Raccolta dell’umido: ancora molto lavoro da fare sulla qualità della frazione organica

Nel 2023 sale al 45% la quota dei conoscitori dell’economia circolare  e al 60% quella che crede nella crescita dei green jobs. Buone anche le percentuali di raccolta differenziata, ma l'Italia è ancora indietro sulla qualità, a partire da quella dell’organico. Solo in un impianto su quattro lo scarto della frazione organica è inferiore al 2,5%.

Stefania Lobosco
A cura di Stefania Lobosco
Pubblicato il 11/08/2023 Aggiornato il 23/08/2023
Raccolta dell’umido: ancora molto lavoro da fare sulla qualità della frazione organica

Economia circolare e green jobs sono il futuro del nostro Paese; i cittadini sembrano essere sempre più informati sul tema, attenti alle questioni ambientali e convinti che l’Italia debba procedere in questa direzione. Nel 2023 è cresciuta, infatti, sia la quota dei conoscitori dell’economia circolare che arriva al 45% (segnando un incremento del +5% rispetto a cinque anni fa); sia il numero dei cittadini – ben il 60% – secondo i quali i “green jobs” aumenteranno in futuro (+12% rispetto al 2022). È fondamentale però una maggiore consapevolezza della leadership italiana nel settore visto che il 43% dei cittadini non sa e non ritiene credibile che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa sul riciclo dei rifiutiIdee chiare e grande consapevolezza invece sulla crisi climatica: il 63% dei cittadini ritiene i disastri (siccità, alluvioni e trombe d’aria, etc.) la prima conseguenza dei cambiamenti climatici che generano a cascata conseguenze economiche per gli individui (aumento del costo dei prodotti alimentari e della vita più in generale). Le azioni di protesta come imbrattare monumenti e opere d’arte sono ritenute necessarie e comprensibili dal 20% degli intervistati, mentre sono bocciate dal 49%, che le considera gesti irresponsabili e incomprensibili 

A tracciare questo quadro è stata la X edizione dell’Ecoforum 2023, la conferenza nazionale sull’economia circolare tenuta da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e della Regione Lazio, e che si è aperta con la presentazione del sondaggio Ipsos “L’Italia e l’economia circolare”. 

Dati raccolta differenziata organico 2023

Dati raccolta differenziata organico 2023

Che cosa è l’umido

L’umido è il rifiuto organico costituito da scarti alimentari e altri rifiuti facilmente biodegradabili. Nella raccolta dell’umido possiamo mettere: scarti di cucina, avanzi di cibo, piccole ossa, scarti di frutta e verdura, bastoncini in legno per gelati, fondi di caffè e filtri di tè, escrementi di animali domestici, fino alle lettiere naturali, fiori recisi, alimenti avariati e scaduti. Se in linea generale ormai molte indicazioni sono acquiste dai più, restano a volte dei dubbi su che cosa si debba mettere oppure no nell’umido e a volte i Comuni possono dare input diversi su alcune cose specifiche. Inoltre con il tempo, progressivamente, alcuni aspetti cambiano: sempre più sacchetti e confezioni possono andare nell’umido perché biodegradabili, così come per esempio alcuni pannolini dei bambini.

I rifiuti organici sono raccolti in maniera distinta dagli altri rifiuti poiché essendo, per loro natura, umidi danno problemi di percolazione nelle discariche, elevati costi (ed emissioni nocive) per l’incenerimento, fermentano e producono cattivi odori.

Il modo migliore per smaltire l’umido è trasformarlo in una sostanza utile attraverso il processo di compostaggio. Attraverso un processo di degradazione naturale, si ricava infatti il compost, un terriccio ricco di nutrienti, utilizzabile come fertilizzante in agricoltura. Il compost può essere anche effettuato in casa, per chi ha la fortuna di avere un piccolo orto o giardino in cui collocare il composter domestico. 

Ogni Comune decide inoltre come vanno raccolti i rifiuti organici mentre lo smaltimento dei rifiuti è affidato alle Regioni. Ogni Comune quindi decide proprie regole per quanto riguarda la tempistica di raccolta (in genere il processo di raccolta procede per zone e quartieri in maniera graduale fino ad arrivare alla completa copertura del Comune) e le modalità che tengono conto di fattori importanti, come in primo luogo il numero degli abitanti.

 

In Italia ancora poca qualità nella raccolta dell’organico

Ciò che è emerso durante la conferenza è che l’Italia deve accelerare ancora di più il passo sull’economia circolare, superando i tanti ostacoli burocratici e tecnologici che ancora frenano lo sviluppo di questo nuovo modello di sviluppo economico, ma allo stesso tempo deve colmare anche i gravi ritardi sulla qualità della raccolta differenziata, a partire da quella dell’organico.

Nonostante in Italia l’economia circolare abbia trovato da molti anni un terreno fertile come dimostrano le tante esperienze virtuose di comuni, consorzi, aziende pubbliche e private, sono ancora diversi gli ostacoli da rimuovere e i ritardi da colmare. Norme farraginose, autorizzazioni lente, controlli pubblici a macchia di leopardo, progetti calati dall’alto non aiutano a far decollare l’economia circolare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Servono mille nuovi impianti di economia circolare e progetti innovativi che vadano nella giusta direzione, come quelli che stiamo raccontando e visitando dal Nord al Sud della Penisola con la nostra campagna nazionale sui cantieri della transizione ecologica. È fondamentale anche rivendicare la nostra leadership sull’economia circolare in Europa, per rafforzare ulteriormente il Green Deal, al centro di polemiche strumentali, davvero incomprensibili, che non fanno altro che isolare l’Italia e il suo sistema produttivo nel percorso verso la decarbonizzazione del vecchio Continente entro il 2050” – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente.

L’Italia sembra quindi essere indietro sulla qualità della raccolta differenziata, soprattutto dell’organico. La FORSU (La Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) rappresentata il 39% dei rifiuti differenziati (7,4 milioni di tonnellate nel 2021) e viene raccolta in maniera differenziata nel 96% dei comuni italiani. Secondo i dati forniti da Ispra e rielaborati da Legambiente, nel 2021 sono stati trattati 8,3 milioni di tonnellate di materiale di materiale organico e di queste ben il 17% (1,4 milioni di tonnellate) è risultato essere un materiale di scarto. Negli impianti, nell’11% dei casi è arrivato materiale con una percentuale di scarto superiore al 50%, nel 57% gli scarti hanno rappresentato tra il 5 e il 50%. Ciò significa che i Comuni italiani conferiscono rifiuti di matrice organica che solo nel 25% dei casi sono di qualità molto elevata, ovvero con una percentuale di impurità inferiore al 2,5%. Il Consorzio Italiano Compostatori e Legambiente segnalano dunque la criticità di una diffusa riduzione della qualità della raccolta differenziata della frazione organica su tutto il territorio nazionale che rischia in prospettiva di aumentare la percentuale di rifiuto organico non effettivamente avviato a riciclo, di inficiare negativamente sulla quantità (non qualità) di compost prodotto, di danneggiare il settore economico del biowaste e di aumentare i costi di gestione della frazione organica per i Comuni e i cittadini. 

Scarti organici di qualità

Scarti organici di qualità

Nel nostro Paese solo in un impianto su quattro lo scarto della frazione organica è inferiore al 2,5%, che rappresenta la quantità massima ottimale per ottenere compost di qualità in uscita dagli impianti. Nell’organico raccolto ancora ci sono percentuali significative di materiali non compostabili (MNC) che compromettono la qualità e sono un problema per chi gestisce gli impianti. Stando ai dati elaborati da Legambiente attraverso un’indagine diretta e mirata agli impianti di trattamento della frazione organica, sacchetti di plastica non compostabile (4,2%), seguiti da “plastica in film, imballaggi in plastica e altra plastica” (2,2%), sono i materiali più trovati. Le modalità di raccolta incidono molto sulla qualità: con la raccolta differenziata mista (stradale + porta a porta) la percentuale di scarti è del 15%, mentre con le raccolte domiciliari la percentuale di materiali estranei diminuisce al 3,4%

Le cinque proposte di Legambiente e Kyoto Club per migliorare la raccolta differenziata

Riciclo e sviluppo delle filiere dell’economia circolare, su questo si basano le 5 priorità che Legambiente e Kyoto Club indirizzano al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin presente alla prima giornata dell’Ecoforum 2023: 

  • Implementare la capacità impiantistica di riciclo e riusoa partire dalle filiere più urgenti, quali l’organico, colmando il divario tra nord e centro sud del Paese e fermando il turismo dei rifiuti verso le regioni più infrastrutturate, perseguendo la strategia “Rifiuti zero, impianti mille”.  
  • Applicare il principio “chi inquina paga” per disincentivare lo smaltimento in discarica e favorire la prevenzione e il riciclo dei rifiuti.  
  • Attivare politiche industriali strutturate a supporto delle imprese che già investono o che vogliono investire in questa direzione.  
  • Supportare dal livello centrale gli enti locali destinatari dei finanziamenti del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.  
  • Costruire una filiera nazionale di approvvigionamento delle materie prime critiche per evitare di alimentare future dipendenze da paesi esteri, dando massima priorità all’economia circolare dai RAEE 

Sondaggio Ipsos, focus materiali riciclabili

Per i cittadini italiani la plastica, gli olii esausti ed i RAEE sono i materiali ritenuti più pericolosi per l’ambiente, in particolare la plastica dura. I materiali riconosciuti come più facilmente rigenerabili sono quelli percepiti come meno pericolosi per l’ambiente ovvero il vetro e la carta. Per quel che riguarda l’olio minerale esausto, quasi metà del campione sa che viene raccolto (+2% dal 2022). Una volta informati i cittadini che non ne sono a conoscenza che l’olio minerale esausto raccolto può essere completamente rigenerato e riutilizzato, quasi 1 italiano su 2 vede in questa pratica un supporto all’indipendenza energetica del Paese. 

C’è ancora molto lavoro da fare perché in Italia si diffonda una piena contezza dell’importanza e necessità dell’economia circolare per l’ambiente e lo sviluppo, ma è incoraggiante che in un solo anno il numero delle persone consapevoli dell’urgenza di questa sfida sia cresciuto con all’avanguardia i più giovani. L’economia circolare è un cambio di approccio “totale” che dovrà pervadere tutta l’economia, ma, soprattutto, il nostro sistema culturale e valoriale. Spiace peraltro che gli Italiani non abbiano consapevolezza di come il nostro Paese abbia dimostrato, nell’Economia Circolare, una eccellenza di risultati e di modello organizzativo – I Consorzi – senza pari in Europa. L’esperienza del CONOU, che rigenera tutto (98%) l’olio minerale usato, dimostra non solo che l’economia circolare non è un’utopia, ma anche che è una leva in grado di apportare benefici concreti: nel solo 2022, grazie al lavoro delle imprese del CONOU, si è evitata l’immissione in atmosfera di 64 mila tonnellate di CO2 e di una serie di innumerevoli inquinanti, ma anche si sono risparmiati circa 130 milioni di euro di importazioni di greggio. Il futuro dunque è già qui, ma non può prescindere dalla collaborazione sinergica di tutti – Istituzioni, imprese, cittadini – per accelerare verso la transizione circolare”, ha commentato Riccardo Piunti, Presidente del CONOU. 

L’Italia ha un sistema di raccolta differenziata e riciclo che funziona, e che ha costi inferiori rispetto agli altri Paesi. Oggi, infatti, da noi più di sette imballaggi su dieci trovano una seconda vita, superando ampiamente la percentuale di riciclo degli imballaggi chiesta dall’Europa entro il 2025. Un sistema di cui andare orgogliosi, da valorizzare e difendere. È importante ora continuare a impegnarsi perché la raccolta cresca in qualità, e non solo in quantità, e che i risultati migliorino in tutte le aree del Paese, incluse quelle di alcune Regioni del Mezzogiorno in cui ancora mancano impianti per il recupero dei rifiuti. Ricordando sempre che l’obiettivo finale del nostro lavoro è il riciclo: in un Paese povero di materie prime come l’Italia, recuperare gli imballaggi e trasformarli in nuova materia è prioritario. Sempre più cittadini se ne rendono conto. Da uno studio che abbiamo appena commissionato a IPSOS, infatti, emerge come il 79% degli italiani di norma preferisca acquistare prodotti imballati in confezioni riciclabili, e il 74% sia normalmente attento a scegliere packaging che riportino in etichetta indicazioni sulla corretta raccolta differenziata“, ha dichiarato Ignazio Capuano, Presidente CONAI.

Comuni Ricicloni, premiati i Comuni pugliesi per esempi virtuosi di economia circolare

il CIC – Consorzio Italiano Compostatori, in occasione della XXX edizione di Comuni Ricicloni di Legambiente, organizzata nell’ambito dell’Ecoforum 2023, ha consegnato il premio speciale ai Comuni pugliesi di Alberobello, Locorotondo, Noci e Putignano, coinvolti all’interno del progetto SIRCLES – Supporting Circular Economy Opportunities for Employment and Social Inclusion, per aver mostrato l’impatto che può avere l’economia circolare sul territorio – in ambito sociale, ambientale e lavorativo – e per aver sensibilizzato la cittadinanza sul tema della raccolta differenziata, coinvolgendo anche le strutture dell’hospitality. 

Conferenza stampa finale di SIRCLES

Conferenza stampa finale di SIRCLES

Nato con l’obiettivo di sostenere le opportunità dell’economia circolare in aree turistiche del Mediterraneo ad alto tasso di disoccupazione e formare figure specializzate nel settore dei rifiuti organici selezionate tra giovani NEET (Not in Education, Employment or Training) e persone a rischio di esclusione sociale, SIRCLES Italia si è svolto infatti nella Valle d’Itria, in Puglia, realizzato da CIC – Consorzio Italiano Compostatori in collaborazione con Progeva, Ciheam Bari e Sud Est Donne.

Grazie a SIRCLES sono state formate 7 figure specializzate nel settore dei rifiuti organici, selezionate tra giovani NEET e persone a rischio di esclusione sociale tra 60 partecipanti al corso di formazione base sull’economia circolare condotto nella prima fase del progetto. In quanto “ambasciatori della sostenibilità”, hanno condotto attività di incontro, indagine e sensibilizzazione rivolte a cittadini, utenze commerciali (in particolare del settore HO.RE.CA.), amministrazioni comunali e scuole. In questo modo è stato possibile fotografare le abitudini di raccolta differenziata dei rifiuti organici, per indirizzare future iniziative di miglioramento della qualità della filiera dell’organico. Nell’ambito del progetto sono state previste anche iniziative dedicate al mondo dell’hospitality tra cui la “Green Label Campaign” che, con indagini e monitoraggi, ha portato a premiare, ad oggi, oltre 20 strutture della Valle dell’Itria con il titolo di Bio Waste Recycler” e con il rilascio del “bollino verde”, che certifica qualità e impegno per migliorare l’ambiente e il territorio, a partire dall’attenzione per la raccolta e la gestione dei rifiuti organici.

Abbiamo deciso di premiare i comuni coinvolti per valorizzare il loro ruolo, ringraziarli per aver creduto da subito in questa attività e per stimolarli a migliorarsi proprio a partire dai risultati ottenuti attraverso le interviste ai cittadini. Dalle indagini condotte sul territorio è ad esempio emersa – nel 78% dei casi – l’importanza di educazione e informazione come la chiave per migliorare i propri comportamenti in fatto di raccolta dell’organico”. – ha spiegato Lella Miccolis, Presidente del Consorzio Italiano Compostatori (CIC).

Evento di Premiazione dei Comuni Ricicloni. In foto Elisabetta Romanazzi, Assessora all'Ambiente di Putignano; Irina Krutova, Responsabile Comunicazione Progetti Europei per il CIC; Vitantonio Speciale, Vicesindaco e Assessore all'Ambiente di Locorotondo.

Evento di premiazione dei Comuni Ricicloni. In foto: Elisabetta Romanazzi, Assessora all’Ambiente di Putignano; Irina Krutova, Responsabile Comunicazione Progetti Europei per il CIC; Vitantonio Speciale, Vicesindaco e Assessore all’Ambiente di Locorotondo

 

 

 

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