Noce (albero)

Juglans regia

Il noce è un albero caducifoglio, con chioma larga ed espansa.

  • Il noce è un albero caducifoglio, con chioma larga ed espansa.
  • Per le sue dimensioni imponenti, l'albero di noce necessita di essere coltivato in piena terra.
  • Il frutto del noce è una drupa globosa di colore verde chiaro, nerastra a maturità, con un nocciolo (guscio) contenente il seme commestibile.
  • Le noci si raccolgono in autunno, con la tecnica della bacchiatura.
  • Il noce è un albero molto longevo, che può raggiungere anche i 30 metri di altezza.
  • Il noce è un albero caducifoglio, con chioma larga ed espansa.
  • Per le sue dimensioni imponenti, l’albero di noce necessita di essere coltivato in piena terra.
  • Il frutto del noce è una drupa globosa di colore verde chiaro, nerastra a maturità, con un nocciolo (guscio) contenente il seme commestibile.
  • Le noci si raccolgono in autunno, con la tecnica della bacchiatura.
  • Il noce è un albero molto longevo, che può raggiungere anche i 30 metri di altezza.

Il noce (famiglia delle Juglandacee) è un albero imponente, caratterizzato da una chioma ampia, arrotondata e densa, ideale per creare vaste zone d’ombra. È una pianta longeva, in grado di superare il secolo di vita; a cinquant’anni di età può già raggiungere un’altezza di 20-30 metri.

Il tronco principale è diritto e vigoroso, con una corteccia di colore grigio argenteo che, inizialmente liscia, con il tempo si fessura longitudinalmente, risultando piacevole al tatto. La ramificazione principale si imposta preferibilmente a 4-5 metri dal suolo; durante la fase di allevamento, i rami più bassi che persistono vengono eliminati.

Le foglie sono caduche, composte e imparipennate, formate da 5 a 9 foglioline e di grandi dimensioni a completo sviluppo. Le singole foglioline hanno forma ellittica, con la pagina superiore lucida e quella inferiore di un colore più chiaro. In autunno, prima della caduta, assumono una luminosa colorazione giallo-dorata. Una volta a terra, anneriscono ed emanano un caratteristico odore tannico, piacevolmente aromatico.

I fiori femminili sono verdi e poco appariscenti, riuniti in piccoli gruppi da due a cinque. I fiori maschili, invece, sono raccolti in amenti penduli, lunghi fino a 10 cm e di colore variabile dal verde al bruno-rossastro. Ogni amento può contenere oltre cento singoli fiori.

Il noce è apprezzato soprattutto per i suoi frutti, o più precisamente per i semi commestibili in essi contenuti: le noci. Tecnicamente sono drupe, in cui il seme è avvolto dal mallo, un rivestimento esterno carnoso e coriaceo di colore verde. I frutti crescono rapidamente, appesantendo i rami con il loro peso. Con la maturazione, in autunno, il mallo si fessura, annerisce e dissecca, liberando il nocciolo legnoso, bivalve e rugoso. Spesso, al momento della caduta, la noce è ancora parzialmente avvolta dai residui del mallo ormai secco.

Nelle sue forme spontanee, il noce inizia a fruttificare tra il ventesimo e il trentesimo anno di età. Lo si può trovare in diversi habitat, dalla montagna ai boschi di latifoglie, fino ai terreni un tempo coltivati nei pressi di vecchi borghi. È una pianta che ama la luce diretta del sole e predilige terreni freschi ma permeabili, con una spiccata componente sabbiosa e silicea.

Nonostante l’aspetto imponente, il noce è un albero forte e non richiede cure eccessive. Si moltiplica per seme o per innesto e preferisce suoli profondi, sciolti o a medio impasto, ben drenati e ricchi di sostanza organica, con un pH ideale leggermente acido o neutro (tra 6.0 e 7.5). Si consiglia di concimare in primavera e in autunno.

Non tollera i ristagni idrici: per questo motivo, gli esemplari adulti sono molto resistenti alla siccità e si annaffiano solo in caso di prolungata assenza di precipitazioni, a differenza delle giovani piante che richiedono maggiori attenzioni.

La potatura è un’operazione necessaria, sia nei primi anni per dare forma alla pianta (potatura di allevamento), sia in seguito per rimuovere rami secchi, danneggiati o malati, preservando così la salute dell’albero (potatura di mantenimento).

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

È una pianta monoica, il che significa che sulla stessa pianta si trovano fiori maschili e fiori femminili separati:

  • I fiori maschili (amenti penduli, detti gattici) compaiono e rilasciano il polline di solito intorno a metà aprile
  • I fiori femminili (più piccoli e meno appariscenti, destinati a diventare il frutto) si sviluppano verso la fine di aprile o inizio maggio e sono pronti per l’impollinazione

È interessante notare che a volte può esserci uno sfasamento temporale (dicogamia) nella fioritura maschile e femminile della stessa pianta, il che rende importante la presenza di varietà impollinatrici per garantire una buona fruttificazione.

I frutti poi maturano in autunno, generalmente tra settembre e ottobre.

Commestibilità

SemiFoglieFioriFustoFruttiRadiciBulboGemmeTubero

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggineTubero

L’albero di noce può essere riprodotto principalmente attraverso due metodi: la semina e l’innesto. La scelta del metodo dipende dall’obiettivo: la semina è più semplice per un approccio hobbistico, ma non garantisce la trasmissione delle caratteristiche della pianta madre; l’innesto, più complesso, è la tecnica usata a livello professionale per essere certi di replicare una specifica varietà e accelerare l’entrata in produzione.

1. Riproduzione da seme 

Si tratta del metodo più naturale e semplice per ottenere una nuova pianta di noce. Presenta però alcuni svantaggi:

  • Le caratteristiche della pianta madre non vengono conservate
  • L’entrata in produzione è molto più lenta (può richiedere anche 10-15 anni)
  • La qualità e la dimensione dei frutti possono essere imprevedibili

Come procedere

  1. Raccolta e selezione delle noci (autunno): raccogliere le noci sane e di buona pezzatura a terra, quando il mallo (l’involucro verde) si è naturalmente aperto o seccato. Scegliere frutti provenienti da piante vigorose e produttive
  2. Preparazione del seme: rimuovere completamente il mallo residuo e pulire bene il guscio. Le noci destinate alla semina non devono essere essiccate come quelle per il consumo
  3. Stratificazione (inverno): il seme di noce ha bisogno di un periodo di freddo umido per interrompere la dormienza e poter germinare. Questo processo si chiama stratificazione e si può effettuare in due modi: la stratificazione naturale prevede che, in autunno, si interrino le noci in un vaso capiente o in una zona protetta del giardino, a circa 5-10 cm di profondità, in un terreno sabbioso e ben drenato per evitare marciumi. Il freddo invernale farà il suo lavoro e le piantine spunteranno in primavera. Per la stratificazione artificiale (in frigorifero), a inizio inverno (dicembre-gennaio), mettere le noci in un sacchetto di plastica con chiusura ermetica riempito con un substrato umido (ma non fradicio) come torba, sabbia di fiume o vermiculite. Riporre il sacchetto nel cassetto delle verdure del frigorifero (a 2-5°C) per circa 90-120 giorni, controllando periodicamente l’umidità
  4. Semina (primavera): a inizio primavera (marzo-aprile), le noci stratificate in frigorifero possono essere seminate. Se si notano le prime radici spuntare già nel sacchetto, è il momento di piantarle; si possono piantare direttamente in vaso, a circa 5 cm di profondità, con la sutura (la linea di giunzione dei gusci) in posizione orizzontale. Mantenere il terriccio umido fino alla germinazione

2. Riproduzione per innesto 

L’innesto è la tecnica che permette di unire due parti di piante diverse: un portainnesto (la parte inferiore con le radici, di solito una pianta nata da seme) e un nesto o marza (una porzione di ramo con gemme prelevata dalla varietà che si desidera riprodurre). 

Si tratta di un metodo che presenta molti vantaggi:

  • Certezza di riprodurre la varietà desiderata
  • Entrata in produzione più rapida (generalmente dopo 4-6 anni)
  • Possibilità di scegliere un portainnesto che conferisca alla pianta determinate caratteristiche (come resistenza a malattie del suolo, vigoria controllata)

Il portainnesto più comune è il noce comune (Juglans regia), ottenuto da seme, che si adatta a diverse condizioni. Per scopi professionali si usano anche portainnesti specifici come il noce nero (Juglans nigra) o ibridi come il Paradox, selezionati per la loro elevata vigoria e la resistenza a patogeni radicali come la Phytophthora.

Tecniche e periodi di innesto

Il noce è considerato un albero difficile da innestare. Le tecniche che danno maggiori probabilità di successo sono:

Innesto a spacco (febbraio-marzo): si esegue verso la fine dell’inverno, prima della piena ripresa vegetativa.

  1. Si taglia il fusto del portainnesto all’altezza desiderata
  2. Si pratica un’apertura verticale (spacco) di alcuni centimetri al centro del taglio
  3. Si preparano le marze (rametti di un anno con 2-3 gemme) tagliandole a forma di cuneo
  4. Si inserisce la marza nello spacco, facendo combaciare perfettamente le cortecce (e quindi il cambio, lo strato generativo) di nesto e portainnesto almeno su un lato
  5. Si lega saldamente l’innesto con rafia o nastro apposito e si sigillano tutte le superfici di taglio con del mastice per innesti per evitare la disidratazione e le infezioni

Innesto a zufolo o ad anello (maggio-giugno): è una tecnica più complessa ma con alte percentuali di successo sul noce. Si esegue in primavera inoltrata, quando la corteccia si stacca con facilità.

  1. Si preleva dalla marza un anello di corteccia contenente una gemma sana e vigorosa
  2. Sul portainnesto si effettua un taglio simile, asportando un anello di corteccia della stessa dimensione
  3. Si inserisce l’anello con la gemma al posto di quello tolto dal portainnesto, facendolo combaciare perfettamente
  4. Si lega con cura, lasciando libera la gemma

Semi

Ecco come è fatto il seme o gheriglio:

  1. Guscio (endocarpo): è la parte dura e legnosa, quella che si deve rompere per arrivare al frutto. Ha una superficie corrugata, spesso divisa in due valve che proteggono il seme all’interno
  2. Gheriglio: è la parte interna e commestibile con una forma caratteristica, che ricorda vagamente un piccolo cervello umano. È diviso in due grandi cotiledoni (le foglie embrionali della pianta) che sono carnosi e molto ricchi di olio. Questi cotiledoni rappresentano la riserva nutritiva per la futura pianta. Il gheriglio è suddiviso in 2 o 4 lobi (o quarti) e presenta profonde scanalature; è ricoperto da una sottile pellicina (o membrana) di colore bruno-rossastro che, quando la noce è fresca, risulta leggermente amara

Informazioni e curiosità

Le noci sono uno scrigno non solo di bontà, ma anche di preziosi nutrienti che prevengono lo stress ossidativo. Sono, infatti, ricche di vitamina E e del gruppo B, di antiossidanti, grassi polinsaturi (come omega 6 e omega 3), acido alfa-linoleico, arginina (un amminoacido dalle proprietà antinfiammatorie e antiossidanti), fosforo, ferro, manganese, rame e zinco.

Coltivazione

VasoPiena Terra

Il noce è una pianta da coltivare in piena terra. La coltivazione in vaso è vivamente sconsigliata, anzi, considerando le dimensioni che può raggiungere la chioma e l’apparato radicale, è fondamentale scegliere un luogo con spazio sufficiente per il suo sviluppo, mantenendo una distanza di almeno 5-7 metri da altri alberi o costruzioni.

Collocazione

InternoEsterno

Trattandosi di una pianta imponente, da piena terra, il noce è un albero da esterno.

Concimazione

Il momento migliore per la concimazione principale dell’albero di noce è tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, prima della ripresa vegetativa. Questo permette alla pianta di avere a disposizione i nutrienti necessari per lo sviluppo di foglie, rami e, successivamente, dei frutti.

Tuttavia, è possibile distinguere due momenti principali per l’apporto di sostanze nutritive:

  • Concimazione autunnale: in autunno, dopo la caduta delle foglie, è ideale distribuire sostanza organica matura, come letame ben decomposto o compost. Questo tipo di concime a lento rilascio migliora la struttura del terreno e permette ai nutrienti di essere gradualmente disponibili per le radici durante l’inverno e la primavera successiva
  • Concimazione di fine inverno/inizio primavera: è il momento per la concimazione di produzione vera e propria. Si possono utilizzare sia concimi organici che minerali per sostenere la nuova crescita e la fruttificazione

Come concimare

La scelta del concime e la modalità di applicazione dipendono dall’età dell’albero e dal tipo di coltivazione.

Per i giovani alberi (primi 3-4 anni)

I noci giovani hanno un fabbisogno nutritivo moderato. È importante non eccedere con l’azoto per non stimolare una crescita eccessivamente vigorosa e debole.

  • Cosa usare: è consigliabile utilizzare concimi organici come letame maturo o compost, oppure un concime minerale bilanciato con un rapporto N-P-K (azoto-fosforo-potassio) equilibrato, ad esempio un 15-15-15
  • Come applicare: distribuire il concime in superficie, in un’area circolare che si estende leggermente oltre la proiezione della chioma, senza che entri in contatto diretto con il tronco. È utile interrare leggermente il concime con una leggera zappettatura. Per un giovane albero, si possono considerare circa 100-150 grammi di concime granulare bilanciato per anno di età, suddivisi in un paio di applicazioni tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate

Per gli alberi adulti in produzione

Gli alberi maturi hanno un fabbisogno nutritivo maggiore per sostenere la produzione di noci. I tre elementi principali da considerare sono sempre azoto (favorisce lo sviluppo vegetativo), fosforo (è essenziale per la fioritura e la radicazione) e potassio (migliora la qualità dei frutti e la resistenza della pianta).

  • Cosa usare: una buona dose di letame maturo (circa 20-30 kg per pianta) o compost in autunno è sempre una pratica eccellente. In alternativa, a fine inverno, si può intervenire con un concime minerale complesso, privilegiando formulazioni con un buon contenuto di potassio. In generale, per un albero in piena produzione, si possono indicare come riferimento circa 800-1000 grammi di un concime complesso bilanciato. In alternativa, si possono distribuire concimi singoli in base alle esigenze specifiche del terreno
  • Come applicare: il concime va distribuito uniformemente sulla proiezione della chioma, evitando la zona vicina al tronco. L’area di distribuzione aumenterà con la crescita dell’albero

In alcuni casi, soprattutto in terreni calcarei, il noce può manifestare carenze di microelementi come zinco, boro e rame. Queste carenze possono essere corrette con concimazioni fogliari specifiche, da effettuare solitamente dopo la raccolta, seguendo le indicazioni di un tecnico agrario o le istruzioni riportate sui prodotti specifici.

 

Esposizione e luce

SoleMezz’ombraOmbra

Il noce richiede pieno sole, almeno 6 ore al giorno, per favorire una crescita ottimale e una buona produzione di frutti. È consigliabile una posizione protetta dai venti forti.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

L’albero di noce è una pianta che, per crescere sana e garantire un buon raccolto, ha bisogno di una quantità d’acqua considerevole, specialmente nei mesi più caldi. Un’irrigazione corretta è fondamentale soprattutto nei primi anni di vita dell’albero e durante i periodi di siccità. 

La stagione irrigua per il noce va dalla primavera all’inizio dell’autunno, con un picco di fabbisogno idrico tra giugno e fine agosto. Questo periodo coincide con la fase di massimo sviluppo vegetativo e, soprattutto, con l’ingrossamento del frutto e del gheriglio.

Per massimizzare l’efficienza e ridurre l’evaporazione, è consigliabile annaffiare durante le ore più fresche, ossia la mattina presto o, al massimo la sera tardi (va tenuto conto però del rischio di sviluppo di malattie fungine se il fogliame rimane bagnato a lungo durante la notte. È quindi fondamentale bagnare solo il terreno).

Frequenza e quantità

Il fabbisogno idrico di un albero di noce varia significativamente con l’età.

Albero giovane (primi 2-3 anni dall’impianto)

Nei primi anni, l’apparato radicale non è ancora sviluppato in profondità, rendendo la pianta più vulnerabile alla siccità

  • Frequenza: durante la stagione calda e in assenza di piogge, è necessaria un’irrigazione abbondante una volta a settimana
  • Quantità: l’obiettivo è bagnare in profondità il terreno attorno alla pianta. Si può stimare un apporto di circa 75-100 litri d’acqua per ogni irrigazione. È fondamentale che l’acqua penetri per almeno 60-80 cm

Albero adulto (in produzione) 

Un albero maturo ha radici profonde e può attingere all’umidità del suolo più in basso, ma le sue esigenze complessive durante la fruttificazione sono molto elevate.

  • Frequenza: durante i picchi estivi e in periodi di siccità prolungata, intervenire con irrigazioni profonde ogni 10-14 giorni. Un albero ben stabilito (dopo i primi 2-3 anni) può richiedere interventi meno frequenti, anche solo una volta al mese in condizioni normali
  • Quantità: l’apporto d’acqua deve essere maggiore per bagnare un volume di terra più ampio. Si parla di 150-200 litri o più per irrigazione, a seconda delle dimensioni dell’albero e del tipo di terreno

Come annaffiare correttamente

Il segreto è fornire acqua lentamente e in profondità, evitando di bagnare il tronco per prevenire marciumi.

  • Tubo dell’acqua: lasciare scorrere l’acqua a flusso lento per un lungo periodo (da 30 minuti a un’ora o più), spostando il tubo in diversi punti sotto la chioma dell’albero, nell’area che va dal tronco fino alla proiezione a terra dei rami più esterni (linea di gronda)
  • Irrigazione a goccia o microirrigazione: è il sistema più efficiente, in quanto fornisce l’acqua lentamente e direttamente alla zona radicale, minimizzando gli sprechi
  • Pacciamatura: stendere uno strato di materiale organico (paglia, foglie secche, corteccia) attorno alla base dell’albero (senza toccare il tronco) aiuta a mantenere il terreno umido più a lungo, riducendo l’evaporazione e la necessità di irrigazioni frequenti

Un metodo semplice per capire se l’albero va annaffiato o meno è quello di scavare una piccola buca di 15-20 cm vicino al noce (ma lontano dalle radici principali): se il terreno a quella profondità è secco al tatto, è decisamente ora di intervenire. Per un albero adulto, la verifica andrebbe fatta ancora più in profondità.

Potatura

L’albero di noce va potato poco ma con regolarità, seguendo principi precisi che cambiano in base all’età della pianta.

La scelta del momento in cui potare il noce dipende dal tipo di intervento e dal risultato che si vuole ottenere.

1. Potatura invernale 

È la potatura principale, da effettuare durante il riposo vegetativo della pianta, tra febbraio e l’inizio di marzo, prima che la linfa riprenda a circolare con vigore.

Questa potatura serve a impostare la struttura degli alberi giovani (potatura di allevamento) e a mantenere la forma e l’equilibrio di quelli adulti (potatura di produzione). Si interviene quando l’assenza di foglie permette di vedere chiaramente la struttura dei rami.

2. Potatura estiva 

Si tratta di un intervento più leggero, da eseguire tra giugno e luglio, o anche a fine estate (agosto-inizio settembre) dopo la raccolta.

Serve principalmente per correggere la chioma, eliminare i succhioni (rami vigorosi e verticali che crescono sul tronco o sulle branche principali) e i polloni (getti che nascono dalla base dell’albero). Ha anche lo scopo di diradare leggermente la chioma per migliorare il passaggio di luce e aria.

In sintesi, si ricorre alla fine dell’inverno per i tagli strutturali e di produzione, e all’estate per gli interventi di pulizia e rifinitura.

Come potare

La regola d’oro per il noce è: potare poco, ma tutti gli anni. Questo evita di dover effettuare tagli drastici che la pianta fatica a cicatrizzare e che possono diventare punti di ingresso per malattie.

Potatura di allevamento (primi 3-5 anni)

L’obiettivo è dare alla pianta una forma equilibrata e robusta. La forma più comune è il vaso policonico, che garantisce un’ottima esposizione alla luce.

  1. Primo anno: dopo la messa a dimora, si cima l’astone principale a un’altezza di circa 1,20-1,50 metri da terra
  2. Secondo anno: si scelgono 3 o 4 rami laterali, i più robusti e meglio distribuiti attorno al tronco, che diventeranno le branche principali. Tutti gli altri getti sul tronco vengono eliminati
  3. Anni successivi: si continua a guidare lo sviluppo delle branche principali, eliminando i rami che crescono verso l’interno, quelli che si incrociano o che competono tra loro

Potatura di produzione (albero adulto)

Una volta che l’albero è ben formato, gli interventi sono minimi e mirati a mantenere la salute e la produttività.

  • Diradamento: l’obiettivo principale è illuminare la chioma. Si eliminano i rami che si incrociano, quelli che crescono verso l’interno e quelli troppo fitti per permettere a luce e aria di circolare
  • Eliminazione del secco: si rimuovono tutti i rami secchi, spezzati o malati
  • Controllo dei succhioni: si eliminano alla base tutti i succhioni e i polloni
  • Uso del “taglio di ritorno”: per contenere le dimensioni della chioma, non si devono mai accorciare i rami a metà (capitozzatura). Si usa invece il taglio di ritorno, ossia si elimina un ramo più grosso tagliandolo appena sopra un ramo laterale più piccolo, che diventerà la nuova cima e ne prenderà il vigore

Cosa non fare:

  • Evitare tagli drastici: non asportare mai più del 20-25% della chioma in una sola stagione
  • Non capitozzare: tagliare la punta dei rami stimola la crescita di getti deboli e disordinati e, soprattutto nelle varietà europee, elimina le gemme a fiore che si trovano in cima, azzerando la produzione di quel ramo

Rinvaso e trapianto

Il momento migliore per trapiantare un albero di noce è durante il suo periodo di riposo vegetativo, che va dal tardo autunno, dopo la caduta delle foglie, fino alla fine dell’inverno, prima della ripresa vegetativa primaverile. Trapiantare in questo lasso di tempo minimizza lo shock per la pianta, che può concentrare le sue energie nello sviluppo delle radici nella nuova posizione senza dover sostenere anche la crescita di foglie e frutti.

È fondamentale evitare i periodi di gelo intenso, durante i quali il terreno è troppo duro per essere lavorato e le radici esposte potrebbero subire danni.

È importante sottolineare che il trapianto è un’operazione che ha maggiori probabilità di successo con alberi giovani, idealmente di 1-3 anni di vita. Gli alberi di noce adulti sviluppano una profonda radice a fittone che rende l’espianto estremamente difficile e rischioso per la sopravvivenza della pianta.

Come effettuare il trapianto

1. Preparazione della nuova buca

Prima ancora di estrarre l’albero dalla sua posizione attuale, è essenziale preparare la sua nuova sistemazione.

  • Scelta del luogo: individuare una posizione soleggiata e ben drenata, con spazio sufficiente per la crescita futura dell’albero, che può raggiungere dimensioni notevoli
  • Dimensioni della buca: scavare una buca larga almeno il doppio del diametro della zolla di radici dell’albero e profonda quanto l’altezza della zolla stessa. Una buca più ampia favorirà l’espansione delle nuove radici in un terreno smosso
  • Miglioramento del terreno: ammendare il terreno di scavo con sostanza organica ben matura, come compost o letame, per migliorare la struttura e la fertilità del suolo

2. Estrazione dell’albero di noce

Si tratta della fase più critica, il cui obiettivo è preservare il più possibile l’apparato radicale.

  • Idratazione: il giorno prima del trapianto, annaffiare abbondantemente l’albero per idratare bene il terreno e le radici, facilitando la formazione di una zolla compatta
  • Scavo attorno all’albero: con una vanga affilata, iniziare a scavare una trincea circolare intorno al tronco, a una distanza che consenta di includere una buona porzione di radici. Per un albero giovane, un diametro di almeno 40-50 cm è un buon punto di partenza
  • Estrazione della zolla: con cautela, lavorare con la vanga sotto la zolla per liberarla dal terreno sottostante. È importante cercare di mantenere la zolla di terra il più integra possibile. Eventualmente, avvolgere la zolla in un telo di iuta per evitare che si sgretoli durante il trasporto

3. Messa a dimora

Una volta estratto, l’albero deve essere ripiantato il più rapidamente possibile per evitare che le radici si secchino.

  • Posizionamento: collocare delicatamente l’albero al centro della buca precedentemente preparata. Il colletto della pianta (il punto in cui il tronco si incontra con le radici) deve essere a livello del terreno circostante o leggermente più alto
  • Riempimento della buca: riempire la buca con il terreno ammendato, compattandolo leggermente man mano per eliminare le sacche d’aria
  • Creazione di una conca: formare una conca di terra intorno alla base dell’albero per trattenere l’acqua delle annaffiature e dirigerla verso le radici

Cura post-trapianto

Le cure successive al trapianto sono determinanti per la sopravvivenza e la ripresa vegetativa dell’albero.

  • Annaffiature: subito dopo la messa a dimora, annaffiare abbondantemente. Successivamente, mantenere il terreno costantemente umido, ma non zuppo d’acqua, per le prime settimane e durante la prima stagione di crescita
  • Pacciamatura: stendere uno strato di pacciamatura organica (corteccia, paglia, foglie secche) intorno alla base dell’albero, senza toccare il tronco, per aiutare a trattenere l’umidità del suolo e controllare la crescita delle erbacce
  • Tutore: per gli alberi più giovani o in zone ventose, è consigliabile installare un tutore per sostenere la pianta e favorire un accrescimento dritto
  • Potatura: si consiglia una leggera potatura dei rami per ridurre la superficie fogliare e bilanciare la chioma con l’apparato radicale ridotto a causa del trapianto. Rimuovere eventuali rami danneggiati o secchi

Ubicazione stagionale

L’albero di noce è una pianta versatile ma con esigenze climatiche ben precise. Per prosperare e garantire una produzione di qualità, necessita di un equilibrio termico specifico durante le diverse fasi dell’anno. La temperatura non influisce solo sulla sopravvivenza della pianta, ma anche e soprattutto sulla sua capacità di fruttificare correttamente.

In generale, l’intervallo di temperatura ideale per la crescita attiva del noce si colloca tra i 5°C e i 35°C. Tuttavia, per comprendere appieno le sue necessità, è essenziale analizzare il suo comportamento durante le quattro stagioni.

Inverno

Contrariamente a quanto si possa pensare, il freddo invernale è un alleato fondamentale per il noce. Per poter interrompere la dormienza e prepararsi a una fioritura e germogliazione vigorosa in primavera, l’albero deve accumulare un determinato numero di ore di freddo.

  • Fabbisogno di freddo: il noce necessita di un periodo di 700-1500 ore con temperature inferiori a 7°C. Il mancato soddisfacimento di questo fabbisogno può portare a un risveglio vegetativo tardivo, disomogeneo e a una scarsa produzione
  • Resistenza al gelo invernale: durante il riposo vegetativo, un noce adulto e in salute è molto resistente, potendo tollerare temperature minime anche di -25°C/-30°C senza subire danni

Primavera

La primavera è la stagione più delicata per la coltivazione del noce. Sebbene l’albero si sia risvegliato, i suoi organi riproduttivi sono estremamente vulnerabili agli abbassamenti di temperatura.

Una gelata tardiva, con temperature che scendono a -1°C/-2°C per poche ore dopo il germogliamento, è sufficiente per distruggere completamente i fiori maschili e femminili, compromettendo l’intero raccolto dell’anno. Per questo motivo, la coltivazione del noce è sconsigliata nelle valli strette e nelle zone soggette a inversioni termiche, dove l’aria fredda tende a ristagnare.

Estate

Durante l’estate, il noce ha bisogno di temperature calde e di molta luce solare (almeno 1000 ore di insolazione tra maggio e settembre) per portare a maturazione i frutti. Tuttavia, il caldo eccessivo può diventare un problema serio.

Per uno sviluppo ideale, le temperature estive non dovrebbero superare costantemente i 32°C – 35°C. Temperature persistentemente superiori a 38°C, specialmente se accompagnate da bassa umidità e forte irraggiamento solare, possono causare gravi danni ai frutti, noti come “scottatura del guscio”. Questo fenomeno provoca un annerimento del mallo, che si “incolla” al guscio. Il calore viene trasferito al gheriglio, che risulta di qualità scadente: scuro, avvizzito e spesso amaro.

Autunno

In autunno, temperature miti e una graduale diminuzione del fotoperiodo aiutano a completare la maturazione dei frutti e a preparare la pianta per il riposo invernale, favorendo la lignificazione dei rami.

Raccolta

La raccolta delle noci può essere effettuata sia raccogliendo i frutti già caduti spontaneamente al suolo, sia inducendone il distacco dai rami attraverso l’uso di lunghe pertiche, solitamente di bambù. Quest’ultima pratica, conosciuta come “bacchiatura“, richiede una preparazione specifica: è necessario pulire preventivamente il terreno in un’area che si estenda per almeno un metro oltre la proiezione della chioma dell’albero.

Per determinare il momento ideale per la bacchiatura, ci si può basare su due indicatori: si può procedere quando circa un terzo dei frutti è già caduto a terra naturalmente, oppure, affidandosi a un occhio più esperto, quando si nota che oltre la metà dei malli (l’involucro verde che ricopre il guscio) è aperta e fessurata.

Una volta a terra, le noci devono essere private del mallo. È fondamentale eseguire questa operazione indossando sempre dei guanti, poiché il tannino presente nel mallo macchia la pelle in modo persistente e non può essere rimosso con acqua e sapone.

Dopo la pulizia, le noci passano alla fase di essiccazione. Vanno disposte in cassette di legno e collocate in un luogo ben ventilato, evitando assolutamente l’esposizione diretta ai raggi solari. Per assicurare un’asciugatura omogenea, è importante smuoverle periodicamente.

Concluso il processo di essiccazione, le noci sono pronte per la conservazione. Si consiglia di riporle in reti da appendere in locali bui e freschi. Seguendo questa procedura, potranno essere conservate fino a sei mesi.

Malattia e cure

Il noce è generalmente un albero robusto, ma può essere soggetto a diverse malattie e parassiti. La prevenzione e un monitoraggio costante sono fondamentali per evitare che la pianta si ammali.

Malattie più comuni

  • Cancro batterico del noce (Xanthomonas arboricola pv. juglandis): si tratta di una delle malattie più preoccupanti e causa macchie scure sulle foglie, sui frutti e cancri sui rami e sul tronco, con conseguente deperimento della pianta. Si manifesta con macchie necrotiche sulle foglie che si estendono, causando accartocciamento e caduta. Sui frutti, appaiono macchie nere che possono deformarli
  • Marciume radicale (Phytophthora spp., Armillaria mellea): è causato da funghi che attaccano le radici, soprattutto in terreni con ristagno idrico. Porta all’ingiallimento e appassimento delle foglie, deperimento generale della pianta e marciume alla base del fusto e delle radici
  • Antracnosi (Marssonina juglandis): malattia fungina che provoca macchie scure e necrotiche sulle foglie, sui germogli e sui frutti, porta a defogliazione precoce e compromette la qualità del raccolto. Le spore svernano nelle foglie cadute, quindi è importante la pulizia regolare del terreno
  • Mal secco: causato da diversi patogeni fungini, provoca il disseccamento di rami e branche
  • Mille cancri del noce (Geosmithia morbida): malattia grave, di recente introduzione in Europa, provoca la formazione di numerosi piccoli cancri sulla corteccia e può portare alla morte dell’albero

Cura e prevenzione 

  • Buone pratiche agronomiche: terreno ben drenato, concimazione equilibrata, potature corrette che favoriscano l’arieggiamento della chioma
  • Rimozione del materiale infetto: eliminare e distruggere foglie, rami e frutti colpiti per ridurre la fonte di inoculo
  • Prodotti a base di rame: il rame può essere utilizzato in via preventiva, soprattutto dopo la caduta delle foglie in autunno e prima del germogliamento in primavera, per controllare alcune malattie fungine e batteriche
  • Varietà resistenti: scegliere varietà di noce più resistenti alle malattie, se disponibili

Parassiti

  • Carpocapsa (Cydia pomonella): sono larve di lepidottero che penetrano nei frutti, nutrendosi del gheriglio e rendendo le noci non commerciabili né commestibili. È il parassita chiave del noce. Il controllo può avvenire tramite monitoraggio con trappole a feromoni, lotta biologica (ad esempio con nematodi entomopatogeni) o l’utilizzo di insetticidi specifici
  • Afidi: possono attaccare le foglie e i giovani germogli, causando deformazioni e la produzione di melata
  • Cocciniglie: si insediano sui rami e sul tronco, succhiando la linfa e debilitando la pianta
  • Acari: possono causare ingiallimenti e deformazioni delle foglie, specialmente in condizioni di caldo secco

Cura e prevenzione 

  • Monitoraggio regolare: ispezionare la pianta di noce per individuare precocemente la presenza di parassiti
  • Lotta biologica: favorire gli insetti utili predatori dei parassiti
  • Trattamenti specifici: utilizzare prodotti insetticidi o acaricidi solo quando necessario e seguendo le indicazioni riportate in etichetta
  • Potatura di pulizia: rimuovere i rami danneggiati o infestati
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