I pannelli solari fotovoltaici possono essere una fonte di energia pulita a portata di molti. Soprattutto nel nostro Paese, come riporta anche il rapporto annuale di GSE, società gestita dal Ministero dello sviluppo economico per la promozione della produzione di energie rinnovabili: conformazione geografica e clima mediterraneo mite garantiscono infatti ottime potenzialità di resa di tali sistemi.
La radiazione solare annua accumulata – parametro utile alla stima dell’efficienza o delle potenzialità di un impianto solare – nelle regioni italiane (attestatasi l’anno scorso tra i 1200/1300 kWh/m2 a nord e i 2000/2100 kWh/m2 al sud e sulle isole) ci posiziona al secondo posto in Europa, dopo la Germania, per produzione di energia elettrica da sistemi fotovoltaici. Eppure la distribuzione dei pannelli sul territorio nazionale è ancora piuttosto irregolare, dato che quasi la metà degli impianti si concentra in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Ma come funzionano i pannelli fotovoltaici? Il principio è molto semplice: i moduli, posizionati sulle coperture degli edifici (o in spazi aperti) con una inclinazione ottimale per catturare il massimo irraggiamento solare, assorbono mediante le loro celle l’energia del sole e la trasformano in energia elettrica. Il materiale più comune con cui si sono realizzate finora le celle è il silicio (monocristallino, policristallino, amorfo), ma la produzione industriale sta ormai avanzando nella ricerca per sfruttare tecnologie che riducano il costo realizzativo aumentando in particolare la resa energetica. Così dai primi moduli cristallini a più celle assemblate si è passati a quelli a film sottile, in cui il materiale semi-conduttore è un tutt’uno monolitico con il supporto, fino ai più recenti e sperimentali sistemi fotovoltaici organici.
E se il costo iniziale di posa in opera dell’impianto fotovoltaico e del suo collegamento al sistema domestico può sembrare inizialmente oneroso, la spesa può essere ammortizzata nel tempo sfruttando di giorno l’energia auto-prodotta per far funzionare gli apparecchi di casa o cedendola alla rete di distribuzione.
Grazie poi all’opzione di installare speciali batterie – sempre più intelligenti e performanti, capaci in certi casi avanzati persino di dialogare con la comunità di utenti forniti di uno stesso modello, per condividere i chilowatt –, utili per immagazzinare l’elettricità prodotta durante le ore diurne, è possibile allungare il periodo di auto-consumo dell’energia anche dopo il tramonto.
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