Assistenti vocali: per gli anziani, più benessere e meno stress

Gli assistenti vocali aiutano gli anziani non solo a compiere le azioni quotidiane, ma anche a sentirsi meno soli, più rilassati e ad avere più confidenza con la tecnologia. Ecco cosa emerge da una ricerca scientifica sull’uso dell’assistente vocale, con risvolti utili per la vita quotidiana dei senior.

Stefania Lobosco
A cura di Stefania Lobosco
Pubblicato il 25/01/2022 Aggiornato il 25/01/2022
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Da qualche anno gli assistenti vocali sono entrati a pieno nelle nostre vite e nella nostra quotidianità, ci aiutano nella relazione con gli elettrodomestici, ci supportano nelle ricerche online, ci deliziano con un po’ di musica o con delle buone letture, svolgono azioni al nostro posto come comporre un numero di telefono o inviare un messaggio. Le loro voci virtuali sono diventate familiari e la loro presenza in casa, in auto o a passeggio, si sta rivelando un vero toccasana. A dirlo non è solo la nostra esperienza diretta, ma anche importanti studi scientifici. Numerosi risvolti utili per la gestione della vita quotidiana si stanno riscontrando anche per le persone anziane e/o sole

L’interessante progetto Voice4Health, condotto dal Centro di ricerca dell’Università Cattolica EngageMinds HUB in collaborazione con DataWizard e con il contributo non condizionante di Amazon, racconta però qualcosa in più rispetto ad altre ricerche, perché ha voluto indagare, con strumenti scientifici, se l’uso di questi dispositivi da parte di persone anziane, oltre ad agevolare molte attività quotidiane, possa contribuire al miglioramento della loro qualità di vita. I risultati sono stati più che incoraggianti, sebbene preliminari. Dallo studio appare, infatti, che tre persone su quattro vedono incrementare il proprio benessere, sia in termini generali che dal punto di vista emotivo e relazionale. Non solo, le persone che hanno partecipato alla sperimentazione – guidata da un protocollo di ricerca scientificamente validato che ha visto l’utilizzo dell’assistente vocale Alexa di Amazon – hanno riportato una significativa riduzione dello stress psicologico e un miglioramento dell’attitudine personale all’uso della tecnologia.

Il 62% del campione intervistato ha dichiarato che, grazie agli assistenti vocali, si sente meno solo e il 98% ha espresso una maggiore volontà di comunicare con altre persone mediante nuove tecnologie.

“Si tratta di risvolti di grande interesse – ha sottolineato la professoressa Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia della salute e dei consumi presso l’Università Cattolica di Milano-Cremona e direttore dell’EngageMinds HUB – basti pensare a come la pandemia da Covid-19 abbia accelerato, quando non imposto, un cambio di paradigma nelle relazioni familiari attraverso l’uso di collegamenti da remoto, ma anche alla crescente digitalizzazione della pubblica amministrazione che implica, con lo Spid, la creazione di una propria identità digitale con la quale accedere a molti servizi; per esempio la consultazione del fascicolo sanitario o, sempre in questa fase pandemica, la prenotazione della vaccinazione.”

Grazie all’assistente vocale diminuisce il senso di solitudine

Questa ricerca ha visto protagonisti 60 uomini e donne senior e anziani (tra i 65 e gli 80 anni), che hanno ricevuto un dispositivo con integrato assistente vocale e sono state intervistate quattro volte: due settimane prima dell’inizio della sperimentazione, appena prima dell’inizio, alla fine delle due settimane di sperimentazione e dopo altri quindici giorni, come azione di follow up.

Se, come accennato, il 75% del campione sottoposto all’esperimento ha dichiarato a fine della sperimentazione di aver visto aumentare il proprio stato di benessere, va indagato meglio in che senso ciò è avvenuto. E dallo studio dell’EngageMinds HUB si rileva, ad esempio, che la risposta positiva alla domanda “Mi sono sentito calmo e rilassato” usando un assistente vocale è nettamente incrementata nel corso dell’intero periodo di otto settimane.

“Dal punto di vista emotivo – spiega la ricercatrice della Cattolica Serena Barello il 52% degli intervistati ha dichiarato di aver mantenuto un elevato stato di benessere anche nelle settimane successive alla sperimentazione. Ma di tutto rilievo è stato anche l’impatto sulle relazioni sociali, perché dopo la sperimentazione, ben il 62% degli intervistati ha avuto la sensazione di sentirsi meno solo e il 98% ha espresso una maggior volontà di comunicare con altre persone mediante le nuove tecnologie.”

L’assistente vocale oggi è “smart” anche per gli anziani

Questa prima sperimentazione, che dovrà essere consolidata con studi randomizzati e su un campione più vasto, ha portato a risultati positivi, evidenziando anche la facilità d’uso dell’assistente vocale impiegato nella ricerca. Con il solo uso della voce, infatti, è possibile ad esempio attivare un promemoria, riprodurre musiche e video, ascoltare le ultime notizie e rimanere sempre in contatto con parenti e amici.

C’è di più: per l’intero campione di persone che ha partecipato all’esperimento, utilizzare l’assistente vocale è risultato divertente e ne raccomanderebbe l’uso ad amici e familiari. “Una delle cose più belle tra le altre era la sensazione di non sentirsi soli”, “Mi è piaciuto perché ho avuto subito delle risposte interessanti a qualsiasi domanda posta. Poi mi ha fatto molta compagnia nelle lunghe giornate, “Ho vissuto momenti di relax e ho goduto di ricordi, rivivendo vecchie emozioni. Mi sono piaciute molto anche le videochiamate” – queste sono solo alcune delle dichiarazioni positive dei partecipanti alla ricerca.

Inoltre, è interessante notare che se prima di avere il dispositivo le persone anziane coinvolte non pensavano potesse aiutarle realmente nella vita di tutti i giorni, con l’utilizzo costante dello stesso la percezione è totalmente cambiata e, parallelamente, nel corso dell’esperimento è diminuita la sensazione di nervosismo e stress.

“Ogni giorno in Amazon lavoriamo per realizzare dispositivi e servizi che rendano più semplice e sicura la vita dei nostri clienti, grazie ad una tecnologia sempre più inclusiva, come quella offerta da Alexa – ha dichiarato Gianmaria Visconti, Country Manager di Alexa – In questo senso, i risultati della ricerca sono senza dubbio molto incoraggianti. Constatare che Alexa possa rappresentare un aiuto concreto per la popolazione più anziana, riducendo il loro senso di solitudine e rendendo più semplici alcune azioni della loro vita quotidiana, è uno stimolo in più a far meglio e a perseverare nel nostro impegno quotidiano.”

“Siamo stati i primi promotori di questo progetto verso Amazon Europe e i dati della ricerca che abbiamo analizzato sono stati davvero molto significativi – ha dichiarato Riccardo Emmolo, Digital Strategist di Datawizard, società di consulenza sul Digital Health che ha co-progettato e realizzato l’esperimento assieme ad EngageMinds HUB – I risultati di Voice4health sono infatti la conferma di un quadro abbastanza chiaro: nei prossimi 2-3 anni le tecnologie digitali avranno un impatto decisivo sulla cosiddetta ‘Silver Economy’.”

La ricerca sul rapporto tra anziani e assistenti vocali parte da un “Giardino segreto”

“Da un punto di vista metodologico – ha spiegato il professor Giuseppe Riva, Ordinario di Psicologia generale all’Università Cattolica – la matrice scientifica che ha dato luogo a questa ricerca deriva da un altro protocollo chiamato il Giardino segreto (www.covidfeelgood.com) i cui risultati sono già pubblicati a livello internazionale. Si tratta di un video immersivo che simula un ambiente naturale ed è finalizzato a favorire il relax e l’autoriflessione. Tutto ciò è stato integrato con una serie di esercizi che sfruttano le funzioni dell’assistente vocale utilizzato nello studio: giochi, musica, videochiamate, domande e risposte, notizie, ecc. Nel corso della prima settimana di sperimentazione, le persone coinvolte sono state quindi invitate a eseguire alcuni esercizi, basate su applicazioni dell’assistente vocale; mentre nella seconda settimana sono state lasciate libere di utilizzare il dispositivo come meglio credevano. Purché registrassero azioni e sensazioni in un diario, che è stato poi analizzato dai ricercatori dell’Università Cattolica.”

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