Mostra Raffaello e l’eco del mito - Bergamo

Manuela Vaccarone
A cura di Manuela Vaccarone
Pubblicato il 29/01/2018 Aggiornato il 22/03/2018

Questa grande mostra, che anticipa le celebrazioni dell'anniversario nel 2020 dei 500 anni dalla morte di Raffaello, vuole essere un viaggio nel percorso artistico del maestro urbinate, non una mostra "su Raffaello". Attraverso più di 60 opere, provenienti da importanti musei nazionali e internazionali e da collezioni private, il percorso espositivo si sviluppa secondo capitoli diversi: la prima parte racconta la formazione di Raffaello  tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, soffermandosi sulla corte dei Montefeltro a Urbino, attraverso l'opera del padre Giovanni Santi, capo di una fiorente bottega, scrittore e attore di cerimoniali, di Perugino, di Pintoricchio e di Luca Signorelli; la seconda parte presenta un nucleo significativo di tele del grande artista celebrandone l'attività dal 1500 al 1505; la terza parte racconta il mito raffaellesco che si sviluppa in due sezioni, una ottocentesca e l'altra dedicata ad artisti contemporanei. Ne è l’emblema il dipinto "La Fornarina", in prestito dalle  Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini, inesauribile fonte di ispirazione di cui sono esempi in mostra le opere di Giuseppe Sogni, Francesco Gandolfi, Felice Schiavoni, Cesare Mussini. Gli anni giovanili di Raffaello sono caratterizzati da una continua capacità di innovare i canoni linguistici del suo tempo, come testimoniano i 14 capolavori esposti, bellissimi e difficili da vedere riuniti, perché prestati da musei di ogni parte d'Italia e del mondo, come ad esempio il "Ritratto di Elisabetta Gonzaga" degli Uffizi e il "San Michele" del Louvre. Il progetto scientifico della mostra ha avuto inizio dal "San Sebastiano" di Raffaello. Questo capolavoro giovanile parte delle raccolte della Carrara, non solo è protagonista di una sezione dedicata ma si trova al centro dell’indagine espositiva, messo in dialogo con opere di autori che hanno affrontato sia lo stesso tema iconografico sia il genere del ritratto sullo sfondo di paesaggio, invenzione per eccellenza della cultura fiamminga, di cui sono presenti alcune testimonianze, dal "Ritratto d'uomo" di Hans Memling al "San Sebastiano" di Pietro de Saliba fino alle due opere "Ritratto di giovane come San Sebastiano" di Giovanni Antonio Boltraffio e Marco D'Oggiono, allievi di Leonardo a Milano. Il fascino dell’opera di Raffaello, che ha proseguito il suo sviluppo nel Novecento fino ai giorni nostri, è alla base dell'ultima sezione espositiva. Opere sotto forma di citazioni, tributi, ritratti ‘in veste di’, rivisitazioni iconografiche di celebri artisti come, tra gli altri, Giorgio de Chirico, Pablo Picasso, Luigi Ontani, Salvo, Carlo Maria Mariani, Christo, Francesco Vezzoli e Giulio Paolini. Il progetto, a cura di Maria Cristina Rodeschini, Emanuela Daffra e Giacinto Di Pietrantonio, è di Fondazione Accademia Carrara in collaborazione con GAMeC, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, in coproduzione con Marsilio Electa.

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Bergamo
Regione: Lombardia
Luogo: GAMeC, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, via San Tomaso 53
Telefono: 035/220033; Sito: www.raffaellesco.it
Orari di apertura: 9,30-19. Aperture straordinarie serali nei weekend 23 e 30 marzo fino alle 22,30; sabato e domenica fino alle 21
Costo: 12 euro; promo 11 euro; ridotto 10 euro
Raffaello e l’eco del mito