Mostra World Press Photo Exhibition 2022 - Torino
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Torino
La mostra, con i suoi 134 scatti, è allestita negli spazi della GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea.
Quest'anno i lavori premiati sono stati scelti tra i 64.823 candidati, tra fotografie e open format, realizzati da 4.066 fotografi provenienti da 130 paesi del mondo: si tratta di lavori firmati per le maggiori testate internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Times, Le Monde, El Pais che si contendono il titolo nelle diverse categorie del concorso di fotogiornalismo.
La 66ª edizione della World Press Photo Exhibition è organizzata a Torino per il sesto anno consecutivo e le foto vincitrici sono esposte nella sala mostre al primo piano.
La giuria globale, composta quest’anno da Ernesto Benavides, Simona Ghizzoni, Tanzim Wahab, N'Goné Fall, Rena Effendi, Clare Vander Meersch e Jessica Lim, ha proclamato i 24 vincitori regionali, che provengono così da ben 23 paesi: Argentina, Australia, Bangladesh, Brasile, Canada, Colombia, Ecuador, Egitto, Francia, Germania, Grecia, India, Indonesia, Giappone, Madagascar, Messico, Nigeria, il Paesi Bassi, Norvegia, Palestina, Russia, Sudan e Thailandia.
Tra i 24 vincitori regionali sono stati scelti i quattro vincitori mondiali: ovvero World Press Foto dell'anno, World Press Photo Story dell’Anno, il premio per il progetto a lungo termine World Press Photo e il World Press Photo Open Format Award.
I VINCITORI
World Press Photo of the year è lo scatto realizzato nella Scuola Residenziale di Kamloops dalla fotografa canadese Amber Bracken per il New York Times.
Abiti rossi appesi a delle croci lungo una strada: commemorano i bambini morti alla Kamloops Indian Residential School, un'istituzione creata per i piccoli indigeni. In quel luogo, sono state scoperte circa 215 tombe.
Il premio World Press Photo Story of the Year è andato a "Salvare le foreste con il fuoco" di Matthew Abbott, Australia, un lavoro realizzato per National Geographic/Panos Pictures. Al centro del racconto, un rito degli indigeni australiani che bruciano strategicamente la terra in una pratica nota come
«combustione a freddo»: i fuochi si muovono lentamente, bruciano solo il sottobosco e rimuovono l'accumulo di residui vegetali che possono alimentare incendi più grandi.
Il popolo Nawarddeken di West Arnhem Land, in Australia, attua questa pratica da decine di migliaia di anni e vede il fuoco come uno strumento per gestire la propria terra natale di 1,39 milioni di ettari. I ranger di Warddeken combinano le conoscenze tradizionali con le tecnologie contemporanee per prevenire gli incendi, diminuendo così la CO2 per il riscaldamento climatico.
Vincitore del premio World Press Photo long-term project award, invece, "Distopia amazzonica" di Lalo de Almeida, Brasile, per Folha de São Paulo/Panos Pictures. Mostra come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente minacciata dalla deforestazione, dall'estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali. Pesano anche politiche "poco green" del presidente Jair Bolsonaro.
"Il sangue è un seme" di Isadora Romero, Ecuador ha vinto la sezione video World Press Photo open format award. Attraverso storie personali, questo lavoro mette in discussione la scomparsa dei semi, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali.
Il video è composto da fotografie digitali e cinematografiche, alcune delle quali sono state scattate su pellicola 35 mm scaduta e successivamente disegnate dal padre di Romero.
In un viaggio nel loro villaggio ancestrale di Une, Cundinamarca, in Colombia, Romero esplora ricordi dimenticati della terra e dei raccolti e viene a conoscenza del fatto che suo nonno e la sua bisnonna fossero "custodi dei semi" e che coltivavano diverse varietà di patate, di cui solo due si possono ancora trovare.
La mostra espone, in via eccezionale, le menzioni d'onore del World Photo Contest 2022.
Quest'anno i lavori premiati sono stati scelti tra i 64.823 candidati, tra fotografie e open format, realizzati da 4.066 fotografi provenienti da 130 paesi del mondo: si tratta di lavori firmati per le maggiori testate internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Times, Le Monde, El Pais che si contendono il titolo nelle diverse categorie del concorso di fotogiornalismo.
La 66ª edizione della World Press Photo Exhibition è organizzata a Torino per il sesto anno consecutivo e le foto vincitrici sono esposte nella sala mostre al primo piano.
La giuria globale, composta quest’anno da Ernesto Benavides, Simona Ghizzoni, Tanzim Wahab, N'Goné Fall, Rena Effendi, Clare Vander Meersch e Jessica Lim, ha proclamato i 24 vincitori regionali, che provengono così da ben 23 paesi: Argentina, Australia, Bangladesh, Brasile, Canada, Colombia, Ecuador, Egitto, Francia, Germania, Grecia, India, Indonesia, Giappone, Madagascar, Messico, Nigeria, il Paesi Bassi, Norvegia, Palestina, Russia, Sudan e Thailandia.
Tra i 24 vincitori regionali sono stati scelti i quattro vincitori mondiali: ovvero World Press Foto dell'anno, World Press Photo Story dell’Anno, il premio per il progetto a lungo termine World Press Photo e il World Press Photo Open Format Award.
I VINCITORI
World Press Photo of the year è lo scatto realizzato nella Scuola Residenziale di Kamloops dalla fotografa canadese Amber Bracken per il New York Times.
Abiti rossi appesi a delle croci lungo una strada: commemorano i bambini morti alla Kamloops Indian Residential School, un'istituzione creata per i piccoli indigeni. In quel luogo, sono state scoperte circa 215 tombe.
Il premio World Press Photo Story of the Year è andato a "Salvare le foreste con il fuoco" di Matthew Abbott, Australia, un lavoro realizzato per National Geographic/Panos Pictures. Al centro del racconto, un rito degli indigeni australiani che bruciano strategicamente la terra in una pratica nota come
«combustione a freddo»: i fuochi si muovono lentamente, bruciano solo il sottobosco e rimuovono l'accumulo di residui vegetali che possono alimentare incendi più grandi.
Il popolo Nawarddeken di West Arnhem Land, in Australia, attua questa pratica da decine di migliaia di anni e vede il fuoco come uno strumento per gestire la propria terra natale di 1,39 milioni di ettari. I ranger di Warddeken combinano le conoscenze tradizionali con le tecnologie contemporanee per prevenire gli incendi, diminuendo così la CO2 per il riscaldamento climatico.
Vincitore del premio World Press Photo long-term project award, invece, "Distopia amazzonica" di Lalo de Almeida, Brasile, per Folha de São Paulo/Panos Pictures. Mostra come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente minacciata dalla deforestazione, dall'estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali. Pesano anche politiche "poco green" del presidente Jair Bolsonaro.
"Il sangue è un seme" di Isadora Romero, Ecuador ha vinto la sezione video World Press Photo open format award. Attraverso storie personali, questo lavoro mette in discussione la scomparsa dei semi, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali.
Il video è composto da fotografie digitali e cinematografiche, alcune delle quali sono state scattate su pellicola 35 mm scaduta e successivamente disegnate dal padre di Romero.
In un viaggio nel loro villaggio ancestrale di Une, Cundinamarca, in Colombia, Romero esplora ricordi dimenticati della terra e dei raccolti e viene a conoscenza del fatto che suo nonno e la sua bisnonna fossero "custodi dei semi" e che coltivavano diverse varietà di patate, di cui solo due si possono ancora trovare.
La mostra espone, in via eccezionale, le menzioni d'onore del World Photo Contest 2022.
Regione: Piemonte
Luogo: GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, via Magenta 31
Telefono: 011/4429518
Orari di apertura: 10-18. Lunedì chiuso
Costo: 12 euro; ridotto 10 euro
Dove acquistare: www.gamtorino.it; www.worldpressphototorino.it
Sito web: www.gamtorino.it; www.worldpressphototorino.it
Organizzatore: Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam e Fondazione Torino Musei