Ficus macrophylla

Ficus macrophylla

Il ficus macrophylla è una pianta tipica delle foreste pluviali e, come tale, ama le alte temperature e il sole diretto.

  • Il ficus macrophylla è una pianta tipica delle foreste pluviali e, come tale, ama le alte temperature e il sole diretto.
  • Le dimensioni maestose di chioma e fusto rendono il ficus macrophylla un albero adatto ai grandi spazi esterni.
  • Le foglie del ficus macrophylla sono larghe, di forma ovale-ellittica, coriacee di consistenza e di colore verde scuro.
  • Sebbene poco appariscenti, il ficus macrophylla produce piccoli frutti non commestibili per l'uomo.
  • Man mano che invecchia, sviluppa delle incredibili radici aeree (o radici colonnari) che, una volta raggiunto il terreno, si trasformano in veri e propri fusti secondari o pilastri lignei.
  • Il ficus macrophylla è una pianta tipica delle foreste pluviali e, come tale, ama le alte temperature e il sole diretto.
  • Le dimensioni maestose di chioma e fusto rendono il ficus macrophylla un albero adatto ai grandi spazi esterni.
  • Le foglie del ficus macrophylla sono larghe, di forma ovale-ellittica, coriacee di consistenza e di colore verde scuro.
  • Sebbene poco appariscenti, il ficus macrophylla produce piccoli frutti non commestibili per l’uomo.
  • Man mano che invecchia, sviluppa delle incredibili radici aeree (o radici colonnari) che, una volta raggiunto il terreno, si trasformano in veri e propri fusti secondari o pilastri lignei.

Il ficus macrophylla è un albero maestoso e imponente. È un sempreverde che può raggiungere dimensioni colossali, arrivando fino a 60 metri di altezza (anche se in coltivazione spesso rimane più basso) e sviluppando una chioma larghissima.

Le foglie sono grandi (da cui il nome macrophylla), ovali-ellittiche, lunghe tra i 10 e i 25 cm. Hanno una caratteristica distintiva: la pagina superiore è verde scuro lucido, mentre quella inferiore è di color bruno-ruggine (tomentosa).

Con l’età, la pianta sviluppa enormi radici tabulari (radici che partono dalla base del tronco e si estendono come pareti o contrafforti sopra il terreno) per sostenere il suo peso. Inoltre, produce radici aeree che scendono dai rami verso terra; quando toccano il suolo, lignificano e diventano tronchi supplementari.

Produce inoltre siconi simili a quelli del fico comune, ma più piccoli, rotondi e non commestibili per l’uomo (ma molto apprezzati dagli uccelli). Diventano violacei a maturazione.

È un albero estremamente longevo, capace di vivere per secoli.

Esigenze colturali

Il ficus macrophylla è una pianta di origine subtropicale, per cui ama il caldo e tollera bene il caldo secco una volta stabilita.

Da adulto può resistere a brevi gelate leggere, ma le piante giovani sono molto sensibili al freddo. In Italia prospera all’aperto solo nelle zone costiere del Sud, in Sicilia, Sardegna e nella Riviera Ligure (famosi sono gli esemplari a Palermo e Sanremo).

Chi volesse metterlo a dimora, deve tenere conto che non è adatto a piccoli giardini: le sue radici sono invasive e potenti, possono sollevare pavimentazioni, distruggere muretti e intasare tubature anche a decine di metri di distanza. Richiede, quindi, un parco o un giardino molto grande, lontano da abitazioni e strade.

In compenso, si adatta a quasi tutti i tipi di terreno, purché ben drenati, ma preferisce suoli ricchi e profondi. Le piante giovani necessitano di irrigazioni regolari, mentre gli esemplari adulti sono molto resistenti alla siccità, grazie al loro apparato radicale espanso.

Per quanto riguarda l’esposizione, richiede il pieno sole per crescere robusto e sviluppare la sua tipica chioma espansa.

In Italia esistono alcuni degli esemplari più grandi d’Europa di questa specie. Il più celebre è probabilmente il ficus macrophylla dell’Orto Botanico di Palermo, un vero monumento naturale con una chioma che copre migliaia di metri quadri e radici aeree spettacolari.

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

Il ficus macrophylla ha una fioritura decisamente poco appariscente. I fiori, infatti, sono piccoli e non visibili perché racchiusi all’interno di una struttura carnosa chiamata siconio.

Lo sviluppo dei frutti o siconi avviene generalmente in estate.

C’è però un aspetto molto importante che riguarda la fruttificazione in Italia: per produrre i semi, i fiori all’interno del siconio necessitano di un insetto impollinatore specifico, una piccola vespa (un agaonide chiamato Pleistodontes froggatti) che in Italia è quasi del tutto assente. Per questo, nel nostro Paese, questo ficus vive e cresce magnificamente, ma non fruttifica in modo efficiente per riprodursi tramite semi.

Tossicità

GattiCaniBambini

Il ficus macrophylla è considerato tossico per cani, gatti e può causare irritazioni anche nei bambini.

Come quasi tutte le specie del genere ficus (come il ficus benjamina o il ficus elastica), la tossicità è legata alla presenza di una sostanza irritante che si trova nella sua linfa. Questa linfa lattiginosa (o lattice) che fuoriesce quando le foglie o i rami del ficus macrophylla vengono tagliati o spezzati, contiene cristalli di ossalato di calcio.

Se ingerita (masticando le foglie o i rami), questa linfa può causare negli animali domestici:

  • Irritazione e gonfiore della bocca, della lingua e delle labbra
  • Ipersalivazione e bava
  • Vomito e diarrea

Se il lattice viene a contatto con la pelle o gli occhi dell’animale, può causare dermatite da contatto e irritazione cutanea.

Anche se non è considerata fatalmente tossico, è fondamentale tenere il ficus macrophylla lontano anche dalla portata dei bambini piccoli. Il lattice può causare irritazioni cutanee e, se ingerito, può portare a disturbi gastrointestinali e fastidio orale sempre a causa dei cristalli di ossalato.

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggineTubero

La riproduzione del ficus macrophylla si ottiene facilmente tramite talea, generalmente in primavera o all’inizio dell’estate (aprile-agosto), durante la fase di ripresa vegetativa della pianta.

Per prima cosa, scegliere un ramo sano e robusto, preferibilmente con legno semi-maturo, che abbia almeno 3-4 nodi (i punti da cui spuntano le foglie). Usando delle forbici o un coltello sterilizzati per evitare infezioni, eseguire un taglio netto appena sotto un nodo: la talea dovrebbe avere una lunghezza di circa 10-15 cm.

Rimuovere le foglie inferiori e, eventualmente, immergere la base della talea in ormone radicante in polvere o liquido per aumentare le probabilità di successo.

Metodi di radicazione

Esistono due metodi principali per far radicare la talea ottenuta:

Radicazione in acqua 

  1. Inserire la base della talea in un contenitore con acqua fresca, assicurandosi che almeno uno o due nodi siano completamente sommersi. Non far toccare le foglie all’acqua
  2. Posizionare il contenitore in un luogo luminoso, ma lontano dalla luce solare diretta e da correnti d’aria
  3. Cambiare l’acqua ogni pochi giorni per mantenerla pulita ed evitare la formazione di batteri
  4. Quando le radici saranno cresciute di qualche centimetro (potrebbe volerci qualche settimana o mese), trapiantare la talea in un vaso con terriccio adeguato

Radicazione diretta nel terriccio

  1. Preparare un vaso con terriccio ben drenante, ad esempio una miscela di torba e sabbia in parti uguali, o un terriccio universale di buona qualità con aggiunta di perlite o materiale drenante
  2. Inserire la talea (con o senza ormone radicante) nel terriccio, assicurandosi che il nodo da cui dovranno fuoriuscire le radici sia interrato. Premere delicatamente il terreno intorno alla talea per stabilizzarla
  3. Innaffiare bene e poi coprire il vaso con un sacchetto di plastica trasparente o una bottiglia tagliata (facendo dei fori per la ventilazione) per creare un ambiente umido, come una sorta di mini-serra
  4. Mettere il vaso in un luogo luminoso con luce indiretta
  5. Mantenere il substrato leggermente umido ma evitando i ristagni d’acqua

Propagazione per margotta

Un altro metodo di moltiplicazione molto efficace, soprattutto per le piante più grandi o per rami più spessi, è la margotta aerea. Questa tecnica permette al ramo di sviluppare le radici mentre è ancora attaccato alla pianta madre, garantendo un altissimo tasso di successo.

In breve, si pratica un’incisione sul ramo e la si avvolge con muschio di sfagno umido e pellicola di plastica, creando un ambiente protetto che stimola l’emissione di radici.

Semi

I semi del ficus macrophylla sono molto piccoli, quasi minuscoli, e tipicamente di colore marrone chiaro o beige, con una forma che può essere vagamente ovoidale o a goccia.

I semi sono contenuti all’interno della polpa del frutto (il siconio), che esternamente è di colore violaceo a maturazione. Ogni frutto, pur essendo piccolo, ne contiene un gran numero.

Informazioni e curiosità

Il ficus macrophylla è noto per essere un albero “stritolatore”: spesso, infatti, inizia la sua vita come una pianta epifita, germinando sui rami di un altro albero ospite. Le sue radici aeree scendono poi verso il suolo, avvolgendo progressivamente il tronco dell’ospite in una fitta rete. Col tempo, questo groviglio di radici può “soffocare” e uccidere l’albero sottostante, prendendone il posto.

Coltivazione

VasoPiena Terra

Il ficus macrophylla è un albero imponente nella sua forma matura, per cui va coltivato in piena terra.

Può essere coltivato in vaso, ma questa è generalmente considerata una soluzione temporanea riservata agli esemplari giovani o una necessità per chi vive in zone con inverni freddi (la pianta non tollera il gelo). 

In vaso, il ficus rimarrà ovviamente di dimensioni molto più contenute e richiederà rinvasi regolari (specialmente nei primi anni) e potature dell’apparato radicale per controllarne la crescita.

Collocazione

InternoEsterno

La piena terra, e quindi l’esterno, è l’ambiente naturale e ideale per il ficus macrophylla, dove può raggiungere il suo massimo sviluppo, diventando un albero maestoso.

È però adatto a crescere solo nelle zone con clima mediterraneo mite (come l’Italia meridionale e le zone costiere dove non gela in inverno).

Si ricorda che il ficus macrophylla è un albero enorme che, in natura, può superare i 30 metri di altezza e sviluppare un apparato radicale estremamente vigoroso e superficiale, con le sue caratteristiche radici aeree che creano grandi contrafforti: per questo, bisogna assicurarsi di avere un vasto spazio a disposizione prima di mettere a dimora questa specie di ficus.

Concimazione

Il ficus macrophylla trae beneficio dalla concimazione, ma le modalità cambiano drasticamente a seconda che la pianta sia giovane/in vaso oppure adulta/in piena terra.

Piante giovani o coltivate in vaso

In questa fase, la pianta ha un accesso limitato ai nutrienti (quelli contenuti nel terriccio finiscono presto) e ha bisogno di energia per costruire la struttura e le foglie. Per questo, va fertilizzata dalla primavera all’inizio dell’autunno (aprile-settembre), mentre bisogna sospendere del tutto gli interventi in inverno, quando la pianta va in riposo vegetativo.

Se si usa un concime liquido, fertilizzare ogni 15-20 giorni, diluendo il prodotto nell’acqua dell’annaffiatura; se si usa un concime granulare a lenta cessione, distribuirlo una volta ogni 3-4 mesi (solitamente a inizio primavera e inizio estate).

Il prodotto ideale è un concime bilanciato per piante verdi (ricco di azoto), che favorisce lo sviluppo del fogliame e la lucentezza delle foglie. Se si nota che le foglie nuove sono pallide o giallastre, potrebbe essere necessario un integratore di ferro chelato (clorosi ferrica), comune se si usa acqua calcarea.

Piante adulte in piena terra

Una volta che il ficus macrophylla è stabilito in giardino, diventa molto autonomo. Il suo apparato radicale è così esteso che riesce a cercare nutrienti molto lontano dal tronco, per cui generalmente non è necessario concimare regolarmente un esemplare adulto in salute.

Le uniche eccezioni sono rappresentate da: 

  • suolo molto sabbioso o roccioso
  • crescita bloccata o chioma rada

Invece dei concimi chimici, per gli alberi adulti è preferibile usare ammendanti organici (come stallatico maturo, compost o humus), da distribuire in autunno o a fine inverno alla base dell’albero, zappettando leggermente il terreno superficiale.

Non accumulare il concime o la pacciamatura a contatto diretto con il tronco per evitare marciumi, ma spargerlo nella zona coperta dalla chioma.

Esposizione e luce

SoleMezz’ombraOmbraLuce indiretta

L’esposizione ideale per il ficus macrophylla dipende molto da dove viene coltivato (in piena terra o in vaso) ma, in generale, è una pianta che ama la luce diretta e richiede una luminosità elevata.

  • Piante mature in piena terra: l’esposizione ideale è il pieno sole (6-8 ore di luce diretta al giorno). Nello stadio adulto, questa pianta può tollerare e prosperare sotto il sole cocente, che favorisce una crescita vigorosa e una chioma densa
  • Piante giovani o in vaso: è consigliabile la luce piena, indiretta o filtrata. Collocare la pianta in una posizione dove riceva molta luce brillante, ma che sia filtrata (ad esempio, attraverso una finestra esposta a Sud/Ovest con una tenda leggera) o dove riceva sole diretto solo nelle ore meno intense (mattina presto o tardo pomeriggio). Se lo si sposta all’esterno in primavera, abituarlo gradualmente al sole diretto per evitare scottature sulle foglie

La mancanza di luce causa l’eziolamento (allungamento innaturale del fusto e rami sottili) e l’ingiallimento/caduta delle foglie. In ombra, la pianta cresce debole e perde la sua forma compatta.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

Gestire l’annaffiatura del ficus macrophylla richiede un certo equilibrio: è una pianta robusta, ma come molti ficus soffre terribilmente i ristagni idrici.

Per questo, prima di dare acqua, inserire un dito nel terreno per circa 2-3 cm in modo da verificare se sia o meno umido.

Se possibile, usare acqua a temperatura ambiente (lo shock termico dell’acqua gelida in inverno può far cadere le foglie) e, se l’acqua del rubinetto è molto calcarea, lasciarla riposare nell’annaffiatoio per 24 ore prima di usarla, così che il cloro evapori e i sali pesanti si depositino sul fondo.

In vaso 

Le radici del ficus in contenitore non possono andare a cercarsi l’acqua altrove e il rischio di marciume è alto. Per questo, le bagnature vanno regolate secondo la stagione:

  • Primavera ed estate: il fabbisogno aumenta per via delle alte temperature. Annaffiare abbondantemente quando i primi centimetri di terra sono asciutti (in genere ogni 4-7 giorni, ma dipende dal caldo). L’acqua deve uscire dai fori di scolo, ma poi è indispensabile svuotare sempre il sottovaso dopo 10-15 minuti
  • Autunno e inverno: la pianta rallenta e la terra asciuga molto più lentamente, per cui bisogna ridurre drasticamente la frequenza. Potrebbe bastare annaffiare ogni 10-15 giorni o anche meno

In piena terra 

Se si vive in una zona climatica mite (come il Sud Italia o le zone costiere) e il ficus macrophylla è stato piantato in giardino:

  • Pianta giovane (primi 1-2 anni): annaffiarla come se fosse in vaso
  • Pianta adulta: diventa quasi autonoma. Le radici del ficus macrophylla sono potenti e vanno molto in profondità, per cui di solito sono sufficienti le piogge, richiedendo interventi (abbondanti) solo durante siccità estive prolungate

Per capire se è stata data troppa acqua, basta osservare la pianta:

  • Le foglie ingialliscono, spesso partendo da quelle più basse o interne
  • Possono comparire macchie scure/nere sui bordi delle foglie
  • Le foglie cadono anche se sembrano ancora turgide (non secche)

In tutti questi casi, smettere subito di annaffiare e lasciare asciugare completamente il pane di terra. Se la situazione è grave, rinvasare cambiando la terra fradicia.

Allo stesso modo, si può individuare facilmente la carenza d’acqua:

  • Le foglie appaiono afflosciate e perdono lucentezza
  • La terra si stacca dai bordi del vaso

Per risolvere il problema, immergere il vaso in una bacinella d’acqua per 20 minuti per reidratare la zolla, poi scolare bene.

Potatura

Il ficus macrophylla tollera molto bene la potatura, ma non sempre è un’operazione necessaria.

Se coltivato in vaso (o come bonsai)

In questo caso la potatura è indispensabile. In natura questo albero diventa un gigante (può superare i 30-40 metri e creare radici aeree enormi) mentre in vaso occorre intervenire per contenerlo, per mantenere la forma, limitare l’altezza e infoltire la chioma (evitando che faccia rami lunghi e spogli).

Come fare

  • Cimatura: tagliare gli apici dei rami giovani. Questo stimola la pianta a produrre nuovi getti laterali, rendendola più folta e compatta
  • Potatura di formazione: se un ramo sta crescendo in una direzione che non piace o incrocia altri rami, tagliarlo alla base o appena sopra una gemma/foglia rivolta nella direzione desiderata
  • Potatura delle radici: ogni 2-3 anni, durante il rinvaso, potrebbe essere necessario accorciare anche le radici più grosse per mantenerle nel contenitore

Se coltivato in piena terra

Qui la potatura è facoltativa o correttiva. Consiste essenzialmente nel rimuovere i rami secchi, spezzati o malati ed eventualmente dare al ficus una forma più ordinata.

Inoltre, se i rami bassi intralciano il passaggio o se la chioma diventa troppo ingombrante vicino a edifici, si rende necessario l’accorciamento.

Quando potare

Il periodo migliore è la fine dell’inverno o l’inizio della primavera (febbraio-marzo), appena prima che la pianta riprenda a crescere vigorosamente. In questo modo le ferite si rimarginano velocemente con la nuova crescita.

Eventuali piccoli interventi di pulizia o cimatura leggera possono essere fatti anche durante la primavera inoltrata.

Come tutti i ficus, anche il macrophylla quando viene tagliato emette un lattice bianco appiccicoso irritante per la pelle e per gli occhi: usare, quindi, sempre i guanti e proteggere l’area con dei giornali prima di potare, dato che è difficile da rimuovere da pavimenti e tessuti.

Rinvaso e trapianto

Il ficus macrophylla va assolutamente rinvasato, come tutte le piante coltivate in vaso e specialmente se bonsai: poiché è una specie molto vigorosa, le sue radici tendono a riempire il contenitore piuttosto velocemente.

L’operazione si esegue in tarda primavera o inizio estate (maggio-giugno), aspettando che le temperature notturne siano stabilmente sopra i 15-18°C. Il caldo aiuta le radici a rimarginarsi e a ripartire subito dopo lo stress del taglio, mentre rinvasare quando fa ancora freddo può bloccare la crescita della pianta o causare marciumi.

La frequenza dipende dall’età della pianta:

  • Esemplari giovani: ogni 2 anni (hanno una crescita radicale esplosiva)
  • Esemplari maturi/vecchi: ogni 3-4 anni (la crescita rallenta)

Osservando questi segnali è poi facile capire se è il momento o meno di rinvasare:

  1. Radici che escono dai fori di drenaggio sotto il vaso
  2. La pianta sembra “alzarsi” dal vaso perché le radici sul fondo la spingono verso l’alto
  3. Quando si annaffia, l’acqua ristagna troppo in superficie (il terriccio è compattato) oppure scivola via subito senza bagnare nulla (il vaso è pieno solo di radici e non c’è più terra)

Per eseguire il rinvaso, non usare semplice terriccio universale (che trattiene troppa acqua e fa marcire le radici), a optare per un substrato molto drenante. Una miscela classica è:

  • 60% akadama (argilla giapponese, fondamentale per i bonsai)
  • 20% pomice (per drenare)
  • 20% terriccio organico di alta qualità
  •  

Essendo una pianta forte, il ficus macrophylla sopporta bene la potatura delle radici: durante il rinvaso, è possibile ridurre il pane radicale di circa 1/3, eliminando le radici grosse e legnose per favorire quelle capillari fini (che nutrono meglio la pianta).

Dopo l’operazione, tenere la pianta all’ombra e al riparo dal vento per un paio di settimane e non concimare per almeno un mese.

Ubicazione stagionale

Il ficus macrophylla è un albero di origini subtropicali e, di conseguenza, le sue esigenze termiche riflettono il suo habitat naturale: ama il caldo e teme il gelo.

Il range ideale per la crescita è 18°C-30°C. La pianta tollera molto bene picchi fino a 30-35°C, purché abbia a disposizione una buona umidità ambientale e acqua a sufficienza.

Soglie minime di tolleranza 

  • Sotto i 15°C: la pianta entra in una stasi vegetativa. Smette di crescere per conservare le energie
  • Sotto i 10°C: gli esemplari in vaso o giovani possono iniziare a perdere foglie per lo stress termico
  • Attorno agli 0°C: è il limite estremo. Gli esemplari adulti in piena terra, se ben acclimatati, possono resistere a brevi gelate leggere (fino a -2°C/-3°C) riportando magari solo danni alle foglie esterne. Quelli in vaso, invece, non hanno l’inerzia termica del terreno profondo, per cui, se la temperatura scende vicino allo zero, le radici possono congelare e la pianta muore

Per questo, chi vive al Nord o in zone interne, deve assolutamente ritirare in casa il proprio ficus o metterlo in una serra fredda (temperatura minima 10-12°C). Al Sud e lungo le coste, può stare fuori tutto l’anno, ma preferibilmente in una posizione riparata dai venti freddi (ad esempio addossato a un muro esposto a Sud).

Attenzione anche agli sbalzi termici: in primavera, aspettare che le minime notturne siano stabilmente sopra i 12-14°C prima di riportare la pianta all’esterno.

Se in inverno si tiene la pianta in casa, il problema diventa il troppo caldo secco. Evitare, quindi, di posizionarla vicino ai termosifoni: l’aria calda e secca disidrata le foglie molto più velocemente di quanto la pianta riesca a bere, portando all’imbrunimento dei bordi fogliari. L’ideale è una stanza luminosa e fresca (circa 16-18°C), lontano da fonti di calore diretto.

Bonsai

Non solo esiste il bonsai di ficus macrophylla, ma come tutti i ficus, si rivela una pianta estremamente vigorosa e resistente, tollerante agli errori di coltivazione e quindi perfetto anche per i principianti. Sopporta bene le potature e si riprende rapidamente.

Malattia e cure

Il ficus macrophylla è generalmente una pianta robusta, ma come tutte le specie, può essere attaccato da parassiti e sviluppare malattie, spesso favorite da condizioni ambientali non ottimali (eccessiva umidità, stress idrico, scarsa ventilazione).

Parassiti

Si presentano soprattutto se il ficus è tenuto in condizioni di scarsa ventilazione o aria secca (come in appartamento durante l’inverno).

Cocciniglia cotonosa e a scudetto

Le cocciniglie appaiono sotto forma di chiazze bianche cotonose (cotonosa) o di piccole scaglie marroni/grigie (a scudetto) attaccate agli steli e alla pagina inferiore delle foglie.

Provocano l’ingiallimento e la caduta delle foglie e producono una sostanza appiccicosa e trasparente detta melata (che può portare alla formazione della fumaggine).

Cura

  1. Per infestazioni lievi, rimuovere manualmente i parassiti con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool denaturato (scioglie la corazza cerosa) o un getto d’acqua forte. Dopodiché utilizzare una soluzione a base di sapone molle di potassio diluito in acqua (circa 15-20g per litro) o olio di Neem emulsionato con sapone (questi prodotti agiscono per soffocamento). Applicarla la sera e ripetere il trattamento ogni 7-10 giorni
  2. Per infestazioni più gravi, si può usare l’olio bianco (minerale o di lino) che forma una pellicola e soffoca gli insetti

Ragnetto rosso 

Si tratta di un acaro che prospera in ambienti caldi e secchi, produce piccolissime ragnatele sottili, soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie, e causa la comparsa di puntini giallastri o decolorati sulle foglie.

Per combatterlo, aumentare l’umidità ambientale tramite nebulizzazioni; se l’infestazione è estesa, si possono usare acaricidi specifici o, come rimedio naturale, l’olio di Neem.

Afidi 

Sono piccoli insetti verdi o neri che succhiano la linfa dai germogli e dalle foglie più giovani, causando il deperimento delle parti più tenere, foglie arricciate e presenza di melata e fumaggine.

Il trattamento è simile a quello per la cocciniglia: sapone molle o insetticidi biologici a base di olio di Neem.

Malattie fungine

Sono quasi sempre causate da eccessiva umidità, ristagni d’acqua e scarsa circolazione dell’aria.

Marciume radicale

È la malattia più grave, spesso causata da eccessive annaffiature e drenaggio insufficiente. Provoca la caduta improvvisa e massiccia delle foglie (soprattutto se sono ancora verdi), crescita stentata, fusto molle alla base. Le radici diventano nere e molli.

Per rimediare, sospendere immediatamente le annaffiature. Se la pianta è in vaso, estrarla e rimuovere tutto il terriccio inzuppato, quindi tagliare le radici marce e nere con forbici sterilizzate.

Infine, rinvasare in terriccio fresco e ben drenante (aggiungendo perlite) e trattare il terreno e le radici con un fungicida specifico.

Macchie fogliari

Sono infezioni fungine che colpiscono le foglie e determinano la comparsa di macchie scure, circolari o irregolari (spesso brune o nere, a volte con un alone giallo) che possono portare al disseccamento e alla caduta precoce delle foglie.

La cura si basa sulla rimozione e distruzione immediata delle foglie infette per prevenire la diffusione delle spore. Inoltre, occorre migliorare l’aerazione e ridurre l’umidità attorno alla pianta. Infine, applicare un antifungino a base di rame (come la poltiglia bordolese) o un prodotto specifico.

Problemi fisiologici e carenze

Spesso i problemi del ficus sono legati a cure errate, non a patogeni.

  • Caduta di foglie verdi o appena ingiallite: causata da sbalzi di temperatura, correnti d’aria fredda (frequente in inverno) o stress idrico. Come rimedio, spostare la pianta in una posizione stabile, lontano da porte e finestre e regolarizzare l’irrigazione
  • Foglie che ingialliscono pur mantenendo le nervature verdi: è carenza di ferro (clorosi ferrica), spesso per via del pH del terreno troppo alto che ne ostacola l’assorbimento. Aggiungere chelati di ferro al terreno e controllare il pH del substrato
  • Punte e bordi delle foglie marroni e secchi: provocati da aria troppo secca (bassa umidità ambientale) o eccesso di sale nel terreno (da concimazioni eccessive). Per rimediare, aumentare le nebulizzazioni, ridurre la concimazione e innaffiare abbondantemente per diluire i sali
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