Scontrini: in futuro potrebbero sparire?

Ad annunciare un possibile futuro addio agli scontrini e l’uso maggiore di bancomat e carte di credito, è il direttore dell’Agenzia delle entrate. Al momento che cosa rischia il cliente che non abbia lo scontrino? Quando non è obbligatorio emetterlo? Facciamo chiarezza.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 01/12/2014 Aggiornato il 01/12/2014
scontrini

Uno dei documenti che il Fisco ha previsto per rendere tracciabili i pagamenti e arginare l’evasione fiscale è lo scontrino. Nel negozio di abbigliamento così come dal parrucchiere, o quando acquistiamo un abito o un utensile per la casa, il venditore deve rilasciarci lo scontrino fiscale. C’è da sottolineare che l’obbligo dell’emissione dello scontrino è sempre e solo in capo al venditore. Il cliente non rischia nulla e non pagherà alcuna multa se viene sorpreso senza lo scontrino o se in seguito all’acquisto lo getta. Un cambiamento di rotta questo previsto con il decreto legge n. 69 del 20013 che ha cancellato proprio le sanzioni da 51 a 1032 euro previste per il cliente senza scontrino.

A rischiare la multa salata fino alla sospensione dell’attività è il venditore, l’unico soggetto che deve dimostrare che lo scontrino è stato messo. Tuttavia è sempre buona prassi farselo rilasciare, questo perché non solo si pone un freno all’evasione fiscale, ma anche per una serie di garanzie a carico del cliente, che esibendolo potrà farsi sostituire un prodotto difettoso ad esempio. O ancora nel caso di medicinali e spese sanitarie, è obbligatorio per il contribuente farsi rilasciare lo scontrino fiscale da allegare ai documenti da esibire al Caf o al commercialista di fiducia per la denuncia dei redditi, potendo così godere delle detrazioni fiscali.

Lo scontrino, insieme alla ricevuta e alla fattura, costituisce il documento fiscale per eccellenza per contrastare l’evasione. Deve essere rilasciato al momento del pagamento dal commerciante. Non hanno l’obbligo di emettere lo scontrino tabaccai, edicolanti e benzinai.

In molti ipermercati oggigiorno capita di acquistare un prodotto e ricevere uno scontrino che riporta la dicitura “scontrino non fiscale”. Niente paura, è tutto nella norma visto che la legge prevede per la grande distribuzione una sorta di alleggerimento del carico fiscale, ad esempio quando vi sono molte casse. Tuttavia i gestori hanno sempre l’obbligo di comunicare mensilmente al Fisco gli incassi quotidiani.

Quando il commerciante non rilascia lo scontrino, il cliente ha il diritto a richiederlo, verificando anche l’esattezza dei dati riportati. Elementi necessari del documento fiscale sono data e l’ora dell’emissione, il numero progressivo, i dati identificativi dell’esercente dell’attività commerciale, con il numero di partita iva e il corrispettivo pagato.

Tutto potrebbe cambiare nei prossimi anni. Ad annunciare la rivoluzione fiscale è stato il direttore delle Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi che, in audizione al Parlamento, ha sancito l’ok del Fisco ai pagamenti tracciabili. Via scontrini, via ricevute fiscali, via anche registratori di cassa: i pagamenti saranno sempre effettuati con carta di credito e bancomat. Non ci sono indicazioni sul come e sul quando avverrà questo cambiamento, ma senza dubbio sarà una svolta epocale che cambierà le abitudini dei consumatori.  

 

 

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