Il secondo manifesto che annuncia la sessantesima edizione del Salone del Mobile.Milano

In attesa della presentazione ufficiale della manifestazione, che si terrà domani a Milano, ecco il secondo manifesto che annuncia la sessantesima edizione del Salone del Mobile.Milano

Architetto Marcella Ottolenghi
A cura di Architetto Marcella Ottolenghi
Pubblicato il 15/03/2022 Aggiornato il 05/04/2022

La campagna di comunicazione della sessantesima edizione del Salone del Mobile.Milano continua il percorso di avvicinamento all’inaugurazione di giugno e svela il secondo dei sei poster a firma di Emiliano Ponzi, illustratore riconosciuto e premiato internazionalmente. Che ha scelto di rappresentare ogni decade di vita della manifestazione scegliendo riferimenti capaci di celebrarne la storia e nel contempo il legame con la città, con il mondo del progetto, con le trasformazioni degli stili di vita e della società.

Dopo gli anni ’60, che hanno visto nascere e crescere il Salone, la seconda illustrazione è dedicata agli anni Settanta. Un periodo storico di cambiamenti sociali, culturali, economici che hanno coinvolto anche gli stili di vita domestici e di conseguenza le case e l’arredamento. È la decade in cui il Salone del Mobile.Milano differenzia l’offerta espositiva, dando vita ai primi due appuntamenti biennali, EuroCucina nel 1974 e Euroluce due anni dopo. Ma sono anche gli anni in cui la città operosa (e operaia) è in costante movimento – ecco spiegato il tram protagonista, numero 60 come la cifra del compleanno della manifestazione – e accoglie la cultura hippy, rappresentata dai due ragazzi con la chitarra.

salone mobile 60 anni poster anni 70

La cifra espressiva di Ponzi è inconfondibile e sceglie di evitare un taglio esclusivamente informativo a favore di una dimensione più emotiva, capace di celebrare le tante sfaccettature fino a questa sessantesima edizione del  Salone del Mobile.Milano. Riti e costumi che hanno definito l’identità del capoluogo lombardo e poi dell’Italia intera, dal 1961 ai giorni nostri.

Come per il primo manifesto, anche in questo caso lo spettatore può “entrare” nell’immagine grazie alla realtà aumentata (e al lavoro dello studio creativo Alkanoids): inquadrando il QR code presente nel disegno con uno smartphone o un tablet la scena si anima e diventa tridimensionale, con effetti a sorpresa.

 

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