Mostra Onna to onnagata. Rotazione di dipinti e stampe giapponesi - Torino
A cura di Manuela Vaccarone
Pubblicato il
Aggiornato il
AVVERTENZA: la Redazione non assume alcuna responsabilità, e pertanto non potrà essere ritenuta responsabile, per eventuali errori di indicazione delle date dei vari eventi che sono da considerare puramente indicative. Invitiamo i lettori a verificare l’esattezza delle date e degli orari di svolgimento delle varie manifestazioni, contattando preventivamente gli organizzatori ai numeri di telefono corrispondenti o visitando il sito web corrispondente.
Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
-
Torino
La nuova rotazione di kakemono intende invitare il visitatore a esplorare la varietà dell’universo femminile giapponese: dalle divinità alle dame di corte, dalle danzatrici alle popolane, senza dimenticare la simbologia di fiori e uccelli correlati alla femminilità.
Fino al VI secolo circa, la società giapponese era una società che manteneva ancora elementi di tipo
tribale e una forte impronta matriarcale: grazie anche allo shintoismo, che attribuiva grande considerazione alle donne per la loro capacità di generare la vita, in Giappone non mancavano sacerdotesse, regine e dee.
Con l’arrivo del buddhismo e del confucianesimo le cose cambiarono drasticamente: la donna perse
gradualmente il suo ruolo sociale e fu obbligata all’obbedienza all’uomo, padre, fratello o marito.
Eppure, nonostante il ruolo di subordinazione a cui le si voleva relegare, le donne, in particolare quelle
appartenenti all’aristocrazia o alla corte imperiale, continuarono a godere di stima, rispetto e anche di una parziale libertà, soprattutto in ambito amoroso.
È proprio grazie all’amore, ai diari e ai carteggi fra amanti, che nacque la letteratura giapponese: se i
contratti e i documenti ufficiali erano appannaggio maschile, le opere letterarie presero vita
dall’ingegno femminile. Attorno all’anno 1000, videro la luce opere che hanno attraversato i secoli e dettato le regole della letteratura nipponica, fra cui i celeberrimi Genji Monogatari e Makura no Soshi, le Note del guanciale.
Nel teatro giapponese avvenne qualcosa di ancora più peculiare: all’epoca della sua fondazione da parte di Izumo no Okuni, una ballerina itinerante, il teatro kabuki era una forma d’arte esclusivamente femminile.
Gli spettacoli riscuotevano enorme successo presso tutte le classi sociali e cominciarono ad essere emulati persino nei bordelli, tanto che lo shogun decise di vietarli: attorno al 1630 le onna, termine giapponese per “donne”, furono rimpiazzate in scena da ragazzi, gli onnagata (letteralmente “a forma
di donna”), uomini travestiti con abiti femminili e, da quel momento, il teatro fu considerato un luogo disdicevole, non adatto alle donne.
Fino al VI secolo circa, la società giapponese era una società che manteneva ancora elementi di tipo
tribale e una forte impronta matriarcale: grazie anche allo shintoismo, che attribuiva grande considerazione alle donne per la loro capacità di generare la vita, in Giappone non mancavano sacerdotesse, regine e dee.
Con l’arrivo del buddhismo e del confucianesimo le cose cambiarono drasticamente: la donna perse
gradualmente il suo ruolo sociale e fu obbligata all’obbedienza all’uomo, padre, fratello o marito.
Eppure, nonostante il ruolo di subordinazione a cui le si voleva relegare, le donne, in particolare quelle
appartenenti all’aristocrazia o alla corte imperiale, continuarono a godere di stima, rispetto e anche di una parziale libertà, soprattutto in ambito amoroso.
È proprio grazie all’amore, ai diari e ai carteggi fra amanti, che nacque la letteratura giapponese: se i
contratti e i documenti ufficiali erano appannaggio maschile, le opere letterarie presero vita
dall’ingegno femminile. Attorno all’anno 1000, videro la luce opere che hanno attraversato i secoli e dettato le regole della letteratura nipponica, fra cui i celeberrimi Genji Monogatari e Makura no Soshi, le Note del guanciale.
Nel teatro giapponese avvenne qualcosa di ancora più peculiare: all’epoca della sua fondazione da parte di Izumo no Okuni, una ballerina itinerante, il teatro kabuki era una forma d’arte esclusivamente femminile.
Gli spettacoli riscuotevano enorme successo presso tutte le classi sociali e cominciarono ad essere emulati persino nei bordelli, tanto che lo shogun decise di vietarli: attorno al 1630 le onna, termine giapponese per “donne”, furono rimpiazzate in scena da ragazzi, gli onnagata (letteralmente “a forma
di donna”), uomini travestiti con abiti femminili e, da quel momento, il teatro fu considerato un luogo disdicevole, non adatto alle donne.
Regione: Piemonte
Luogo: MAO Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11
Telefono: 011/4436932
Orari di apertura: 10-18; giovedì 13-21. Lunedì chiuso
Costo: 10 euro; ridotto 8 euro, la prenotazione è consigliata ma non obbligatoria al numero 011/5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com
Dove acquistare: www.ticketone.it/city/torino-217/venue/mao-19357/
Sito web: www.maotorino.it
Organizzatore: MAO Museo d’Arte Orientale