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Quando si ha a che fare con un appartamento ormai datato spesso nasce la tentazione di ribaltare e riorganizzare gli ambienti interni a seconda di nuove necessità. La casa di oggi è sicuramente molto diversa di quella ad esempio degli anni 50/60 ed è vissuta in modo totalmente nuovo.
È il caso di questa lettrice che vorrebbe ristrutturare (ad eccezione del bagno, già ristrutturato di recente) il proprio bilocale (planimetria piccola, a sinistra) trasformandolo in trilocale, aggiungendo una stanza. Ecco la sua richiesta: Vorrei trasformare un bilocale di mia proprietà, attualmente affittato, in trilocale mantenendo uno spazio da usare come piccolo ripostiglio. Inoltre mi piacerebbe creare una cabina armadio nella camera da letto, sempre che sia possibile. Il bagno è già stato completamente ristrutturato a fine 2016 e pertanto non lo vorrei modificare. Anche gli infissi sono stati sostituiti nello stesso anno. Si trova nel Comune di Milano.
Spesso la creatività e la voglia di cambiamento però si scontrano con alcuni fattori imprescindibili: tra questi i limiti imposti dalle normative, in particolare dai Piani Regolatori e dai Regolamenti Edilizi comunali, ed i limiti imposti da questioni di natura tecnico-impiantistica.
Per quanto riguarda le normative comunali, ogni ambiente deve avere specifiche metrature minime da rispettare per poter procedere con i lavori. Ogni Comune ha il proprio regolamento edilizio che deve essere consultato per capire quali siano le indicazioni su superfici minime, altezze interpiano, materiali da utilizzare, superfici di illuminazione e aerazione eccetera.
Nel caso di Milano, ovvero dove si trova la casa, le metrature minime previste sono: per una camera con un posto letto almeno 8 mq; una matrimoniale 12 mq (escluso la superficie della cabina armadio); un soggiorno con cucina almeno 17 mq.
Nel bilocale che stiamo valutando attualmente è presente un cucinino di circa 8.8 mq, una stanza ed un soggiorno di circa 17.7 mq distanziati da un piccolo ripostiglio e un bagno, che è da poco stato ristrutturato. Come spesso accade, non ci sono molte aperture sull’esterno. In questo caso troviamo una finestra per locale, quindi l’aggiunta di una nuova stanza dev’essere già esclusa. L’unica possibilità poteva essere quella di spostare il bagno rendendolo cieco ma, oltre ad essere una soluzione “peggiorativa” da un punto di vista di vivibilità del servizio, sarebbe una spesa aggiuntiva che vanificherebbe l’intervento realizzato nel 2016.
La stanza matrimoniale viene rimodulata per ospitare una cabina armadio mentre il ripostiglio viene mantenuto ma leggermente ridotto.
Trasformazione da bilo a trilocale, solo se nei fatti si può spostare la cucina
Nel progetto in esame, attualmente la parete con tutti gli attacchi è quella che divide il bagno dal cucinino. Vedendo la disposizione dei sanitari è probabile che la colonna di scarico sia unica per bagno e cucina e sia posizionata dietro al water. La prima cosa da fare è comunque quella di verificare la posizione della colonna del bagno e verificare l’eventuale presenza di un’ulteriore colonna già esistente e dismessa all’interno del muro perimetrale. Trattandosi di un appartamento in un condominio, non si considera l’idea di una nuova colonna che risulterebbe sicuramente più complicata (dovrebbe passare attraverso gli appartamenti ai piani inferiori oppure, nel “migliore” dei casi, in facciata, quindi si tratterebbe di una soluzione difficilmente percorribile).
Volendo spostare la cucina è bene valutare fin dove spingersi per non posizionarsi ad eccessiva distanza dalla colonna di scarico ed avere problemi di pendenze. Per questo, nonostante l’attuale stanza matrimoniale presenti una portafinestra con poggiolo ideale per una zona giorno, si decide di spostare la cucina nell’attuale soggiorno appoggiandosi alla parete esterna. Il lavabo e quindi lo scarico acqua sarà posizionato più vicino possibile al bagno ipotizzando di raggiungere la colonna di scarico percorrendo la parete perimetrale. L’intenzione è quella di intervenire il meno possibile sul bagno: un passaggio a pavimento vorrebbe dire sollevare tutta la pavimentazione esistente e la rimozione probabile dei sanitari.
Se questa soluzione non dovesse risultare percorribile, si dovrà per forza di cose optare per una pompa elettrica (vedi più sotto, pro e contro) e correre a pavimento attraverso il corridoio o in un controsoffitto sopra al bagno.
La soluzione con gradino non è percorribile nell’ottica di non effettuare troppi lavori nel bagno o comunque evitare di rifarlo completamente. Significherebbe avere un rialzo sia nella cucina che nel bagno: questo perché, ipotizzando sempre la colonna di scarico nel bagno, si dovrebbe alzare tutto il percorso che va dalla cucina alla colonna di scarico.
(la questione condominio riguarda il fatto di aggiungere un elemento verticale, la nuova colonna, che dovrebbe passare attraverso gli appartamenti ai piani inferiori oppure, nel “migliore” dei casi, in facciata…)
Da un punto di vista distributivo si divide l’open space in due parti tramite una penisola centrale. Da un lato la zona divano e conversazione dall’altra la cucina.
Spostare la cucina e gli impianti: quando si può fare e come?
Con lo spostamento della cucina entra in gioco una delle problematiche più delicate cioè quella legata allo spostamento degli impianti.
A differenza di qualsiasi altro ambiente della casa, spostare una cucina richiede una serie di scrupolose attenzioni per verificare che ci sia la concreta possibilità di effettuare gli interventi.
Affinché una cucina possa funzionare ha bisogno di 4 tipi di impianto: l’impianto di adduzione dell’acqua (legato a quello di produzione dell’acqua calda) e quello di scarico, l’impianto elettrico e quello del gas (potrebbe essere evitato nel caso di piano cottura ad induzione).
Impianto di adduzione e scarico dell’acqua: il problema maggiore
Proprio per l’impianto idraulico, ci possono essere, in relazione allo spostamento della cucina, maggiori problemi, poiché il suo funzionamento è “per gravità”, non c’è alcuna forza che “sposta” l’acqua e quindi, perché possa funzionare, deve essere realizzato con tubazioni posate con adeguate pendenze. La pendenza minima adottabile per le diramazioni che collegano i vari punti alla colonna di scarico deve essere ≥ 1,0%, questo vuol dire che per ogni metro di lunghezza bisogna abbassarsi di 1 cm. Si intuisce quindi che uno spostamento a breve distanza non comporta particolari problemi, mentre se la distanza inizia a superare il metro, la problematicità aumenta.
Se lo spostamento avviene sulla stessa parete le tubazioni possono essere fatte scorrere a parete e quindi non dovrebbero presentarsi troppe problematiche. Diversamente, però, dovendo far passare i tubi a pavimento quindi, si dovrà verificare che il massetto abbia uno spessore adeguato per poter garantire la pendenza.
Soluzione 1): realizzare un gradino per la pendenza
Pur se con diametri ridotti rispetto a quelle delle tubazioni dei bagni, molto spesso il massetto non ha spessori sufficienti e si deve in caso ricorrere ad espedienti diversi, come ad esempio la realizzazione di un gradino per recuperare l’altezza. Questa soluzione dovrà essere ben progettata perché risulti anche esteticamente ben integrata e bella.
Soluzione 2): installare pompe di scarico. Con pro e contro
Un’alternativa è quella di ricorrere a pompe di scarico elettriche che aiutino il giusto deflusso delle acque reflue permettendo di realizzare la cucina anche in una posizione molto distante dalla colonna di scarico. L’acqua viene spinta sia in verticale che in orizzontale verso la rete fognaria attraverso tubi di piccolo diametro. Nonostante i numerosi vantaggi che l’installazione di una pompa offre, si devono tenere presenti alcuni possibili aspetti negativi soprattutto se si aggiunge un trituratore.
Prima tra tutti è la rumorosità sia della pompa, sia delle tubazioni e dell’innesto tra diramazioni orizzontali e verticali. Oggi vengono prodotti modelli sempre più silenziosi ma un minimo di disturbo è sempre percepibile. Se la pompa viene installata a muro o meglio all’interno di un mobile si può limitare questo inconveniente con sportelli o involucri coibentati con materiale fonoisolante (ovviamente, spazio permettendo). Per quanto riguarda le tubazioni è buona norma usare condotti antirumore, rivestire l’innesto tra tubazioni con un materassino fonoassorbente e prevedere un diametro maggiore del tratto orizzontale per evitare l’effetto “pistone”.
Altro problema da considerare è la necessaria alimentazione elettrica: se viene a mancare la corrente, non è possibile utilizzare l’acqua del lavello. Pompe di questo tipo hanno poi bisogno di alcune attenzioni riguardo ad esempio ai prodotti usati o alle temperature dell’acqua che fluisce: spesso sono più delicate nei confronti delle alte temperature. Come dovrebbe essere anche nel caso senza pompa, inoltre, non è possibile immettere materiale solido. La pompa non è a tenuta stagna quindi, in caso di malfunzionamento o di blocco, il liquido fuoriesce dalla macchina.
La verifica della pressione dell’acqua
Sempre in relazione all’impianto idrico, sono richieste infine alcune accortezze, come quello di verificare la pressione dell’acqua prevedendo un’eventuale autoclave se non dovesse risultare sufficiente.
Impianto elettrico e del gas
Per quanto riguarda lo spostamento degli altri impianti, elettrico e del gas, non ci sono particolari problematiche.
Per la sicurezza dell’impianto a gas
Per lo spostamento del punto gas è sempre sconsigliato mantenere il vecchio impianto con una semplice “aggiunta” del tratto nuovo. Sarebbe meglio optare per un rifacimento dell’intera linea del gas a partire dal misuratore, installando un nuovo rubinetto d’arresto ad incasso ispezionabile, se mancante. Questa operazione ci permette di certificare il nuovo impianto abbandonando il vecchio.
A fine lavori la certificazione della conformità degli impianti
In ogni caso è sempre fondamentale rivolgersi a degli esperti che sappiano consigliare la soluzione migliore e specifica per ogni situazione in modo da assicurarsi un lavoro eseguito a regola d’arte che sia conforme le normative in merito a materiali, dimensioni, percorsi, ventilazioni, ecc…
A fine lavori dovrà sempre essere richiesta la conformità degli impianti che certifica il lavoro fatto a norma di legge.