Buone nuove per chi ha acceso o ha intenzione di accendere un mutuo per acquistare una casa, grazie al crollo degli indici Euribor che pesano notevolmente sui mutui a tasso variabile. La Banca Centrale Europea ha annunciato nei giorni scorsi l’introduzione di un piano di “quantitative easing”, ovvero un forte acquisto di titoli di Stato da parte delle banche europee, con lo scopo di immettere nuovo denaro nell’economia nell’Eurozona e con l’obiettivo di tenere ai minimi i tassi di interesse e far riprendere i consumi. Uno scenario questo che si riflette inevitabilmente anche per i mutui. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e gli effetti in concreto sulle tasche dei cittadini.
La decisione della Banca Centrale Europea dovrebbe favorire la disponibilità di prestiti alle famiglie e alle aziende e far respirare chi un mutuo lo ha già acceso e deve ancora pagare le rate, visto che i tassi di interesse resteranno, secondo ogni previsione, a livelli minimi.
L’Euribor (Inter bank offered rate) è il tasso interbancario di riferimento che viene diffuso giornalmente dalla Federazione Bancaria Europea ed utilizzato come parametro di indicizzazione dei mutui ipotecari a tasso variabile, quindi in sostanza come parametro per calcolare la rate dei mutui a tasso variabile. Euribor e spread (che rappresenta il guadagno della banca che può variare a seconda del tipo di prodotto e di durata del mutuo e con valori molto diversi da una banca all’altra) determinano la rata del mutuo. Ultimamente se le banche hanno tagliato di molto gli spread (se a febbraio 2012 lo spread medio su un mutuo a tasso fisso a 20 anni era del 3,69%, oggi per lo stesso prodotto è sceso al 2,28%), l’Euribor è crollato dall’1 allo 0 per cento e addirittura anche a 0,005%.
Di conseguenza le rate sul mutuo a tasso variabile scendono notevolmente, ma anche gli Eurirs (gli indici che interessano al momento della stipula i mutui a tasso fisso) sono ai minimi storici. L’Eurirs a 20 anni (che interessa chi stipula un mutuo a 20 anni) è sceso all’1,12%, il 24 anni all’1,19% e il 30 anni all’1,23 per cento.
Per chi ha già un mutuo a tasso variabile, nei fatti questi crolli comportano la riduzione del peso della rata e per chi intendesse accendere un mutuo, questo è il momento migliore. Ma il consiglio in ogni caso è verificare il contratto sottoscritto con la banca, visto che ci possono essere clausole con cui viene posto un tetto, sotto il quale l’istituto di credito non è disposto scendere e quindi non si può sfruttare l’attuale Euribor negativo.