Mostra Mi fa pena il giardino - Venezia
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Venezia
"Mi fa pena il giardino" è l’opera di due artisti di Tbilisi, Mariam Natroshvili e Detu Jincharadze, sul presagio della fine che introduce il visitatore nel realismo magico dell’antropocene mediante un’installazione video e un’esperienza VR.
Per gli artisti nati qualche anno prima della disintegrazione dell’URSS, la sensazione della fine è parte intrinseca della memoria e della quotidianità. L’instabilità del Sud globale genera una permanente ma variegata attesa della fine: una fine che non implica necessariamente la scomparsa ma presuppone piuttosto l’inizio di qualcosa di diverso, anche se spesso la drammaturgia degli eventi assomiglia a quella di una realtà distopica o di una fiaba dell’orrore. Un giardino metaforico vuoto che si secca, s’infuoca e muore.
Un’osservazione sui segni della fine: l’orizzonte è infuocato, la città è svuotata, un cane abbaia incatenato al muro delle parole, un ufficio si sfascia, gli scaffali di un supermercato sono invasi dagli insetti. L’ambiente svuotato sembra un videogame abbandonato, privo di presenza umana.
Si vedono solo le orme lasciate da esseri umani, gli errori irrimediabili, le ferite della Terra. La scena centrale dell’esperienza VR è il giardino dei fantasmi, un giardino virtuale che raccoglie le piante estinte a seguito dell’intervento umano. Questa crisi ecologica nella vita reale, rappresentata tramite l’esperienza VR, è un altro segno della fine.
Mariam Natroshvili e Detu Jincharadze sono due artisti che vivono a Tbilisi e lavorano insieme dal 2011. La loro pratica include progetti visivi, multimediali, interdisciplinari e curatoriali e usano strumenti come il linguaggio, le parole, i testi, VR e CGI per focalizzarsi su temi come la scomparsa e l’oblio. Si interrogano sul concetto di memoria personale e collettiva trasformata da eventi socio-politici di rilievo.
Il titolo del progetto pensato per rappresentare il Padiglione Nazionale della Georgia alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia ripropone i famosi versi della poetessa iraniana Forugh Farrokhzad (1934-1967) sul “giardino morente” che descrive, dalla spiccata prospettiva eco-femminista dell’autrice, il rapporto emotivo di una donna con il mondo circostante.
I curatori della mostra sono: In-between Conditions, piattaforma curatoriale indipendente fondata nel 2018 Giorgi Spanderashvili, Khatia Tchokhonelidze e Vato Urushadze. La loro attività transdisciplinare combina media art con tecnologie, scienza e altri forme ibride della cultura contemporanea | www.inbetween.media.
Per gli artisti nati qualche anno prima della disintegrazione dell’URSS, la sensazione della fine è parte intrinseca della memoria e della quotidianità. L’instabilità del Sud globale genera una permanente ma variegata attesa della fine: una fine che non implica necessariamente la scomparsa ma presuppone piuttosto l’inizio di qualcosa di diverso, anche se spesso la drammaturgia degli eventi assomiglia a quella di una realtà distopica o di una fiaba dell’orrore. Un giardino metaforico vuoto che si secca, s’infuoca e muore.
Un’osservazione sui segni della fine: l’orizzonte è infuocato, la città è svuotata, un cane abbaia incatenato al muro delle parole, un ufficio si sfascia, gli scaffali di un supermercato sono invasi dagli insetti. L’ambiente svuotato sembra un videogame abbandonato, privo di presenza umana.
Si vedono solo le orme lasciate da esseri umani, gli errori irrimediabili, le ferite della Terra. La scena centrale dell’esperienza VR è il giardino dei fantasmi, un giardino virtuale che raccoglie le piante estinte a seguito dell’intervento umano. Questa crisi ecologica nella vita reale, rappresentata tramite l’esperienza VR, è un altro segno della fine.
Mariam Natroshvili e Detu Jincharadze sono due artisti che vivono a Tbilisi e lavorano insieme dal 2011. La loro pratica include progetti visivi, multimediali, interdisciplinari e curatoriali e usano strumenti come il linguaggio, le parole, i testi, VR e CGI per focalizzarsi su temi come la scomparsa e l’oblio. Si interrogano sul concetto di memoria personale e collettiva trasformata da eventi socio-politici di rilievo.
Il titolo del progetto pensato per rappresentare il Padiglione Nazionale della Georgia alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia ripropone i famosi versi della poetessa iraniana Forugh Farrokhzad (1934-1967) sul “giardino morente” che descrive, dalla spiccata prospettiva eco-femminista dell’autrice, il rapporto emotivo di una donna con il mondo circostante.
I curatori della mostra sono: In-between Conditions, piattaforma curatoriale indipendente fondata nel 2018 Giorgi Spanderashvili, Khatia Tchokhonelidze e Vato Urushadze. La loro attività transdisciplinare combina media art con tecnologie, scienza e altri forme ibride della cultura contemporanea | www.inbetween.media.
Regione: Veneto
Luogo: Spazio Punch, Fondamenta S. Biagio, 800/O, Giudecca
Telefono: 348/8909065
Orari di apertura: 11,30-19,30. Martedì chiuso
Costo: Ingresso libero
Dove acquistare: 0 - ingresso libero
Sito web: www.spaziopunch.com/; www.ipitythegarden.com; https://inbetween.media/en/National_Pavilion_Georgia
Organizzatore: Ministero della Cultura, dello Sport e della Gioventù della Georgia in collaborazione con Spazio Punch, associazione veneziana senza scopo di lucro