Architetture montane: il progetto Habit.A e le buone pratiche costruttive per le Alpi

Dall’osservazione del contesto delle Alpi del Sud, il progetto Habit.A, guidato dall’Ordine degli Architetti di Cuneo, ha proposto un nuovo paradigma per esaminare la bontà delle opere di architettura in territorio montano. Due webinar, domani 27 novembre (validi per i crediti formativi degli architetti) faranno il punto sul tema.

Maria Chiara Voci
A cura di Maria Chiara Voci
Pubblicato il 26/11/2020 Aggiornato il 26/11/2020
Architetture montane progetto HabitA buone pratiche costruttive per le Alpi

Architetture “responsabili” perché in grado di resistere alle sollecitazioni continue imposte dal cambiamento climatico o capaci stimolare azioni per la creazione di valore su un territorio, di promuovere il rilancio di attività economiche o di rappresentare il fulcro della rinascita di una comunità. Non più, quindi, sostenibili solo perché belle da vedere, integrate con l’ambiente circostante, in linea con lo stile e i materiali della tradizione locale o edificate secondo gli standard per il risparmio energetico. È questo l’obiettivo raggiunto da Habit.A, progetto transfrontaliero, inserito nel programma di cooperazione Interreg V/A Francia Italia Alcotra. Capofila è l’Ordine degli Architetti della Provincia di Cuneo. Cinque anni di lavoro che sono ora arrivati al traguardo e che sono partiti da un lungo lavoro di mappatura dell’esistente, perché proprio l’osservazione dei contesti e delle dinamiche locali con cui il territorio si è trasformato sono state la base di partenza per ragionare sulle buone pratiche costruttive per le Alpi.

In particolare, su 80 immobili, una giuria di esperti ne ha individuati 10 fra Italia e Francia da sondare come portatori di elementi di innovazione e qualità.

Due webinar, che si terranno il 27 novembre (validi per i crediti formativi degli architetti) serviranno a fare il punto sul tema. Il progetto si concluderà con la conferenza finale il 2 dicembre.

I macro-risultati sull’architettura alpina

Con Habit.A cambia la prospettiva con cui si guarda all’architettura alpina. Un edificio per essere considerato sostenibile deve essere guardato da punti di vista differenti e questo sguardo deve avvenire in un unico momento, non in fase separate della vita di un manufatto. I temi  stilistici, così come quelli energetici e la loro misurazione, devono dialogare con le normative che regolano la qualità delle architetture e il loro inserimento nel paesaggio così come con valutazioni di carattere più prettamente economico e sociale. Una ristrutturazione o una nuova edificazione assume valore se produce ricadute tangibili. Infine, diventa responsabilità dell’architettura anche la capacità di resistere ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e a fenomeni come l’ultimo evento calamitoso sulle Alpi Marittime, che da poche settimane ha messo in luce la fragilità del territorio rurale italiano.

Protocollo Itaca

Per consentire nel futuro maggiore coerenza nelle costruzioni una delle azioni di Habit.A è stata anche quella di incidere sul Protocollo Itaca, strumento di valutazione del livello di sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, di controllo e indirizzo per la pubblica amministrazione, arricchendolo di due nuove schede di indirizzo. «Grazie a questo progetto, nuovi indicatori, legati alla compatibilità con il contesto ambientale, architettonico e culturale e alla capacità di interagire con il territorio, si aggiungono ai modelli di valutazione del costruito esistenti – spiega l’architetto Claudio Bonicco, Presidente dell’Ordine degli Architetti PP e C della Provincia di Cuneo –. È un passaggio importante che amplia in concetto di sostenibilità».

Le architetture e il lavoro di documentazione di Urban Reports

Il “laboratorio” di Habit.A è stato il territorio montano, pedemontano e rurale delle Alpi, a cavallo tra Italia e Francia, fra cuneese e Dipartimenti delle Hautes Alpes e delle Alpes de Haute Provence. Qui, per la definizione dei nuovi parametri è stata fatta una mappatura di 80 architetture, fra le quali ne sono state selezionate 10, ritenute esemplari. Queste sono diventate “testimonial” del cambiamento di paradigma di costruzione e sono state oggetto di osservazione da parte dei documentaristi di Urban Reports, che hanno “fotografato” le case history: un reportage che racconta i valori alla base di ogni progetto, a partire da quelli dei protagonisti di ogni comunità. Il lavoro sarà assemblato nei prossimi mesi in una mostra digitale.

10 architetture alpine esemplari

  • Lou Pourton → “edifici turistico-ricettivi”
Centro culturale completamente restaurato, esempio di una reinterpretazione della storia nella contemporaneità, grazie al riciclo della pietra, alla semplicità costruttiva e a un involucro edilizio performante.
  • Maison du Bois di Meolans-Revel → “edifici pubblici”
Un’iconica costruzione che (anche nelle modalità con cui è realizzata) è stata realizzata per comunicare la filiera del legno, elemento centrale del progetto.
  • L’Acino → “edifici turistico-ricettivi”
Uno spazio sospeso fra cielo e vigne che caratterizza l’intervento di ampliamento e ristrutturazione delle cantine Ceretto, per la capacità dell’architettura di mettere l’uomo al centro della natura.
  • Borgata Valliera → “edifici produttivi”
Un’azienda-borgo con piccole case ristrutturate, terreni annessi a pascolo e l’edifico più grande della piccola frazione che diventa il cuore di tutta l’operazione: il caseificio a1500 metri d’altitudine.
  • Borgata Paraloup → categoria “riqualificazione urbana”
Un progetto che ha direzionato ogni azione nel segno dell’identità del luogo, della sostenibilità e della conservazione dello stesso, aderendo ai principi fondamentali del restauro quali la riconoscibilità, la reversibilità e il minimo intervento.
  • Finestra sulle langhe → “edifici residenziali unifamiliari”
Una contemporanea abitazione privata a Cigliè di nuova costruzione, che sperimenta tecnologie e uso del mattone.
  • Stalla a San Peyre, costruita ex novo → “edifici produttivi”
Un edificio di uso comune, che in genere non coinvolge la figura di un progettista, e che in questo caso è stato affidato allo studio Amun. Un’architettura che non rinuncia a una riflessione sulle scelte costruttive e di linguaggio anche nella sua relazione con il paesaggio che la circonda.
  • Casa nel fienile → “edifici residenziali unifamiliari”
La ristrutturazione e riqualificazione di un antico rudere agricolo in Valle Stura e il suo riuso in chiave abitativa, con il mantenimento delle mura in pietra preesistenti, come ad abbracciare l’edificio.
  • Maison de Village → “edifici residenziali unifamiliari”
Intervento nel del centro storico di Forcalquier, che spicca per il modo in cui ha reso possibile all’architettura contemporanea di inserirsi all’interno di un contesto urbano storico.
  • Il complesso residenziale di Romette Gap → “edifici residenziali-collettivi”
Ha dietro le spalle un’attenta riflessione sulla sostenibilità, a partire dall’ubicazione rispetto ai servizi fino alla disposizione degli spazi e alla condivisione degli ambienti fra le famiglie che abitano l’immobile.
Acino Arch Luca Deabate

L’Acino → “edifici turistico-ricettivi” – Uno spazio sospeso fra cielo e vigne che caratterizza l’intervento di ampliamento e ristrutturazione delle cantine Ceretto, per la capacità dell’architettura di mettere l’uomo al centro della natura.

Borgata Valliera Paolo Ornato

Borgata Valliera → “edifici produttivi” – Un’azienda-borgo con piccole case ristrutturate, terreni annessi a pascolo e l’edifico più grande della piccola frazione che diventa il cuore di tutta l’operazione: il caseificio a 1500 metri d’altitudine.

BorgataParaloup DarioCastellino

Borgata Paraloup → categoria “riqualificazione urbana” – Un progetto che ha indirizzato ogni azione nel segno dell’identità del luogo, della sostenibilità e della conservazione dello stesso, aderendo ai principi fondamentali del restauro quali la riconoscibilità, la reversibilità e il minimo intervento.

Finestra sulle langhe studio ATA

Finestra sulle langhe → “edifici residenziali unifamiliari” – Una contemporanea abitazione privata a Cigliè di nuova costruzione, che sperimenta tecnologia e uso del mattone.

La stalla studio Amun

Stalla a San Peyre, costruita ex novo → “edifici produttivi” – Un edificio di uso comune, che in genere non coinvolge la figura di un progettista, e che in questo caso è stato affidato allo studio Amun. Un’architettura che non rinuncia a una riflessione sulle scelte costruttive e di linguaggio anche nella sua relazione con il paesaggio che la circonda.

Lacasanelfienile DarioCastellino

Casa nel fienile → “edifici residenziali unifamiliari” – La ristrutturazione e riqualificazione di un antico rudere agricolo in Valle Stura e il suo riuso in chiave abitativa, con il mantenimento delle mura in pietra preesistenti, come ad abbracciare l’edificio.

Lou Pourtoun Arch Forsans

Lou Pourton → “edifici turistico-ricettivi” – Centro culturale completamente restaurato, esempio di una reinterpretazione della storia nella contemporaneità, grazie al riciclo della pietra, alla semplicità costruttiva e a un involucro edilizio performante.

Maison de Village

Maison de Village → “edifici residenziali unifamiliari” – Intervento nel centro storico di Forcalquier, che spicca per il modo in cui ha reso possibile all’architettura contemporanea di inserirsi all’interno di un contesto urbano storico.

Maison Du Bois

Maison du Bois di Meolans-Revel → “edifici pubblici” – Un’iconica costruzione che (anche nelle modalità con cui è realizzata) è stata realizzata per comunicare la filiera del legno, elemento centrale del progetto.

Romette Gap

Il complesso residenziale di Romette Gap → “edifici residenziali-collettivi” – Ha dietro le spalle un’attenta riflessione sulla sostenibilità, a partire dall’ubicazione rispetto ai servizi fino alla disposizione degli spazi e alla condivisione degli ambienti fra le famiglie che abitano l’immobile.

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