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Con l’arrivo della primavera e dell’estate, se nella propria casa si ha un balcone o un terrazzo abbastanza ampi e attrezzati allo scopo, vi può essere la possibilità di cucinare all’aperto e poi cenare in compagnia.
Questa pratica può essere però fonte di controversie con i vicini, per via del fastidio che si può arrecare.
Ma in un condominio si può cucinare sul balcone oppure no?
Ecco cosa dice la legge in proposito e a cosa prestare attenzione.
Cucinare sul balcone: quali possono essere i problemi
Se il balcone o il terrazzo sono di dimensioni adeguate per permettere la presenza di un tavolo per mangiare e dell’attrezzatura per cucinare, alcune persone possono posizionarvi all’occorrenza un piccolo barbecue portatile per fare una grigliata o un fornelletto per friggere.
Se certamente tale pratica può essere divertente e gradevole soprattutto con la bella stagione, essa però potrebbe arrecare disturbo ai vicini di casa o più in generale agli altri condomini.
Infatti i problemi che ne possono derivare sono diversi:
- emissione e dispersione nell’aria di fumi e odori che possono risultare sgradevoli;
- impatto sul decoro dell’edificio, specie se sul terrazzo si installano attrezzature in maniera stabile o duratura;
- caduta di briciole o residui di cibo sui piani sottostanti.
Cucinare sul balcone è consentito dalla legge?
Il balcone o il terrazzo sono dei beni di proprietà esclusiva.
Come tale, il proprietario ha il diritto di farne l’uso che ritiene opportuno senza divieti da parte di terzi, fermo restando naturalmente il rispetto dei diritti degli altri.
Se si desidera cucinare sul balcone del proprio appartamento, ciò è consentito in quanto si tratta di un’attività svolta in una parte della propria proprietà.
Esistono d’altra parte dei limiti a tale attività e delle eccezioni.
Un primo caso può essere costituito dalla presenza di un divieto esplicito in tal senso contenuto nel regolamento condominiale di tipo contrattuale.
Il regolamento contrattuale, qualora esistente, potrebbe contenere una norma specifica relativa a questo tipo di utilizzo del balcone, per esempio vietando o limitando la possibilità di cucinarvi.
Un altro caso può essere quello che riguarda il decoro dell’edificio.
Ciò può verificarsi per esempio se il proprietario colloca sul terrazzo un barbecue in muratura oppure un’attrezzatura ingombrante, visibile dall’esterno o in maniera stabile.
In questi casi, la presenza di strumenti per cuocere cibi potrebbe avere un impatto sull’estetica dell’edificio.
Va ricordato che la legge, agli articoli 1120 e 1122 del Codice Civile, vieta modifiche o innovazioni che possano alterare il decoro architettonico ed estetico dell’edificio, anche se messe in atto su parti di proprietà esclusiva.
Il problema di fumi e odori immessi nell’aria
Il problema principale che può essere causato dall’attività di cucinare cibi sul balcone è quello relativo all’immissione nell’aria di fumi, odori persistenti o sgradevoli.
Su questo punto la legge è chiara.
L’articolo 844 del Codice Civile prevede il divieto di immissioni nelle proprietà adiacenti che superino la soglia della tollerabilità e che pertanto impediscano ai vicini il godimento del proprio bene.
Le immissioni a cui si fa riferimento possono essere di qualsiasi natura, ossia rumori, fumi, esalazioni, ivi compresi gli odori di cibo e i fumi derivanti da una frittura o un barbecue.
La produzione di tali fumi e odori potrebbe arrecare disturbo ai vicini di casa.
È evidente però che esiste anche la regola non scritta del buon senso: cucinare o fare un barbecue una volta ogni tanto, magari per una festa estiva, è ben diverso da una condotta quotidiana o quanto meno frequente.
Allo stesso modo, si deve fare attenzione alla distanza rispetto al balcone del vicino o al muro divisorio tra due appartamenti, per cui qualora ci si metta a cucinare sul terrazzo è bene almeno avere l’accortezza di posizionarsi nel punto più lontano, in modo da dare meno fastidio possibile.