Facilmente calcolabile, la cedolare secca è l’imposta sostitutiva che si applica al canone di locazione e deve essere scelta nel momento in cui si stipula il contratto; vale soltanto in caso di locazione a uso di abitazione e non d’ufficio. Introdotta nel 2011, tramite decreto legge n. 23, intende facilitare il cittadino nelle operazioni di registrazione contrattuale e fare emergere le cosiddette “locazioni fantasma”. Con il Dl 102 del 28 agosto 2013, discusso in aula in questi giorni e lunedì 14 ottobre messo al voto, l’imposta per i contratti a canone concordato (quelli cioè determinati sulla base di accordi territoriali tra associazioni della proprietà e quelle degli inquilini) si applica al 15% (fino al 2013 era al 19%) e nella misura del 21% per i contratti a canone libero. La riduzione di 4 punti percentuali dell’aliquota punta a favorire questa tipologia contrattuale ai fini del rilancio del mercato delle locazioni. Alcuni emendamenti al “decreto Imu” presentati alla Camera, prevedono una riduzione ulteriore dell’aliquota al 10 per cento sugli affitti per i contratti concordati e il contemporaneo aumento dal 21 al 23 per cento dell’aliquota prevista per gli altri contratti.
Cedolare secca: varierà l’aliquota sui contratti d’affitto?
Presentati alla Camera alcuni emendamenti al “decreto Imu”: riduzione al 10% della cedolare secca sugli affitti per i contratti concordati e aumento dal 21 al 23% quella prevista per gli altri contratti.

A cura di “La Redazione”
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