Mostra Carlo Scarpa/Sekiya Masaaki. Tracce d’architettura nel mondo di un fotografo giapponese - Treviso
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Treviso
L’opera di Carlo Scarpa colta e interpretata da Sekiya Masaaki, ma anche l’architettura stessa come compresa all’interno del mondo di immagini del fotografo giapponese.
È attorno a queste due posizioni che ruota la mostra fotografica, a cura di J.K. Mauro Pierconti, storico dell’architettura.
Carlo Scarpa (1906-1978) e Sekiya Masaaki (1942-2002) dunque.
Ma non solo. La carriera professionale di Sekiya ha conosciuto varie fasi, tutte incentrate sulla fotografia: da fotografo di architettura a consulente per la progettazione architettonica, fino a diventare promotore di fotografi di talento non ancora conosciuti, bisognosi di sostegno e pubblicità. E l’esposizione darà conto anche di questi aspetti della sua attività.
La mostra raccoglie 85 fotografie, 54 a colori e 31 in bianco e nero, e si articola in quattro sezioni, distribuite nei vari piani di Ca’ Scarpa, spazio recentemente restaurato dall’architetto Tobia Scarpa a partire da una chiesa monastica che sorgeva proprio nel cuore della città di Treviso.
Qui una grande struttura metallica, già presente all’interno dell’edificio, è stata recuperata e riutilizzata per suddividere il volume interno in quattro piani, uguali e indipendenti, serviti da una nuova scala sospesa.
La prima sezione, al piano terra, raccoglie grandi immagini che rappresentano l’attività di Sekiya Masaaki come promotore di fotografi di talento. È il caso di Hattori Aiko, fotografa di strada, che ha realizzato una serie di reportage sulla vita di Tōkyō negli anni ottanta.
Nella seconda sezione è allestita una selezione di scatti del suo primo lavoro fotografico, quello sulle rovine di Angkor Wat in Cambogia, realizzato quando era ancora uno studente universitario. Le fotografie sono quasi tutte in bianco e nero.
La ricerca è volta a scavare in quelle rovine consumate dal tempo e divorate dalla foresta: resti di un mondo perduto che, attraverso il nostro sguardo, ritornano potentemente alla vita.
La terza sezione è invece dedicata al lavoro più completo e importante dell’intera carriera di Sekiya in quest’ambito: l’opera monografica su Otto Wagner a Vienna, pubblicata nel 1998.
Gli ultimi due piani, in cui si snoda la quarta sezione dell’esposizione, sono invece dedicati all’opera di Carlo Scarpa, il lavoro che ha impegnato Sekiya fino alla morte, avvenuta nel 2002, quindi incompiuto e frammentario. Sekiya non riesce a riprendere l’intera opera dell’architetto veneziano.
È attorno a queste due posizioni che ruota la mostra fotografica, a cura di J.K. Mauro Pierconti, storico dell’architettura.
Carlo Scarpa (1906-1978) e Sekiya Masaaki (1942-2002) dunque.
Ma non solo. La carriera professionale di Sekiya ha conosciuto varie fasi, tutte incentrate sulla fotografia: da fotografo di architettura a consulente per la progettazione architettonica, fino a diventare promotore di fotografi di talento non ancora conosciuti, bisognosi di sostegno e pubblicità. E l’esposizione darà conto anche di questi aspetti della sua attività.
La mostra raccoglie 85 fotografie, 54 a colori e 31 in bianco e nero, e si articola in quattro sezioni, distribuite nei vari piani di Ca’ Scarpa, spazio recentemente restaurato dall’architetto Tobia Scarpa a partire da una chiesa monastica che sorgeva proprio nel cuore della città di Treviso.
Qui una grande struttura metallica, già presente all’interno dell’edificio, è stata recuperata e riutilizzata per suddividere il volume interno in quattro piani, uguali e indipendenti, serviti da una nuova scala sospesa.
La prima sezione, al piano terra, raccoglie grandi immagini che rappresentano l’attività di Sekiya Masaaki come promotore di fotografi di talento. È il caso di Hattori Aiko, fotografa di strada, che ha realizzato una serie di reportage sulla vita di Tōkyō negli anni ottanta.
Nella seconda sezione è allestita una selezione di scatti del suo primo lavoro fotografico, quello sulle rovine di Angkor Wat in Cambogia, realizzato quando era ancora uno studente universitario. Le fotografie sono quasi tutte in bianco e nero.
La ricerca è volta a scavare in quelle rovine consumate dal tempo e divorate dalla foresta: resti di un mondo perduto che, attraverso il nostro sguardo, ritornano potentemente alla vita.
La terza sezione è invece dedicata al lavoro più completo e importante dell’intera carriera di Sekiya in quest’ambito: l’opera monografica su Otto Wagner a Vienna, pubblicata nel 1998.
Gli ultimi due piani, in cui si snoda la quarta sezione dell’esposizione, sono invece dedicati all’opera di Carlo Scarpa, il lavoro che ha impegnato Sekiya fino alla morte, avvenuta nel 2002, quindi incompiuto e frammentario. Sekiya non riesce a riprendere l’intera opera dell’architetto veneziano.
Regione: Veneto
Luogo: Ca’ Scarpa, via Canova 11
Telefono: 0422/5121
Orari di apertura: 15-19 venerdì; 10-19 sabato e domenica
Costo: Ingresso libero
Dove acquistare: 0 - ingresso libero
Sito web: www.fbsr.it/la-fondazione/ca-scarpa/
Organizzatore: Fondazione Benetton Studi Ricerche