Immobili green: tutti in classe energetica D entro il 2033. Quali i costi in Italia?

Ok del Parlamento europeo alla direttiva sulle performance energetiche degli edifici dei paesi membri. Ma in Italia quali sarebbero i costi per i proprietari? Ecco le stime del Codacons...

Alessandra Caparello
A cura di Alessandra Caparello
Pubblicato il 16/03/2023 Aggiornato il 16/03/2023
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L’Unione europea prepara una vera e propria stretta green sugli immobili, mettendo a punto una direttiva sull’efficientamento energetico del mercato immobiliare che prevede una grande novità per tutti i paesi membri, Italia compresa.

Immobili: cosa prevede la direttiva UE

Nello specifico entro il 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E, e poi D entro il 2033 con l’obiettivo è quello di raggiungere le emissioni zero.
Ciò significa che “gli edifici dovranno consumare poca energia, essere alimentati per quanto possibile da fonti rinnovabili, e non dovranno emettere in loco emissioni di carbonio da combustibili fossili” come ha spiegato Bruxelles illustrando la proposta di direttiva.

Per effettuare l’adeguamento, sarà necessario un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, quindi si dovrà intervenire con lavori importanti come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi, l’installazione di nuove caldaie a condensazione e di pannelli solari. 

A chi non si allineerà alla direttiva arriveranno sì sanzioni, ma saranno gli stessi Stati membri a decidere a quanto ammonteranno. 

La direttiva Ue, che ha ricevuto l’ok dell’Europarlamento ma non è l’atto finale visto che manca la fase di negoziati tra le istituzioni europee, fa parte della politica ambientale “Fit for 55” che punta alla riduzione della Co2₂ del 55% entro il 2030, e mira ad approdare al voto finale forse addirittura il 13 marzo.

In altre parole, se dovesse passare in via definitiva la direttiva dell’Unione Europea, entro il 2030 chiunque ha o acquista un’abitazione in classe G o F sarà costretta a ristrutturarla per portarla almeno nella classe E, mentre nei tre anni successivi, la classe di riferimento sarà la classe D. Un primo passo è stato compiuto con il via libera da parte della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento europeo alla proposta di revisione della direttiva. Sono stati 49 i voti favorevoli, 18 i contrari e 6 gli astenuti.

Il 14 marzo 2023 il Parlamento europeo ha approvato – con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti – la proposta di direttiva. Ora manca la fase dei negoziati.

Saranno esclusi dalla novità gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, luoghi di culto, seconde case, edifici temporanei, immobili autonomi con superficie sotto i 50 mq.

Le classi energetiche di un edificio variano da A4 che è la classe con minore consumo energetico alla G, la più dispendiosa. Le classi energetiche sono in tutto 10, e sono elencate in ordine decrescente: A4, A3, A2, A1, B, C, D, E, F e G.

In Italia le case sono energivore

La situazione energetica degli immobili in Italia è stata recentemente fotografata dall’analisi sul monitoraggio delle dinamiche del mercato immobiliare in funzione delle caratteristiche energetiche degli edifici, frutto della collaborazione tra l’ENEA, l’Istituto per la Competitività (I-Com) e la Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionisti (Fiaip), condotta da 9 anni su un campione di oltre 600 agenti immobiliari professionali Fiaip e presentata a Roma presso la sede dell’Associazione Stampa Estera.

L’indagine evidenzia come la percentuale di immobili appartenenti alla classe energetica G nel 2021 risulti ancora prevalente, anno nel quale è comunque emersa un’accelerazione della qualità energetica degli immobili ristrutturati e usati. Questo anche grazie al beneficio degli incentivi fiscali e nello specifico al Superbonus 110%, che ha trovato la sua concreta applicazione proprio nel 2021, dopo un anno nel quale i cittadini, a causa della pandemia, hanno dato priorità più alla ricerca di abitazioni dotate di maggiori spazi interni ed esterni che non all’efficienza energetica e alla sicurezza sismica.

Allo stesso tempo però, dice l’indagine, aumenta la voglia di casa meno energivora. Cresce il numero di immobili compravenduti nelle classi energetiche più performanti nel 2021 e si registra un 30% di acquisti di nuove costruzioni in classe A1 a fronte di una stabilità della qualità energetica degli edifici e abitazioni, che si mantengono però ancora ben distanti dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2030. 

I costi per i proprietari: le stime del Codacons

Adeguarsi alla direttiva significa per i proprietari immobiliari fare lavori sulla propria casa, quindi un ingente esborso. Di quanti costi parliamo? A fare una prima stima è l’associazione dei consumatori Codacons secondo cui la spesa per le ristrutturazioni degli edifici privati potrebbe raggiungere quota 108 miliardi di euro.

Gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue riguardano l’efficientamento energetico e quindi via libera al cappotto termico, la sostituzione degli infissi, le nuove caldaie a condensazione e i pannelli solari.

Come spiega l’associazione, lavori che hanno costi molto diversificati a seconda della tipologia dei materiali scelti e dell’ubicazione territoriale degli edifici. Il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro.

Per una nuova caldaia a condensazione, considerata una abitazione da 100 mq, la spesa va dai 3mila agli 8mila euro, il doppio se la caldaia è ibrida e con pompa di calore – analizza il Codacons – Per un impianto fotovoltaico da 3 kW la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati.

Gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue determinerebbero quindi un costo medio tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione, con una spesa per la collettività, considerando 1,8 milioni di edifici interessati dalla misura, tra i 63 e i 108 miliardi di euro come calcola il Codacons.

 

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