Mostra Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello - Bergamo

Manuela Vaccarone
A cura di Manuela Vaccarone
Pubblicato il 28/01/2023 Aggiornato il 28/01/2023
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Bergamo
Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, Accademia Carrara riapre al pubblico il 28 gennaio 2023 a seguito dell’importante progetto di rinnovamento museale, e presenta la prima mostra mai dedicata in Italia e nel mondo a Cecco del Caravaggio (Francesco Boneri 1585 circa – post 1620), il più misterioso allievo e modello del Merisi.

43 opere: 19 dei circa 25 dipinti conosciuti di Cecco, 2 opere di Caravaggio e, insieme, artisti che hanno ispirato e sono stati ispirati da questo affascinante pittore.
Prestiti nazionali e internazionali da Berlino, Londra, Madrid, Oxford, Varsavia, Vienna, Brescia, Firenze, Milano, Roma.

Atipico, insofferente alle regole, destinato a suscitare contrasti e forse inimicizie, sebbene pressocché assente dalle cronache storiche e da quelle giudiziarie (a differenza della maggior parte dei suoi colleghi della cerchia caravaggesca),
l’enigmatica figura di Cecco del Caravaggio appare come anticonformista, capace di clamorose novità negli impianti iconografici, virtuoso di una pittura straordinaria, implacabile nella definizione delle forme, dei contorni, nel colore, naturalista oltranzista, audace, iperrealista ante literram, prepotente e privo di timori censori.

Nato molto probabilmente all’interno del territorio bergamasco, viene considerato per anni fiammingo, francese o spagnolo; Roberto Longhi scrive di lui «una delle più notevoli figure del caravaggismo nordico», ora grazie all’aggiornamento degli studi, quel «nordico» deve essere inteso come del Nord d’Italia, e non più d’Europa.

Il caso Cecco del Caravaggio è relativamente recente: i nuovi studi avviati dal curatore della mostra Gianni Papi, a partire dagli anni ’90, così come i traguardi raggiunti, tra questi la scoperta di alcune opere, dimostrano quanto la storia dell’arte sia materia viva e vivace, capace, se perseguita, di rinnovarsi continuamente anche contro quella sorta di damnatio memoriae che ha ben presto colpito le vicende artistiche di Boneri; una specie di trascuratezza sistematica.

Per Cecco non solo vige l’assenza delle fonti ma anche una serie di cattive interpretazioni: all’iniziale confusione rispetto alla sua provenienza, ora però spiegata da Gianni Papi anche grazie ai tanti punti di contatto con la pittura di Giovanni Gerolamo Savoldo (Brescia, 1480 circa – post 1548) che, tra naturalismo e classicismo,
può essere considerato il secondo grande ispiratore del nostro, si aggiunge, nei decenni, una spiegazione del suo soprannome assai lontana dal più logico significato e cioè che «del Caravaggio» alluda semplicemente a una dimensione di vicinanza, quasi di appartenenza.

L’apprendistato nello studio di Caravaggio doveva essere molto diverso da quello delle botteghe fiorentine o romane: pressoché senza regole, gli allievi imparavano a dipingere osservando il maestro, sempre ritraendo modelli dal vero, mescolando mestiere ed esperienze di vita.
L’apprendistato di Cecco ripeteva il percorso che era già stato del suo maestro e cioè quello di entrare, ragazzo, nello studio di un artista affermato e proveniente dallo stesso territorio d’origine: Peterzano per Caravaggio, lo stesso Caravaggio per Cecco.

Francesco Boneri vive così a fianco di Caravaggio, viene citato in alcune fonti come «Francesco garzone» o «il suo Caravaggino» o «Francesco detto Cecco del Caravaggio» nella «schola» di Caravaggio insieme a Ribera, Spadarino e Manfredi, a tutt’oggi considerati i quattro pittori più vicini al maestro. Cecco figura come modello per almeno sei dipinti del Merisi, tra cui San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina e David con la testa di Golia della Galleria Borghese, che sono in mostra.

Con oltre 40 opere, il progetto per la prima volta raccoglie 19 dipinti autografi dei circa 25 che compongono il catalogo di Cecco, conservati da importanti collezioni pubbliche e private, in Italia e nel mondo.

Il percorso mette in evidenza sia autori, come Merisi e Savoldo, da cui Cecco trasse ispirazione, sia una serie di artisti che furono a lui vicini (tra i quali Valentin de Boulogne, Bartolomeo Mendozzi e Pedro Núñez del Valle), attraverso prestiti da
collezioni soprattutto pubbliche: Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti di Firenze, Museo del Prado di Madrid, Kunsthistorisches Museum di Vienna, National Gallery di Atene, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, Gemäldegalerie di Berlino, Galleria Borghese e Pinacoteca Capitolina di Roma, Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, Wellington Museum di Londra, Ashmolean Museum di Oxford, per citarne alcune.

La mostra di Bergamo offre, per la prima volta, uno sguardo trasversale e pressocché completo sull’operato di Cecco, riunendo capolavori rivelatisi fondamentali nel percorso di ricostruzione del corpus dell’autore.
In particolare, Cacciata dei mercanti dal tempio (1613-1615 circa), proveniente da Gemäldegalerie di Berlino, ha avuto un ruolo essenziale nel determinare il primissimo nucleo di opere da parte di Roberto Longhi e dunque nel definire l’identità del linguaggio pittorico.

Del pittore conosciamo bene il volto anche grazie a Ritratto di giovane con colletto a lattuga, proveniente da Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti di Firenze nel protagonista dell’Amore al fonte, da collezione privata, oltre che grazie ai due dipinti di Caravaggio presenti in mostra, per i quali, come si è detto, Cecco posò come modello.

Se la vita di Cecco è ancora avvolta nel mistero, non si può dire altrettanto, anche grazie a questo progetto curato da Gianni Papi e M. Cristina Rodeschini, delle influenze che il pittore ha ricevuto ed esercitato, queste ultime soprattutto sulla scena romana e napoletana dell’epoca (si ipotizza infatti che Boneri seguisse Caravaggio nella sua fuga a Napoli dopo l’omicidio di Ranuccio Tomassoni nel maggio 1606).
Oltre a quella bergamasca, provincia in cui probabilmente nacque e forse fece ritorno a un certo punto della sua carriera.

Considerato tra i grandi protagonisti della natura morta caravaggesca, insieme a Bartolomeo Cavarozzi e Antiveduto Gramatica, Cecco dovette influenzare anche la ricerca di Evaristo Baschenis (1617 – 1677). Il prete-pittore di origini bergamasche, ampiamente rappresentato nelle collezioni di Accademia Carrara, è certamente debitore della lezione magistrale del Boneri nel realismo dei brani di natura morta e nella resa degli strumenti musicali della serie dei Fabbricanti. In mostra, il confronto tra i due autori è favorito tramite un’opera in prestito e, all’interno del percorso permanente, nella sala dedicata a Baschenis.

"Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello", prima esposizione a occupare i nuovi spazi del museo dedicati ai progetti temporanei, oltre a fare luce su un autore importante, restituisce attenzione a quei “pittori della realtà” di origine lombarda, secondo la definizione di Roberto Longhi.ai quali si cerca di restituire il giusto ruolo nel panorama artistico europeo di quegli anni.

La mostra è a cura di Gianni Papi, uno dei massimi studiosi di Caravaggio e dell'ambiente caravaggesco, e M. Cristina Rodeschini, direttore di Accademia Carrara.
Il progetto di allestimento della mostra è di Antonio Ravalli.

Dida: Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Fabbricante di strumenti musicali, 1615-1616 circa, olio su tela, Londra, Apsley House, Wellington Museum ©Historic England Archive.
Regione: Lombardia
Luogo: Accademia Carrara, piazza Giacomo Carrara 82
Telefono: 035/4920090; 339/2419828 per le Scuole
Orari di apertura: 9,30-17,30 da lunedì a giovedì; 9,30-13 martedì (chiuso il pomeriggio); 9,30-18,30 venerdì, sabato e domenica
Costo: 15 euro; ridotto 13 euro
Dove acquistare: www.lacarrara.it
Sito web: www.lacarrara.it
Organizzatore: Accademia Carrara Bergamo
Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello