Per gli alimenti sfusi, sacchetti biodegradabili e compostabili a pagamento

La nuova legge sui sacchetti biodegradabili e compostabili da usare nei reparti di alimenti sfusi dei supermercati pone qualche perplessità.

Tiziana Giacalone
A cura di Tiziana Giacalone
Pubblicato il 20/01/2018 Aggiornato il 31/01/2019
Sacchetti biodegradabili

I sacchetti ultraleggeri in plastica (usati per l’ortofrutta e per tutti gli altri alimenti venduti sfusi nei supermercati) sono stati sostituiti dal primo gennaio 2018, come previsto dalla Legge n. 123/2017 entrata in vigore il 13 agosto, dai sacchetti biodegradabili e compostabili, con uno spessore inferiore a 15 micron. Questi sacchetti, utilizzati come imballaggio primario, devono inoltre avere un contenuto minimo di materiale rinnovabile del 40% e non saranno più distribuiti gratuitamente.

Quali caratteristiche deve avere un sacchetto biodegradabile e compostabile?

Secondo la nuova disposizione di legge, i sacchetti per gli alimenti sfusi disponibili nei rispettivi reparti dei supermercati devono essere biodegradabili e compostabili. A questo proposito va ribadito che la legge non fissa nessuna percentuale sulla biodegradabilità e compostabilità dei sacchetti per gli alimenti sfusi. E non potrebbe essere altrimenti. Il sacchetto obbligatorio dal primo gennaio 2018 deve necessariamente essere biodegradabile e compostabile secondo la norma di riferimento UNI EN 13432:2002 (dicitura che deve essere riportata nel sacchetto, altrimenti non sarebbe possibile identificarlo come biodegradibile e compostabile e non si potrebbe usare per conferire l’umido da avviare al compostaggio), che richiede che la biodegradabilità e la compostabilità dei sacchetti siano almeno al 90%.

  • Biodegradabilità: capacità di un materiale che grazie alla presenza dei microorganismi si degrada in sostanze più semplici come acqua e anidride carbonica.
  • Compostabilità: la capacità di un materiale organico di essere riciclato con il rifiuto umido trasformandosi in compost con il procedimento del compostaggio.
40% di contenuto minimo di materiale rinnovabile

Cosa diversa dalla biodegradabilità e dalla compostabilità è invece il contenuto minimo di materia prima rinnovabile. In questo caso la normativa richiede che i nuovi sacchetti di cui si parla tanto devono avere il 40% di contenuto minimo di materia prima rinnovabile (60% dal primo gennaio 2021). Cosa si intende per materia prima rinnovabile? La rinnovabilità indica la capacità della materia prima (di origine animale o vegetale) di rigenerarsi in breve tempo (per esempio piante e alberi, loro derivati e scarti), a differenza delle materie prime derivanti da fossili.

E le etichette non compostabili? Una criticità
 
Le etichette non compostabili compromettono l’uso dei sacchetti per la raccolta differenziata dell’umido? Per acquistare frutta e verdura sfusi al supermercato dobbiamo dunque riporre gli alimenti nelle nuove buste e pesare il tutto sulla bilancia del reparto ortofrutta che rilascerà – come sempre – un’etichetta/scontrino da attaccare al sacchetto. E, se c’è chi avanza preoccupazioni sulla possibilità di riusare il sacchetto per conferire l’umido nel caso in cui l’etichetta non fosse compostabile, il CIC (Consorzio Compostatori Italiani) ha diffuso un comunicato con alcune informazioni utili anche sulle etichette. Per il Consorzio le etichette rappresentano una criticità, anche se gli impianti per il compostaggio sono attrezzati per rimuoverle. Tuttavia l’utente può attaccare l’etichetta sul manico del sacchetto togliendola prima di usare il sacchetto per i rifiuti organici.

Tra i supermercati, per esempio, Esselunga si è dotata di etichette compostabili e nel reparto ortofrutta c’è un’assistente alla clientela che rilascia informazioni sui nuovi sacchetti e distribuisce materiale informativo sul progetto “Dicheplastica6, progetto promosso da Assobioplastiche, Conai, Corepla e CIC, per riconoscere e separare correttamente gli imballaggi in plastica e bioplastica.

Costo dei sacchetti

Per legge questi sacchetti usati per gli alimenti sfusi non possono essere ceduti gratuitamente e il loro costo deve risultare dallo scontrino rilasciato alla cassa. La norma non fissa un importo preciso

Attualmente NaturaSì mette invece a disposizione dei clienti – nei reparti ortofrutta – sacchetti di carta gratuiti. Il cliente può pertanto scegliere se acquistare frutta e verdura utilizzando il sacchetto biocompostabile, pagandolo a 0,03 centesimi di euro, oppure scegliendo il sacchetto di carta gratuito.

Possibilità di riusare sacchetti e sporte portate da casa 

Dal punto di vista ambientale riusare sacchetti e sporte portate da casa sarebbe la soluzione ottimale perché si eviterebbe l’uso di un sacchetto che, seppure biodegradabile e compostabile, sarebbe comunque un rifiuto da gestire anche se, va ribadito, può essere usato per la raccolta differenziata dell’umido. Inoltre questa possibilità metterebbe i clienti nelle condizioni di poter scegliere se pagare un nuovo sacchetto biocompostabile oppure portarsi da casa la propria borsina o retina. Un po’ come avviene con i sacchetti biodegradabili e compostabili a pagamento alle casse dei supermercati. Ma il legislatore non ha previsto espressamente questa possibilità e ad oggi né il Ministero dell’Ambiente e neanche il Ministero della Salute si sono pronunciati in questo senso.

Il primo, con una lettera inviata alla grande distribuzione, ha comunicato che la Legge n. 123/2017 ,per un coordinamento con le regole di sicurezza alimentare e igiene degli alimenti, non contempla “la possibilità di sostituire con borse riutilizzabili le borse fornite a fini di igiene come imballaggio primario per alimenti sfusi.” Mentre il Ministero della Salute dà la possibilità di acquistare frutta e verdura utilizzando i sacchetti portati da casa a patto che siano nuovi. In questo caso chi gestisce il supermercato dovrebbe verificare che effettivamente i sacchetti non siano stati già usati… con le ovvie problematiche del caso.

Clicca per vederle full screen

  • In alcuni reparti ortofrutta si informano i clienti su come differenziare la plastica.jpg
  • Le etichette Esselunga nei reparti di ortofrutta sono compostabili e si possono usare per conferire l'umido.jpg
  • Le etichette Esselunga riportano il codice della normativa UNI EN sulla compostabilità
  • NaturaSì mette a disposizione dei clienti anche i sacchetti di carta, distribuiti gratuitamente nei reparti ortofrutta. Il cliente può pertanto scegliere se acquistare frutta e verdura utilizzando il sacchetto biocompostabile, pagandolo a 0,03 centesimi di euro, oppure scegliendo il sacchetto di carta gratuito.
  • NaturaSì mette a disposizione dei clienti anche i sacchetti di carta, distribuiti gratuitamente nei reparti ortofrutta. Il cliente può pertanto scegliere se acquistare frutta e verdura utilizzando il sacchetto biocompostabile, pagandolo a 0,03 centesimi di euro, oppure scegliendo il sacchetto di carta gratuito.
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