tecnologie emergenti come I’Intelligenza Artificiale e al tempo stesso gestire temi fondamentali come privacy e cyber security, in cima alle preoccupazioni degli utenti che possiedono o hanno intenzione di acquistare soluzioni per la casa intelligente”.

Il mercato italiano

In Italia il mercato complessivo delle Smart Home per ora sembra quindi principalmente trainato dagli smart home speaker, che generano vendite per 60 milioni di euro (16% del mercato). Di poco inferiori invece le vendite degli elettrodomestici, pari a 55 milioni di euro e al 14% del totale, fra cui spiccano le lavatrici connesse, controllabili via App e dotate in alcuni casi anche di assistente vocale, che continuano a trainare le vendite del comparto. Caldaie, termostati e condizionatori connessi per la gestione del riscaldamento e della climatizzazione incidono per il 12% del mercato (circa 45 milioni di euro), con un incremento dovuto alla crescente integrazione con gli assistenti vocali e alla possibilità per il consumatore di ottenere benefici importanti in termini di risparmio energetico e comfort. Tra le rimanenti soluzioni spiccano con una crescita del +50% le soluzioni per la gestione dell’illuminazione (lampadine connesse).

I consumatori

La Smart Home è quindi sempre più conosciuta tra i consumatori italiani: il 59% degli italiani ne ha sentito parlare almeno una volta, soprattutto attraverso i media tradizionali (50% da radio, tv e giornali, era il 59% nel 2017) e Internet (32%).

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Il lancio degli smart home speaker ha portato quindi a una progressiva evoluzione delle abitudini dei consumatori, sempre più disposti ad acquistare in autonomia i dispositivi per la Smart Home (online o nei negozi) e a richiedere eventualmente in un secondo momento l’aiuto di un professionista per l’installazione.

Inoltre, si consolida la diffusione di oggetti smart nelle case anche se una buona fetta degli utenti non usa ancora le funzionalità smart di questi oggetti (42%), soprattutto a causa della scarsa utilità percepita (per il 41% è poco utile, il 34% non ne ha l’esigenza) e a volte per l’eccessiva complessità del prodotto (14%). Chi invece non possiede oggetti connessi non ne sente il bisogno (41%), li considera troppo futuristici (19%), non ne comprende appieno i benefici (12%) o non ne ha ma sentito parlare (8%).

Nonostante la buona crescita del mercato, sono ancora pochi i consumatori che si dichiarano interessati ad acquistare prodotti per la Smart Home in futuro, poco più di uno su tre (35%) e fra questi il solo il 10% prevede di comprare nei prossimi dodici mesi, mentre il 25% entro tre anni.

Proprio gli assistenti vocali possono essere un volano per l’intero mercato, perché i consumatori più che per ottenere informazioni o gestire i propri impegni quotidiani vorrebbero usarli per gestire altri oggetti smart, come elettrodomestici (23%), caldaie e termostati (23%), luci (21%) e antifurto (16%). 

Le tecnologie

Le tecnologie Internet Of Things (IoT) per la comunicazione degli oggetti smart in casa sono ancora molto eterogenee, ma iniziano a emergere alcuni segnali di parziale convergenza. Tale livello di eterogeneità è spesso dovuto alla molteplicità di requisiti applicativi richiesti dai diversi oggetti connessi.

L’interoperabilità apre grandi opportunità in termini di esperienza d’uso e casi realizzabili ed è la chiave del successo della Smart Home come sistema e non come insieme di singoli oggetti indipendenti – ha affermato Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. La strada per raggiungere questo obiettivo è ancora lunga e complessa, ma si stanno delineando alcune alternative promettenti, come la creazione di consorzi impegnati nella definizione di nuovi ecosistemi applicativi di integrazione o l’impiego di sistemi operativi embedded in grado di offrire una serie di funzionalità e servizi omogenei tra dispositivi compatibili e integrabili a livello hardware”.

Il concetto di interoperabilità è in stretta correlazione con il concetto di integrazione. Questa nozione si può declinare secondo diversi approcci possibili:

  • integrazione locale, direttamente tra i dispositivi intelligenti, tramite hub dedicati o multi-protocollo; integrazione abilitata dagli assistenti vocali, che consentono all’utente di interagire con gli oggetti smart tramite un’interfaccia unificata;
  • integrazione mediata dal cloud, tramite cui i dispositivi, attraverso opportune interfacce messe a disposizione dai vari cloud proprietari, riescono a integrarsi e a creare funzionalità comuni.

L’Intelligenza Artificiale al servizio della Smart Home

Altro argomento interessante legato alla crescita della domotica è l’Intelligenza Artificiale (AI) che abilita lo sviluppo di innumerevoli applicazioni per la Smart Home, in grado di generare nuove opportunità di business per le imprese e di fornire anche un supporto concreto alle persone all’interno dell’abitazione.

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Infine, secondo Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things “sono tre i ruoli principali che l’AI può giocare in questo mercato. Gli algoritmi di machine learning possono agire dentro gli oggetti connessi, migliorandone le funzionalità ed elaborando i dati senza la necessità di passare dal cloud. L’AI, poi, può migliorare ulteriormente il funzionamento e la capacità di comprensione degli assistenti vocali e si candida, infine, a diventare una vera e propria governante delle nostre abitazioni. I tre approcci non sono mutualmente esclusivi, ma anzi possono (e devono) essere sviluppati in maniera congiunta e integrata tra loro per liberare appieno il potenziale dell’Intelligenza Artificiale all’interno delle nostre abitazioni”.

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