Mostra GRAND TOUR. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei - Milano
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Milano
L’esposizione, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e in partnership con il Museo
Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, presenta circa 130 opere provenienti dalla collezione Intesa Sanpaolo, collezioni private e numerose istituzioni culturali italiane e internazionali. Tra i prestiti anche due opere provenienti dal Regno Unito e appartenenti alla Royal Collection della Regina Elisabetta II, oltre ad altre opere provenienti da grandi residenze reali come la Reggia di Versailles, la Reggia di Caserta e la Reggia di Pavlovsk a San Pietroburgo.
Dipinti, sculture, oggetti d’arte intendono riproporre l’immagine dell’Italia amata e sognata da un’Europa che si riconosceva in radici comuni di cui proprio il nostro Paese era stato per secoli il grande laboratorio, un’Italia composita, raffigurata nella sua struggente bellezza dagli artisti che fecero sorgere il mito del “bel paese”.
Sono esposte opere dei principali artisti del tempo come Piranesi, Valadier, Volpato, Canaletto, Panini, Lusieri, Hubert Robert, Jones, Wright of Derby, Hackert, Volaire, Ducros, Granet, Valenciennes, Catel, Batoni, le due pittrici Vigée Lebrun e Angelica Kauffmann, Ingres.
Il Grand Tour, uno straordinario fenomeno di carattere universale, ha contribuito in modo determinante
a formare quella percezione dell’Italia, legata alla bellezza del suo ambiente e della sua arte, ancora oggi di grande attualità che rende davvero unica l’identità del nostro Paese.
Tra la fine del Seicento e la prima metà dell’Ottocento, l’Italia fu la meta privilegiata di letterati, artisti,
giovani signori, membri della società aristocratica e colta europea. Solo in Italia, la cultura classica poteva
raggiungere una compiuta sintesi di natura e di storia. Il grande viaggio (l’espressione fu utilizzata per la
prima volta nel 1697, nel volume di Lassel, An Italian Voyage) fu presto inteso come momento essenziale
di un percorso educativo e formativo, segno di un preciso status sociale.
L’Italia rappresentava una tappa obbligata per artisti e studiosi amanti dell’architettura, della pittura e della scultura, sia antica, sia moderna. Le straordinarie scoperte archeologiche del Settecento a Ercolano e Pompei aggiunsero nuovi motivi di interesse.
Particolare rilievo assumono i luoghi (le città tradizionali come Venezia, Firenze, Roma e Napoli, e i borghi
storici) e i paesaggi (dalle Alpi, al Vesuvio, all’Etna).
La meta principale del Grand Tour è stata certamente Roma, la città universale ed eterna, prima capitale dell’antichità e poi della cristianità, dove si venivano a studiare i segreti e i canoni del bello, depositato non solo nei marmi antichi ma anche nei capolavori del Rinascimento e del Classicismo seicentesco. Mentre nel Lazio si ripercorrevano i luoghi celebrati dalla letteratura classica che, attraverso Orazio e Virgilio, erano entrati nel mito.
La magnificenza del paesaggio del golfo e della zona vesuviana, unita al fascino delle testimonianze
dell’antichità, soprattutto dopo la riscoperta delle due città di Pompei e Ercolano, sepolte dalla catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C., hanno fatto di Napoli l’altra irrinunciabile meta di questo viaggio di istruzione e formazione, che si estese poi anche, sempre in Campania, alla recuperata area di Paestum dove era possibile emozionarsi di fronte allo spettacolo sublime dei magnifici templi dorici, in un periodo in cui la Grecia, ancora sotto il dominio ottomano, era interdetta ai viaggiatori.
Sempre le testimonianze della Magna Grecia spinsero i viaggiatori più ardimentosi, e uno dei primi fu
Goethe nel suo famoso viaggio in Italia, verso la più lontana e sconosciuta Sicilia, destinata a incantare
con l’asprezza dei suoi paesaggi primitivi e l’imponenza dei templi di Segesta, Selinunte e Agrigento, o del teatro greco di Siracusa.
Altri luoghi privilegiati del Grand Tour furono città piene di eventi come Venezia; Vicenza, dove era
possibile ammirare i palazzi di un genio universale come Palladio, imitato in tutto il mondo; Firenze che
nelle sue chiese e nelle sue collezioni, in particolare le Gallerie medicee, schiudeva agli occhi ammirati dei
viaggiatori le meraviglie dell’antico come del Rinascimento.
Più avanti anche Milano, grazie soprattutto alla presenza di Leonardo e del suo leggendario Cenacolo, e i vicini laghi, per lo splendore delle loro rive e delle ville famose sin dall’antichità, diventarono delle mete per i viaggiatori più esigenti.
I viaggiatori erano attratti anche dalla singolarità dei nostri costumi e dalla bellezza di una popolazione,
apparentemente felice, che viveva la maggior parte dell’anno all’aria aperta proprio per la mitezza del
clima.
Un illustratore e pittore straordinariamente popolare come Pinelli e pittori come Sablet, Géricault, Robert,
Schnetz, Delaroche hanno saputo rappresentare la vita domestica nei suoi aspetti più avvincenti e
commoventi, rivendicando la dignità del popolo.
Il maggior giro di affari ha riguardato la scultura, a partire dal commercio dei marmi antichi, il loro
restauro e spesso la produzione di copie in cui è stato il maggiore protagonista Cavaceppi. Verso la fine
del Settecento, grazie a Canova e ai suoi validissimi seguaci, si è affiancata la produzione di una scultura
originale che, pur ispirata all’antichità, ha saputo interpretare la sensibilità moderna, assicurando a questa
arte, diventata l’orgoglio dell’Italia, una straordinaria fortuna nel corso del XIX secolo in tutto il mondo.
La mostra è a cura di Fernando Mazzocca, con Stefano Grandesso e Francesco Leone, e con il
coordinamento generale di Gianfranco Brunelli.
Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, presenta circa 130 opere provenienti dalla collezione Intesa Sanpaolo, collezioni private e numerose istituzioni culturali italiane e internazionali. Tra i prestiti anche due opere provenienti dal Regno Unito e appartenenti alla Royal Collection della Regina Elisabetta II, oltre ad altre opere provenienti da grandi residenze reali come la Reggia di Versailles, la Reggia di Caserta e la Reggia di Pavlovsk a San Pietroburgo.
Dipinti, sculture, oggetti d’arte intendono riproporre l’immagine dell’Italia amata e sognata da un’Europa che si riconosceva in radici comuni di cui proprio il nostro Paese era stato per secoli il grande laboratorio, un’Italia composita, raffigurata nella sua struggente bellezza dagli artisti che fecero sorgere il mito del “bel paese”.
Sono esposte opere dei principali artisti del tempo come Piranesi, Valadier, Volpato, Canaletto, Panini, Lusieri, Hubert Robert, Jones, Wright of Derby, Hackert, Volaire, Ducros, Granet, Valenciennes, Catel, Batoni, le due pittrici Vigée Lebrun e Angelica Kauffmann, Ingres.
Il Grand Tour, uno straordinario fenomeno di carattere universale, ha contribuito in modo determinante
a formare quella percezione dell’Italia, legata alla bellezza del suo ambiente e della sua arte, ancora oggi di grande attualità che rende davvero unica l’identità del nostro Paese.
Tra la fine del Seicento e la prima metà dell’Ottocento, l’Italia fu la meta privilegiata di letterati, artisti,
giovani signori, membri della società aristocratica e colta europea. Solo in Italia, la cultura classica poteva
raggiungere una compiuta sintesi di natura e di storia. Il grande viaggio (l’espressione fu utilizzata per la
prima volta nel 1697, nel volume di Lassel, An Italian Voyage) fu presto inteso come momento essenziale
di un percorso educativo e formativo, segno di un preciso status sociale.
L’Italia rappresentava una tappa obbligata per artisti e studiosi amanti dell’architettura, della pittura e della scultura, sia antica, sia moderna. Le straordinarie scoperte archeologiche del Settecento a Ercolano e Pompei aggiunsero nuovi motivi di interesse.
Particolare rilievo assumono i luoghi (le città tradizionali come Venezia, Firenze, Roma e Napoli, e i borghi
storici) e i paesaggi (dalle Alpi, al Vesuvio, all’Etna).
La meta principale del Grand Tour è stata certamente Roma, la città universale ed eterna, prima capitale dell’antichità e poi della cristianità, dove si venivano a studiare i segreti e i canoni del bello, depositato non solo nei marmi antichi ma anche nei capolavori del Rinascimento e del Classicismo seicentesco. Mentre nel Lazio si ripercorrevano i luoghi celebrati dalla letteratura classica che, attraverso Orazio e Virgilio, erano entrati nel mito.
La magnificenza del paesaggio del golfo e della zona vesuviana, unita al fascino delle testimonianze
dell’antichità, soprattutto dopo la riscoperta delle due città di Pompei e Ercolano, sepolte dalla catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C., hanno fatto di Napoli l’altra irrinunciabile meta di questo viaggio di istruzione e formazione, che si estese poi anche, sempre in Campania, alla recuperata area di Paestum dove era possibile emozionarsi di fronte allo spettacolo sublime dei magnifici templi dorici, in un periodo in cui la Grecia, ancora sotto il dominio ottomano, era interdetta ai viaggiatori.
Sempre le testimonianze della Magna Grecia spinsero i viaggiatori più ardimentosi, e uno dei primi fu
Goethe nel suo famoso viaggio in Italia, verso la più lontana e sconosciuta Sicilia, destinata a incantare
con l’asprezza dei suoi paesaggi primitivi e l’imponenza dei templi di Segesta, Selinunte e Agrigento, o del teatro greco di Siracusa.
Altri luoghi privilegiati del Grand Tour furono città piene di eventi come Venezia; Vicenza, dove era
possibile ammirare i palazzi di un genio universale come Palladio, imitato in tutto il mondo; Firenze che
nelle sue chiese e nelle sue collezioni, in particolare le Gallerie medicee, schiudeva agli occhi ammirati dei
viaggiatori le meraviglie dell’antico come del Rinascimento.
Più avanti anche Milano, grazie soprattutto alla presenza di Leonardo e del suo leggendario Cenacolo, e i vicini laghi, per lo splendore delle loro rive e delle ville famose sin dall’antichità, diventarono delle mete per i viaggiatori più esigenti.
I viaggiatori erano attratti anche dalla singolarità dei nostri costumi e dalla bellezza di una popolazione,
apparentemente felice, che viveva la maggior parte dell’anno all’aria aperta proprio per la mitezza del
clima.
Un illustratore e pittore straordinariamente popolare come Pinelli e pittori come Sablet, Géricault, Robert,
Schnetz, Delaroche hanno saputo rappresentare la vita domestica nei suoi aspetti più avvincenti e
commoventi, rivendicando la dignità del popolo.
Il maggior giro di affari ha riguardato la scultura, a partire dal commercio dei marmi antichi, il loro
restauro e spesso la produzione di copie in cui è stato il maggiore protagonista Cavaceppi. Verso la fine
del Settecento, grazie a Canova e ai suoi validissimi seguaci, si è affiancata la produzione di una scultura
originale che, pur ispirata all’antichità, ha saputo interpretare la sensibilità moderna, assicurando a questa
arte, diventata l’orgoglio dell’Italia, una straordinaria fortuna nel corso del XIX secolo in tutto il mondo.
La mostra è a cura di Fernando Mazzocca, con Stefano Grandesso e Francesco Leone, e con il
coordinamento generale di Gianfranco Brunelli.
Regione: Lombardia
Luogo: Gallerie d’Italia - Piazza Scala, piazza della Scala 6
Telefono: 800/167619
Orari di apertura: 9,30-19,30; giovedì 9,30-22,30. Lunedì chiuso
Costo: 10 euro; ridotto 8 euro
Dove acquistare: www.gallerieditalia.com
Sito web: www.gallerieditalia.com
Organizzatore: Intesa Sanpaolo