Era scomparsa con l’arrivo dell’imu, riappare alla sua cancellazione. Si tratta della cosiddetta Irpef fondiaria sulle abitazioni sfitte. Sia pure abbattuta del 50%, la tassa reintrodotta all’articolo 6 del decreto comporta un aumento non indifferente di imposte per i proprietari di seconde case, quelle vacanza o di proprietà di cittadini residenti all’estero, non locate, ma considerate come possibile fonte di reddito.
Secondo il decreto, il reddito fondiario va calcolato rivalutando del 5% la metà della rendita catastale dell’immobile e aumentandola del 33,3%. Già da questo autunno, i proprietari dovranno aggiungere alla propria dichiarazione dei redditi anche questa voce. Quanto graverà sui contribuenti questa norma? Un esempio che un immobile con rendita catastale di 1.000 euro, con la nuova norma, qualora venisse dato in uso a un figlio sarebbe imponibile ai fini Irpef per 525 euro; se la casa fosse lasciata libera (a disposizione dei proprietari come le case vacanza) l’imponibile salirebbe a 698 euro. Le abitazioni date in affitto, invece, non devono pagare l’Irpef fondiaria perché vengono assoggettati a imposta i canoni di locazione, ma se la casa rimane sfitta per alcuni periodi durante l’anno, bisognerà versare le imposte in proporzione.