- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione e luce
- Annaffiatura
- Potatura
- Rinvaso e trapianto
- Ubicazione stagionale
- Malattia e cure

- La pianta di erica si presta ad abbellire anche i giardini rocciosi.
- I fiori di erica hanno colorazioni variabili dal bianco al rosa intenso, al porpora.
- Come si vede in foto, l’erica è perfetta per adornare i balconi durante la stagione fredda.
- L’erica, a seconda della varietà, è una pianta che non soffre il freddo o la neve.
- L’erica ama il pieno sole, ma non le temperature troppo elevate.
- L’erica è una pianta coltivabile all’esterno sia in vaso, sia in piena terra.
- I fiori di erica sono piccoli, numerosi e compaiono da dicembre a marzo.
- L’erica può essere coltivata in un’aiuola di acidofile.
Il genere Erica comprende oltre 800 specie di piante sempreverdi, arbustive e suffruticose (con la parte bassa legnosa e i rami alti erbacei). Queste piante sono diffuse in un’ampia area geografica e presentano caratteristiche diverse, ma la stragrande maggioranza condivide una preferenza fondamentale: i terreni acidi. Grazie alla loro grande varietà, le diverse specie di erica hanno periodi di fioritura differenti che, sommati, possono coprire quasi tutto l’arco dell’anno.
Per praticità, quando si parla genericamente di “erica” nei vivai e nei garden center, ci si riferisce comunemente all’Erica x darleyensis e ai suoi ibridi. Questa varietà è tra le più diffuse e apprezzate per la sua crescita vigorosa, l’alta adattabilità e il portamento compatto, che la rende perfetta per creare macchie di colore o per coprire terreni scoscesi.
Questa erica è un ibrido nato dall’incrocio tra Erica carnea ed Erica erigena. Insieme alla “madre” E. carnea, è una delle poche piante a fioritura prettamente invernale, capace di colorare i giardini in una stagione altrimenti povera di vita.
- Aspetto: si presenta come un cespuglio sempreverde e molto ramificato, che forma cuscini semi-sferici. Mentre la forma originaria poteva raggiungere i 70 cm di altezza e superare il metro in larghezza, la maggior parte degli ibridi moderni ha dimensioni più contenute, solitamente tra i 20 e i 60 cm, classificandosi come arbusti nani
- Foglie: le foglie sono piccole e aghiformi, riunite in gruppi (verticilli) lungo i rami. Il loro colore varia dal verde al grigio, ma possono anche assumere sfumature rosse o arancioni, specialmente con il freddo. I nuovi germogli primaverili hanno spesso un colore più chiaro, tra il crema e il rosa
- Fiori: i fiori sono piccoli, a forma di campanula, e molto durevoli. Sbocciano ininterrottamente da novembre fino a maggio, riuniti in grappoli terminali (racemi) lunghi circa 8-15 cm. Le colorazioni più comuni sono il bianco, il rosa e il porpora
L’Erica x darleyensis è una pianta poco esigente, ideale sia per la coltivazione in vaso sia in piena terra, sempre all’esterno: è, infatti, estremamente resistente al freddo e alla neve.
Un altro vantaggio fondamentale è che non richiede grandi cure (sopporta bene periodi di moderata siccità e non necessita di fertilizzazioni frequenti) e l’unica potatura richiesta è la rimozione dei rami che hanno portato i fiori, da effettuare in primavera, una volta terminata la fioritura, per mantenere la pianta compatta e favorire la produzione di nuovi getti.
Fioritura
In generale, le eriche coltivate per scopi ornamentali fioriscono principalmente in autunno-inverno e fino all’inizio della primavera:
- Erica invernale (Erica carnea): fiorisce tipicamente da gennaio a marzo
- Erica di Darley (Erica x darleyensis): un ibrido molto resistente che fiorisce abbondantemente dall’autunno inoltrato fino all’inizio della primavera
- Erica gracilis: spesso venduta in autunno, fiorisce tra settembre e novembre
Ci sono anche specie che fioriscono in altri periodi: Erica arborea fiorisce in primavera (gennaio-marzo, a seconda del clima), mentre Erica cinerea e Erica vagans fioriscono in estate.
Commestibilità
Riproduzione
La moltiplicazione vegetativa è la più consigliata per l’erica, in quanto garantisce la nascita di nuove piante geneticamente identiche alla pianta madre, conservandone così tutte le caratteristiche estetiche. Le tecniche più efficaci sono la talea, la propaggine e la divisione dei cespi.
Talea
Il momento ideale per prelevare le talee è la tarda estate, generalmente verso la fine di agosto o l’inizio di settembre.
Procedimento
- Scegliere dei rami sani e vigorosi della pianta madre, preferibilmente che non abbiano ancora prodotto fiori
- Tagliare delle porzioni di ramo lunghe circa 10-15 cm
- Eliminare le foglie dalla metà inferiore della talea
- Piantare le talee in un vaso contenente un terriccio specifico per piante acidofile, mescolato con sabbia per favorire il drenaggio. È consigliabile interrare almeno due o tre nodi (i punti di inserzione delle foglie)
- Mantenere il terriccio costantemente umido, ma non zuppo d’acqua, e posizionare il vaso in un luogo luminoso ma al riparo dai raggi solari diretti
- Per favorire un ambiente umido, è possibile coprire il vaso con un sacchetto di plastica trasparente. La radicazione avviene generalmente in un paio di mesi
Propaggine
Questa tecnica, semplice e con un’alta probabilità di successo, sfrutta la capacità di alcuni rami di radicare mentre sono ancora attaccati alla pianta madre. Il periodo migliore per effettuarla è la primavera o l’autunno.
Procedimento
- Scegliere un ramo basso, lungo e flessibile della pianta di erica
- Piegare il ramo verso il terreno e interrarne una porzione di circa 10-15 cm, lasciando la punta fuori terra. È possibile praticare una piccola incisione nella parte del ramo che verrà interrata per stimolare l’emissione di radici
- Fissare il ramo al suolo con un gancio o un sasso per mantenerlo in posizione
- Mantenere il terreno umido
- Una volta che il ramo avrà sviluppato un apparato radicale autonomo (solitamente dopo diversi mesi), potrà essere tagliato e separato dalla pianta madre, per poi essere trapiantato
Divisione dei cespi
Questa operazione è indicata per le piante di erica più mature e ben sviluppate. Si esegue preferibilmente in autunno o a fine inverno.
Procedimento
- Estrarre con delicatezza la pianta dal vaso o dal terreno
- Dividere il pane di terra e l’apparato radicale in due o più porzioni, assicurandosi che ogni sezione abbia una buona quantità di radici e di rami
- Rinvasare immediatamente le nuove piante ottenute in contenitori singoli, utilizzando sempre un terriccio per piante acidofile
Infine, sebbene possibile, la riproduzione da seme è un processo più lungo, complesso e con risultati meno prevedibili: i semi dell’erica, infatti, sono molto piccoli e richiedono condizioni specifiche di luce e umidità per germinare.
Le nuove piante impiegheranno inoltre molto più tempo per raggiungere le dimensioni e la fioritura di quelle ottenute per via vegetativa.
Semi
I semi dell’erica sono estremamente piccoli e contenuti nel frutto, ossia una capsula di forma tipicamente ovoidale o sferica che si sviluppa dopo la fioritura.
Informazioni e curiosità
L’erica viene spesso associata e venduta insieme alla calluna vulgaris, anch’essa una pianta sempreverde e acidofila ma con caratteristiche e portamento differenti. Insieme, sono perfette per creare bellissime fioriere invernali.
A prima vista sembrano identiche, tanto che nel linguaggio comune vengono spesso confuse e chiamate entrambe “erica”. Tuttavia, erica e calluna appartengono a due generi botanici distinti, pur facendo parte della stessa grande famiglia, le Ericaceae. Riconoscerle non è difficile, a patto di osservare con attenzione alcuni dettagli chiave nelle foglie, nei fiori e nel periodo di fioritura.
La differenza più semplice da notare risiede nella forma e disposizione del fogliame:
- Erica: le foglie sono aghiformi, simili a piccoli aghi di pino o di abete. Sono disposte in verticilli (a gruppi di 3 o 4) lungo i rami, assumendo una conformazione che ricorda una spirale
- Calluna: le foglie sono molto più piccole e squamiformi, ovvero piatte e sovrapposte le une alle altre in quattro file ordinate, quasi a “rivestire” il ramo. Questa caratteristica conferisce alla calluna un aspetto più compatto e denso
Anche i piccoli fiori, se osservati da vicino, rivelano una distinzione fondamentale:
- Erica: il fiore è una piccola campanula (corolla) ben visibile e colorata, da cui sporge il calice, solitamente più piccolo e di un colore meno appariscente. La parte più colorata e decorativa è quindi costituita dai petali
- Calluna: la situazione è opposta. La corolla (i petali) è molto piccola e quasi nascosta. La parte che conferisce il colore e l’aspetto decorativo al fiore è il calice, formato da quattro sepali ben sviluppati e colorati che avvolgono e superano in grandezza la corolla. Per questo motivo, i “fiori” della calluna persistono sulla pianta per molto tempo, anche dopo la fioritura effettiva, mantenendo il loro colore
Infine, il periodo di fioritura: la calluna fiorisce tipicamente nel periodo tardo estivo e autunnale. È la classica pianta che annuncia l’arrivo dell’autunno, con fioriture che vanno da agosto a novembre.
L’erica, come detto, fiorisce in vari periodi dell’anno: autunno (Erica gracilis), inverno (Erica carnea, Erica x darleyensis) e persino primavera (Erica arborea).
Coltivazione
L’erica si può far crescere sia in contenitore, sia in piena terra.
Nel primo caso, assicurarsi che il contenitore abbia adeguati fori di drenaggio e che il terreno sia ben drenante, oltre che specifico per piante acidofile.
Collocazione
Data la nota resistenza alle basse temperature e al gelo, l’erica si può considerare una pianta da esterno.
Concimazione
L’erica prospera in terreni acidi, pertanto è indispensabile utilizzare un concime specifico per piante acidofile, lo stesso impiegato per azalee, rododendri e camelie.
È consigliabile optare per un concime con un basso tenore di azoto per non favorire un eccessivo sviluppo delle foglie a discapito della fioritura. Un fertilizzante con un più alto contenuto di potassio è invece particolarmente indicato per rinvigorire la pianta e promuovere una fioritura più ricca e colorata.
Tempistiche e frequenza
Il periodo migliore per la concimazione dell’erica varia a seconda che sia coltivata in vaso o in giardino e in base al tipo di fertilizzante scelto.
Erica in vaso: le piante in vaso hanno a disposizione una quantità limitata di substrato e le sostanze nutritive si esauriscono più rapidamente. Per questo motivo, richiedono interventi più frequenti:
- Periodo: da inizio primavera fino all’autunno
- Frequenza: utilizzare un concime liquido per piante acidofile diluito nell’acqua di irrigazione ogni 15-20 giorni. È possibile, in alternativa, optare per un concime granulare a lenta cessione specifico per acidofile, da distribuire sul terriccio una o due volte durante la stagione vegetativa, seguendo le indicazioni riportate sulla confezione.
Erica in piena terra: le piante messe a dimora in giardino beneficiano di un terreno più ricco e stabile. I due momenti cruciali per la concimazione sono l’inizio della primavera, per supportare la ripresa vegetativa, e l’inizio dell’autunno, per preparare la pianta alla fioritura invernale (per le varietà che fioriscono in questa stagione). Si consiglia l’impiego di un concime granulare a lenta cessione per acidofile, da distribuire alla base della pianta.
Inoltre, in generale:
- Evitare di concimare durante i periodi di caldo intenso e siccità
- Sospendere le concimazioni dopo l’inizio dell’autunno per non stimolare una nuova crescita che potrebbe essere danneggiata dal gelo invernale
Esposizione e luce
In generale, l’erica predilige una posizione in pieno sole, se però si vive in una zona con estati molto calde e sole intenso, è meglio optare per una collocazione in mezz’ombra, o dove riceva il sole diretto solo al mattino o nel tardo pomeriggio. Il caldo torrido e il sole diretto nelle ore più calde possono, infatti, danneggiarla, facendo seccare i rami.
Preferisce i luoghi arieggiati e freschi ed è molto resistente al freddo, ma anche in inverno è bene che riceva luce.
Annaffiatura
La frequenza delle annaffiature varia significativamente in base al periodo dell’anno e al fatto che la pianta di erica sia coltivata in vaso o in piena terra.
In vaso
- Primavera-estate: durante i mesi più caldi e di crescita attiva, l’erica in vaso richiede annaffiature più frequenti, all’incirca 2-3 volte a settimana. È fondamentale controllare il terriccio: se i primi 2-3 cm in superficie risultano asciutti al tatto, è il momento di annaffiare
- Autunno-inverno: con l’arrivo del freddo, la pianta rallenta la sua attività e necessita di meno acqua, per cui sarà sufficiente annaffiare circa 2-3 volte al mese. Anche in questo caso, la verifica dell’umidità del terreno rimane il miglior indicatore
In piena terra
Le piante di erica stabilizzate in giardino sono più resistenti alla siccità, per cui, generalmente, le piogge naturali sono sufficienti a soddisfare il loro fabbisogno idrico.
In caso di siccità prolungata, soprattutto durante l’estate, è bene intervenire con un’irrigazione profonda ogni 10-15 giorni, assicurandosi che l’acqua penetri bene nel terreno.
Il momento ideale per annaffiare l’erica è la mattina presto o la sera tardi. Irrigare durante queste ore riduce l’evaporazione dell’acqua e permette alla pianta di assorbirla in modo più efficiente, minimizzando il rischio di stress idrico e malattie fungine.
Come annaffiare
- Annaffiatura profonda e lenta: è preferibile un’irrigazione abbondante ma meno frequente, piuttosto che scarse e ripetute. Versare l’acqua lentamente alla base della pianta, permettendo al terreno di assorbirla in profondità e di raggiungere tutte le radici
- Evitare i ristagni: il nemico numero uno dell’erica è il ristagno idrico, per cui occorre assicurarsi che il vaso abbia dei fori di drenaggio efficienti e svuotare sempre il sottovaso dall’acqua in eccesso. Per le piante in piena terra, un terreno ben drenato è essenziale
- Tipo di acqua: l’erica è una pianta acidofila e non tollera il calcare. L’acqua ideale è quella piovana o, in alternativa, si può utilizzare acqua demineralizzata o lasciare decantare l’acqua del rubinetto per almeno 24 ore prima dell’uso per ridurre il contenuto di calcare
Riconoscere i segnali di stress idrico
Osservare la pianta è il modo migliore per capire le sue esigenze.
Sintomi di eccesso d’acqua
- Foglie gialle che cadono facilmente: anche le foglie più giovani possono ingiallire e staccarsi al minimo tocco
- Fusti molli e afflosciati: la pianta appare “appassita” nonostante il terreno sia palesemente bagnato
- Marciume radicale: se si svasa la pianta, le radici appariranno scure, molli e avranno un odore sgradevole
- Comparsa di muffa: la superficie del terriccio può presentare uno strato di muffa biancastra
Sintomi di carenza d’acqua
- Appassimento generale: l’intera pianta appare floscia e priva di turgore
- Fiori che appassiscono in blocco: le infiorescenze si seccano rapidamente
- Foglie secche e fragili: le foglie diventano secche al tatto e si sbriciolano facilmente
- Terriccio secco e compatto: il terreno si stacca dai bordi del vaso ed è duro al tatto
In entrambi i casi, è fondamentale controllare sempre l’umidità del terreno prima di intervenire, per distinguere correttamente la causa del malessere della pianta e agire di conseguenza, regolando la frequenza e la quantità delle annaffiature.
Potatura
La potatura annuale dell’erica offre numerosi vantaggi:
- Stimola la fioritura: l’erica fiorisce sui rami nuovi e la potatura incoraggia la pianta a produrre nuova vegetazione, sulla quale si svilupperanno i fiori della stagione successiva
- Mantiene una forma compatta: senza potatura, l’erica tende a “svuotarsi” al centro, assumendo un aspetto disordinato e diradato. Il taglio aiuta a mantenere una forma a cuscino densa e ordinata
- Previene la lignificazione: con il tempo, i rami più vecchi diventano legnosi e non producono più fiori. La potatura regolare favorisce il ricambio della vegetazione, mantenendo la pianta giovane e vitale
- Aumenta il vigore: eliminare le parti sfiorite consente alla pianta di concentrare le proprie energie sulla produzione di nuovi germogli e radici, invece di sprecarle nella produzione di semi
Quando potare
Il momento ideale per la potatura dipende dal periodo di fioritura della specifica varietà di erica. La regola generale è semplice: potare sempre dopo la fioritura.
È cruciale distinguere tra le due principali tipologie di erica comunemente coltivate:
- Erica a fioritura invernale-primaverile: intervenire subito dopo la fine della fioritura, indicativamente tra marzo e aprile. In questo modo la pianta avrà tutta la primavera e l’estate per sviluppare i nuovi getti che porteranno i fiori l’inverno successivo
- Erica a fioritura estiva-autunnale: la potatura va effettuata alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera, tra febbraio e marzo, prima che la pianta emetta i nuovi germogli
In tutti i casi, seguire questo procedimento:
- Tagliare gli steli sfioriti: l’intervento principale consiste nel “cimare” la pianta, tagliando tutti gli steli appena sotto i fiori secchi. L’obiettivo è rimuovere tutta l’infiorescenza appassita
- Rispettare la parte verde: è fondamentale tagliare solo la parte erbacea dello stelo, dove sono ancora presenti le foglioline. Non tagliare mai sul legno vecchio e spoglio, poiché l’erica difficilmente riesce a produrre nuovi germogli da queste parti
- Dare una forma arrotondata: durante il taglio, cercare di dare una forma regolare e arrotondata al cespuglio. Questo garantirà una crescita omogenea e un aspetto estetico gradevole
- Quanto tagliare: generalmente si asporta circa un terzo della lunghezza dei rami
Dopo la potatura, è possibile effettuare una leggera concimazione con un prodotto specifico per piante acidofile, per sostenere la nuova crescita.
Rinvaso e trapianto
Il periodo migliore per trapiantare o rinvasare l’erica è al termine della sua fioritura o, in alternativa, all’inizio della primavera o in autunno.
- Fine inverno/inizio primavera (marzo-aprile): ideale per le varietà a fioritura invernale. La pianta ha terminato il suo sforzo produttivo e può concentrare le energie sullo sviluppo delle radici prima del caldo estivo
- Autunno (settembre-ottobre): perfetto per le varietà a fioritura estiva e un ottimo momento in generale, poiché il terreno è ancora caldo ma le temperature dell’aria sono più miti, riducendo lo stress da trapianto
È consigliabile evitare i periodi di gelo intenso e il pieno calore estivo.
Come rinvasare
Il rinvaso si rende necessario quando le radici hanno occupato tutto lo spazio a disposizione, solitamente ogni 1-2 anni.
Procedimento step by step
- Preparazione del nuovo vaso: stendere sul fondo uno strato di 2-3 cm di argilla espansa o ghiaia. Questo passaggio è cruciale per garantire un ottimo drenaggio e prevenire ristagni d’acqua, letali per le radici dell’erica
- Estrazione della pianta: inumidire leggermente il terriccio nel vecchio vaso per facilitare l’estrazione. Con delicatezza, capovolgere il vaso sostenendo la pianta con una mano e sfilare il pane di terra
- Controllo delle radici: se sono molto fitte e aggrovigliate, è possibile “aprirle” leggermente con le dita nella parte inferiore per stimolare la crescita nel nuovo terriccio. Evitare di maneggiarle eccessivamente
- Posizionamento e riempimento: collocare uno strato di terriccio nuovo sul fondo del vaso, sopra l’argilla espansa. Posizionare la pianta al centro, assicurandosi che la parte superiore del pane di terra (il colletto) sia circa 1-2 cm sotto il bordo del vaso. Riempire gli spazi laterali con il nuovo terriccio, compattando leggermente con le dita per eliminare i vuoti d’aria
- Annaffiatura: bagnare abbondantemente subito dopo il rinvaso per far assestare bene il terriccio e idratare la pianta. Lasciare scolare l’acqua in eccesso
Come trapiantare
- Scelta della posizione: scegliere un’area soleggiata o a mezz’ombra. L’erica ama la luce ma può soffrire il sole cocente nelle ore centrali delle giornate estive, soprattutto nel Sud Italia
- Preparazione della buca: scavare una buca larga e profonda almeno il doppio del vaso della pianta
- Modifica del terreno: se il terreno del giardino è argilloso o calcareo, è indispensabile sostituirlo. Riempire la buca con terriccio per piante acidofile mescolato a torba e un po’ di sabbia per migliorare ulteriormente il drenaggio
- Messa a dimora: estrarre la pianta dal vaso come descritto per il rinvaso e posizionarla al centro della buca, con il colletto a livello del terreno circostante
- Riempimento e compattazione: riempire la buca con il mix di terriccio acido preparato, compattando delicatamente con le mani
- Annaffiatura: bagnare generosamente per eliminare sacche d’aria e favorire il contatto tra le radici e il nuovo terreno
Dopo il rinvaso o il trapianto, mantenere il terreno costantemente umido (ma non fradicio) per le prime settimane, per aiutare la pianta a superare lo stress e a stabilirsi nella sua nuova dimora.
Terriccio
L’erica è una pianta tipica della brughiera, delle torbiere e dei suoli acidi. In genere, fatta eccezione per alcune varietà, non può vivere a lungo in suoli calcarei, pesanti, asfittici e con basso contenuto in sostanza organica. Predilige invece terreni freschi e umidi, a reazione acida, ricchi di torba e di sostanza organica parzialmente decomposta.
Ubicazione stagionale
La pianta di erica è celebre per la sua capacità di prosperare e fiorire nei periodi più freddi dell’anno, portando colore in giardini e balconi quando la maggior parte delle altre piante è a riposo. Questa sua caratteristica svela la sua natura: l’erica è una pianta che ama il clima fresco e teme il caldo intenso.
In generale, l’intervallo di temperatura ideale per la crescita e la fioritura dell’erica si attesta tra i 7°C e i 20°C. All’interno di questo range, la pianta vive la sua condizione ottimale, sviluppandosi in modo rigoglioso e mantenendo una fioritura prolungata.
Tuttavia, la tolleranza al freddo e al caldo può variare notevolmente a seconda della specie.
Erica carnea, ad esempio, è tra le più resistenti. Originaria delle Alpi e degli Appennini, può sopportare senza problemi temperature molto rigide, fino a -15°C e oltre. La neve, anzi, agisce spesso come uno strato protettivo.
Erica gracilis, invece, a differenza delle altre varietà è più delicata e non tollera il gelo. Se le temperature si avvicinano a 0°C, è necessario proteggerla o ricoverarla in una serra fredda.
Il vero nemico dell’erica è il caldo. Durante l’estate, specialmente nelle regioni con climi più caldi, la pianta può entrare in sofferenza e temperature costantemente superiori ai 25-30°C possono risultare dannose.
Per aiutare la pianta a superare l’estate, è fondamentale collocarla in una posizione di mezz’ombra, al riparo dai raggi solari diretti, specialmente nelle ore più calde. È inoltre cruciale garantire che il terriccio rimanga sempre leggermente umido, aumentando la frequenza delle annaffiature ma evitando sempre i ristagni idrici.
Malattia e cure
La malattia più dannosa che può colpire l’erica è causata da funghi ed è nota come “seccume delle eriche”. Si manifesta come una decolorazione della vegetazione, che assume una tonalità grigia, seguita dal disseccamento dei germogli. Unico intervento possibile, è eliminare le parti colpite sperando in un arresto dell’infezione, ma spesso purtroppo gli esemplari malati non sopravvivono.
Altre problematiche più frequenti sono di natura fungina, spesso favorite da condizioni ambientali inadeguate, come un’eccessiva umidità e uno scarso drenaggio del terreno.
Marciume radicale
Il marciume radicale è una delle avversità più gravi per l’erica. È causato da funghi presenti nel terreno che attaccano le radici in condizioni di asfissia, ovvero quando il substrato è troppo compatto e costantemente bagnato.
Sintomi
- Ingiallimento e appassimento delle foglie, a partire dalla base della pianta
- Crescita stentata
- I fusti alla base della pianta possono apparire scuri e molli
- Nei casi più gravi, la pianta si secca completamente
Cura e prevenzione
Assicurarsi che il terreno sia ben drenante è il primo passo; è consigliabile mescolare al terriccio della sabbia o altro materiale inerte per favorire il deflusso dell’acqua. Evitare i ristagni idrici nel sottovaso è altrettanto cruciale. Se la pianta è già colpita, è necessario intervenire tempestivamente:
- Estrarre la pianta dal vaso
- Eliminare con una forbice pulita e disinfettata tutte le radici marce, scure e sfaldate
- Sostituire completamente il terriccio con un substrato nuovo, specifico per piante acidofile e ben drenante
- Rinvasare la pianta e annaffiare con moderazione
Oidio e muffa grigia
Altre patologie comuni sono causate da funghi che attaccano la parte aerea della pianta.
- Oidio (o mal bianco): si manifesta come una patina biancastra e polverosa su foglie e giovani germogli. Le parti colpite tendono a deformarsi e a seccare
- Muffa Grigia (Botrytis cinerea): questo fungo provoca la comparsa di una muffa grigiastra e lanuginosa su fiori, foglie e fusti, soprattutto in condizioni di elevata umidità e scarsa ventilazione. I tessuti colpiti marciscono rapidamente
- Ruggine: si presenta con piccole pustole di colore arancione o marrone sulla pagina inferiore delle foglie, che possono ingiallire e cadere prematuramente
Cura e prevenzione
A livello preventivo, evitare di bagnare la chioma durante l’annaffiatura e garantire una buona circolazione d’aria intorno alla pianta. Rimuovere prontamente le parti di pianta malate per evitare la diffusione delle spore.
Ai primi segnali di infezione, è possibile intervenire con:
- Rimedi naturali: macerati di aglio o equiseto possono avere un’azione preventiva. Anche soluzioni a base di bicarbonato di sodio possono contrastare lo sviluppo dell’oidio
- Prodotti specifici: In caso di infestazioni gravi, è necessario ricorrere a fungicidi a base di zolfo (efficace contro l’oidio) o rame, da utilizzare seguendo attentamente le istruzioni riportate sulla confezione
Parassiti: il ragnetto rosso
Oltre alle malattie fungine, l’erica può essere attaccata da acari, in particolare dal ragnetto rosso. Questo piccolo parassita si sviluppa in ambienti caldi e secchi e si nutre della linfa delle foglie.
Sintomi
- Le foglie assumono un aspetto ingiallito e puntinato
- Sulla pagina inferiore delle foglie e tra i rametti si possono notare sottili ragnatele
Cura e prevenzione
- Aumentare l’umidità ambientale nebulizzando la chioma con acqua non calcarea
- In caso di forte infestazione, utilizzare un acaricida specifico













































