Tassa sui rifiuti: parte fissa e variabile, ecco come si calcola

La tasse sui rifiuti si calcola in base ai vani o ai metri quadri? Si tiene conto del numero delle persone occupanti? Ecco cosa sapere sulla TARI, la tassa rifiuti che ha sostituito le precedenti TARES, TARSU, TIA.

Alessandra Caparello
A cura di Alessandra Caparello
Pubblicato il 21/11/2018 Aggiornato il 10/01/2020
tassa sui rifiuti

Ha sostituito la TARES, che sua volta aveva preso il posto di tutti i precedenti prelievi relativi alla gestione dei rifiuti urbani (TARSU, TIA1, TIA2): è la TARI, il tributo che fa parte, insieme all’imu e alla tasi, della iuc, la classica tassa sui rifiuti per intenderci. Come si calcola? Si paga in base ai metri quadri della casa o ai vani? Il numero di persone presenti nell’abitazione è importante ai fini del calcolo su quanto si paga?

Il presupposto della tassa sui rifiuti

Prima di rispondere è bene precisare alcune cose. In primo luogo che il presupposto della TARI è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte operative suscettibili di produrre rifiuti urbani. Sono escluse dalla TARI le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, nonché le aree comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva.

Chi deve pagare la tassa sui rifiuti?

Chiunque possieda o detenga il locale o l’area e, quindi, il soggetto utilizzatore dell’immobile anche chi non ha casa di proprietà ma è in affitto. In caso di detenzione breve dell’immobile, di durata non superiore a sei mesi, però la tassa non è dovuta dall’utilizzatore ma resta esclusivamente in capo al possessore (proprietario o titolare di usufrutto, uso, abitazione o superficie).

In caso di trasferimento in altro immobile, si deve presentare dichiarazione di cessazione occupazione. Per esempio, a Roma se la dichiarazione di cessazione viene presentata tardivamente (oltre i termini previsti dal Regolamento) si prende a riferimento la data della sua presentazione, fatto salvo il diritto del cliente di presentare documentazione comprovante l’effettiva fine di occupazione o conduzione dell’immobile (disdetta del contratto di locazione, provvedimento di esecuzione di sfratto, atto di compravendita). 

Essendo la tassa sui rifiuti una tassa comunale, è bene verificare sempre sul sito del Comune le modalità previste.

Se non si presenta dichiarazione di cessazione occupazione, si dovrà continuare a pagare la TARI anche per l’appartamento/immobile che non si occupa più.

A Milano per esempio, sul sito del Comune si specifica che la TARI va comunque pagata se nell’immobile rimangono utenze attive (es. luce, gas, acqua); in questo caso non occorre presentare dichiarazione di cessazione occupazione. 

Come si calcola la tassa sui rifiuti: parte fissa e variabile

La tassa si compone di una parte fissa determinata in relazione alle componenti essenziali del costo del servizio e da una parte variabile rapportata alle quantità di rifiuti conferiti. Inoltre è articolata nelle fasce di utenza domestica e non domestica. Più specificamente, per le utenze domestiche  – si intendono quelle comprensive sia delle superfici adibite a civile abitazione sia delle relative pertinenze:

  • la parte fissa è determinata in base alla superficie – intesa come i metri quadri calpestabili e non i vani senza muri e spazi aperti (balconi, terrazzi) – e alla composizione del nucleo familiare
  • la parte variabile è rapportata alla quantità di rifiuti indifferenziati e differenziati specificata per kg, prodotta da ciascuna utenza.  Tuttavia, se non è possibile misurare i rifiuti per singola utenza, la quota variabile della tariffa relativa alla singola utenza viene determinata applicando un coefficiente di adattamento deciso dal Comune.

Tuttavia si ricorda che, a differenza di IMU e TASI che richiedono complessi calcoli, la TARI viene calcolata direttamente dal Comune che invia al contribuente i bollettini precompilati o il modello F24 con importi e scadenze da rispettare.

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