Mostra Mario Sagradini. La legge dell’imbuto - Venezia

Manuela Vaccarone
A cura di Manuela Vaccarone
Pubblicato il 15/05/2017 Aggiornato il 15/05/2017

 Alla 57.  Esposizione  Internazionale  d’Arte  della  Biennale  di  Venezia,  l’Uruguay  è  rappresentato  da  un   unico  artista,  Mario  Sagradini  (Uruguay  1946),  il  cui  lavoro,  dal  1990,  costituisce  un  prezioso  e   significativo  contributo  all’arte  contemporanea.  L’opera  presentata  alla  Biennale  Arte  rappresenta  un  recinto  per  il  bestiame  denominato  “imbuto”,   utilizzato  in  Uruguay  dal  secolo  XIX  e  che  l’artista  ha  ricostruito  partendo  da  una  vecchia  fotografia  appena   leggibile. Ha  la  forma  di  un  luogo  pensato  per  determinati  corpi,  tuttavia  viene  esposto  senza  di  essi.   Estratta  dal  suo  contesto  si  offre  come  un  cubicolo  vuoto,  come  uno  scenario  fantasmatico  la  cui  memoria   perduta  aspetta  di  essere  riscattata  dalla  presenza  di  altri  corpi  capaci  di  occuparlo. Il titolo dell'installazione si riferisce a un   termine  popolare  che  fa  riferimento  all’imparzialità  del  sistema  legale  (il  largo  per  pochi,  lo  stretto  per molti)  che  corrisponde  con  la   forma  carceraria  dell’artefatto,  i  cui  due  pali dell’ingresso  e  dell’uscita  sorreggono  travi  a  mo’  di  ghigliottina,   che  suggeriscono un  misterioso  rito  sacrificale. Parte  di  una  storia,  che  riguarda  più  di  cento  anni  di lavoro   rurale  nel  Rio  de  la  Plata,  si  riassume  in  questa  macchina  politica  destinata a  selezionare  e  a  decidere  il   destino  finale  di  corpi,  che  può  essere  letta  anche come  una  metafora  del  potere  e  dell’animalità  della   condizione  umana.  Ci  sono due aspetti  collegati  a  questa  proposta:  da  un  lato  il  formato  della  struttura architettonica,  dall’altro   la  vocazione  teatrale  dell’installazione.  Il  primo  obbedisce alla  funzione  originale  di  “imbuto”,  in  virtù  della   quale  presenta  portali,  accessi, pali,  paramenti  e  altri  dispositivi  che  conferiscono  alla  costruzione  una   configurazione  appropriata  alla  scala  umana  e  vicina  al  linguaggio  dell’architettura. La  seconda  è  dovuta  alle   condizioni  di  montaggio,  del  suo  concetto  scenografico, che  invita  il  visitatore  a  dialogare  corporalmente   con  l’artefatto  per  infrangere  la   barriera  che  impone  lo  spettacolo. Il  Padiglione  uruguaiano  è  uno  dei  29  situati  nei Giardini  della  Biennale. Il  commissario  del  Padiglione  è  Alejandro  Denes,  Consigliere della  Direción  Nacional  de  Cultura  del   Ministerio  de  Educación  y  Cultura   e  il curatore  è  Gabriel  Peluffo  Linari,   architetto   e  accademico   riconosciuto  per  le  sue ricerche  sull’arte  uruguaiana  e  latinoamericana.

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Venezia
Regione: Veneto
Luogo: Giardini della Biennale, Padiglione dell'Uruguay, Sestiere Castello
Telefono: 041/5218828; Sito: www.labiennale.org
Orari di apertura: 10-18
Costo: 25 euro; ridotto 22 euro
Mario Sagradini. La legge dell’imbuto