- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Raccolta
- Malattia e cure
- I cespugli di ortensia fiorita sono ampi e magnificamente ornamentali.
- L’ortensia cresce preferibilmente in piena terra, date le dimensioni notevoli della pianta.
- La colorazione rosa o azzurra dei fiori di ortensia dipende dalla composizione chimica del terreno di coltivazione.
- In estate i giardini si colorano dei cespugli fioriti di ortensia.
- I fiori di ortensia sono molto appariscenti ma non emettono alcun profumo.
- In foto si può notare l’infiorescenza piramidale tipica di Hydrangea paniculata.
- L’ortensia predilige i luoghi luminosi ma non eccessivamente assolati.
L’ortensia, genere Hydrangea, è una pianta dalla fioritura generosa, molto ornamentale e di grande impatto. Le specie da coltivare sono più di ottanta e ognuna annovera numerose varietà. Cespugli ornamentali abbastanza esigenti, sono prodighi di fiori per tutto il periodo estivo, quando si ricoprono di voluminose e appariscenti infiorescenze.
L’ortensia si moltiplica tramite talea di stelo e, sebbene possa crescere anche in vaso (purché adeguatamente capiente), la coltivazione in piena terra è sempre preferibile. In questo senso la scelta del terriccio ideale e la gestione della concimazione attraverso fertilizzanti specifici per la pianta è fondamentale poiché l’ortensia, in qualità di pianta acidofila, presenta esigenze specifiche in merito alla composizione del substrato: questo deve avere pH pari a 5 o 5,5 e il valore deve essere mantenuto tale evitando di utilizzare acqua calcarea per le annaffiature. Queste ultime devono essere abbondanti e frequenti nel periodo della fioritura e in estate ma senza creare ristagni. L’ortensia ama i terreni freschi e i luoghi semi-ombreggiati e moderatamente umidi. Altra aspetto fondamentale in merito alla manutenzione della pianta è la potatura: questa va eseguita in maniera diversa a seconda della specie di ortensia, dal momento che non tutte fioriscono sulla stessa tipologia di rami.
Appartenente alla famiglia delle Hydrangeaceae, Hydrangea macrophylla è la specie di ortensia più conosciuta: si tratta di un cespuglio compatto di dimensioni contenute, con steli eretti (sui quali si aprono le foglie), all’apice dei quali si sviluppano grosse infiorescenze globose, rosa o azzurre (il colore dipende molto dalle caratteristiche chimiche del terreno). Le foglie hanno margine seghettato e presentano un bel colore verde di diverse tonalità, ma sempre brillante.
Alcune varietà di H. macrophylla degne di nota sono: H. macrophylla “Inspire”, H. macrophylla “Frisbee”, H. macrophylla “Homingo”, H. macrophylla “Saxon”.
Oltre a Hydrangea macrophylla, esistono altre specie con caratteristiche differenti: ci sono le ortensie rampicanti, quelle con il fiore piatto oppure a pannocchia, quelle giganti e quelle che sbocciano in autunno. Tutte con esigenze di acqua, luce e terreno simili.
Sempre nei luoghi assolati sono adatte le specie provenienti dall’Oriente, come H. serrata e paniculata (molto rustica e vigorosa, alta sino a tre metri), dalle infiorescenze di forma allungata a piramide, il profumo intenso e i lunghi steli che le fanno ondeggiare. H. quercifolia va preferita per la creazione di siepi: lo sviluppo verticale crea pareti enfatizzate da foglie vellutate tendenti al rosso nella pagina inferiore e dai fiori riuniti in pannocchie, bianchi alla nascita, e successivamente rosati e rossi. Il nome Hydrangea quercifolia deriva dalla forma lobata delle sue foglie, simili a quelle della quercia. La subspecie ‘serrata’ fiorisce in estate inoltrata, fino all’autunno, ed è caratterizzata da corimbi appiattiti, larghi circa 10 cm, composti da numerosi fiori fertili e qualcuno sterile, con petali di colore blu o rosa.
Chi desidera un’ortensia insolita e ha uno spazio semi-ombreggiato, rivolto a Nord, può scegliere petiolaris, un’ortensia rampicante che raggiunge anche gli 8-10 m di altezza e regala fioriture bianco crema. Hydrangea arborescens fiorisce tra luglio e settembre: le sue infiorescenze, larghe 10-15 cm, sono composte da fiorellini piccoli e di colore bianco candido. È un arbusto rustico, deciduo, che può raggiungere fino a 3 metri di altezza. Volendo coltivare specie a fioritura più tardiva, tra agosto e settembre inoltrato, si potranno scegliere varietà di Hydrangea involucrata o di Hydrangea aspera (o villosa).
Fioritura
La fioritura dell’ortensia dura tutta l’estate, da giugno a settembre.
Commestibilità
Riproduzione
Le ortensie si moltiplicano tramite talea di stelo tra agosto e settembre. Ecco come fare:
- prelevare la mattina presto alcune talee apicali delle ortensie della lunghezza di 10-15 cm e immergerle immediatamente in un contenitore pieno d’acqua fino al momento del trapianto per evitare di disidratarle. Per tagliare, utilizzare un paio di forbici affilate per non sfilacciare i tessuti vegetali;
- asportare le foglie basali delle ortensie e immergere il fusto in ormone radicante. Sistemare quattro talee in un vasetto di 15 cm di circonferenza riempito con sabbia e torba in parti uguali;
- annaffiare e ricoprire ogni vaso con un sacchetto di plastica trasparente. Collocare in un luogo protetto.
L’emissione delle radici avverrà dopo circa 4-6 settimane. Il segnale è dato dallo sviluppo di un nuovo germoglio apicale. A questo punto, rinvasare ogni singola talea in vasi di 10 cm di circonferenza riempiti con una miscela formata da torba, terriccio universale e sabbia in parti uguali. Sistemare i vasi, in posizione riparata e protetti dal gelo (cassone vetrato). Mantenere controllata l’umidità del terreno anche durante l’autunno e l’inverno, soprattutto se è siccitoso.
Le giovani piante andranno interrate, in vaso o in piena terra, in primavera.
Semi
I semi di ortensia sono davvero minuscoli, di forma irregolare e di colore marrone.
Informazioni e curiosità
Così come le azalee e i rododendri, le ortensie sono piante tendenzialmente “acidofile”, che prediligono cioè un terriccio a reazione acida. Il colore delle ortensie è quindi influenzato dal tipo di terreno in cui la pianta viene coltivata: succede, infatti, che varietà caratterizzate da fiori di colore blu-azzurro quando sono coltivate in un terreno neutro o alcalino, e bagnate con acqua calcarea, inizino a produrre fiori di colore rosa. Un’ortensia acquistata con fiori rosa messa a dimora in un giardino dal suolo acido, si trasforma in un’ortensia a fiori blu.
Come fare per cambiare il colore delle ortensie? Esistono prodotti appositi (chiamati “azzurranti”) che, somministrati alla pianta, la portano a emettere fiori blu: sono prodotti che contengono solitamente alluminio (sotto forma di solfato di alluminio), ferro (chelato di ferro) e altri microelementi non disponibili nel terreno, da diluire in acqua alle dosi consigliate in etichetta e distribuire nel terriccio del vaso durante il periodo precedente la fioritura. Chi invece volesse ortensie rosa, dovrà evitare i prodotti azzurranti e utilizzare acqua calcarea per bagnarle.
Un rimedio fai-da-te per cambiare il colore delle ortensie in blu, senza dover ricorrere all’acquisto di prodotti, è quello di procurarsi dei chiodi di ferro, o della limatura di ferro presso un fabbro, da distribuire nel vaso, alla base dell’ortensia. Il ferro rilasciato nel terreno ne modificherà la composizione influenzando il colore delle ortensie, che diventeranno azzurre. Si tratta comunque di una modalità non sempre del tutto efficace poiché poco duratura. In alcuni casi la pianta inizierà a produrre fiorellini di colore variabile, alcuni rosa e altri azzurri, anche sulla stessa infiorescenza; dipende dalle caratteristiche della pianta e dalla sua capacità di assorbire i nutrienti dal terreno.
Coltivazione
Considerata pianta rustica e semplice da coltivare, l’ortensia cresce preferibilmente in piena terra, anche se tollera discretamente lo sviluppo in contenitore, purché questo sia molto capiente e più profondo che largo. Se possibile è comunque buona norma prediligere il trapianto in giardino.
Collocazione
L’ortensia è una pianta da esterno.
Concimazione
La fioritura rappresenta, per qualsiasi specie di ortensia, un periodo di notevole dispendio energetico. La fertilità del terreno è più che mai importante per poter fornire alla pianta gli elementi nutritivi sufficienti a garantirle un risultato pregevole. Come detto, l’ortensia è una specie acidofila, ovvero una pianta che vive su terreni a reazione tendenzialmente acida, come le azalee e i rododendri. Per avere piante rigogliose e vigorose, è bene nutrirle somministrando, a partire dall’inizio della primavera fino alla fine dell’estate, un prodotto fertilizzante specifico per ortensie, la cui composizione sia formulata appositamente per soddisfare le esigenze nutrizionali di questa pianta.
A inizio stagione fornire un prodotto a lenta cessione, generalmente in forma granulare. In estate, invece, ogni 10 giorni circa, è necessario somministrare un prodotto liquido, sempre specifico per ortensie, diluito nell’acqua dell’irrigazione alle dosi indicate in etichetta.
La somministrazione di un concime granulare a lenta cessione in primavera, o concimazioni periodiche ripetute ogni 2-3 settimane (in primavera-estate) con un prodotto liquido da diluire nell’innaffiatoio, aiuta ad avere piante forti e rigogliose per tutto il periodo vegetativo.
Esposizione
L’ortensia predilige luoghi freschi, moderatamente umidi e semi-ombreggiati. Una sufficiente dose di luminosità naturale è comunque indispensabile al fine di stimolare e mantenere una rigogliosa fioritura. Alcune varietà possono tollerare esposizioni soleggiate, se poste a dimora in terreni profondi, freschi e ricchi di sostanza organica.
Annaffiatura
Le annaffiature dell’ortensia devono essere eseguite con frequenza soprattutto a partire dall’inizio della fioritura e in estate, in modo tale da garantire al terreno la giusta quantità di acqua e il giusto livello di umidità, considerando che la pianta soffre abbastanza la sete, ma, al contempo, gli eccessi idrici, e i ristagni soprattutto, sono dannosissimi: è molto importante, quindi, che il terreno abbia una buona capacità drenante. In caso di clima molto secco e caldo, è buona norma nebulizzare la chioma con acqua poco calcarea a temperatura ambiente, pratica da eseguire la sera, mai sotto il sole.
Potatura
La potatura dell’ortensia può essere eseguita in due tempi diversi: in autunno, subito dopo la fine della fioritura, oppure si può attendere la fine dell’inverno. Occorre procedere entro la fine del mese o i primi di marzo al massimo, sulla pianta completamente spoglia, prima che riprenda la sua attività vegetativa e si rivesta nuovamente di foglie.
La potatura invernale serve a dare una forma compatta e omogenea al cespuglio e a stimolare l’emissione di nuove gemme/germogli che daranno origine, a primavera, a nuovi rami. Serve anche a eliminare alla base tutti i rametti esili e rovinati della pianta, oltre, ovviamente, a quelli secchi, storti o che crescono verso l’interno della chioma, in direzione non desiderata. Nel caso si intenda ringiovanire piante di ortensie molto vecchie, occorre tagliare alla base i rami vetusti e semilignificati. La pianta viene ripulita e, così facendo, la si renderà anche più resistente alle malattie e allo sviluppo di malattie fungine, marciumi e muffe.
Per la potatura delle ortensie è sufficiente dotarsi di una forbice da giardiniere, considerati la scarsa durezza e il limitato spessore dei rami di questo arbusto. In ogni caso, la potatura va eseguita con un attrezzo in buono stato di manutenzione, dotato di lame sempre ben affilate e pulite. I tagli vanno eseguiti in maniera netta e devono essere privi di sfilacciature, motivo per cui servono lame ben affilate. La pulizia delle lame è indispensabile per mantenere in sanità le piante tagliate ed evitare di trasmettere eventuali agenti patogeni (funghi e batteri) passando da una pianta infetta a una sana: ogni volta che si cambia pianta è buona norma sterilizzarle anche semplicemente con alcol.
Il taglio deve essere eseguito subito al di sopra di una gemma rivolta verso l’esterno della chioma (così il nuovo germoglio si svilupperà verso l’esterno), incidendo il ramo in senso obliquo. Così facendo, si permetterà all’acqua di non soffermarsi sulla superficie di taglio, ma di scorrere via.
Dopo la potatura, è consigliabile rinforzare la pianta fornendole un concime specifico per specie acidofile, preferibilmente in formato granulare (seguendo sempre le dosi e modalità di somministrazione indicate in etichetta). Servirà a dare più energia alla pianta in previsione della prossima stagione.
Le ortensie non vanno potate tutte allo stesso modo, ma a seconda della specie. In particolare:
- H. macrophylla. In questo caso, come prima cosa è bene saper riconoscere quali sono i rami fioriferi di Hydrangea macrophylla, cioè i rami di un anno, all’apice dei quali si svilupperanno le infiorescenze: si riconoscono perché terminano con una gemma a punta. Se si vuole vedere la propria ortensia fiorire, è bene preservare questi rami ed evitare di potarli. Si potranno tagliare anche tutti i rami che hanno fiorito l’anno prima e che portano le infiorescenze secche, conferendo un aspetto piuttosto disordinato alla pianta. Si procede accorciando questi rami di circa 2-3 gemme, scegliendo a piacere l’altezza che si vuole dare al cespuglio.
- H. paniculata. Un discorso diverso, invece, riguarda l’ortensia con fiori “a pannocchia”, Hydrangea paniculata. Questa fiorisce sui rametti dell’anno, cioè su quelli nuovi, che si svilupperanno dalle gemme appena formate. In questo caso, si procede con una potatura più energica, raccorciando tutti i rami della pianta, fino a lasciare dei corti speroni in prossimità di una gemma.
Trapianto
L’ortensia è una pianta acidofila, per cui il substrato per il trapianto non deve essere argilloso; vanno evitati i substrati calcarei, ovvero quelli con pH superiore a 7,5 poiché questi risultano poveri in microelementi (particolarmente ferro) indispensabili per una rigogliosa crescita delle parti verdi e, soprattutto, dei fiori. Se lo fossero, la terra rimossa andrà scartata e sostituita con un terreno per acidofile arricchito con abbondante cornunghia.
Durante le annaffiature l’acqua andrà acidulata altrimenti, con il progredire delle irrigazioni, il terreno diventerà eccessivamente basico. L’apparato radicale dovrebbe sempre essere ricoperto con una pacciamatura acidogena composta da corteccia o aghi di pino. Gli aghi sono preferibili dal momento che, grazie alla loro struttura, creano una barriera protettiva più continuativa.
Altra cosa da tenere presente prima del trapianto dell’ortensia in piena terra, è che possiede radici robuste e quindi richiede uno spazio adeguato per svilupparsi in modo appropriato. Per interrarla si deve praticare uno scasso che abbia dimensioni minime di 50 cm x 50 x 50 fino ad arrivare, se possibile, a una buca di 80 cm x 80 x 80. Dal momento che con il tempo il terreno si compatterà abbassandosi, è consigliabile mettere a dimora la pianta lasciando il colletto a un’altezza di 4 cm dal livello del suolo: in tal modo l’ortensia non sprofonderà dopo le prime bagnature. Il momento migliore per piantarla è la primavera, dopo l’ultima gelata, oppure l’autunno, prima della prima gelata.
Ubicazione stagionale
L’ortensia è una pianta che può stare all’esterno tutto l’anno, tenendo presente che però teme le gelate. In caso di inverni particolarmente rigidi, per proteggere la pianta è consigliabile coprire la base dell’arbusto con uno strato di pacciame, con foglie secche al piede ed eventualmente un velo di tessuto non tessuto.
Anche nel caso di ortensie in vaso, specialmente nelle regioni alpine e prealpine, è utile ripararle in serra o sotto teli trasparenti.
Raccolta
I fiori di ortensia si prestano molto ad essere essiccati per dar vita a bellissime composizioni. La raccolta dei fiori di ortensia deve avvenire sul finire del periodo della fioritura, quindi a inizio autunno, tagliando lo stelo a circa dieci centimetri sotto il fiore. A questo punto, per essiccare le ortensie, i fiori si devono porre, meglio se appesi a testa in giù, in un luogo fresco e asciutto, in una stanza buia come un ripostiglio o una cantina, lasciando che perdano completamente tutta l’umidità. Per accelerare il processo si può eventualmente porre le ortensie in un contenitore chiuso riempito di cristalli di gel di silice per tre o quattro giorni.
Malattia e cure
L’ortensia soffre molto la carenza di ferro, nota come “clorosi ferrica”. È un problema assai frequente nei substrati calcarei poco fertili, con persistenti ristagni idrici, o quando la pianta è in un contenitore con terriccio vecchio. Si manifesta in estate con l’ingiallimento del tessuto fogliare compreso tra le nervature, che però rimangono verdi. Se non si interviene subito, la pianta rallenta la crescita e le nuove foglie, già ingiallite, diventano biancastre e seccano. Nei casi gravi la fioritura viene bloccata e la pianta deperisce velocemente, compromettendo anche il germogliamento dell’anno successivo. Se l’anno precedente le ortensie sono state colpite dalla carenza di ferro, nell’anno corrente è opportuno distribuire al terreno prodotti ricchi di ferro, almeno 3-4 volte, cominciando ad aprile fino a giugno/luglio usando quelli in polvere o liquidi (solfato di ferro, ferro chelato). In più, si consiglia di aggiungere un po’ di torba al terreno e non eccedere con l’irrigazione (l’eccesso di acqua nel terreno ostacola l’attività di assorbimento delle sostanze nutritive).
Altri problemi che possono compromettere la salute dell’ortensia sono:
- Muffa grigia: questa malattia fungina attacca soprattutto in estate, colpendo le foglie inferiori o quelle più interne, quindi più ombreggiate, sulle quali si sviluppano aree di marciume bruno-grigiastro coperte da muffa biancastra; il fungo può colpire anche le infiorescenze con esiti pesanti; attacca soprattutto le piante giovani e quelle dai fiori bianchi durante i periodi estivi, caldi e piovosi. Per prevenire il problema, è indispensabile, in aprile, procedere a un diradamento degli steli fiorali se la pianta è molto fitta e poi evitare di irrigare eccessivamente a pioggia.
- Maculature fogliari: in caso di presenza di macchie ovali, lunghe sino a un paio di centimetri, di colore rossastro o bruno, contornate da un alone giallastro con zona centrale più chiara e secca, le piante di ortensia vanno trattate in primavera con prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, poltiglia bordolese) e poi successivamente, in piena estate. Le infezioni sono più frequenti a fine ciclo, in autunno, quando aumenta l’umidità ambientale.
- Oziorrinco: coleottero ghiotto di acidofile, si combatte da aprile a maggio con la distribuzione al terreno di organismi microscopici utili, i vermi detti “nematodi”, che si cibano delle larve presenti nel suolo in primavera (trattamento da ripetere a fine estate). In estate, invece, si potrà effettuare una lotta diretta durante le ore serali, cercando sulle foglie gli insetti adulti in fase attiva di alimentazione.
- Tripidi: pungono le lamine fogliari provocando accartocciamenti. In genere, si interviene solo quando gli attacchi sono massicci con insetticidi specifici (diversi da quelli utilizzabili contro gli afidi), a base di principi attivi quali Abamectina e Spinosad.
- Cocciniglia farinosa (o cotonosa): dato che lo sviluppo di questi parassiti è favorito da un ambiente caldo-umido, da una vegetazione molto fitta e dalla scarsità di luce, a livello preventivo, a partire da aprile, occorre osservare bene le piante di ortensia (lamina inferiore delle foglie) ed effettuare qualche potatura di diradamento per arieggiare le chiome. Ai primi segnali di presenza delle cocciniglie intervenire con insetticidi specifici (oli minerali).