Ingrandire una stanza: quando si può fare e quali pratiche servono

In funzione di nuove esigenze personali, abitative o estetiche può diventare importante poter ingrandire una stanza. Ecco cosa si deve sapere per farlo senza incorrere in errori o problemi.

Architetto Marcella Ottolenghi
A cura di Architetto Marcella Ottolenghi
Pubblicato il 07/09/2022 Aggiornato il 07/09/2022
ingrandire una stanza

Anche senza doversi impegnare in una più ampia ristrutturazione della casa, può essere possibile ingrandire una stanza. Questo perché alcune trasformazioni domestiche, sia funzionali sia estetiche, riescono ad essere soddisfatte senza stravolgere l’intero appartamento. Spesso infatti basta solamente spostare una parete per risolvere in modo semplice e veloce nodi distributivi o volumetrici apparentemente insormontabili.

Dimensioni da rispettare per ingrandire una stanza

L’ampliamento di un locale implica ovviamente la variazione della sua superficie calpestabile. Un vincolo da prendere in considerazione, poiché possono modificarsi le dimensioni minime necessarie a ciascun ambiente affinché risulti abitabile. Misure richieste dalla normativa nazionale, oltre che dai diversi regolamenti comunali (quello di Milano, per esempio, pone il limite di 8 mq per una stanza singola e di 12 mq (escluso cabina armadio) per la matrimoniale.

Modifica dei rapporti aero-illuminanti

Ingrandire una stanza cambia anche il rapporto aero-illuminante, ulteriore parametro fondamentale perché continui ad essere abitabile. Si tratta del rapporto tra estensione del pavimento e superficie finestrata apribile, quest’ultima in grado di consentire un apporto medio di luce non inferiore a determinati valori e calcolata detraendo eventuali impedimenti al passaggio della luce solare (ad esempio lo sporto del tetto o un parapetto cieco). Il risultato del rapporto per ogni stanza si ritiene soddisfatto quando non sia inferiore a 1/8 (ovvero 0,125), anche se  le norme locali possono contemplare delle deroghe, considerando tipologie architettoniche e destinazioni d’uso particolari.
I rapporti aerolluminanti però non sono da considerare se ingrandiamo un locale accessorio (ingresso, disimpegno, corridoio…), senza permanenza continuativa di persone, dove non è obbligatoria la presenza di una finestra.

Quale pratica comunale serve per ingrandire una stanza

Attualmente a livello nazionale per ingrandire una stanza, spostando o demolendo una o più pareti, è necessaria una pratica ad hoc a seconda della tipologia del setto stesso.

Demolire parete portante? Serve una Scia

Se si tratta di una struttura portante – ovvero fondamentale per la statica dell’edificio – un professionista incaricato (architetto, ingegnere, geometra, che sicuramente può dirimere la questione in caso di eventuale dubbio) deve presentare una scia, segnalazione certificata di inizio attività. È una pratica articolata, che richiede anche un progetto statico a firma di tecnico abilitato (ingegnere), che dimostri la sicurezza dell’opera grazie ad opportuni lavori di rinforzo strutturale degli elementi che concorrono alla gabbia statica dell’ambiente e di conseguenza dell’intero edificio.

Demolire parete non portante? Occorre una Cila

Se al contrario si intenda spostare o demolire una parete non portante il professionista presenta all’ufficio tecnico del proprio comune una cila, certificazione di inizio lavori asseverata: pratica più snella, prevede che sia il tecnico stesso ad assumersi la responsabilità della conformità delle opere alle normative vigenti.

Quali lavori per ampliare una stanza

Demolire una parete o spostarla e ricostruirla può essere più o meno semplice – e di conseguenza oneroso – a seconda delle tipologie di muratura. La più semplice con cui avere a che fare (ma non necessariamente la meno costosa) è sicuramente quella di cartongesso: veloce da smontare ed erigere, totalmente a secco (senza necessità di malta o collanti), non pregiudica le attività domestiche durante il cantiere, per la poca polvere prodotta e le macerie ridotte.

Disagi che al contrario implica demolire e traslare una parete di laterizio – mattoni cavi, pieni, cementizi – soprattutto se portante. In tal caso il cantiere è più articolato e comporta lavorazioni da compiere in precise successioni, incluse le opere provvisionali di sostegno al resto della struttura durante la demolizione e quelle di irrigidimento architettonico.

Entrambe le tipologie di setti possono essere realizzate direttamente sulla pavimentazione preesistente, ma i mattoni richiedono ulteriori accortezze per la statica (dato il peso diverso) e nel contempo per non rovinare la finitura a terra, in caso si decida successivamente di rimuovere quanto costruito.

Come raccordare pavimenti diversi o risolvere un dislivello

Ingrandire una stanza porta il più delle volte a dover risolvere il raccordo di due pavimenti diversi o uguali ma posti a livelli differenti. Nel primo caso le soluzioni sono molteplici, da scegliere in base al tempo e alle risorse economiche a disposizione. Si può optare per la rimozione totale del rivestimento della nuova stanza, per posarne uno completamente nuovo, oppure per quella parziale della sola porzione annessa, per uniformarla alla pavimentazione preesistente (aggiungendo parquet o piastrelle uguali).

Per risparmiare tempo e denaro invece meglio coprire l’intera estensione del locale con un nuovo materiale posato su quelli vecchi: parquet, piastrelle, vinilici incollati, ma anche resina cementizia e vernice ad hoc. In tal caso basterà solo inserire un profilo di raccordo al pavimento del resto della casa sulle soglie delle nuove porte e alzare queste ultime con delle rondelle alle cerniere (o piallandone il fondo) per permetterne l’apertura.

Il dislivello tra pavimenti uguali si risolve invece con una inserzione materica, in armonia o in contrasto materico a seconda dell’effetto finale voluto: una fascia metallica, una striscia di legno, un listello di marmo, una fila di piastrelle…

Se l’ampliamento della stanza non è dichiarato

Ingrandire una stanza in modo abusivo, ovvero realizzando l’opera senza una pratica edilizia, comporta una sanzione amministrativa, ma anche il ripristino della situazione antecedente, in caso l’ampliamento rientri in lavori di manutenzione straordinaria più ampi. A posteriori occorre pertanto darne comunicazione al Comune, depositando una pratica edilizia in sanatoria, e variare la relativa scheda catastale, che di per sé non è probatoria ma deve indispensabilmente essere conforme per vendere la casa.

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