Raccolta differenziata: le regole per un corretto “conferimento” dei rifiuti

Le regole per una corretta raccolta differenziata sono oggi molto chiare. Rspettarle significa contribuire a migliorare la filiera del riciclo e del riuso di una serie di materiali, con benefici per l'ambiente, l'economia e le persone. Ma anche mettersi al riparo da multe salate che, puntualmente, arrivano.

Marco Panzarella
A cura di Marco Panzarella
Pubblicato il 08/01/2018 Aggiornato il 08/01/2018
Raccolta differenziata: le regole per un corretto “conferimento” dei rifiuti
Secondo l’ultimo rapporto stilato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (www.isprambiente.gov.it), ogni italiano produce circa 500 chili di rifiuti urbani all’anno, vale a dire poco meno di un chilo e mezzo al giorno. Moltiplicando tale quantità per il numero di persone (circa 60 milioni nel 2015), significa che il nostro Paese si trova a gestire annualmente circa 30 milioni di tonnellate di spazzatura. Una cifra considerevole che non tiene conto dei cosiddetti “rifiuti speciali“, fra cui gli scarti di lavorazione delle fabbriche e un lungo elenco di materiali pericolosi come l’amianto, che necessitano di un trattamento particolare. Negli ultimi vent’anni la diffusione capillare della raccolta differenziata, che consiste nel selezionare le diverse tipologie di svarti così da facilitarne lo smaltimento e l’eventuale riuso, ha dato i suoi frutti sia nei piccoli centri sia nelle grandi città. In particolare, dai dati Ispra emerge che delle 20 province con i maggiori livelli di raccolta differenziata (ovvero al di sopra del 65%), 15 si trovano al Nord (6 in Veneto, 3 in Lombardia, 2 in Piemonte e in Friuli Venezia Giulia, 1 in Trentino Alto ed Emilia Romagna), 1 nel Centro (Marche) e 4 nel Sud (3 in Sardegna e 1 in Campania).

 
 

Che cosa dice la legge

La normativa sui rifiuti in Italia è stata introdotta con il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, che ha recepito e attuato le direttive della Comunità europea 91/156/CEE e 91/689/CEE. Successivamente la materia è stata raccolta nel decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” che affronta numerose tematiche legate all’universo dei rifiuti, dal recupero e riciclaggio allo sviluppo di tecnologie pulite fino al riutilizzo dei rifiuti per produrre energia.

Ronchi n. 22 del 5/2/1997

Tra le altre indicazioni, si legge: “Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le autorità competenti favoriscono la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso:

  • reimpiego  e riciclaggio e altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti (da privilegiare  su altre forme);
  • adozione di misure economiche  e determinazione di condizioni di appalto che prevedano l’impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire  il mercato dei materiali medesimi;
  • utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia differenziata con la possibilità di stabilire agevolazioni in materia di adempimenti amministrativi nel rispetto delle norme comunitarie ed il ricorso a strumenti economici”.

Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti

La direttiva si applica a partire dal 12 dicembre 2008. L’Italia ha recepito tale direttiva con il Decreto Legislativo n. 205 del 3 dicembre 2010. Le modifiche alla direttiva CE sono state integrate nel testo di base.

La classifica dei virtuosi

La provincia di Treviso si conferma la più virtuosa (84,1%), seguita dalle provincia di Mantova (79,9%) e di Pordenone (78,4%). Situazione opposta in Sicilia, dove la differenziata è praticamente inesistente, con la provincia di Palermo che raggiunge il 7,8%, seguita dalle provincie di Siracusa (7,9%), Messina (10,1%) ed Enna (10,8%). Un caso a parte è quello di Salerno che, con il 57,8% di raccolta differenziata “stacca” un po’ a sorpresa città come Torino (51,4%) e Aosta (47,8%). 
Fonte: Lifegate, http://www.lifegate.it

Dal conferimento allo smaltimento: coinvolti più enti locali

La normativa italiana sui rifiuti coinvolge più enti locali. Il decreto Ronchi (d.lgs 5 febbraio 1997, n. 22), ha attuato le direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE su quelli pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, stabilendo che sono di competenza delle Regioni:

la predisposizione, l’adozione e l’aggiornamento dei piani di gestione dei rifiuti;
la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti (compresa la raccolta differenziata di rifiuti pericolosi);
la promozione della gestione integrata dei rifiuti, ossia l’insieme delle attività volte a ottimizzare il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero e lo smaltimento.

Alle Province (che nel frattempo sono diventate Città metropolitane) competono:

le funzioni amministrative relative alla programmazione e all’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale;
l’individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero;
l’organizzazione delle attività di raccolta differenziata.

Infine spetta ai Comuni:

disciplinare il conferimento dei rifiuti;
gestire il servizio di raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti, eventualmente affidando tali compiti (attraverso bandi di gara) ad aziende terze, oppure optando per una gestione “in house”. Le amministrazioni comunali redigono appositi regolamenti nei quali sono stabilite le modalità di conferimento, raccolta differenziata e trasporto dei rifiuti urbani.

Chi sbaglia paga

L’errato conferimento dei rifiuti nei Comuni in cui è attivo il servizio di raccolta “porta a porta”, ma anche nei centri in cui sono presenti i classici cassonetti e le campane per la differenziata, può essere punito con una sanzione amministrativa, comminata solitamente dalla polizia municipale, il cui importo può variare da poche decine a qualche centinaia di euro.

È vietato, per esempio, gettare la plastica nel contenitore del vetro, ma anche abbandonare il sacchetto con la spazzatura o un vecchio elettrodomestico accanto al bidone. Nelle città o nei quartieri di alcune metropoli in cui vige il “porta a porta”, il cittadino che suddivide in modo indiscriminato i rifiuti o li conferisce in orari sbagliati può essere multato dai vigili urbani che raccolgono la segnalazione dell’operatore addetto al ritiro, identificano il trasgressore e lo sanzionano.

Non sono esenti dalle multe anche gli edifici condominiali. La sanzione, in caso di errato conferimento, è recapitata direttamente all’amministratore dello stabile, unico responsabile nei confronti del Comune. Così spesso capita che l’errore del singolo sia pagato da tutti i condomini, a meno che l’amministratore non riesca a risalire al colpevole, che in tal caso dovrà accollarsi l’intero importo della multa.

Raccolta differenziata: istruzioni per l’uso

Per la carta

La raccolta differenziata della carta e del cartone e il successivo riciclo, sono pratiche abbastanza consolidate. Ogni anno gli italiani producono una quantità di rifiuti di carta pro capite che potrebbe ricoprire interamente 5 campi da tennis e, visti i notevoli costi in termini economici e ambientali per produrla, il corretto conferimento di questo prezioso materiale è essenziale per consentirne il futuro riuso.

Occorre fare attenzione a non gettare nei contenitori dedicati alla carta (che deve essere buttata pulita) anche i cosiddetti poliaccoppiati, come la carta oleata che avvolge i salumi, la stagnola o i contenitori per la pizza, che vanno infatti separati e conferiti nell’indifferenziata. Un discorso a parte vale per i cartoni che contengono bevande e liquidi in genere (latte, succhi, salsa di pomodoro), che solo in alcune città possono essere raccolti insieme alla carta. Un errore molto comune è gettare nel contenitore della carta gli scontrini fiscali, che invece vanno con l’indifferenziata.

Per quanto riguarda fazzoletti usati e tovaglioli sporchi, entrambi non possono essere mischiati alla carta, ma conferiti insieme ai rifiuti organici, il cosiddetto compost. 
Nessun problema, invece, per le buste recapitate dal postino, che hanno un inserto in plastica: possono essere gettate nel contenitore dedicato alla carta. Infine il legno, che può essere riutilizzato per la produzione di carta riciclata, va sempre gettato in contenitori dedicati.

Plastica sì, ma non tutta

Gli oggetti in plastica, nelle loro molteplici forme e per gli usi più diversi, riempiono la vita di ogni individuo. Questo materiale scarsamente biodegradabile, per anni è stato il simbolo dell’inquinamento, sia in terra sia in mare. Poi, con la diffusione della raccolta differenziata la situazione è decisamente migliorata e insieme a carta, vetro e metalli oggi la plastica è uno dei materiali più riciclati.

A finire dentro le campane dedicate sono destinati sacchetti, bottiglie, vaschette, contenitori e flaconi: quindi si raccolgono per il riciclo solo gli imballaggiPurtroppo tanti altri oggetti non possono essere riciclati e vanno quindi gettati nei cassonetti dell’indifferenziata. È il caso di posate e utensili da cucina in plastica, penne e pennarelli colorati, giocattoli, gomme (comprese quelle da masticare), polistirolo, rasoi e spazzolini (tranne quelli con le testine intercambiabili). Prima di gettarla nell’apposito contenitore, sarebbe buona norma lavare la plastica.

Vetro, alluminio e metallo

Non tutto il vetro può essere riciclato. Il parabrezza di un’auto e uno specchio, infatti, non possono essere uniti alle bottiglie, ma vanno conferiti nell’indifferenziata o, meglio ancora, portati in un centro di raccolta. E lo stesso vale per la ceramica, che ha un punto di fusione differente dal vetro: se mischiato a quest’ultimo, rischia di rovinare l’intero processo di recupero.

Non vanno uniti al vetro le lampadine (quelle a incandescenza vanno nell’indifferenziata) e i neon, i monitor del pc o le tv

Altro materiale molto diffuso è l’alluminio, ad esempio quello delle lattine o delle vaschette usa e getta resistenti al calore del forno. E poi i barattoli che, oltre all’alluminio, possono contenere acciaio e stagno. Per entrambi ogni Comune stabilisce la regola di raccolta. Spesso l’alluminio va raccolto insieme ad altri materiali, plastica o vetro. A dispetto di quanto si possa pensare, il ferro non va raccolto insieme all’alluminio.

È vietato abbandonarli accanto ai cassonetti: questi rifiuti, realizzati in più materiali, necessitano di un trattamento particolare. Quasi tutti i Comuni offrono la possibilità di ritiro gratuito a domicilio, previo appuntamento. L’altra soluzione è portare i vecchi apparecchi in un centro di raccolta. Grazie alla legge “Uno contro Uno”, sussiste anche l’obbligo per chi vende Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche di offrire gratuitamente ai consumatori il ritiro dell’usato se acquistano un nuovo prodotto; la legge “Uno contro Zero” sancisce invece l’obbligo, per i punti vendita con superfici oltre i 400 mq, di offrire gratis ai consumatori il ritiro dei rifiuti elettronici (Raee) di piccolissime dimensioni (lato lungo inferiore ai 25 cm), senza obbligo di acquisto di nuovi prodotti. Anche altre tipologie di rifiuti, ingombranti e non, come pneumatici, materassi, infissi e serramenti, vecchi mobili, bombolette spray, computer e cartucce delle stampanti non vanno dispersi nell’ambiente o gettati nell’indifferenziata.

Farmaci scaduti e pile esaurite: mai nell’indifferenziata

Quasi tutte le farmacie, all’interno o all’esterno del negozio, hanno uno speciale cassonetto (solitamente un bidone di colore bianco) dedicato ai medicinali scaduti, che vanno gettati senza scatola. Lo stesso discorso vale per le pile scariche, da gettare nei contenitori di raccolta presso i rivenditori. I metalli pesanti contenuti nelle batterie, infatti, sono molto dannosi per l’ambiente, tanto che una piccola pila a bottone (quella utilizzata per gli orologi da polso) può inquinare fino a 10.000 litri d’acqua. 

Quanti rifiuti vengono riutilizzati?

Sull’utilizzo dei rifiuti raccolti, i dati forniti da Lifegate, network internazionale di informazione e servizi per persone, aziende, ong e istituzioni impegnate per un futuro sostenibile, parlano chiaro: “dei 29,5 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti, quasi la metà viene differenziata, tra organico, carta e cartone, vetro, plastica e metalli e Raee. Di questa frazione il 44% viene riciclato, per tornare nel ciclo produttivo come materia prima secondaria. La parte restante dei rifiuti urbani trova poi altre due strade principali: il 19% circa viene incenerito, con un aumento di circa il 5% rispetto all’anno precedente, mentre circa un quarto trova la propria destinazione nelle discariche. Da sottolineare comunque una riduzione di circa il 16% rispetto al 2014“.

Merito all’Italia

Queste cifre mettono l’Italia sulla buona strada, quella proposta dalla Commissione europea, verso la cosiddetta “discarica zero”, almeno per quanto riguarda la frazione dei rifiuti raccolti tramite differenziata. Il target da conseguire secondo la direttiva europea è del 50% entro il 2020 (ovvero: 50% dei rifiuti prodotti non avviati al riciclo ma mandati in discarica).

Buoni segnali anche per “l’umido e il verde“: il rapporto annuale Biowaste 2015, stilato dal Consorzio Italiano Compostatori, indica in 6 milioni di tonnellate la quantità di umido e verde prelevata dalle città italiane e mandata nei centri di compostaggio, con una conseguente produzione di 1,76 milioni di tonnellate di compost immesse sul mercato agricolo.

In collaborazione con avv. Silvio Rezzonico, presidente nazionale Federamministratori/Confappi, Tel. 02/33105242, http://www.fna.it

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