Tassa sulla spazzatura: chi deve pagare la Tari e come avere lo sconto

Cos'è la Tari, chi la paga e chi no, come e quando si paga fino ai casi di riduzione: tutto quello che c'è da sapere sulla tassa sulla spazzatura. Le regole sul pagamento della spazzatura vengono stabilite da ogni singolo Comune, ma ci sono casi di sconto o esenzione dalla Tari a livello nazionale. Vediamo quali sono.

Alessandra Caparello
A cura di Alessandra Caparello
Pubblicato il 27/08/2023 Aggiornato il 27/08/2023
TARI

La Tari è la tassa sulla spazzatura che si paga per ogni immobile suscettibile di produrre rifiuti. La legge stabilisce le regole generali e poi a livello locale i singoli Comuni stabiliscono norme più specifiche come quelle che riguardano le ipotesi di riduzioni ed esenzioni.

Che cosa è la Tari

La Tari è la tassa sulla spazzatura destinata a finanziare i costi di raccolta e smaltimento rifiuti. La tassa in particolare deve coprire i costi di gestione del Comune per la raccolta e il trasporto dei rifiuti; lo spazzamento e il lavaggio delle strade; il trattamento e recupero dei rifiuti; lo smaltimento dei rifiuti.

Chi deve pagare la spazzatura e chi no

Il pagamento della Tari spetta a chiunque sia in possesso, o detenga a qualsiasi titolo (ad esempio, locazione, comodato d’uso, usufrutto, proprietà, ecc.), locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti urbani. È obbligato quindi  a pagare la  tassa sui rifiuti chiunque occupi l’immobile, a prescindere se sia inquilino in affitto o proprietario. Sono escluse dal pagamento della tassa le aree oggettivamente inutilizzabili e che, quindi, sono escluse dal servizio pubblico di nettezza urbana come le aree scoperte pertinenziali o accessorie a civili abitazioni, come ad esempio le cantine, le terrazze scoperte, i balconi, i giardini, i cortili o anche i posto auto scoperti. Questo non vale per le aree utilizzate per attività economiche (come il cortile di una fabbrica), che sono invece sempre tassate; le aree condominiali comuni che non siano utilizzate oppure occupate in via esclusiva, quali androni dei palazzi, gli stenditoi, gli ascensori, le scale di accesso.

Quando si paga la Tari 

Nella maggior parte dei casi la scadenza della TARI è ripartita in tre tranche:

  • 1° acconto entro la fine di aprile;
  • 2° acconto entro la fine di luglio;
  • saldo entro la fine dell’anno.

Come pagare la Tari

In genere è prevista la possibilità di versare tutta l’imposta in un’unica soluzione, oppure di rateizzarla con le scadenze individuate appunto dal gestore della raccolta rifiuti. In ogni caso la competenza è annuale.

Le modalità di pagamento sono tre:

  • bollettino postale
  • MAV
  • modello F24, che dovrebbero arrivare direttamente via posta già compilati.

Pagare con F24

Qualora si dovesse compilare un F24 in autonomia, bisogna inserire i propri dati personali, comprensivi di codice fiscale e fare riferimento alla sezione “imu e tributi locali” del modello.

Il modello F24, utilizzati per vari pagamenti quali appunto tasse e imposte, possono essere pagati anche online, in tre modalità differenti:

  • sul sito di Poste Italiane;
  • sul sito dell’Agenzia delle Entrate;
  • sul sito della propria banca.

Per il pagamento online del modello F24  occorre inserire: 

  • l’importo da pagare;
  • il codice tributo;
  • l’anno per cui l’imposta deve essere pagata;
  • se state pagando una rata, dovrà essere indicata quale rata è;
  • eventuali crediti;
  • saldo finale.

La tassa sui rifiuti inoltre si può pagare anche tramite la piattaforma PagoPA.

Nella casella “Codice ente/Codice Comune” va inserito il codice catastale del Comune per il quale si sta versando la TARI. Per i codici tributo invece bisogna utilizzare il 3944 per l’imposta, il 3945 per gli interessi e il 3946 per l’eventuale sanzione.

TARI seconda casa abitata e disabitata

La tassa sui rifiuti deve essere pagata su tutti gli immobili, prima e seconda casa.

Può accadere che un proprietario ha una seconda casa in cui non abita nessuno. In tal caso è prevista l’esenzione dal pagamento della TARI sulle seconde case solo se queste sono disabitate e inutilizzabili, cosa che deve provata dimostrando l’assenza di allaccio alla rete elettrica, idrica o fognaria. Quindi la tassa sui rifiuti per una seconda casa non abitata non si paga, ma soltanto a due precise condizioni: la casa deve essere priva di arredi e priva di fornitura di acqua, gas e luce.

Per dimostrare che la casa è disabitata e che risultano non attive le diverse forniture di beni essenziali, è necessario presentare apposita documentazione al Comune che potrà inoltre effettuare un’ispezione della casa che si dichiara essere sfitta e non abitata per verificare l’effettiva assenza di arredi.

Se invece la casa è arredata e dotata di allacci alle utenze, la tassa rifiuti deve essere pagata. Il calcolo lo fa il Comune, che come prevede nel suo regolamento può applicare un criterio presuntivo per stabilire quanto pagare di TARI. Cosa significa? Che il Comune presume che i non residenti debbano pagare un tot per una seconda casa che è presuntivamente proporzionato alla superficie dell’immobile. Così ad una più ampia superficie dell’immobile corrisponde la presenza di un maggior numero di persone e, quindi, una maggiore potenzialità di rifiuti. Ovviamente il contribuente ha sempre la possibilità di dichiarare l’effettivo numero di componenti del proprio nucleo familiare e la superficie dell’immobile, fermo restando che il Comune – considerato che trattasi di seconda casa – non potrà chiedere tariffe alte.

Se la seconda casa invece è messa in locazione e la locazione è duratura, e c’è un regolare contratto di affitto, a pagare la tassa rifiuti è l’inquilino. Se invece si affitta la seconda casa temporaneamente, ad esempio nei mesi estivi, prefigurando così una casa vacanza, allora a pagare è sempre il proprietario e i Comuni stabiliscono degli sconti in merito.

Tari casa in affitto: chi paga

Il pagamento della tassa sui rifiuti è dovuto sempre da chi utilizza l’immobile e, quindi, a dover pagare la Tari è l’inquilino. Il pagamento della tassa sui rifiuti non spetta a chi ha la residenza nell’immobile ma a chi ne risulta il concreto utilizzatore.

Come si calcola la Tari

Ogni Comune con proprio regolamento stabilisce le proprie tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti. Si considera assoggettabile al tributo la “superficie calpestabile” di unità immobiliari, iscritte o iscrivibili nel catasto urbano, suscettibili di produrre rifiuti. 

La superficie calpestabile rappresenta la base di calcolo della tassa sui rifiuti, poiché fa riferimento ai metri quadrati netti all’interno delle mura. Nel caso di utenze domestiche, oltre alla superficie dell’immobile si tiene conto anche del numero di occupanti.

Le tariffe della Tari in particolare si compongono di due parti, una parte fissa e una variabile. La prima è determinata in base alle corrispondenti essenziali del costo del servizio, riferite in particolare agli investimenti per le opere e dai relativi ammortamenti; la parte variabile, invece, serve a finanziare quei costi, per l’appunto variabili, come il trasporto dei rifiuti, la raccolta, il riciclo e lo smaltimento, è calcolata in relazione alla quantità di rifiuti attribuiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di gestione.

Come avere lo sconto

La legge stabilisce una serie di riduzioni obbligatorie in casi specifici:

  • riduzioni della quota variabile proporzionali alle quantità di rifiuti speciali assimilati agli urbani che il produttore dimostra di aver avviato al riciclo, disciplinate dal comune con proprio regolamento;
  • riduzione per mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti/effettuazione del servizio in grave violazione della disciplina di riferimento/interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente: la TARI è dovuta nella misura massima del 20% 
  • riduzione per le zone in cui non è effettuata la raccolta: la TARI è dovuta nella misura massima del 40%, secondo quanto stabilito dal comune che può anche graduare la tariffa in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita.

Il comune ha, inoltre, facoltà di introdurre con proprio regolamento esenzioni e riduzioni nel caso di:
– abitazioni con unico occupante;
– abitazioni e locali per uso stagionale;
– abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero;
– fabbricati rurali ad uso abitativo;
– attività di prevenzione nella produzione di rifiuti (in particolare: utenze domestiche che abbiano avviato il compostaggio domestico), commisurando le riduzioni tariffarie alla quantità di rifiuti non prodotti.

E’ il Comune, è bene sottolinearlo, che può stabilire l’esenzione dal pagamento o la riduzione di quanto dovuto sulla base di alcune situazioni, come ad esempio nel caso di abitazioni con unico occupante; abitazioni o locali tenuti a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo come le case vacanza; abitazioni occupate da persone che risiedono all’estero per più di sei mesi all’anno; fabbricati rurali ad uso abitativo; produzione di compost domestico.

Così ad esempio il Comune di Milano prevede che possono presentare richiesta di esonero dal pagamento della Tari, le persone nullatenenti o in condizioni di accertato grave disagio economico, come ad esempio i titolari esclusivamente di pensioni sociali o minime erogate da INPS, le persone assistite in modo permanente dal Comune. A Roma sono esclusi dal pagamento della tassa sui rifiuti le case non utilizzabili durante l’anno a causa di forza maggiore e quelle soggette a ristrutturazione documentata con le dichiarazioni SCIA o CILA, depositati in Municipio. Il consiglio è sempre verificare con il proprio Comune di residenza. 

Tari ridotta e compost a casa

Tra i casi di riduzione della tassa sui rifiuti troviamo quello di chi realizza il compostaggio domestico: chi realizza nel proprio giardino di casa un compost può aver diritto, secondo il regolamento del proprio Comune, alla riduzione della tariffa. Il compostaggio è un processo biologico di decomposizione di rifiuti organici, come gli scarti di cucina da parte di insetti, batteri e funghi che agiscono in presenza di ossigeno. 

Scarti alimentari (come residui di frutta e verdura, fondi di the e caffè, gusci di uova, avanzi di cibo, ma anche scarti del giardino e dell’orto come potature, foglie secche, fiori appassiti, erba secca) vengono usati per il compostaggio, quindi vengono inseriti in una compostiera, il contenitore in cui i rifiuti organici diventeranno compost. Il prodotto collocato nella compostiera matura col passare del tempo, di solito dai 3 ai 12 mesi, e diviene compost da usare come concime naturale. Per realizzare un ottimo sistema di compostaggio, bisogna seguire alcune regole. In primo luogo la compostiera deve essere collocata in un luogo del terreno di casa senza fango e ristagni, all’ombra, assicurando il drenaggio della terra posizionandola su una base rialzata, sempre di terriccio. Gli scarti che si inseriscono devono essere ben miscelati, in modo che ossigeno, carbonio e azoto forniscano alimento per i batteri che si producono. Gli scarti umidi come gli avanzi di cucina vanno miscelati a quelli secchi come le foglie, paglia e trucioli. Altro passaggio importante è garantire agli scarti inseriti nella compostiera un certo grado di umidità. Si può fare in questo caso la cosiddetta “prova del pugno”: si prende una piccola quantità di prodotto e si stringe nella mano, se fuoriescono goccioline d’acqua l’umidità è corretta, altrimenti si deve aggiungere un po’ d’acqua. Per utilizzare il compost come concime per l’orto e le piante si deve però attendere un tempo variabile tra i 4-6 mesi (si ottiene un compost fresco utile per ortaggi, cavoli, patate); 8-10 mesi anche 12 per concimare piante in vaso e fiori. 

Molti Comuni si sono organizzati per la richiesta di una compostiera e per la riduzione della tariffa rifiuti.

  • A Roma ad esempio è prevista un’agevolazione ambientale a favore delle Utenze Domestiche residenti che praticano l’autocompostaggio dei rifiuti organici e degli scarti alimentari. A tal fine, gli utenti devono dimostrare di aver acquistato una compostiera per effettuare l’autocompostaggio domestico e che le utenze oggetto di agevolazione ambientale sono dotate delle necessarie condizioni igienico-sanitarie previste dalle norme vigenti per l’espletamento di tale pratica. Possono svolgere attività di autocompostaggio domestico gli utenti che dispongono di un’area a verde, non pavimentata, pertinenziale ed esclusiva della medesima utenza oggetto di tassa sui rifiuti Ta.Ri., di almeno 25 mq per ogni soggetto che convive nell’immobile.
  • A Trieste il Comune ha stabilito tra i casi di riduzione per compostaggio aerbico individuale (utenze domestiche).
  • Il Comune di Napoli ha predisposto il Regolamento comunale per la riscossione della tassa/tariffa prevedendo sconti/riduzioni per i cittadini aderenti alla pratica del compostaggio domestico. La domanda di adesione al compostaggio domestico deve essere presentata entro il 30 giugno di ogni anno per usufruire della riduzione tariffaria per l’anno di presentazione. Le domande presentate oltre tale data saranno valide ai fini della riduzione tariffaria per l’anno successivo.

Bonus rifiuti

In tema di sconti e riduzioni, l’Arera ricorda che è stato introdotto il bonus rifiuti, un’agevolazione economica, introdotta su scala nazionale dalla legge ma non ancora attivata, che garantirà una riduzione della spesa per il servizio di gestione rifiuti ai nuclei familiari in condizione di disagio economico, analogamente a quanto è già previsto per i servizi elettrico, gas e acqua.

In attesa che siano definite le norme per l’attuazione del bonus nazionale rifiuti (che sarà disciplinato dall’Autorità tenendo conto dei principi e dei criteri generali  che verranno individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri), l’Autorità ha stabilito che gli Enti territorialmente competenti possono introdurre specifiche agevolazioni su base locale per i nuclei familiari che beneficiano o hanno i requisiti per beneficiare dei bonus elettrico, gas e acqua, ed eventualmente per ulteriori categorie di utenti domestici meritevoli di tutela, quali ad esempio i soggetti in grave difficoltà economica sopravvenuta a causa dell’emergenza da Covid-19. Si rinvia in questo caso ai singoli Comuni per tutte le informazioni.

Cosa succede se non si paga la Tari

Se non si paga l’imposta, il Comune emette un avviso di accertamento e richiedere il pagamento degli arretrati degli ultimi 5 anni, applicando sanzioni e interessi che possono portare a triplicare l’importo inizialmente dovuto e non pagato.

Se il contribuente non effettua il pagamento nei termini indicati nell’avviso di accertamento, l’Amministrazione finanziaria può agire esecutivamente nei suoi confronti per recuperare le somme spettanti.

Il pagamento della TARI va in prescrizione trascorsi 5 anni, a partire dall’anno successivo a quello di imposta, ovvero quello la tassa sui rifiuti doveva essere pagata.

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