La speranza di chiudere indenni l’anno passato era nel cuore di tutti gli italiani. Perché, dopo un lungo tira e molla, alla fine il Governo aveva annunciato di aver trovato la copertura necessaria per abolire la seconda rata del 2013 dell’Imu sulla prima casa. Copertura, però, riferita a un importo standard della tassa fissato al 4 per mille.
Tuttavia, a sparigliare le carte, sono scesi in campo i Comuni che da mesi denunciano gli eccessivi tagli al trasferimento di risorse e che hanno preteso, nei territori dove l’aliquota del 2013 era stata fissata al di sopra del tetto base del 4 per mille, di incassare direttamente dai cittadini la differenza fra la quota reperita dallo Stato e quella dovuta alle casse municipali.
Detto, fatto: a gennaio è in arrivo una seconda rata dell’Imu 2013. In versione mini. La conferma è arrivata a inizio gennaio: il versamento è previsto entro il 24 di questo mese secondo le regole dettate dal decreto 133/2013 (che oltre all’Imu si occupa anche di alienazione di immobili pubblici e rivalutazione del capitale della Banca d’Italia). L’atto, che porta la data del 30 novembre 2013, è stato approvato e convertito definitivamente in legge lo scorso giovedì 9 gennaio.
Nell’affrontare il tributo è bene chiarire alcuni punti fondamentali. Non tutti gli italiani dovranno pagare. La mini-Imu riguarda infatti solo quei proprietari di prima casa che vivono in una città dove l’aliquota stabilita nel 2013 era al di sopra del 4 per mille fissato dall’Esecutivo nazionale. Si tratta di circa 2.400 municipi, uno su tre: fra i grandi centri urbani spiccano Roma, Milano, Napoli e Torino. Importante, inoltre, chiarire bene che l’appuntamento del 24 gennaio prossimo è una una tantum, che correggere la decisione di abolire la seconda rata Imu 2013 e che non si ripeterà in futuro.
Le modalità di calcolo, pur definite in modo univoco nel decreto 133, stanno mettendo a dura prova gli italiani. Che si dibattono fra dubbi e incertezze, alle prese con la traduzione del burocratese. La strada corretta è la seguente. Prima di tutto occorre sapere la base imponibile del proprio immobile. Su questa cifra, dovrà essere calcolata sia la rata applicando l’aliquota standard e le relative detrazioni previste dallo Stato (200 euro più, eventualmente, 50 euro per ogni figlio conviventi di età sino a 26 anni), sia quella secondo l’aliquota disposta dal proprio Comune e comprensiva, anch’essa, delle detrazioni consentite. Dovrà poi essere effettuata la differenza fra le due cifre. L’importo della mini-Imu corrisponderà, infine, al 40% della cifra che viene fuori da questa sottrazione. Il pagamento dovrà avvenire con modello F24.
Scaduto l’adempimento del prossimo 24 gennaio, gli italiani dovrebbero poter dire addio all’Imu sulla prima casa (salvo per chi detiene unità di lusso). L’Imu è, infatti, stata abolita per essere sostituita dalla iuc (Imposta Unica Comunale).
in collaborazione con Federamministratori/Confappi, www.fna.it