Mostra La Fiasca della Luna e il Fascino d’Oriente - Cellatica
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Cellatica (Brescia)
La mostra dossier racconta la storia millenaria della porcellana mettendo in luce lo stretto rapporto della Cina e del Giappone con il mondo occidentale e sottolineando la loro influenza reciproca.
Il corpus artistico della Casa Museo Zani è per sua natura un ideale incontro tra Occidente e Oriente. Tra gli oltre 1200 pezzi della sua collezione, tra dipinti, oggetti di arte applicata e scultura, figurano 98 porcellane cinesi e giapponesi databili tra il XVI e il XIX secolo.
Attraverso i dodici ambienti che compongono il percorso espositivo della Casa Museo si possono infatti ammirare straordinari esemplari di porcellana giapponese Kakiemon, cinese Imari, Dehua (Blanc de Chine), Céladon, della famiglia rosa, verde, bianca e blu di epoca Ming, Kangxi e Qianlong, quasi sempre in dialogo con esemplari europei del XVIII secolo realizzati nelle manifatture di Meissen, Vincennes, Sèvres, Doccia a Sesto Fiorentino e nella Real Fabbrica Ferdinandea di Napoli.
Oggi, questo corpus di porcellane orientali viene presentato in parte riallestito e in dialogo con un’opera ospite d’eccezione: la Fiasca della Luna, proveniente da Palazzo Madama - Museo Civico d’Arte Antica.
La preziosa fiasca risale alla prima età Ming (inizio XV secolo) ed è impreziosita da raffinatissimi motivi geometrici e vegetali dipinti in blu di cobalto sulla candida porcellana. Il prestigioso prestito consente di raccontare la storia leggendaria di un oggetto la cui forma affonda le sue radici lontano nel tempo.
In Cina, contenitori per il vino di questa forma sono noti fin dal IV-III secolo a. C., ma solo a partire dal XV secolo d.C. queste fiasche, chiamate “bianhu” o “baoyoueping”
(“abbracciando la luna”, da cui il nome “moon-flask”), vengono prodotte in porcellana, con corpo circolare appiattito sormontato da un collo di forma allungata o a bulbo, sul quale si appoggiano due piccole anse.
All’esemplare di Palazzo Madama è affiancata una fiasca della luna della collezione Zani che risale al periodo Quianlong (1736-1795), nel tentativo di dare vita a un dialogo tra forme e decori che attraversano inalterati i secoli.
È questa una tipica caratteristica dell’arte orientale dove ad essere premiata non è la
creatività ma la fedeltà al modello primitivo.
Se in Europa gli artisti hanno sempre ricercato l’innovazione, in Oriente i pittori cinesi si sono sempre dedicati alla pratica delle tecniche degli antichi maestri e alla replica dei
tradizionali motivi decorativi con poche significative variazioni.
Accanto a queste due opere, affini per tipologia e tecnica di decorazione, la sala mostre della Casa Museo riunisce per la prima volta una selezione di porcellane bianche e blu della collezione Zani, in un suggestivo allestimento che si propone di ricreare una “stanza delle porcellane”, come accadeva in passato nelle dimore dei nobili collezionisti.
In particolare, su una parete sono riuniti i 37 vasi Vung Tao, risalenti al 1690 circa, che per la prima volta vengono esposti all’interno della Casa Museo in modo organico e che facevano parte degli oltre 48.000 pezzi rinvenuti nel corso degli scavi del 1991 al largo di Vung Tau, nel Vietnam meridionale.
Completano l’esposizione una selezione di objets montés, ossia creazioni in porcellana cinese che, una volta giunte in Europa vengono modificate con l’aggiunta di elegantissime montature in bronzo dorato (ormolu).
Queste ultime hanno una doppia motivazione: da un lato modificano la funzione
dell’oggetto trasformando per esempio un vaso in un’oliera o una brocca; dall’altro impreziosiscono l’opera di elementi rocailles, lussuosi ornamenti dalle linee arabescate che meglio rispondono al gusto del collezionismo barocco e rococò. Uno straordinario esempio di incontro tra Oriente e Occidente.
Il corpus artistico della Casa Museo Zani è per sua natura un ideale incontro tra Occidente e Oriente. Tra gli oltre 1200 pezzi della sua collezione, tra dipinti, oggetti di arte applicata e scultura, figurano 98 porcellane cinesi e giapponesi databili tra il XVI e il XIX secolo.
Attraverso i dodici ambienti che compongono il percorso espositivo della Casa Museo si possono infatti ammirare straordinari esemplari di porcellana giapponese Kakiemon, cinese Imari, Dehua (Blanc de Chine), Céladon, della famiglia rosa, verde, bianca e blu di epoca Ming, Kangxi e Qianlong, quasi sempre in dialogo con esemplari europei del XVIII secolo realizzati nelle manifatture di Meissen, Vincennes, Sèvres, Doccia a Sesto Fiorentino e nella Real Fabbrica Ferdinandea di Napoli.
Oggi, questo corpus di porcellane orientali viene presentato in parte riallestito e in dialogo con un’opera ospite d’eccezione: la Fiasca della Luna, proveniente da Palazzo Madama - Museo Civico d’Arte Antica.
La preziosa fiasca risale alla prima età Ming (inizio XV secolo) ed è impreziosita da raffinatissimi motivi geometrici e vegetali dipinti in blu di cobalto sulla candida porcellana. Il prestigioso prestito consente di raccontare la storia leggendaria di un oggetto la cui forma affonda le sue radici lontano nel tempo.
In Cina, contenitori per il vino di questa forma sono noti fin dal IV-III secolo a. C., ma solo a partire dal XV secolo d.C. queste fiasche, chiamate “bianhu” o “baoyoueping”
(“abbracciando la luna”, da cui il nome “moon-flask”), vengono prodotte in porcellana, con corpo circolare appiattito sormontato da un collo di forma allungata o a bulbo, sul quale si appoggiano due piccole anse.
All’esemplare di Palazzo Madama è affiancata una fiasca della luna della collezione Zani che risale al periodo Quianlong (1736-1795), nel tentativo di dare vita a un dialogo tra forme e decori che attraversano inalterati i secoli.
È questa una tipica caratteristica dell’arte orientale dove ad essere premiata non è la
creatività ma la fedeltà al modello primitivo.
Se in Europa gli artisti hanno sempre ricercato l’innovazione, in Oriente i pittori cinesi si sono sempre dedicati alla pratica delle tecniche degli antichi maestri e alla replica dei
tradizionali motivi decorativi con poche significative variazioni.
Accanto a queste due opere, affini per tipologia e tecnica di decorazione, la sala mostre della Casa Museo riunisce per la prima volta una selezione di porcellane bianche e blu della collezione Zani, in un suggestivo allestimento che si propone di ricreare una “stanza delle porcellane”, come accadeva in passato nelle dimore dei nobili collezionisti.
In particolare, su una parete sono riuniti i 37 vasi Vung Tao, risalenti al 1690 circa, che per la prima volta vengono esposti all’interno della Casa Museo in modo organico e che facevano parte degli oltre 48.000 pezzi rinvenuti nel corso degli scavi del 1991 al largo di Vung Tau, nel Vietnam meridionale.
Completano l’esposizione una selezione di objets montés, ossia creazioni in porcellana cinese che, una volta giunte in Europa vengono modificate con l’aggiunta di elegantissime montature in bronzo dorato (ormolu).
Queste ultime hanno una doppia motivazione: da un lato modificano la funzione
dell’oggetto trasformando per esempio un vaso in un’oliera o una brocca; dall’altro impreziosiscono l’opera di elementi rocailles, lussuosi ornamenti dalle linee arabescate che meglio rispondono al gusto del collezionismo barocco e rococò. Uno straordinario esempio di incontro tra Oriente e Occidente.
Regione: Lombardia
Luogo: Fondazione Paolo e Carolina Zani, via Fantasina 8
Telefono: 030/2520479
Orari di apertura: 9-13 da martedì a venerdì; 10-17 sabato e domenica
Costo: 10 euro; ridotto 7euro. L’accesso è consentito solo su prenotazione: 030/2520479 - info@fondazionezani.com
Dove acquistare: www.fondazionezani.com
Sito web: www.fondazionezani.com
Organizzatore: Fondazione Paolo e Carolina Zani