Il decreto legge che ha cancellato l’Imu interviene anche in materia di locazione abitativa e cedolare secca (imposta che, se scelta, sostituisce quelle ordinariamente dovute sulle locazioni). L’articolo 4 dispone la riduzione dal 19% al 15% della cedolare secca applicata ai contratti a canone concordato (per esempio quelli stipulati a favore di studenti universitari o quelli relativi a speciali immobili siti in Comuni ad alta tensione abitativa). Questa tipologia d’affitto si basa su una griglia di valori massimi ai quali è possibile locare le abitazioni in base alle caratteristiche e alla zona in cui si trovano; si tratta, dunque, di contratti di locazione a prezzi calmierati concordati tra comuni e associazioni a livello locale di proprietari e inquilini. Insieme, questi interlocutori stabiliscono le modalità di valutazione degli immobili e, per ogni tipologia individuata e per ogni quartiere, definiscono un canone minimo e uno massimo.
Dalla riduzione dell’aliquota della cedolare secca restano però escluse tutte le tipologie di contratti di locazione diverse dai contratti concordati, tra cui anche quello a canone libero (cioè 4+4 di rinnovo automatico), cioè la tipologia d’affitto più diffusa. Per queste altre forme contrattuali continua a trovare applicazione l’aliquota ordinaria della cedolare secca al 21%.
Affitti: cedolare secca ridotta al 15%
La cedolare secca sui canoni concordati passa dal 19% al 15%; per le altre tipologie contrattuali l'aliquota rimane al 21%.

A cura di “La Redazione”
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