Mostra TERRA SACRA - Ancona

Manuela Vaccarone
A cura di Manuela Vaccarone
Pubblicato il 18/11/2021 Aggiornato il 18/11/2021
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Ancona
La mostra intende partire dal territorio di Ancona e in particolare dalla Mole, progettata nel 1732 da Luigi Vanvitelli nel porto di Ancona, che da anni si è confermata uno degli spazi culturali più importanti del centro-sud della Penisola, anche in virtù delle contaminazioni fra cultura (le grandi mostre), psicoanalisi e scienze umane (Festival KUM!), musica (La mia generazione festival), e innovazione nell’ambito dell’accessibilità (Museo Omero).

A tal proposito, il grande Cavallo rosso di Mimmo Paladino, installato sulle mura della Mole cinque anni fa come elemento di un progetto di arte urbana, segna il primo importante legame fra arte e città. La mostra si apre con una gigantografia del Mediterraneo del fotografo Filippo Piantanida, luogo di transito, scoperta, pellegrinaggio e speranza raccontato dalle grandi saghe antiche e dalle cronache contemporanee.

Entrando nello spazio del Magazzino Tabacchi il visitatore incontrerà il bosco digitale di Quayola: le immagini degli alberi saranno accostate a un lacerto di una scultura classica, rivisitata in chiave tecnologica, che richiama il Gruppo del Laocoonte, associando due degli elementi significativi dell’esposizione, la natura e l’uomo, a partire dalla riflessione che il grande paesaggista francese Gilles Clément fa a proposito del Terzo Paesaggio.

Sezione I. Pittura
Baruchello, Birolli, Cannavacciuolo, Cremonini, de Dominicis, Maselli, Pancrazzi, Pane, Salvo

La prima sezione sarà dedicata alla pittura che analizza il tema del territorio come luogo di vita, in un percorso che dagli anni cinquanta del secolo scorso giunge fino ai nostri giorni; come per le altre sezioni il curatore ha mescolato periodi e linguaggi, andando a riscoprire autori talvolta dimenticati o poco conosciuti.
Dalle Donne addormentate al sole di Leonardo Cremonini ad Anversa di Renato Birolli, fino a un inedito di Maurizio Cannavacciuolo, passando dall’Autostrada di Titina Maselli alla Sicilia di Salvo, ripresa da Luca Pancrazzi, ai luoghi minimi di Gianfranco Baruchello, fino a un raro e delicato ritratto di Gina Pane e un misterioso Gilgamesh di Gino de Dominicis. Uomo e natura che si incontrano.

Sezione II. Antropologia dello spazio
Abate, Fogliati, Icaro, Pinna, Spagnulo

Con le immagini di Franco Pinna, che accompagnò l’antropologo Ernesto de Martino nel suo studio sui riti e la magia del Sud Italia, il tema dello spazio sacro o sacrale della Taranta si declina nel luogo dell’immaginazione artistica con la tarantola di Pino Pascali fotografata da Claudio Abate, in un gioco di specchi che prende la forma e la rende eterea nell’opera di Paolo Icaro, elemento di luce in Piero Fogliati per tornare concreta in Respiro di Giuseppe Spagnulo.

Sezione III. Luoghi degli altri
Avallone, Camporesi, Favelli, Masturzo, Palmieri, Tanzola, Tesei

La sezione parla dei luoghi e dei confini: dalla Persia di Flavio Favelli, all’Iran di Pietro Masturzo, qui con una selezione di immagini tratte da luoghi di conflitto. In particolare la sua fotografia che mostra la protesta notturna delle donne di Teheran (vincitrice del World Press Photo 2010) che salgono sul tetto a cantare contro il regime, è un anelito di libertà. Atlas Italiae di Silvia Camporesi è un atlante della metafisica più̀ geografico.

Pasquale Palmieri racconta l’uomo nel suo territorio mentale e fisico, mentre Peppe Avallone è uno straordinario testimone del terremoto che colpì negli anni ’80 Napoli, con l’insorgenza artistica legata a Terraemotus (ideata da Lucio Amelio): la cultura che diventa megafono civile. Il video di Pierantonio Tanzola racconta invece i luoghi della stessa tragedia, ma nella loro spettrale caducità̀. Alessandro Tesei, regista e videomaker è presente con un montato su Fukushima e il disastro naturale che toccò il Giappone. In questa sezione spiccano anche le piccole opere di Mirella Bentivoglio con le sue lettere per destinatari sconosciuti.

Sezione IV. La casa, i senzatetto
Airoldi, Albanese, Basilé, Botta, Bruno, Bentivoglio, Music, Santucci, Zerocalcare

Il piccolo cunicolo del deposito Tabacchi è uno svincolo: ad accogliere chi entra c’è l’installazione Heimat di Guido Airoldi che pone il tema del luogo natio, e indica il territorio in cui ci si sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l’infanzia o vi si parla la lingua degli affetti. A ricordare, tuttavia, il pericolo dei confini e delle piccole patrie, è posto uno dei “morti” di Zoran Music per ricondurre la memoria alla follia dei campi di concentramento e alcune tavole di Andrea Bruno prese da Cinema Zenit, dove la protagonista si muove in una città fatta di macerie non solo fisiche.

A ciò segue da un lato l’Armata dei Senzatetto di Giovanni Albanese che racconta di un popolo senza dimora, che però ha casa ovunque. Centrale la grande madre che spinge la carrozzina, simbolo di speranza. Dall’altro lato Orbite di Gregorio Botta, una poetica installazione con alcune campane tibetane che riporta all’attenzione al dramma di un popolo che non può avere una identità. Sono le Macerie prime di Zerocalcare a chiudere questo percorso in cui si racconta la difficoltà di crescere, di scoprire il proprio ruolo nella società, di non perdere i legami che contano. Mentre Matteo Basilé apre lo sguardo a un territorio più misterioso, quello dello spazio, dove infine si trovano i protagonisti disegnati da Giorgio Santucci, i “grigi”, i più noti “extraterrestri”.


Sezione V. Paesaggio interiore paesaggio esteriore
Fanelli, Mazzoni, Pane, Piavoli, Pugliese

La mostra si chiude idealmente con Paesaggio interiore paesaggio esteriore dove si trovano le fotografie Pierres déplacées di Gina Pane in dialogo con i grandi tronchi sonori di Roberto Pugliese, l’Erbario di Franco Piavoli, il regista amato da Tarkovskij e Olmi autore di Nostos (film su Ulisse) e Il Pianeta azzurro, cui si specchia il bestiario inedito di Marco Mazzoni, e un’opera grafica di Franco Fanelli, uno degli incisori più importanti del panorama artistico odierno.

La mostra è curata da Flavio Arensi.


Regione: Marche
Luogo: Mole Vanvitelliana di Ancona, Banchina Giovanni da Chio 28
Telefono: 071/9257388
Orari di apertura: 15-19 mercoledì, giovedì, venerdì; 10-19 sabato e domenica. Lunedì e martedì chiuso
Costo: 8 euro; ridotto 6 euro
Dove acquistare: https://www.coopculture.it/it/
Sito web: www.lamoleancona.it/terra sacra
Organizzatore: Comune di Ancona e Museo Tattile Statale Omero, con il Fondo Mole Vanvitelliana