Caldaia a condensazione: quando si può mettere al posto di un vecchio modello

Episodi di vita vissuta: ce li raccontano i lettori e ci chiedono chiarimenti sulle loro vicende domestiche. Ecco la risposta di un esperto, sulla caldaia a condensazione, per il lettore Damiano C.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 19/06/2017 Aggiornato il 21/06/2017
caldaia a condensazione

Caldaia a condensazione: molti la vogliono, ma tutti possono metterla? Quando si ha un riscaldamento autonomo e all’improvviso si rompe la caldaia, in casa inizia il panico: niente acqua calda e niente riscaldamento. Il primo problema è allora trovare subito un tecnico disponibile all’uscita. Il secondo è poter risolvere velocemente il danno, che ci ha colti impreparati.  È quello che è capitato al nostro lettore Damiano C. Ecco la sua domanda e la risposta di un esperto del settore.

Domanda: Ho un appartamento di 80 mq con riscaldamento autonomo. Si è rotta la caldaia (era installata in cucina) e, dovendola sostituire e avendo in precedenza letto su Cose di Casa delle nuove caldaie, ho chiesto al tecnico di mettermi un modello di caldaia a condensazione. Il tecnico era quello che mi ha sempre fatto i controlli dei fumi e che mi aveva già cambiato la scheda della precedente caldaia (del 1997) ben due volte. Trovandomi nell’urgenza di cambiare ed essendo senza riscaldamento e acqua calda per lavarmi, non ho potuto che accettare la caldaia propostami dal tecnico. Mi ha detto che non si poteva mettere una caldaia a condensazione perché avrei dovuto cambiare la canna fumaria (inserita ex novo nel 1997 al momento dell’installazione) con spesa notevole e difficoltà tecniche, e che la caldaia a condensazione aveva un senso solo se avevo il riscaldamento a pavimento. Mi sono rimaste la scontentezza di aver messo una caldaia non efficiente e qualche perplessità. Posso almeno capire – anche se in ritardo – cosa avrei dovuto fare? 

Risponde l’ingegner Claudio Galli, Head of Master Division Consulting Vaillant Group

PRIMA COSA: APPURARE BENE QUALE SIA LA SITUAZIONE ATTUALE

Quando ci troviamo di fronte alla necessità di sostituire la nostra vecchia caldaia a gas, dobbiamo anzitutto sapere che dal Settembre 2015, qualora la caldaia scarichi i fumi della combustione in un camino singolo, è obbligatorio installare un nuovo apparecchio a tiraggio forzato (“turbo”) e che da quella data i costruttori di caldaie possono fabbricare solo apparecchi a condensazione. 
Pertanto, prima di procedere con la sostituzione, dobbiamo chiedere ad un installatore qualificato di appurare di che tipologia è il nostro attuale apparecchio e dove sta scaricando i prodotti della combustione: in un camino singolo, in un condotto dedicato oppure in una canna collettiva?

In base all’esito della verifica sapremo anzitutto se è possibile utilizzare un apparecchio a condensazione ed eventualmente quali accorgimenti andranno adottati.

COME FUNZIONA LA CONDENSAZIONE

La caldaia a condensazione è caratterizzata dalla capacità di raffreddare i fumi di scarico, molto più della vecchia caldaia tradizionale. Il raffreddamento è tale che una parte considerevole del vapore acqueo contenuto nei fumi di scarico, ricco di calore, è costretto a diventare acqua liquida e a rilasciare così l’energia termica in esso contenuto. Questo calore viene trasferito all’impianto di riscaldamento, permettendo così di risparmiare sulla bolletta del gas ed emettere meno anidride carbonica in ambiente.

UN’INSTALLAZIONE A REGOLA D’ARTE

Fin qui tutto bene, ma ora abbiamo dei fumi di scarico particolarmente freddi e dell’acqua che deve essere scaricata continuamente mentre la caldaia è in funzione. 

Ecco allora i due punti principali da affrontare, insieme ad un installatore qualificato, per avere un’installazione “da manuale” della nuova caldaia a condensazione:

  • come scaricare i prodotti della combustione?
  • dove scaricare l’acqua di condensa?

Come detto, i fumi sono decisamente freddi rispetto al normale, pertanto devono essere espulsi utilizzando il ventilatore della caldaia e si deve considerare che continueranno a condensare anche lungo il tragitto di scarico, prima della loro espulsione sul tetto.

L’acqua di condensa, essendo poi derivata dalla combustione del metano, è meno acida ad esempio dell’aceto di vino, ma comunque è acida. 

Espulsione forzata e formazione di condensa implicano che il condotto di scarico debba avere una geometria idonea, tipicamente circolare con diametro di 60 o 80 millimetri e che sia di un materiale resistente all’acidità, normalmente plastico come il Polipropilene. Dunque non possono più essere utilizzate le vecchie tubazioni della caldaia tradizionale, né tantomeno è possibile scaricare i fumi freddi all’interno del camino in muratura, pena l’insorgenza di fenomeni di corrosione e deterioramento dello stesso.

Per la normativa tecnica (vige la norma UNI 7129), parlando di caldaie domestiche, la nuova tubazione di scarico viene considerata come parte integrante della caldaia, pertanto l’installatore dovrà utilizzare accessori forniti dal costruttore della caldaia stessa. 

In merito allo scarico dell’acqua di condensa, parlando sempre di apparecchi domestici, a dettare le regole per una corretta installazione è ancora la normativa tecnica UNI 7129, la quale richiede di utilizzare condotti di materiale idoneo, tipo plastico, e di curarsi del fatto che l’acqua di condensa, leggermente acida, debba tornare ad essere come fosse acqua piovana, prima che venga dispersa in ambiente. Per questo sarà allora necessario installare una tubazione dedicata che raggiunga ad esempio il sifone posto sotto uno dei lavelli di casa. Lo scopo è quello di miscelare l’acqua di condensa con i cosiddetti reflui domestici che, contenendo sapone e detersivi, hanno la capacità di annullare l’acidità. 
Qualche numero per capire quanto è efficace questa miscelazione: una caldaia a metano a condensazione da 24 chilowatt di potenza termica, funzionando per 8 ore in continuo, produrrebbe in condizioni ideali 30 litri di acqua di condensa, da compararsi con una produzione media giornaliera di refluo domestico di circa 180 litri al giorno pro capite!
A volte, per via del punto di installazione della caldaia (cucina, balcone), non è così semplice stendere questa tubazione, che comunque ha un diametro ridotto di circa 15 millimetri, pertanto è necessario utilizzare delle piccole pompe di rilancio che spingono la condensa fino al punto di scarico individuato. Queste pompe, dovendo stare in ambienti domestici, sono appositamente studiate per avere un ingombro ridotto e una bassa rumorosità quando entrano in funzione.

caldaia a condensazione

LA CALDAIA A CONDENSAZIONE E L’IMPIANTO DI RISCALDAMENTO A TERMOFISONI

Curata la parte di installazione resta ora un ultimo punto da chiarire ed è quello della supposta inutilità, in termini di convenienza anche economica, di installare una caldaia condensazione quando in casa abbiamo un impianto di riscaldamento a termosifoni, impianto che lavora ad una temperatura medio alta (70 °C, 60 °C).

Abbiamo già detto che la caratteristica principale della caldaia a condensazione è quella di raffreddare quanto più possibile i fumi di scarico e questo di per se già implica un elevato recupero di calore, più alto rispetto a quello della vecchia caldaia tradizionale, senza dover pensare alla condensazione. Per sfruttare questa quota parte di calore, dobbiamo permetterle di trasferirsi nei termosifoni; lo si fa diminuendo la temperatura alla quale li scaldiamo o meglio, facendo sì che questa temperatura scenda ogni qual volta sia possibile. Questo è possibile grazie all’elettronica e a degli idonei regolatori climatici che sono in grado di leggere la temperatura dell’ambiente esterno all’edificio e di adattare di conseguenza quella dell’impianto: ogni volta che le condizioni climatiche le consentono, la temperatura dei termosifoni viene abbassata automaticamente e questo fa si che anche il calore di condensazione possa essere sfruttato.

In termini quantitativi, utilizzando uno di questi regolatori climatici con sonda di temperatura esterna, anche con un impianto a termosifoni che funziona ad una temperatura di 70 °C la caldaia lavorerà in condensazione per il 50% del tempo totale di funzionamento, con un risparmio sulla bolletta del gas stimabile in circa 300 euro (Milano, appartamento autonomo piano terra ∼80 m² , prima del 1978, Radiatori, Metano: 0.75 €/Nm³, caldaia a condensazione su caldaia a tiraggio naturale).

 

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