Mostra Jacopo Valentini Concerning Dante – Autonomous Cell - Bologna
A cura di Manuela Vaccarone
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Bologna
La mostra di Jacopo Valentini (Modena, 1990) è un progetto fotografico legato all’immaginario dantesco che ripercorre lungo l’Italia i viaggi reali compiuti dal poeta e quelli letterari attraverso il suo capolavoro, la Divina Commedia.
Le opere dell’autore sono esposte lungo i tre piani della collezione permanente del museo, creando così un dialogo formale e ideale che in alcuni passaggi si fa particolarmente eloquente, come con la colossale statua realizzata da Manno di Bandino che ritrae papa Bonifacio VIII, personaggio centrale nei rivolgimenti politici fiorentini che provocarono l'esilio del poeta.
La ricerca si snoda attorno a tre luoghi simbolici, che sono interpretati come i varchi che conducono rispettivamente a Inferno, Purgatorio e Paradiso, dei veri e propri punti di contatto tra la narrazione della Commedia e la realtà del territorio italiano.
Uno degli aspetti preminenti che la ricerca di Valentini vuole far emergere sul rapporto tra testo letterario e paesaggio è come l’influenza del primo verso quest’ultimo sia stata tale da condizionare la percezione dei luoghi.
A contribuire a questo processo è stata l’ampia mole di figurazioni del testo che si sono succedute nei secoli, a cui il fotografo si è approcciato ritraendo con la tecnica dello still life alcuni lavori di Federico Zuccari, Alberto Martini e Robert Rauschenberg.
Ogni opera autoriale fotografata da Valentini è una ‘cellula’ di quel complesso universo visivo in perenne mutazione, che forma l’immaginario dantesco e che appare come una cartina tornasole dell’evoluzione della società e del suo rapporto con aspetti cruciali quali la morale, la religione e il potere.
La prima opera riletta visivamente da Valentini nella sua ricerca è il Dante Istoriato di Federico Zuccari (1539-1609), che nella seconda metà del Cinquecento realizzò una sorta di libro d’artista, dove le immagini diventano il centro della narrazione.
Il secondo contributo è quello di Alberto Martini (1876-1954), artista che ha sempre mantenuto un rapporto molto intenso con la Commedia.
La terza presenza autoriale è quella dell’artista statunitense Robert Rauschenberg (1925-2008) che sul finire degli anni Cinquanta perfezionò la tecnica del “transfer a solvente” lavorando sulle immagini fotografiche delle riviste del tempo, poi riprese a matita e acquerello.
Tra le varie nature morte realizzate da Valentini spicca anche la fotografia che ritrae la prima edizione de La Divina Mimesis di Pasolini, un tentativo incompiuto di riscrittura della Commedia uscito postumo nel 1975, che all’interno della mostra è una sorta di omaggio al grande scrittore di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita.
Uno degli aspetti che differenzia maggiormente il lavoro dell’artista dalla tradizione di saggi figurativi dedicati al capolavoro dantesco, come quelli appena citati, è l’essere un meta-progetto, che vuole attraversare una tradizione figurativa in chiave dialogica con il presente, considerando il poema dantesco un dispositivo complesso che nei secoli ha creato e stratificato immaginari capaci di incidere profondamente sul reale.
La mostra è curata da Carlo Sala.
Le opere dell’autore sono esposte lungo i tre piani della collezione permanente del museo, creando così un dialogo formale e ideale che in alcuni passaggi si fa particolarmente eloquente, come con la colossale statua realizzata da Manno di Bandino che ritrae papa Bonifacio VIII, personaggio centrale nei rivolgimenti politici fiorentini che provocarono l'esilio del poeta.
La ricerca si snoda attorno a tre luoghi simbolici, che sono interpretati come i varchi che conducono rispettivamente a Inferno, Purgatorio e Paradiso, dei veri e propri punti di contatto tra la narrazione della Commedia e la realtà del territorio italiano.
Uno degli aspetti preminenti che la ricerca di Valentini vuole far emergere sul rapporto tra testo letterario e paesaggio è come l’influenza del primo verso quest’ultimo sia stata tale da condizionare la percezione dei luoghi.
A contribuire a questo processo è stata l’ampia mole di figurazioni del testo che si sono succedute nei secoli, a cui il fotografo si è approcciato ritraendo con la tecnica dello still life alcuni lavori di Federico Zuccari, Alberto Martini e Robert Rauschenberg.
Ogni opera autoriale fotografata da Valentini è una ‘cellula’ di quel complesso universo visivo in perenne mutazione, che forma l’immaginario dantesco e che appare come una cartina tornasole dell’evoluzione della società e del suo rapporto con aspetti cruciali quali la morale, la religione e il potere.
La prima opera riletta visivamente da Valentini nella sua ricerca è il Dante Istoriato di Federico Zuccari (1539-1609), che nella seconda metà del Cinquecento realizzò una sorta di libro d’artista, dove le immagini diventano il centro della narrazione.
Il secondo contributo è quello di Alberto Martini (1876-1954), artista che ha sempre mantenuto un rapporto molto intenso con la Commedia.
La terza presenza autoriale è quella dell’artista statunitense Robert Rauschenberg (1925-2008) che sul finire degli anni Cinquanta perfezionò la tecnica del “transfer a solvente” lavorando sulle immagini fotografiche delle riviste del tempo, poi riprese a matita e acquerello.
Tra le varie nature morte realizzate da Valentini spicca anche la fotografia che ritrae la prima edizione de La Divina Mimesis di Pasolini, un tentativo incompiuto di riscrittura della Commedia uscito postumo nel 1975, che all’interno della mostra è una sorta di omaggio al grande scrittore di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita.
Uno degli aspetti che differenzia maggiormente il lavoro dell’artista dalla tradizione di saggi figurativi dedicati al capolavoro dantesco, come quelli appena citati, è l’essere un meta-progetto, che vuole attraversare una tradizione figurativa in chiave dialogica con il presente, considerando il poema dantesco un dispositivo complesso che nei secoli ha creato e stratificato immaginari capaci di incidere profondamente sul reale.
La mostra è curata da Carlo Sala.
Regione: Emilia Romagna
Luogo: Museo Civico Medievale, via Manzoni 4
Telefono: 051/2193916; 051/2193930
Orari di apertura: 10-14 martedì, giovedì; 14-19 mercoledì, venerdì; 10-19 sabato, domenica, festivi. Lunedì chiuso
Costo: 6 euro; ridotto 3 euro
Dove acquistare: www.museibologna.it/arteantica
Sito web: www.museibologna.it/arteantica
Organizzatore: Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d’Arte Antica Fondazione Modena Arti Visive Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ministero della Cultura