Mostra Correnti III – Techne. Eva L’Hoest / Mario Sironi - Milano
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Milano
RITA URSO artopiagallery presenta un dialogo ideale tra la giovane artista belga Eva L’Hoest (Liège, 1991) e il maestro dell’arte italiana Mario Sironi
(Sassari, 1885 – Milano, 1961). Due artisti che, quasi a un secolo di distanza l’uno dall’altra, si sono interessati a un medesimo tema, ovvero al rapporto tra
industria e paesaggio, alla conoscenza come tecnica e al suo possibile esito come destino della civiltà.
La mostra si propone come una doppia riflessione attorno alla capacità umana di praticare una qualsiasi attività, non solo manuale ma anche intellettuale.
Il termine techne fa riferimento alla capacità di applicare conoscenza, sia essa acquisita empiricamente e trasmessa dalla tradizione come nel lavoro manuale e artistico oppure grazie al sapere scientifico specializzato come nel caso della produzione industriale.
Il dialogo che si attiva nel confronto tra l’opera video e scultorea di Eva L’Hoest (The Inmost Cell, 2020) e la pittura di Mario Sironi (Centrale Elettrica, 1926) apre un orizzonte di senso che chiama in causa entrambi i risvolti: da un lato la tecnica come capacità umana di creare (techne significa appunto arte in greco antico), che si manifesta nelle correnti artistiche in periodi differenti della Storia, connotate culturalmente e caratterizzate fortemente dall’uso dei propri mezzi espressivi; dall’altro la tecnica come esercizio di potere dell’uomo sul paesaggio, plasmato dalla società industriale, come nel caso ad esempio della costruzione di centrali produttrici di energia, di correnti elettriche.
The Inmost Cell (2020) di Eva L’Hoest, opera video commissionata dalla Biennale di Riga nel 2020 e presentata oggi per la prima volta in Italia, è come una lunga reminiscenza nella quale frammenti di immagini e ricordi si
combinano in un paesaggio parzialmente reale, sospeso a metà tra mitologia lettone e scenari post-apocalittici.
Accompagnano il video alcune sculture in cristallo, inciso in 3D, nelle quali emergono le stesse forme di alcune immagini del girato, qui illuminate e visibili nel vetro.
Centrale Elettrica (1926-1927) di Mario Sironi, esposta alla 31° Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia del 1962, ritrae un paesaggio montano solcato e interrotto dalla linea netta di una centrale elettrica che
pur confondendosi con la maestosità dello sfondo ne resta distaccata e isolata, a valle.
Negli anni venti il tema dei paesaggi urbani, già affrontato in chiave futurista, è ricorrente nella pratica di Sironi e diventa quasi un emblema dell’uomo contemporaneo, avvolto nella desolazione di una nuova civiltà occupata da officine e macchine. Anche la razionalizzazione prospettica dello spazio è un modo per affermare il potere della ragione.
(Sassari, 1885 – Milano, 1961). Due artisti che, quasi a un secolo di distanza l’uno dall’altra, si sono interessati a un medesimo tema, ovvero al rapporto tra
industria e paesaggio, alla conoscenza come tecnica e al suo possibile esito come destino della civiltà.
La mostra si propone come una doppia riflessione attorno alla capacità umana di praticare una qualsiasi attività, non solo manuale ma anche intellettuale.
Il termine techne fa riferimento alla capacità di applicare conoscenza, sia essa acquisita empiricamente e trasmessa dalla tradizione come nel lavoro manuale e artistico oppure grazie al sapere scientifico specializzato come nel caso della produzione industriale.
Il dialogo che si attiva nel confronto tra l’opera video e scultorea di Eva L’Hoest (The Inmost Cell, 2020) e la pittura di Mario Sironi (Centrale Elettrica, 1926) apre un orizzonte di senso che chiama in causa entrambi i risvolti: da un lato la tecnica come capacità umana di creare (techne significa appunto arte in greco antico), che si manifesta nelle correnti artistiche in periodi differenti della Storia, connotate culturalmente e caratterizzate fortemente dall’uso dei propri mezzi espressivi; dall’altro la tecnica come esercizio di potere dell’uomo sul paesaggio, plasmato dalla società industriale, come nel caso ad esempio della costruzione di centrali produttrici di energia, di correnti elettriche.
The Inmost Cell (2020) di Eva L’Hoest, opera video commissionata dalla Biennale di Riga nel 2020 e presentata oggi per la prima volta in Italia, è come una lunga reminiscenza nella quale frammenti di immagini e ricordi si
combinano in un paesaggio parzialmente reale, sospeso a metà tra mitologia lettone e scenari post-apocalittici.
Accompagnano il video alcune sculture in cristallo, inciso in 3D, nelle quali emergono le stesse forme di alcune immagini del girato, qui illuminate e visibili nel vetro.
Centrale Elettrica (1926-1927) di Mario Sironi, esposta alla 31° Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia del 1962, ritrae un paesaggio montano solcato e interrotto dalla linea netta di una centrale elettrica che
pur confondendosi con la maestosità dello sfondo ne resta distaccata e isolata, a valle.
Negli anni venti il tema dei paesaggi urbani, già affrontato in chiave futurista, è ricorrente nella pratica di Sironi e diventa quasi un emblema dell’uomo contemporaneo, avvolto nella desolazione di una nuova civiltà occupata da officine e macchine. Anche la razionalizzazione prospettica dello spazio è un modo per affermare il potere della ragione.
Regione: Lombardia
Luogo: RITA URSO artopiagallery, via Lazzaro Papi 2
Telefono: 02/5460582
Orari di apertura: 15-19. Sabato e domenica chiuso
Costo: Ingresso libero
Dove acquistare: 0 - ingresso libero
Sito web: www.artopiagallery.net
Organizzatore: RITA URSO artopiagallery