Mostra Mario Puccini “Van Gogh involontario” - Livorno
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Livorno
La nuova mostra nasce dalla riscoperta di una importante collezione di dipinti di Mario Puccini (Livorn, 1869 - Firenze, 1920), grande pittore nel solco dei Macchiaioli, definito da Emilio Cecchi nel 1913 un “Van Gogh involontario”, di cui si vuole celebrare il valore storico artistico, ponendo al contempo una riflessione su opere mai presentate prima o raramente esposte in passato.
La collezione “riscoperta” permette infatti di seguire lo sviluppo della carriera artistica di Puccini dal suo esordio, a partire dai rari ritratti della fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, in cui si evidenzia il legame con l’ambiente artistico fiorentino di fine secolo e con i maestri Fattori e Lega, alla maturità dell’istintivo colorista, così come si manifestò dopo i cinque anni trascorsi negli ospedali di Livorno e Siena, dove, ricoverato per “demenza primitiva”, fu dimesso dagli psichiatri nel 1898 e affidato, “non guarito”, alla custodia del padre, permettendogli di riacquistare la libertà.
La malattia mentale, oltre all’appassionato utilizzo del colore, ha contribuito a suggerire già ai contemporanei l’ipotesi storico-critica di un legame fra la pittura di Puccini e quella di Van Gogh, la cui opera il livornese aveva ammirato, assieme a quella di Cézanne, nella celebre collezione fiorentina di Gustavo Sforni, con il quale entrò in contatto grazie all’amico Oscar Ghiglia.
La mostra presenta oltre centoquaranta opere divise in otto sezioni.
La prima sezione è dedicata agli esordi di Puccini in un contesto tardo ottocentesco dove in Toscana, giganteggiavano le figure di Fattori e Lega; il giovane artista, a Firenze per studiare all’Accademia accanto all’illustre maestro, esordisce come ritrattista, in un percorso che lo vede vicino al più esuberante amico Nomellini, suo concittadino.
La seconda sezione documenta l’interruzione forzata della ricerca artistica del giovane pittore dovuta alla crisi psichica che portò al suo ricovero, ventiquattrenne, all’ospedale di Livorno e in seguito al Manicomio di San Niccolò di Siena, dove fu recluso dal 1894 al 1898; le foto d’epoca, i documenti, i disegni tutt’oggi conservati nell’Archivio storico della Asl 7 di Siena testimoniano la sua drammatica vicenda esistenziale. In esposizione anche tre autoritratti dell’artista eseguiti fra il 1912 e il 1914, proiezioni di un’anima sensibilissima.
La terza sezione è dedicata all’ideale legame profondissimo che unì per tutta la vita Puccini al maestro Fattori e al superamento del suo insegnamento, favorito dall’aggiornamento in senso europeo della pittura in Toscana fra Ottocento e Novecento.
La quarta sezione mostra il suo ritorno alla pittura, in una veste completamente mutata; l’attenzione dell’artista non è più concentrata sullo studio della figura umana, ma si allarga al paesaggio che lo circonda.
La quinta sezione prosegue l’indagine sul panorama culturale cittadino, presentando due importanti e vasti dipinti eseguiti da Puccini raffiguranti Il Lazzaretto di Livorno, uno dei quali eseguito, assieme a un grande disegno a carboncino, per la decorazione di una sala del Caffé Bardi, una sorta di Caffè Michelangelo dei postmacchiaioli, ritrovo di intellettuali ed artisti dal 1909.
La sesta sezione mostra l’artista a confronto con diversi paesaggi: le rare opere eseguite a Digne, nelle Alpi Marittime, dove Puccini si reca nel 1910 e nel 1912, caratterizzate da cromatismi di inedita freschezza, quelle eseguite in Versilia e a Seravezza, dove lo studio del trasporto dei marmi riconduce agli esempi dei candidi buoi fattoriani, che acquistano nel più giovane artista una smagliante colorazione azzurra, e i dipinti della campagna fra Livorno e Pisa, i dintorni di Castiglioncello, la Maremma.
La settima sezione analizza l’umanità prediletta di Puccini: il mondo quotidiano del popolo e dei lavoratori; bambini seduti in ozio davanti alla porta di umili abitazioni, contadini intenti al lavoro nei campi.
Con questi lavori si entra nell’universo umano che l’artista maggiormente amava, quello del silenzio e della semplicità del lavoro operoso e dell’infanzia.
L’ottava sezione presenta una scelta di ritratti e nature morte.
La mostra è curata da Nadia Marchioni.
La collezione “riscoperta” permette infatti di seguire lo sviluppo della carriera artistica di Puccini dal suo esordio, a partire dai rari ritratti della fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, in cui si evidenzia il legame con l’ambiente artistico fiorentino di fine secolo e con i maestri Fattori e Lega, alla maturità dell’istintivo colorista, così come si manifestò dopo i cinque anni trascorsi negli ospedali di Livorno e Siena, dove, ricoverato per “demenza primitiva”, fu dimesso dagli psichiatri nel 1898 e affidato, “non guarito”, alla custodia del padre, permettendogli di riacquistare la libertà.
La malattia mentale, oltre all’appassionato utilizzo del colore, ha contribuito a suggerire già ai contemporanei l’ipotesi storico-critica di un legame fra la pittura di Puccini e quella di Van Gogh, la cui opera il livornese aveva ammirato, assieme a quella di Cézanne, nella celebre collezione fiorentina di Gustavo Sforni, con il quale entrò in contatto grazie all’amico Oscar Ghiglia.
La mostra presenta oltre centoquaranta opere divise in otto sezioni.
La prima sezione è dedicata agli esordi di Puccini in un contesto tardo ottocentesco dove in Toscana, giganteggiavano le figure di Fattori e Lega; il giovane artista, a Firenze per studiare all’Accademia accanto all’illustre maestro, esordisce come ritrattista, in un percorso che lo vede vicino al più esuberante amico Nomellini, suo concittadino.
La seconda sezione documenta l’interruzione forzata della ricerca artistica del giovane pittore dovuta alla crisi psichica che portò al suo ricovero, ventiquattrenne, all’ospedale di Livorno e in seguito al Manicomio di San Niccolò di Siena, dove fu recluso dal 1894 al 1898; le foto d’epoca, i documenti, i disegni tutt’oggi conservati nell’Archivio storico della Asl 7 di Siena testimoniano la sua drammatica vicenda esistenziale. In esposizione anche tre autoritratti dell’artista eseguiti fra il 1912 e il 1914, proiezioni di un’anima sensibilissima.
La terza sezione è dedicata all’ideale legame profondissimo che unì per tutta la vita Puccini al maestro Fattori e al superamento del suo insegnamento, favorito dall’aggiornamento in senso europeo della pittura in Toscana fra Ottocento e Novecento.
La quarta sezione mostra il suo ritorno alla pittura, in una veste completamente mutata; l’attenzione dell’artista non è più concentrata sullo studio della figura umana, ma si allarga al paesaggio che lo circonda.
La quinta sezione prosegue l’indagine sul panorama culturale cittadino, presentando due importanti e vasti dipinti eseguiti da Puccini raffiguranti Il Lazzaretto di Livorno, uno dei quali eseguito, assieme a un grande disegno a carboncino, per la decorazione di una sala del Caffé Bardi, una sorta di Caffè Michelangelo dei postmacchiaioli, ritrovo di intellettuali ed artisti dal 1909.
La sesta sezione mostra l’artista a confronto con diversi paesaggi: le rare opere eseguite a Digne, nelle Alpi Marittime, dove Puccini si reca nel 1910 e nel 1912, caratterizzate da cromatismi di inedita freschezza, quelle eseguite in Versilia e a Seravezza, dove lo studio del trasporto dei marmi riconduce agli esempi dei candidi buoi fattoriani, che acquistano nel più giovane artista una smagliante colorazione azzurra, e i dipinti della campagna fra Livorno e Pisa, i dintorni di Castiglioncello, la Maremma.
La settima sezione analizza l’umanità prediletta di Puccini: il mondo quotidiano del popolo e dei lavoratori; bambini seduti in ozio davanti alla porta di umili abitazioni, contadini intenti al lavoro nei campi.
Con questi lavori si entra nell’universo umano che l’artista maggiormente amava, quello del silenzio e della semplicità del lavoro operoso e dell’infanzia.
L’ottava sezione presenta una scelta di ritratti e nature morte.
La mostra è curata da Nadia Marchioni.
Regione: Toscana
Luogo: Museo della Città, piazza del Luogo Pio
Telefono: 0586/824551
Orari di apertura: 10-20 da martedì a venerdì; 10-22 sabato e domenica. Lunedì chiuso
Costo: 8 euro; ridotto 5 euro
Dove acquistare: http://museodellacitta.comune.livorno.it/museo
Sito web: http://museodellacitta.comune.livorno.it/museo; https://fondazionelivorno.it; https://fondazionelivorno.it/sezione-flac/home/
Organizzatore: Comune di Livorno, Fondazione Livorno-Arte e Cultura, Fondazione Livorno