Mostra William Congdon. 33 dipinti dalla William G. Congdon Foundation - Jesi
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Jesi (Ancona)
La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, con il patrocinio della Regione Marche, presenta nella propria
sede l’importante mostra antologica del pittore americano William Congdon (1912-1998), un’interprete
eccezionale del Novecento che con la sua pittura ha dato un volto alla ricerca umana del secolo breve,
grazie a un’indagine antropologica sfociata in quadri di grande potenza lirica, tra città e natura antropizzata.
Le opere esposte sono state messe generosamente a disposizione dalla William G. Congdon Foundation, che tutela l’opera del pittore, e appositamente selezionate da Davide Dall’Ombra, direttore di Casa Testori.
Un percorso esaustivo e inaspettato di oltre trenta quadri, spesso di grandi dimensioni, pensato per gli spazi di Palazzo Bisaccioni: dalle New York degli anni Quaranta e le Venezie amate e collezionate da Peggy Guggenheim, fino all’approdo metafisico dei Campi arati degli anni Ottanta e Novanta.
Il visitatore potrà muovere il suo sguardo dall’energia dirompente del linguaggio americano dell’Action
painting, di cui Congdon era un interprete, attraverso le sue prime esperienze di viaggio per le città
d’elezione. È così che la Roma imponente delle vestigia del Pantheon fa i conti con una rappresentazione
esistenziale dell’architettura, rappresentata dalla voragine del Colosseo o dalla precarietà della città di Assisi, franante sulla collina.
A contrappunto dei tormenti e fasti delle civiltà, Congdon scende nel minuto dell’esistenza, attraversando
la metafora dell’animale che, come la natura, deve fare i conti con la violenza dell’uomo. È così che il
ciclo dei Tori diviene la metafora della ricerca crudele, espressa dalle nostre tradizioni, come
nell’inseguimento dei propri desideri.
Ma perfino un toro umiliato, ferito e destinato alla morte può essere, scrive Congdon, redento dall’artista, che ne eterna la grandezza e potenza con la pittura. Dalla pittura come redenzione al simbolo umano di sofferenza e resurrezione per eccellenza, il Crocifisso, il passo è breve. Ma l’approccio dell’artista americano non è mai estetico o teorico e l’approdo al soggetto sacro avviene solo in seguito alla sua tormentata conversione al Cattolicesimo.
Il trasferimento a sud di Milano concentra il suo punto di vista su un soggetto pressoché unico: i campi
coltivati. È nell’ultimo ventennio di vita che la ricerca, da spaziale, si fa temporale e protagoniste
diventano la potenza della terra e le sue trasformazioni.
Non si tratta di visioni idilliache: si svolge l’orizzonte sui campi e se ne segue il processo umano operato in superfice. È un tormento, anche materico, che sembra trovar pace nelle Nebbie e nei monocromi, sfociando nel lirismo musicale della vegetazione che conclude la mostra.
Il progetto di Casa Testori è curato da Davide Dall’Ombra.
Dida: William Congdon, Toro 5 (Corrida), 1970
sede l’importante mostra antologica del pittore americano William Congdon (1912-1998), un’interprete
eccezionale del Novecento che con la sua pittura ha dato un volto alla ricerca umana del secolo breve,
grazie a un’indagine antropologica sfociata in quadri di grande potenza lirica, tra città e natura antropizzata.
Le opere esposte sono state messe generosamente a disposizione dalla William G. Congdon Foundation, che tutela l’opera del pittore, e appositamente selezionate da Davide Dall’Ombra, direttore di Casa Testori.
Un percorso esaustivo e inaspettato di oltre trenta quadri, spesso di grandi dimensioni, pensato per gli spazi di Palazzo Bisaccioni: dalle New York degli anni Quaranta e le Venezie amate e collezionate da Peggy Guggenheim, fino all’approdo metafisico dei Campi arati degli anni Ottanta e Novanta.
Il visitatore potrà muovere il suo sguardo dall’energia dirompente del linguaggio americano dell’Action
painting, di cui Congdon era un interprete, attraverso le sue prime esperienze di viaggio per le città
d’elezione. È così che la Roma imponente delle vestigia del Pantheon fa i conti con una rappresentazione
esistenziale dell’architettura, rappresentata dalla voragine del Colosseo o dalla precarietà della città di Assisi, franante sulla collina.
A contrappunto dei tormenti e fasti delle civiltà, Congdon scende nel minuto dell’esistenza, attraversando
la metafora dell’animale che, come la natura, deve fare i conti con la violenza dell’uomo. È così che il
ciclo dei Tori diviene la metafora della ricerca crudele, espressa dalle nostre tradizioni, come
nell’inseguimento dei propri desideri.
Ma perfino un toro umiliato, ferito e destinato alla morte può essere, scrive Congdon, redento dall’artista, che ne eterna la grandezza e potenza con la pittura. Dalla pittura come redenzione al simbolo umano di sofferenza e resurrezione per eccellenza, il Crocifisso, il passo è breve. Ma l’approccio dell’artista americano non è mai estetico o teorico e l’approdo al soggetto sacro avviene solo in seguito alla sua tormentata conversione al Cattolicesimo.
Il trasferimento a sud di Milano concentra il suo punto di vista su un soggetto pressoché unico: i campi
coltivati. È nell’ultimo ventennio di vita che la ricerca, da spaziale, si fa temporale e protagoniste
diventano la potenza della terra e le sue trasformazioni.
Non si tratta di visioni idilliache: si svolge l’orizzonte sui campi e se ne segue il processo umano operato in superfice. È un tormento, anche materico, che sembra trovar pace nelle Nebbie e nei monocromi, sfociando nel lirismo musicale della vegetazione che conclude la mostra.
Il progetto di Casa Testori è curato da Davide Dall’Ombra.
Dida: William Congdon, Toro 5 (Corrida), 1970
Regione: Marche
Luogo: Palazzo Bisaccioni, piazza Colocci 4
Telefono: 0731/207523
Orari di apertura: 9,30-13; 15,30-19,30 tutti i giorni
Costo: Ingresso libero
Dove acquistare: 0 - ingresso libero
Sito web: www.casatestori.it; www.comune.jesi.an.it/luoghi/Palazzo-Bisaccioni
Organizzatore: Casa Testori