Contenuti trattati
La Tari è la tassa sulla spazzatura che si paga per ogni immobile suscettibile di produrre rifiuti e finanzia i costi di raccolta e smaltimento, lo spazzamento e il lavaggio delle strade. La legge stabilisce le regole generali e poi a livello locale i singoli Comuni stabiliscono norme più specifiche come quelle che riguardano le ipotesi di riduzioni ed esenzioni.
Chi deve pagare la spazzatura e chi no
Il pagamento della Tari spetta a:
- possessori
- detentori a qualsiasi titolo (ad esempio, locazione, comodato d’uso, usufrutto, proprietà, ecc.),
in entrambi i casi di locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti urbani.
È obbligato quindi a pagare la tassa sui rifiuti chiunque occupi l’immobile, a prescindere se sia inquilino in affitto o proprietario.
Sono escluse dal pagamento della tassa:
- aree oggettivamente inutilizzabili
- aree scoperte pertinenziali o accessorie a civili abitazioni, come ad esempio le cantine, le terrazze scoperte, i balconi, i giardini, i cortili o anche i posto auto scoperti.
Questo non vale per le aree utilizzate per attività economiche (come il cortile di una fabbrica), che sono invece sempre tassate; le aree condominiali comuni che non siano utilizzate oppure occupate in via esclusiva, quali androni dei palazzi, gli stenditoi, gli ascensori, le scale di accesso.
Quando si paga la Tari
Nella maggior parte dei casi la scadenza della TARI è ripartita in tre tranche:
- 1° acconto entro la fine di aprile;
- 2° acconto entro la fine di luglio;
- saldo entro la fine dell’anno.
Come pagare la Tari
In genere è prevista la possibilità di versare tutta l’imposta in un’unica soluzione, oppure di rateizzarla con le scadenze individuate appunto dal gestore della raccolta rifiuti. In ogni caso la competenza è annuale.
Le modalità di pagamento sono tre:
- F24
- bollettino postale
- MAV.
F24
Qualora si dovesse compilare un F24 in autonomia, bisogna inserire i propri dati personali, comprensivi di codice fiscale e fare riferimento alla sezione “imu e tributi locali” del modello.
Il modello F24, utilizzati per vari pagamenti quali appunto tasse e imposte, possono essere pagati anche online, in tre modalità differenti:
- sul sito di Poste Italiane;
- sul sito dell’Agenzia delle Entrate;
- sul sito della propria banca.
Per il pagamento online del modello F24 occorre inserire:
- l’importo da pagare;
- il codice tributo;
- l’anno per cui l’imposta deve essere pagata;
- se state pagando una rata, dovrà essere indicata quale rata è;
- eventuali crediti;
- saldo finale.
La tassa sui rifiuti inoltre si può pagare anche tramite la piattaforma PagoPA.
Nella casella “Codice ente/Codice Comune” va inserito il codice catastale del Comune per il quale si sta versando la TARI. Per i codici tributo invece bisogna utilizzare il 3944 per l’imposta, il 3945 per gli interessi e il 3946 per l’eventuale sanzione.
Bollettino postale
Per effettuare il pagamento della TARI tramite bollettino postale, la prima cosa da fare è verificare se il Comune ha inviato un bollettino già precompilato. In molti casi, infatti, l’ente incaricato della riscossione spedisce direttamente a casa un bollettino postale tradizionale, già pronto per il pagamento, oppure un modello F24.
Nel caso in cui si sia ricevuto un bollettino postale precompilato, il pagamento può essere effettuato:
- presso qualsiasi ufficio postale, presentando il bollettino allo sportello;
- oppure online, tramite il sito o l’app di Poste Italiane, utilizzando un conto BancoPosta o una Postepay abilitata.
Se invece non è arrivato alcun bollettino, è possibile:
- scaricarlo direttamente dal sito del proprio Comune, nella sezione dedicata alla TARI o ai tributi;
- oppure contattare l’ufficio tributi (via email o telefono) per richiederne uno o ricevere le istruzioni per il pagamento.
Nel caso si debba compilare un bollettino bianco, occorre inserire con attenzione i seguenti dati:
- intestazione: Comune di [nome del Comune] – Servizio TARI;
- numero di conto corrente postale: reperibile sul sito istituzionale del Comune;
- causale: “TARI anno [anno di riferimento] – nome e cognome dell’intestatario – codice fiscale – eventualmente numero utenza”;
- importo: esatto, come indicato nell’avviso o nel calcolo ricevuto.
Va tenuto presente che alcuni Comuni non utilizzano più i bollettini postali e accettano esclusivamente pagamenti tramite modello F24 o piattaforma PagoPA. In tal caso, sarà necessario seguire le istruzioni specifiche fornite dal Comune.
Infine, si raccomanda di conservare sempre la ricevuta di pagamento, sia essa cartacea o digitale, in quanto rappresenta l’unico documento valido per dimostrare l’avvenuto versamento in caso di contestazioni o controlli.
Qualora si desideri, è possibile indicare il nome del Comune di riferimento e sarò lieto di fornire indicazioni più precise in base alle modalità previste localmente.
MAV
Pagare la TARI con MAV è un’operazione piuttosto semplice, ma dipende dal fatto che il Comune utilizzi effettivamente questo tipo di pagamento. Il MAV (Pagamento Mediante Avviso) è un tipo di bollettino che viene emesso da un ente (in questo caso il Comune o chi per esso) e che contiene già tutte le informazioni necessarie per il pagamento: importo, causale, scadenza e codice identificativo. È precompilato e non modificabile, quindi non ci si può sbagliare.
Se il Comune invia un bollettino MAV per il pagamento della TARI, le opzioni sono diverse:
- In banca: il MAV può essere pagato in qualsiasi sportello bancario, consegnando il bollettino all’operatore. Non è necessario essere clienti di quella banca.
- Online tramite home banking: molti istituti di credito consentono di pagare i MAV direttamente dal proprio conto corrente online, nella sezione “Pagamenti > MAV”. Basterà inserire il codice identificativo MAV (una lunga serie numerica) riportato sul bollettino.
- In posta: anche Poste Italiane accetta i pagamenti MAV, sia allo sportello sia online tramite app o sito, se si possiede un conto BancoPosta o Postepay.
Il bollettino MAV viene solitamente inviato dal Comune insieme all’avviso TARI. In alternativa, può essere reso disponibile sul sito istituzionale del Comune, nella propria area personale se esiste un sistema di accesso (tipo “Sportello del contribuente” o “Servizi online”).
Come faccio a controllare se ho pagato la TARI?
Per verificare i pagamenti della TARI (Tassa sui Rifiuti) ci sono due opzioni principali: fare un controllo al Comune oppure sul sito web dell’Agenzia delle entrate.
Controllo al Comune
E’ possibile recarsi presso l’ufficio tributi del Comune di appartenenza (verificare prima se occorre prendere appuntamento) e richiedere un estratto della propria posizione debitoria, in cui visualizzare tutti i versamenti effettuati e quelli ancora da fare. Molti Comuni offrono anche un servizio online per verificare la propria posizione TARI. Accedendo a queste piattaforme, si potranno visualizzare i pagamenti direttamente dal proprio computer o smartphone, evitando le attese in ufficio.
Controllo sul sito web dell’Agenzia delle Entrate
E’ possibile controllare la propria situazione TARI anche tramite il proprio “cassetto fiscale” sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Per fare questo, basta accedere con le proprie credenziali SPID, CNS o Fisconline, andare nella sezione “Consultazioni” e accedere al “Cassetto Fiscale Personale”. Lì sarà possibile visualizzare tutti i pagamenti tributari.
Cosa fare se ci sono rate Tari non pagate
Può succedere che vi siano una o più rate della spazzatura non pagate, magari perché il Comune non ha emesso l’avviso di pagamento. Cosa fare? È bene ricordare che il contribuente è sempre e comunque obbligato a pagare la TARI, anche in assenza dell’avviso di pagamento. Se il Comune non invia l’avviso, in genere non vengono applicate sanzioni se si regolarizza il pagamento appena possibile. Se non arriva l’avviso di pagamento entro le normali scadenze (solitamente suddivise in più rate durante l’anno), il consiglio è di contattare l’ufficio tributi del Comune per richiedere chiarimenti.
Cosa succede se non si paga la Tari
Se non si paga l’imposta, il Comune emette un avviso di accertamento e richiede il pagamento degli arretrati degli ultimi 5 anni, applicando sanzioni e interessi che possono portare a triplicare l’importo inizialmente dovuto e non pagato.
Se il contribuente non effettua il pagamento nei termini indicati nell’avviso di accertamento, l’Amministrazione finanziaria può agire esecutivamente nei suoi confronti per recuperare le somme spettanti.
Se il mancato pagamento persiste difatti, il Comune può incaricare l’Agenzia delle Entrate – Riscossione (ex Equitalia) o altre società di riscossione di emettere una cartella esattoriale. Chi è in difficoltà economiche, può richiedere una rateizzazione del debito prima che venga avviata la procedura di riscossione coattiva. Molti Comuni offrono piani di pagamento dilazionati, permettendoti di evitare sanzioni pesanti. Se non si paga nemmeno dopo la notifica della cartella esattoriale, si può procedere con il pignoramento del conto corrente o dello stipendio o con il fermo amministrativo, sui beni mobili registrati, come l’auto, impedendo di utilizzarla fino al pagamento del debito.
Il pagamento della TARI va in prescrizione trascorsi 5 anni, a partire dall’anno successivo a quello di imposta, ovvero quello la tassa sui rifiuti doveva essere pagata.
TARI seconda casa abitata e disabitata
La tassa sui rifiuti deve essere pagata su tutti gli immobili, prima e seconda casa. Può accadere che un proprietario ha una seconda casa in cui non abita nessuno. In tal caso è prevista l’esenzione dal pagamento della TARI sulle seconde case solo se queste sono disabitate e inutilizzabili, cosa che deve provata dimostrando l’assenza di allaccio alla rete elettrica, idrica o fognaria. Quindi la tassa sui rifiuti per una seconda casa non abitata non si paga, ma soltanto a due precise condizioni: la casa deve essere priva di arredi e priva di fornitura di acqua, gas e luce.
Per dimostrare che la casa è disabitata e che risultano non attive le diverse forniture di beni essenziali, è necessario presentare apposita documentazione al Comune che potrà inoltre effettuare un’ispezione della casa che si dichiara essere sfitta e non abitata per verificare l’effettiva assenza di arredi.
Se invece la casa è arredata e dotata di allacci alle utenze, la tassa rifiuti deve essere pagata. Il calcolo lo fa il Comune, che come prevede nel suo regolamento può applicare un criterio presuntivo per stabilire quanto pagare di TARI. Cosa significa? Che il Comune presume che i non residenti debbano pagare un tot per una seconda casa che è presuntivamente proporzionato alla superficie dell’immobile. Così ad una più ampia superficie dell’immobile corrisponde la presenza di un maggior numero di persone e, quindi, una maggiore potenzialità di rifiuti. Ovviamente il contribuente ha sempre la possibilità di dichiarare l’effettivo numero di componenti del proprio nucleo familiare e la superficie dell’immobile, fermo restando che il Comune – considerato che trattasi di seconda casa – non potrà chiedere tariffe alte.
Casa in affitto: chi paga la Tari proprietario o inquilino?
Il pagamento della tassa sui rifiuti è dovuto sempre da chi utilizza l’immobile e, quindi, a dover pagare la Tari è l’inquilino. Il pagamento della tassa sui rifiuti non spetta a chi ha la residenza nell’immobile ma a chi ne risulta il concreto utilizzatore.
Se invece si affitta la seconda casa temporaneamente, ad esempio nei mesi estivi, prefigurando così una casa vacanza, allora a pagare è sempre il proprietario e i Comuni stabiliscono degli sconti in merito.
Come funziona Tari per i non residenti
Anche chi non è residente deve pagare la TARI se ha un immobile, come una casa o un garage, in un Comune italiano. Non importa se la casa viene usata solo per le vacanze o saltuariamente: la tassa si basa sulla potenziale produzione di rifiuti, non sulla residenza.
Quindi, se si è proprietari (o utilizzatori) di un immobile, è necessario:
- fare la dichiarazione TARI al Comune entro 30 giorni;
- pagare l’importo indicato dal Comune, che di solito si basa sui metri quadri dell’immobile e su un numero presunto di occupanti (es. 1 o 2 persone, se non c’è residenza).
Molti Comuni prevedono riduzioni per seconde case usate poco o disabitate, ma solo se si dimostra che non ci sono arredi o utenze attive.
Come si calcola la Tari
Ogni Comune con proprio regolamento stabilisce le proprie tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti. Si considera assoggettabile al tributo la “superficie calpestabile” di unità immobiliari, iscritte o iscrivibili nel catasto urbano, suscettibili di produrre rifiuti.
La superficie calpestabile rappresenta la base di calcolo della tassa sui rifiuti, poiché fa riferimento ai metri quadrati netti all’interno delle mura. Nel caso di utenze domestiche, oltre alla superficie dell’immobile si tiene conto anche del numero di occupanti.
Le tariffe della Tari in particolare si compongono di due parti, una parte fissa e una variabile. La prima è determinata in base alle corrispondenti essenziali del costo del servizio, riferite in particolare agli investimenti per le opere e dai relativi ammortamenti; la parte variabile, invece, serve a finanziare quei costi, per l’appunto variabili, come il trasporto dei rifiuti, la raccolta, il riciclo e lo smaltimento, è calcolata in relazione alla quantità di rifiuti attribuiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di gestione.
Come avere lo sconto
La legge stabilisce una serie di riduzioni obbligatorie in casi specifici:
- riduzioni della quota variabile proporzionali alle quantità di rifiuti speciali assimilati agli urbani che il produttore dimostra di aver avviato al riciclo, disciplinate dal comune con proprio regolamento;
- riduzione per mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti/effettuazione del servizio in grave violazione della disciplina di riferimento/interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente: la TARI è dovuta nella misura massima del 20%
- riduzione per le zone in cui non è effettuata la raccolta: la TARI è dovuta nella misura massima del 40%, secondo quanto stabilito dal comune che può anche graduare la tariffa in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita.
Il comune ha, inoltre, facoltà di introdurre con proprio regolamento esenzioni e riduzioni nel caso di:
- abitazioni con unico occupante;
- abitazioni e locali per uso stagionale;
- abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero
- fabbricati rurali ad uso abitativo;
- attività di prevenzione nella produzione di rifiuti (in particolare: utenze domestiche che abbiano avviato il compostaggio domestico), commisurando le riduzioni tariffarie alla quantità di rifiuti non prodotti.
È il Comune, è bene sottolinearlo, che può stabilire l’esenzione dal pagamento o la riduzione di quanto dovuto sulla base di alcune situazioni, come ad esempio nel caso di abitazioni con unico occupante; abitazioni o locali tenuti a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo come le case vacanza; abitazioni occupate da persone che risiedono all’estero per più di sei mesi all’anno; fabbricati rurali ad uso abitativo; produzione di compost domestico.
Così ad esempio il Comune di Milano prevede che possono presentare richiesta di esonero dal pagamento della Tari, le persone nullatenenti o in condizioni di accertato grave disagio economico, come ad esempio i titolari esclusivamente di pensioni sociali o minime erogate da INPS, le persone assistite in modo permanente dal Comune. A Roma sono esclusi dal pagamento della tassa sui rifiuti le case non utilizzabili durante l’anno a causa di forza maggiore e quelle soggette a ristrutturazione documentata con le dichiarazioni SCIA o CILA, depositati in Municipio. Il consiglio è sempre verificare con il proprio Comune di residenza.
Come funziona il bonus Tari
Il Bonus TARI è uno sconto del 25% sulla tassa dei rifiuti, pensato per aiutare le famiglie in difficoltà economica. Vale per una sola casa per nucleo familiare.
Spetta a chi ha un ISEE fino a 9.530 euro, oppure fino a 20.000 euro se ci sono almeno quattro figli a carico.
Non serve fare domanda: basta presentare l’ISEE, e lo sconto viene applicato automaticamente in bolletta.
Anche se in alcune città il bonus esiste già (come Roma o Milano), a livello nazionale entrerà ufficialmente in vigore con i provvedimenti attuativi attesi entro quattro mesi dal DPCM del 21 gennaio 2025.
Tari ridotta e compost a casa
Tra i casi di riduzione della tassa sui rifiuti troviamo quello di chi realizza il compostaggio domestico: chi realizza nel proprio giardino di casa un compost può aver diritto, secondo il regolamento del proprio Comune, alla riduzione della tariffa. Il compostaggio è un processo biologico di decomposizione di rifiuti organici, come gli scarti di cucina da parte di insetti, batteri e funghi che agiscono in presenza di ossigeno.
Scarti alimentari (come residui di frutta e verdura, fondi di the e caffè, gusci di uova, avanzi di cibo, ma anche scarti del giardino e dell’orto come potature, foglie secche, fiori appassiti, erba secca) vengono usati per il compostaggio, quindi vengono inseriti in una compostiera, il contenitore in cui i rifiuti organici diventeranno compost. Il prodotto collocato nella compostiera matura col passare del tempo, di solito dai 3 ai 12 mesi, e diviene compost da usare come concime naturale. Per realizzare un ottimo sistema di compostaggio, bisogna seguire alcune regole. In primo luogo la compostiera deve essere collocata in un luogo del terreno di casa senza fango e ristagni, all’ombra, assicurando il drenaggio della terra posizionandola su una base rialzata, sempre di terriccio. Gli scarti che si inseriscono devono essere ben miscelati, in modo che ossigeno, carbonio e azoto forniscano alimento per i batteri che si producono. Gli scarti umidi come gli avanzi di cucina vanno miscelati a quelli secchi come le foglie, paglia e trucioli. Altro passaggio importante è garantire agli scarti inseriti nella compostiera un certo grado di umidità. Si può fare in questo caso la cosiddetta “prova del pugno”: si prende una piccola quantità di prodotto e si stringe nella mano, se fuoriescono goccioline d’acqua l’umidità è corretta, altrimenti si deve aggiungere un po’ d’acqua. Per utilizzare il compost come concime per l’orto e le piante si deve però attendere un tempo variabile tra i 4-6 mesi (si ottiene un compost fresco utile per ortaggi, cavoli, patate); 8-10 mesi anche 12 per concimare piante in vaso e fiori.
Molti Comuni si sono organizzati per la richiesta di una compostiera e per la riduzione della tariffa rifiuti.
- A Roma ad esempio è prevista un’agevolazione ambientale a favore delle Utenze Domestiche residenti che praticano l’autocompostaggio dei rifiuti organici e degli scarti alimentari. A tal fine, gli utenti devono dimostrare di aver acquistato una compostiera per effettuare l’autocompostaggio domestico e che le utenze oggetto di agevolazione ambientale sono dotate delle necessarie condizioni igienico-sanitarie previste dalle norme vigenti per l’espletamento di tale pratica. Possono svolgere attività di autocompostaggio domestico gli utenti che dispongono di un’area a verde, non pavimentata, pertinenziale ed esclusiva della medesima utenza oggetto di tassa sui rifiuti Ta.Ri., di almeno 25 mq per ogni soggetto che convive nell’immobile. La prima dichiarazione di impegno a praticare il compostaggio domestico deve essere comunicata ad AMA S.p.A. dal 1 ottobre al 30 novembre.
- A Trieste il Comune ha stabilito tra i casi di riduzione per compostaggio aerbico individuale (utenze domestiche).
- Il Comune di Napoli ha predisposto il Regolamento comunale per la riscossione della tassa/tariffa prevedendo sconti/riduzioni per i cittadini aderenti alla pratica del compostaggio domestico. La domanda di adesione al compostaggio domestico deve essere presentata entro il 30 giugno di ogni anno per usufruire della riduzione tariffaria per l’anno di presentazione. Le domande presentate oltre tale data saranno valide ai fini della riduzione tariffaria per l’anno successivo.
- Per il comune di Venezia è applicata una riduzione per compostaggio domestico pari al 30% (parte fissa e variabile).