Contenuti trattati
Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti è redatto un progetto, in alternativa dal responsabile tecnico dell’impresa installatrice e nei casi elencati di seguito esclusivamente da un professionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza: impianti elettrici per utenze condominiali e domestiche di singole unità abitative aventi potenza superiore a 6 kW o superficie superiore a 400 mq, impianti di riscaldamento dotati di canne fumarie collettive ramificate, impianti di climatizzazione con potenzialità frigorifero uguale o superiore a 40.000 frigorie/ora, impianti a gas con portata termica superiore a 50 kW e in tutti i casi previsti dal D. M. n.37 del 22 gennaio 2008 e dalle altre normative tecniche.
I progetti contengono almeno gli schemi dell’impianto e i disegni planimetrici nonché una relazione tecnica con spiegazione dell’intervento, della tipologia dei materiali e sulle misure di prevenzione e sicurezza da adottare.
L’elaborato deve essere depositato presso lo sportello unico per l’edilizia del Comune in cui deve essere realizzato.
Al termine dei lavori, dopo avere effettuato tutte le verifiche e i controlli di funzionalità, il responsabile tecnico dell’impresa deve rilasciare al proprietario la dichiarazione di conformità dell’impianto.
In caso di rifacimento parziale, il documento si riferisce alla sola parte dell’installazione oggetto di tale intervento, ma deve tenere conto anche della sicurezza e funzionalità dell’intero impianto.
Finiture a parete e pavimento
Il pavimento della cucina deve essere impermeabile, liscio, lavabile e resistente. Il rivestimento delle pareti deve realizzato anche con smalti appositi per ambienti umidi come bagno e cucina. La zona dietro ai fuochi deve essere rifinita con rivestimenti ceramici, con lastre in marmo (protetto con appositi trattamenti) o con materiali ricomposti (come il Quarzform) o con finiture resistenti come la resina. Il soffitto dev’essere trattato con materiale traspirante.
Requisiti cucina a norma
Superficie minima
Dipende dai regolamenti edilizi locali. Quello di Milano prescrive una superficie minima di 5 mq (17 mq se lo spazio cottura è aperto sul soggiorno), quello di Roma utilizza il parametro della cubatura, che non deve essere inferiore a 15 mc. Nel panorama normativo i limiti dimensionali minimi della cucina indipendente arrivano fino a 9 mq, inoltre in alcuni casi è fissata la dimensione minima, 4 mq, dell’apertura del collegamento, senza infissi, con il soggiorno quando la cucina vi è integrata.
Altezza minima utile
Per la cucina vale lo stesso limite degli altri ambienti di abitazione che è in genere di 2,70 metri. Nei comuni montani al di sopra dei m. 1000 s.l.m. può essere consentita, tenuto conto delle condizioni climatiche locali e della locale tipologia edilizia, una riduzione dell’altezza minima dei locali abitabili a 2,55 metri (D.M. 05_07_1975).
Aerazione in cucina
La cucina deve essere provvista di finestra apribile: a Milano le parti apribili dei serramenti, occorrenti per l’aerazione naturale degli ambienti mediante aria esterna, misurate al lordo del telaio degli infissi, non possono essere inferiori a 1/10 del piano di calpestio degli stessi, mentre a Roma le cucine devono avere almeno una finestra apribile all’aria aperta della superficie minima di 1,50 mq. Per molti altri Regolamenti e per il D.M./75 il rapporto aero-illuminante limite è di 1/8.
Requisiti elettrodomestici cucina
Per poter circolare in Europa i prodotti industriali devono essere conformi ai requisiti minimi di sicurezza definiti dalle direttive europee, che stabiliscono procedure per la valutazione dei prodotti e l’apposizione della marcatura CE, che ne attesta la conformità.
● Inoltre, devono accompagnare il prodotto: la targa che riporta la tensione nominale in Volt e la potenza nominale in Watt, i suoi dati identificativi (marca, modello, e tutto ciò che lo renda identificabile), il marchio di fabbrica, la denominazione e l’indirizzo del produttore. Devono inoltre essere allegate dettagliate istruzioni per l’uso, in italiano. E, se previsto dal tipo di apparecchio, anche l’etichetta energetica.
● Ulteriore garanzia di sicurezza si ha preferendo ai prodotti elettrici che recano la sola marcatura CE quelli che riportano anche uno o più marchi di qualità, come, ad esempio, IMQ ed ENEC.
● A fine ciclo di vita, poiché appartengono alla categoria dei rifiuti RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici) non devono essere smaltiti con altri rifiuti ma conferiti ai soggetti autorizzati secondo le normative locali.
● Per maggiore sicurezza va limitato l’uso di prolunghe e “ciabatte”, prevedere, invece, più prese a parete.
● In aggiunta al numero minimo di circuiti nell’unità abitativa (2 nel livello base per superfici inferiori o uguali a 50 mq), la CEI 64-8 richiede singole parti di impianto con proprio interruttore di protezione dalle sovracorrenti, per l’alimentazione di apparecchi di potenza nominale superiore a 1000 Watt permanentemente collegati al circuito di alimentazione come ad esempio il piano cottura elettrico.
Qualora non sia installato è comunque necessario predisporre per il piano ad induzione la canalizzazione con tubo di almeno 20 mm di diametro dal quadro di distribuzione generale o da una scatola di derivazione.
Il progetto dell’impianto elettrico può seguire varie tipologie di suddivisione dei circuiti, per elementi (prese e illuminazione), per zone della casa e anche quando non obbligatorio programmare linee dedicate per esigenze particolari come ad esempio per il frigorifero.
Pian0 cottura a gas
L’erogazione del metano nell’abitazione viene gestita da un rubinetto generale, da cui parte l’impianto interno, generalmente composto da tubi di rame posati a vista o sotto traccia. Da qui si diramano poi i collegamenti ai vari apparecchi, gestiti da rubinetti dedicati, che devono essere facilmente accessibili.
● Le tubazioni del gas non devono essere in contatto con quelle dell’acqua e, se in posizione sottostante, devono essere protette da una guaina impermeabile polimerica. In alternativa si utilizzano tubi in rame o acciaio rivestiti.
● Al fine di evitarne il surriscaldamento, il tubo del gas non deve passare sul retro del forno.
● Gli apparecchi a gas devono essere installati ad una distanza di almeno 1,5 m da eventuali contatori, siano essi elettrici o del gas.
Piano cottura a induzione
Per il piano a induzione occorre realizzare una linea di alimentazione dedicata (a opera di un elettricista qualificato), che deve essere dimensionata in base alla potenza nominale del piano cottura.
● La derivazione deve essere isolata e protetta contro le sovratensioni con un interruttore magnetotermico a vista e accessibile, da poter staccare all’occorrenza. L’ideale è predisporre un quadro elettrico apposito per la cucina in posizione strategica, dove possano essere collegate tutte le linee sezionate degli elettrodomestici fissi e relativi interruttori di protezione.
● L’allacciamento dev’essere effettuato in base allo schema fornito dal produttore, che indica anche la tensione consentita per l’apparecchio specifico e il relativo valore.
Necessaria, per i piani a gas, la termocoppia: interrompe l’erogazione del gas in mancanza di fiamma, se questa si è spenta accidentalmente o se il gas viene aperto senza la contestuale accensione
Cappa
I regolamenti edilizi prescrivono che sopra il piano a gas debba essere installata una cappa, un apparecchio aspirante, volto ad assicurare la captazione e l’allontanamento di vapori, odori e fumi all’esterno dell’abitazione. Solo per i piani elettrici o a induzione non è obbligatoria, ma vivamente consigliata.
Di ultima generazione, la cappa integrata nel piano: quella aspirante è dotata di due tratti di tubo, il primo è nascosto nel mobile e arriva al pavimento il secondo convoglia l’aria all’esterno della casa; la versione filtrante ha l’uscita posteriore o dallo zoccolo della base.
Altre indicazioni utili:
La distanza dal piano minima è di 65 cm, per i piano a gas è consigliata dai produttori una altezza maggiore di circa 10 cm, per contrastare la potenza elevata che possono raggiungere i bruciatori.
Con piani a gas, per l’aerazione e ventilazione del locale devono essere praticati due fori nella parete, necessari per il prelievo d’aria, a compensazione di quella sottratta dalla combustione del gas. La prima apertura (aerazione) dev’essere diretta verso l’esterno, in prossimità del soffitto, a un’altezza maggiore di 1,80 m e con una sezione netta almeno pari a 100 cmq; la seconda (ventilazione), diretta o indiretta, sarà praticata in prossimità del pavimento, a un’altezza comunque minore di 300 mm ed avrà una sezione netta maggiore di 100 cmq.
Nel caso di GPL la ventilazione deve essere solo diretta, quindi senza prelievo di aria da locali adiacenti ma direttamente dall’esterno.
Se il piano cottura è privo di termocoppia, le dimensioni delle sezioni vanno raddoppiate.
Deve essere posta attenzione all’uso ergonomico della zona cottura da parte di utenti di altezza maggiore rispetto alla base della cappa ed evitare che i bordi della stessa siano sporgenti dal piano e di forma spigolosa.
Impianto idrico-sanitario
L’impianto idrico-sanitario è costituito da un sistema di adduzione (approvvigionamento) e da uno di scarico (smaltimento). La rete è in genere formata da tubi di distribuzione orizzontali, colonne montanti verticali, tubi distributori ai piani e ai vari apparecchi e dai dispositivi di intercettazione: le valvole che consentono o interrompono il passaggio del fluido.
Il sifone è il dispositivo che evita l’immissione negli ambienti di esalazioni provenienti dalle reti di scarico e che collega le reti di scarico agli apparecchi di utilizzazione: il diametro interno minimo di un sifone deve essere uguale a quello della diramazione di scarico.
Ogni tubazione che fornisce un locale (cucina, bagno, ) deve poter essere chiusa con una valvola d’arresto, senza interrompere l’approvvigionamento agli altri.
I tratti orizzontali della rete devono avere sempre una leggera pendenza (minimo 1 %) per facilitare il deflusso dell’acqua; la rete di scarico non deve comunicare direttamente con l’aria interna degli ambienti (gli ingressi devono essere sigillati). Al fine di consentire l’aerazione e il mantenimento dell’equilibrio delle pressioni nel sistema di scarico, all’impianto deve essere collegata una presa e uno sbocco d’aria.
Le tubazioni che raccolgono le acque di scarico devono essere dimensionate adeguatamente per evitare ostruzioni dei condotti che provocherebbero emissioni di odori verso i locali abitati.
I condotti devono essere adeguatamente isolati e, nel caso in cui i tubi dell’acqua calda e fredda debbano essere posti uno sull’altro, i primi devono stare sopra.
Il lavello è servito sia dalle mandate di acqua calda e fredda sia del tubo di scarico, i primi due attacchi si trovano a circa 45 cm da terra il secondo a circa 30 cm da terra, la posizione degli attacchi è fissata in fase di progetto unitamente alla disposizione degli arredi in modo da avere gli stessi centrati rispetto alla vasca e comunque realizzati in modo che si conformino al tipo di lavello scelto.
Per collegare la lavastoviglie servono due allacci, lo scarico ed il carico. Lo scarico si innesta generalmente direttamente al sifone sotto il lavello, il carico ha bisogno di una presa d’acqua.
Anche alcuni frigoriferi dotati di erogatore richiedono la tubazione di alimentazione dell’acqua collegata alla rete idrica o al depuratore domestico.
Il D. Lgs. 18/2023 definisce la figura del GIDI gestore della rete idrica interna ossia il proprietario, il titolare, l’amministratore, il direttore o qualsiasi soggetto, anche se delegato o appaltato, come responsabile del sistema idropotabile di distribuzione interna ai locali pubblici e privati, collocato fra il punto di consegna (contatore) e il punto d’uso dell’acqua (rubinetto).
Per le strutture ritenute non prioritarie ( Direttiva (UE) 2020/2184) come i condomini e le abitazioni in genere, sussistono le raccomandazioni che incoraggiano ad effettuare una valutazione del rischio del sistema di distribuzione domestico, informare in merito alle misure volte ad eliminare o ridurre il rischio, avvisare circa le condizioni di consumo.
Sono raccomandate azioni di monitoraggio: per quanto riguarda la Legionella, volte ad assicurare che siano attuate efficaci misure di controllo e di gestione per prevenire e contrastare eventuali epidemie, per quanto concerne i parametri chimici, attuare misure volte a sostituire le componenti in piombo nei sistemi di distribuzione domestici esistenti, quando fattibile economicamente e tecnicamente.
Prese ed interruttori
La norma CEI 64-8 classifica gli impianti elettrici in 3 livelli di sicurezza: il terzo indica un impianto ad alte prestazioni e prevede anche funzioni domotiche. Le dotazioni si applicano agli impianti elettrici in edifici di nuova costruzione e alle ristrutturazioni di quelli esistenti.
Gli impianti elettrici antecedenti il 13/3/1990 si considerano adeguati se dotati di protezione contro sovraccorrenti, contatti diretti, protezione contro i contatti indiretti o protezione con interruttore differenziale.
Il livello base della norma CEI 64-8, per esempio, prevede l’installazione in cucina, di un punto luce, una presa radio/tv e di 5 punti presa, cioè punti di alimentazione di una o più prese all’interno della stessa scatola.
Delle prese previste, almeno 2 devono essere collocate in corrispondenza del piano di lavoro, per il collegamento di piccoli elettrodomestici, come macchine del caffè, frullatori o robot da cucina.
Devono essere posizionate a una distanza minima di sicurezza di 60 cm sia da fonti di calore (fornelli), sia dall’acqua (lavello). L’altezza dovrà essere fra i 110 e i 120 cm.
Si suggerisce, inoltre, di prevedere almeno una presa standard da 10/16 A per evitare l’uso di adattatori. La Norma consiglia di installare prese 2P+T 16A in grado di ricevere spine S30 (Schuko o bivalente) nei punti dove saranno alimentati gli elettrodomestici.
La norma consiglia che un interruttore luce di un locale ed una presa siano posti in prossimità della porta di entrata.
Per gli arredi a isola sono in commercio sistemi multipresa estraibili o con sportello, a scomparsa nel piano e con guarnizioni in gomma che respingono l’acqua e ne rendono sicuro l’uso.
Ogni presa inaccessibile deve essere comandata da un interruttore.
L’altezza minima per la disposizione delle prese è di 17,5 cm dal pavimento, che può ridursi, per quelle da installare su canalizzazioni e battiscopa a 7 cm, ma anche raggiungere i 30 cm dal pavimento, in caso d’utilizzo di particolari elettrodomestici.
Gli interruttori devono essere posizionati invece allo stesso livello della maniglia delle porte e quindi a un’altezza che può variare fra i 90 e i 120 cm da terra.
A garanzia della sicurezza, c’è il marchio IMQ conformità dei prodotti ai requisiti prescritti dalle normative. Oltre agli apparecchi a gas, si applica anche a cavi, apparecchi elettrici, interruttori, prese e spine.
Marchi sicurezza e marchi ambientali
Quando si parla di cucina a norma, oltre alla presenza di aerazione naturale, di corretti rapporti aeroilluminanti e di superficie minima richiesta dalla legge, si deve necessariamente pensare alla sicurezza degli elettrodomestici e alle loro specifiche caratteristiche. Gli elettrodomestici devono avere i marchi obbligatori, come il CE, ma possono averne di volontari, come quello di IMQ.
Il marchio CE – che riguarda gli apparecchi elettrici e tutti i prodotti disciplinati dalle direttive comunitarie e circolanti in Europa – si basa su un’autodichiarazione di conformità resa dal fabbricante circa la rispondenza ai requisiti di sicurezza fissati per legge e non prevede controlli da parte di organismi indipendenti. Ogni apparecchio con marcatura CE è dotato di fascicolo tecnico ed il manuale di installazione, uso e manutenzione.
Marchi settore elettrico
I marchi volontari (da quelli di qualità a quelli commerciali e ambientali, utili soprattutto per il consumatore) garantiscono che il prodotto finale abbia superato determinate prove e controlli da parte di un ente certificatore terzo e risponda ai requisiti di sicurezza. In Italia i più diffusi sono IMQ (rilasciato dall’Istituto Italiano del Marchio di qualità), NF (marchio di qualità francese) e VDE (tedesco). Riguardano il settore elettrico.
Marchi ambientali
Fra i marchi ambientali, ISO14001 attesta che l’azienda rispetta tutte le leggi ambientali, sul rumore, sulle emissioni tossiche e di polveri, sullo smaltimento rifiuti, riduzione dei consumi energetici e che la stessa si impegna in progetti ambientali. L’Ecolabel assicura che il prodotto ha un ridotto impatto ambientale, mentre l’FSC garantisce l’uso di legno da foreste gestite in modo responsabile.
Altri aspetti tecnici e materiali cucina: pannelli legnosi
Fino a qui, sono stati considerati solo aspetti squisitamente tecnici, anche legati alla normativa. Ma, quando si deve acquistare una cucina, se da un lato il progetto non può non tenere conto della posizione degli impianti, dell’aerazione naturale, dell’aspirazione dei fumi… in definitiva di tutti gli aspetti che attengono alla sicurezza, è poi l’estetica della cucina quella che alla fine fa cadere la scelta su un modello piuttosto che su un altro.
Quindi, una volta definito il progetto – con l’architetto o direttamente nello showroom – e stabilite le posizioni delle funzioni cottura e lavaggio e dei vari elettrodomestici, è il momento di scegliere materiali e finiture dei mobili, fattori da cui dipendono anche i costi finali della cucina.
LEGNO MASSELLO
Si tratta di un materiale vivo e solido, che recentemente l’industria è riuscita a imitare con materiali che facilmente possono sostituirlo. Come distinguere il legno dalle sue imitazioni? Prima di tutto, se osservando gli spigoli e i vertici si nota una sottile riga visibile lungo tutto il lato fino al vertice opposto, questa è la prova che quello che stiamo guardando non è legno massello. Un’ulteriore verifica si può ottenere analizzando le parti più ampie delle strutture: le venature presenti sulla facciata esterna (dell’anta per esempio) devono corrispondere alle venature presenti internamente. Nel legno pieno coincidono, e se il disegno corrisponde, si tratta di massello. Definizioni come “noce nobilitato” o “effetto faggio” indicano un pannello che imita il legno.
IMPIALLACCIATO, NOBILITATO E LAMINATO
L’impiallacciatura è uno strato superficiale di legno che ricopre la struttura delle ante, dei fianchi e di tutti gli elementi che compongono il mobile. Lo spessore richiesto per definire un rivestimento “impiallacciatura” è di 0,9 mm; ci sono in circolazione però, anche strati notevolmente più esili che a torto vengono definiti come tali. Il supporto dell’impiallacciatura può essere o di listelli di legno, magari un legno “meno nobile” (multistrati, listellari) di quello superficiale, o di particelle di legno, definito “truciolare”.
Il nobilitato, materiale piuttosto economico, è un pannello di legno truciolare rivestito su di uno o su di entrambi i lati con carta melaminica (materiale sintetico costituito da fogli di carta sottilissima attorno al decimo di mm) impregnata di resina melaminica. Alcune volte per impreziosire ulteriormente il prodotto, si procede con una verniciatura superficiale: questo processo rende la superficie del pannello quasi indistinguibile rispetto a un prodotto impiallacciato e verniciato. Il nobilitato, essendo di fatto un agglomerato di legno, carta e colle ureiche e melaminiche, viene diviso in tre diverse classi per l’emissione di formaldeide, secondo i test espressi dalle normative europee EN 717 e EN 120: E1, E2 ed E3.
Il laminato, invece, conosciuto in passato come formica (nome dell’azienda che per prima lo introdusse sul mercato) è un prodotto sintetico costituito da più strati di materiale fibroso, costituite con carte impregnate di resine termoindurenti, e ricoperto da un foglio di carta che riproduce le venature del legno o carta colorata e uno strato di resina sintetica che conferisce al laminato plastico sia l’effetto estetico, sia l’impermeabilità. Il miglior laminato è siglato HPL (High pressure laminate – laminato ad alta pressione).
COMPENSATO, MULTISTRATO, TRUCIOLARE
Il compensato è un pannello formato da alcuni (max 5) strati, incollati uno sopra l’altro, di fogli di pioppo o betulla. Nel caso in cui lo spessore complessivo superi i 12 mm, invece, si parla di multistrato.
Il pannello truciolare è invece un agglomerato di particelle di legno ottenuto sminuzzando elementi di varia provenienza di legno, successivamente amalgamati con colle e pressati in modo da formare pannelli di varie dimensioni e spessori. Viene rivestito con carte melaminiche e spesso lo troviamo utilizzato per i piani di lavoro e per gli elementi che costituiscono la struttura.
MDF, LAMELLARE e LISTELLARE
L’mdf o pannello di fibre a media densità è un pannello costituito da una finissima fibra di legno legata da collanti molto forti e si caratterizza come un materiale compatto che, a differenza del truciolare, può essere intagliato come se fosse legno massello.
Costituito poi da listelli di legno massello, incollati sulle testate e lungo i bordi, il lamellare si trova in pannelli di varie dimensioni e spessore, omogenei e stabili. È robusto e si presta a numerosi impieghi. I paniforti o pannelli listellari hanno una struttura formata da listelli di legno e ricoperta da due fogli di piallaccio o multistrato, in genere di pioppo o betulla. I piallacci, invece, sono sottili fogli di legno massello (detti tranciati), in genere pregiato, che si incollano su pannelli di tutti i tipi in modo da renderli più eleganti.
LA LACCATURA
quando, invece, il pannello viene colorato con vernici, si dice laccato. In questi casi quindi non si ha rivestimento con uno strato di legno o laminato. La laccatura si dice “a poro aperto” quando lascia in evidenza, sia alla vista che al tatto, le caratteristiche del legno come venature, nodi e pori, diversamente dalla tecnica “a poro chiuso” che invece copre ogni caratteristica e aspetto del supporto sottostante; per questo motivo sotto una laccatura a poro chiuso spesso, ma non sempre, non ci saranno supporti in massello o impiallacciati.
TAMBURATO
È composto da un telaio in legno (di abete o in alternativa pioppo), al cui interno viene messa una struttura cosiddetta a “nido d’ape”, realizzata in legno o in cartone. Il telaio viene quindi ricoperto con due fogli pressati di compensato nella parte anteriore e nella parte posteriore.