Mostra Lucio Fontana. Autoritratto -

Manuela Vaccarone
A cura di Manuela Vaccarone
Pubblicato il 05/02/2022 Aggiornato il 05/02/2022
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(Parma)
La mostra si origina dal rapporto tra l’artista Lucio Fontana (Rosario di Santa Fè, 1899 - Comabbio, 1968) maestro dello Spazialismo e dell’arte del XX secolo, e la storica dell’arte Carla Lonzi, allieva del grande Roberto Longhi, che ha rivoluzionato l’idea della critica militante con il suo volume di interviste Autoritratto. Accardi Alviani Castellani Consagra Fabro Fontana Kounellis Nigro Paolini Pascali Rotella Scarpitta Turcato Twombly edito da De Donato, Bari, nel 1969.

Composta di circa cinquanta opere, la mostra si tiene alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca.

Carla Lonzi (Firenze, 1931 – Milano, 1982) inizia il proprio percorso collaborando con celebri gallerie e periodici, presentando poi il lavoro di Carla Accardi alla Biennale di Venezia del 1964. Nello stesso periodo, inizia a raccogliere interviste ad artisti con l’ausilio di un registratore (strumento innovativo per la critica d’arte dell’epoca) poi trascritte e riassemblate per essere edite appunto nel volume Autoritratto del 1969.

Emerge l’idea di partecipazione e di complicità tra il critico e l’artista, che scardina la visione della critica ufficiale del tempo, con giudizi molto schietti da parte di Fontana su grandi artisti come Jackson Pollock e Robert Rauschenberg.

L’esposizione segue, narrativamente, la conversazione tra Fontana e Lonzi, permettendo la realizzazione di un percorso antologico, ma non dogmatico, con lavori che toccano i momenti salienti e peculiari della ricerca fontaniana.

Vengono esposte opere di vari periodi, dalle sculture degli anni Trenta ai “Concetti spaziali” (“Buchi” e “Tagli”) dagli anni Quaranta ai Sessanta, oltre ai “Teatrini” e alle “Nature” bronzee; spettacolari sono l’enorme New York 10 del 1962, pannelli di rame con lacerazioni e graffiti, in dialogo con la luce a evocare la sfavillante modernità della metropoli, e la potentissima La fine di Dio, 1963, grande opera realizzata a olio, squarci, buchi, graffiti e lustrini su tela, emblematica della concezione spazialista e insieme religiosa dell’artista.

Il percorso si chiude con opere di Enrico Baj, Alberto Burri, Enrico Castellani, Luciano Fabro, Piero Manzoni, Giulio Paolini, Paolo Scheggi, provenienti dalla collezione personale di Fontana, artisti più giovani da lui seguiti e promossi.

Particolarmente suggestive le serie fotografiche scattate da Ugo Mulas a Fontana, del quale sono esposte anche due opere appartenute al grande fotografo; di una di esse è esposta la documentazione fotografica dell’intera genesi, dal primo “buco” all’opera compiuta, un unicum sia nella storia del fotografo sia in quella dell’artista.

Una peculiarità del progetto è l’aver recuperato il file audio della conversazione originale e integrale, dove si può ascoltare la diretta voce di Fontana che parla del suo lavoro, della sua vita d’artista, della sua attività di collezionista ma anche di esperienze e avventure quotidiane.
Le parole di Fontana vengono utilizzate sia come installazione sonora sia come filo narrativo lungo tutto il percorso della mostra.

La mostra è curata da Walter Guadagnini, Gaspare Luigi Marcone, Stefano Roffi.

Dida: Concetto spaziale, New York 10, 1962, lacerazioni e graffiti su rame, 234 x 94 cm (ogni pannello), Milano, Fondazione Lucio Fontana. © Fondazione Lucio Fontana by SIAE 2022.

Regione: Emilia Romagna
Luogo: Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4
Telefono: 0521/848327; 0521/848148
Orari di apertura: 10-18 da martedì a venerdì; 10-19 sabato, domenica e festivi. Lunedì chiuso
Costo: 12 euro; ridotto 10 euro
Dove acquistare: www.magnanirocca.it
Sito web: www.magnanirocca.it
Organizzatore: Fondazione Magnani-Rocca
Lucio Fontana. Autoritratto