Mostra Vincenzo Agnetti - Torino

Manuela Vaccarone
A cura di Manuela Vaccarone
Pubblicato il 15/02/2022 Aggiornato il 15/02/2022
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Torino
La mostra dedicata a Vincenzo Agnetti (Milano, 1926 - 1981) è il quinto appuntamento del ciclo espositivo nato dalla collaborazione tra l’Archivio Storico della Biennale di Venezia e la VideotecaGAM ed è volto a testimoniare la stagione iniziale del video d’artista italiano tra anni Sessanta e Settanta.

L’esposizione affronta attraverso poche, irrinunciabili opere un aspetto centrale del lavoro di Agnetti: la sostituzione tra parola e numero come ultimo grado di analisi critica e azzeramento del linguaggio. Il tema emerge nelle sue opere a partire dal 1968 con la realizzazione della Macchina drogata, una calcolatrice che traduce i numeri digitati in sequenze di lettere che si combinano senza alcun significato.

Una delle più note frasi di fulminante ma paradossale chiarezza che Agnetti ci abbia consegnato afferma: Una parola vale l’altra ma tutte tendono all’ambiguità. Sulla via dell’azzeramento di ogni strutturato sistema culturale, il passaggio successivo non può che essere la verifica di un ancor più radicale ipotesi: un codice vale l’altro ma nessuno veicola significati.

La parola è ambigua e ogni esercizio di traduzione ne è la riprova. E i numeri, che comunemente ci appaiono come un alfabeto universale e come elementi di un linguaggio esatto, si mostrano nel lavoro di Agnetti altrettanto deserti di ogni capacità di comunicare significati, ma si offrono come supporti all’intonazione della voce.

Il tema della permutabilità di parole e numeri giunge a compiuta espressione nel 1973, anno di realizzazione del video presentato in mostra, Documentario N.2, girato da Vincenzo Agnetti presso il suo studio a Milano.

Nell’arco di pochi minuti si assiste al passaggio dalla messa in scena dei più tipici codici didascalici del linguaggio documentario all’ermetico prodursi della voce dell’artista che pronuncia un discorso fatto unicamente di numeri e diverse intonazioni espressive, mentre le immagini passano dalla ripresa fissa di una sequenza numerica trasformata in pattern visivo allo schermo nero fino a che, in quel buio, il suono si interrompe come per l’improvviso incepparsi di un nastro audio.

Il 1973 è anche l’anno di realizzazione di Frammento di Tavola di Dario tradotto in tutte le lingue, dove l’evocazione di un passato abissale si presenta con i caratteri della scrittura cuneiforme per confrontarsi con una sequenza numerica, linguaggio del presente tecnologico.

La mostra è a cura di Elena Volpato.

Dida: Vincenzo Agnetti, Frammento di Tavola di Dario tradotto in tutte le lingue, 1973, fotografie su pannello e scrittura a china, Collezione Emilio e Luisa Marinoni, Lurago Marinone
Regione: Piemonte
Luogo: GAM, via Magenta 31
Telefono: 011/4429518
Orari di apertura: 10-18. Lunedì chiuso
Costo: Ingresso libero
Dove acquistare: 0 - ingresso libero
Sito web: www.gamtorino.it
Organizzatore: Archivio Storico della Biennale di Venezia in collaborazione con la VideotecaGAM
Vincenzo Agnetti