Mostra Eugenio Tibaldi. Temporary Landscape. Erbari, mappe, diari - Torino
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Torino
L'esposizione intende focalizzarsi sull’opera grafica dell’artista Eugenio Tibaldi come modalità ibrida al confine tra rappresentazione estetica, fotografia, progettazione architettonica e riflessione teorica. Tale comunque da presentarsi come modello eterogeneo di conoscenza e di intervento ambientale in grado di registrare le trasformazioni ecologiche del nostro tempo sulla micro-scala, nell’obiettivo di trovare una precaria e mai definitiva corrispondenza tra realtà franta e sua rappresentazione temporanea, tra uomo e ambiente, in sostanza.
L’attenzione di Tibaldi alle aree periferiche si appunta sempre sulla ricchezza delle biodiversità e su quelle che l'artista definisce le loro “risultanze estetiche”, un insieme di soluzioni informali, vernacolari alle necessità degli abitanti, realizzate da questi in maniera del tutto spontanea ed autonoma: Tibaldi le attraversa, le analizza e le campiona, costruendo elementi di un inventario che va poi a stratificare all’interno delle sue opere, facendo emergere ora le macro dinamiche, ora i dettagli, di un complesso rapporto fra legalità, economia, società ed estetica.
La produzione dello spazio è la pratica permette di cogliere l’ecosistema come piano delle relazioni in cui le esistenze e l’ambiente si modificano dinamicamente e si inventano reciprocamente.
Le aree periferiche” afferma l'artista “con i loro ‘non confini’, si prestano a entrare in relazione con il materiale umano secondo dinamiche ‘altre’ da quelle centrali, dando luogo a soluzioni adattative e di convivenza tra le parti spesso impreviste”.
In questo spazio di ecologie del margine Tibaldi attiva una pratica da bricoleur, mosso da un desiderio di de-professionalizzazione e di riappropriazione dei poteri autonomi e collettivi sottratti dal capitalismo.
Come dice il titolo della mostra, ogni paesaggio non può che risultare temporaneo: Tibaldi lo sottolinea evidenziando le tempistiche imposte dall’abusivismo inerenti all'edilizia commerciale, concentrandosi in particolare su “quelle strutture che, destinate a durare per pochi mesi, diventano definitive, parte di un paesaggio, come cantieri sotto sequestro, abusi in cemento mai terminati, testimoni immobili di una situazione anomala che proprio per la sua staticità diventa paesaggistica e ci porta a spostare i nostri confini estetici”.
Ma anche il nostro modo di abitare non potrà che essere nomade, lontano da una “scienza di Stato”, come avrebbero detto Deleuze e Guattari.
La mostra è curata da Marco Scotini.
L’attenzione di Tibaldi alle aree periferiche si appunta sempre sulla ricchezza delle biodiversità e su quelle che l'artista definisce le loro “risultanze estetiche”, un insieme di soluzioni informali, vernacolari alle necessità degli abitanti, realizzate da questi in maniera del tutto spontanea ed autonoma: Tibaldi le attraversa, le analizza e le campiona, costruendo elementi di un inventario che va poi a stratificare all’interno delle sue opere, facendo emergere ora le macro dinamiche, ora i dettagli, di un complesso rapporto fra legalità, economia, società ed estetica.
La produzione dello spazio è la pratica permette di cogliere l’ecosistema come piano delle relazioni in cui le esistenze e l’ambiente si modificano dinamicamente e si inventano reciprocamente.
Le aree periferiche” afferma l'artista “con i loro ‘non confini’, si prestano a entrare in relazione con il materiale umano secondo dinamiche ‘altre’ da quelle centrali, dando luogo a soluzioni adattative e di convivenza tra le parti spesso impreviste”.
In questo spazio di ecologie del margine Tibaldi attiva una pratica da bricoleur, mosso da un desiderio di de-professionalizzazione e di riappropriazione dei poteri autonomi e collettivi sottratti dal capitalismo.
Come dice il titolo della mostra, ogni paesaggio non può che risultare temporaneo: Tibaldi lo sottolinea evidenziando le tempistiche imposte dall’abusivismo inerenti all'edilizia commerciale, concentrandosi in particolare su “quelle strutture che, destinate a durare per pochi mesi, diventano definitive, parte di un paesaggio, come cantieri sotto sequestro, abusi in cemento mai terminati, testimoni immobili di una situazione anomala che proprio per la sua staticità diventa paesaggistica e ci porta a spostare i nostri confini estetici”.
Ma anche il nostro modo di abitare non potrà che essere nomade, lontano da una “scienza di Stato”, come avrebbero detto Deleuze e Guattari.
La mostra è curata da Marco Scotini.
Regione: Piemonte
Luogo: PAV - Parco Arte Vivente, Centro sperimentale d'arte contemporanea, via Giordano Bruno 31
Telefono: 011/3182235
Orari di apertura: 15-18 venerdì; 12-19 sabato e domenica
Costo: 4 euro; ridotto 3 euro
Dove acquistare: www.parcoartevivente.it
Sito web: www.parcoartevivente.it
Organizzatore: PAV - Parco Arte Vivente, Centro sperimentale d'arte contemporanea