- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Raccolta
- Malattia e cure
- L’elleboro è una piantina di umile aspetto ma straordinariamente resistente.
- Benché fiorisca d’inverno, l’elleboro si dimostra una bellissima piantina anche durante l’estate grazie al suo fogliame decorativo.
- L’elleboro presenta sottili steli carnosi con fiori spesso singoli.
- La varietà più comune di elleboro è quella a fiore bianco o porpora.
- L’elleboro è facilmente coltivabile anche in vaso.
Gli ellebori sono piante erbacee perenni, dotate di elevata rusticità, al punto di saper resistere per anni e anni anche dentro un giardino abbandonato.
Ne consegue che le cure da riservare alla pianta di elleboro siano davvero minime: le annaffiature non sono necessarie se non a fronte di un’eccessiva siccità e neanche la concimazione è richiesta se il terreno di coltivazione si presenta già ricco di nutrienti, fresco e ben drenato. L’elleboro si coltiva all’esterno, principalmente in piena terra, ma volendo anche in vaso, e si riproduce tramite semina, o, per evitare attese troppo lunghe, divisione dei rizomi. Attenzione solo a scegliere una posizione semi-ombreggiata e fresca per il trapianto, avendo cura anche di potare le piantine al termine del periodo di fioritura. Le chiocciole possono occasionalmente nutrirsi delle foglioline di elleboro, ma il pericolo più serio che la pianta corre sono i ristagni d’acqua, causa di patologie fungine come il marciume del colletto.
Tra gli ellebori che sbocciano d’inverno il più conosciuto è la “rosa di Natale”, la specie helleborus niger, ma le varietà capaci di sedurre per le incredibili forme e colori sono molteplici. Il fogliame dell’elleboro è vigoroso, costituito da grandi foglie palmate, composte da segmenti ovali, di colore verde scuro; durante i mesi tardo invernali la pianta produce sottili steli carnosi che portano fiori singoli o a grappoli, molto grandi, che ricordano i fiori della rosa canina; i colori dell’elleboro sono generalmente il bianco e il porpora, ma esistono varietà a fiore delicatamente rosato, verde o crema.
Fioritura
Il periodo di fioritura dell’elleboro comincia in inverno (tra dicembre e febbraio) e si protrae fino alla primavera.
Commestibilità
Riproduzione
La riproduzione dell’elleboro per seme è piuttosto facile, ma richiede molto tempo. I semi si raccolgono a maturazione e si seminano senza tempi di attesa ponendoli in cassette con un terriccio ricco di sabbia. Le piantine si ripicchettano in vasi individuali dove resteranno fino all’autunno successivo. Si trapiantano in piena terra, dove sbocceranno d’inverno due anni dopo.
Anche la divisione dei rizomi è efficace e si effettua subito dopo la fioritura rimettendo subito a dimora i rizomi. La divisione posticipata in epoca autunnale è possibile, ma rischia di incidere negativamente sulla fioritura successiva.
Semi
I semi di elleboro sono piccoli, di forma allungata quasi come un fagiolo e di colore scuro.
Informazioni e curiosità
Tra le specie più diffuse di elleboro si annoverano:
- Helleborus niger, la già citata classica rosa di Natale: sono fiori che sbocciano d’inverno con corolle color crema e macchie cremisi all’interno, appiattiti, portati leggermente reclinati, grandi fino a 2,5 cm di diametro, che spiccano su foglie scure. Vigorosa, ben accestita e densa, la pianta può raggiungere i 40 cm di altezza. La varietà ‘Christmas Carol’ è la più diffusa. A inizio fioritura, quando posta in vendita, è di colore bianco candido con fiore a coppa ma petali ondulati e allungati, così che la forma della corolla aperta ricordi una stella compatta dalle punte non troppo pronunciate.
- Helleborus argutifolius, noto anche come h. corsicus: originario di Corsica, Sardegna e Isole Baleari, ha foglie a tre lobi, spinose, spesse e di colore verde chiaro. I fiori, penduli, sono portati in racemi che contano fino a 20 corolle a coppa, di colori compresi fra il verde e il giallo. È apprezzato anche solo per la splendida vegetazione.
- Helleborus orientalis: gli ellebori orientali sono molto apprezzati dagli appassionati per la ricca vegetazione, le grandi dimensioni e gli splendidi disegni. La loro fioritura, più tardiva, prolunga la stagione degli ellebori e ne fa dei protagonisti anche alle prime mostre primaverili.
Tra queste specie, alcune varietà particolarmente decorative sono:
Coltivazione
L’elleboro cresce benissimo in piena terra, ma anche in vaso può sopravvivere per molti anni, a patto che durante i mesi caldi i vasi vengano spostati in una posizione fresca e ombreggiata.
Collocazione
L’elleboro si può tenere in casa solo per un periodo limitato dopo l’acquisto; dopodiché va trapiantato in un contenitore capiente e spostato all’aperto, sui davanzali, in veranda, sul balcone o in giardino, perché possa vivere bene.
Concimazione
L’elleboro non richiede fertilizzanti se posto in un terreno già di per sé ricco, ma per aiutarlo a crescere e fiorire si possono utilizzare prodotti a lenta cessione con moderato contenuto di azoto, ricchi di fosforo, potassio e magnesio. Il consiglio è di distribuirli dopo la fioritura e a fine estate.
Esposizione
L’elleboro cresce spontaneamente in luoghi semi-ombreggiati e freschi come viali alberati e sottobosco. Al sole diretto può resistere solo se il suolo è sufficientemente fresco e drenato.
Annaffiatura
L’elleboro è una pianta a ciclo autunnale-primaverile con riposo estivo. Significa che in questo periodo dell’anno alcune specie (ad esempio h. viridis) disseccano la parte aerea e nel terreno restano vitali, ma quiescenti, i rizomi, mentre altre, la maggioranza, si mantengono sempreverdi. Durante la fase di riposo non occorrono cure e il terreno dovrà essere bagnato, sempre con parsimonia, solo a fronte di una prolungata mancanza di precipitazioni; anche durante la fase vegetativa queste piante richiedono pochissime cure e annaffiature.
Le giovani piante devono essere bagnate al mattino e sempre al piede, mai a pioggia o di sera, perché gli ellebori temono un eccesso di umidità che provoca la comparsa di macchie nere tondeggianti sulla lamina fogliare.
Potatura
La potatura dell’elleboro è consigliata al termine della fioritura, recidendo alla base gli steli fiorali per evitare che la pianta spenda molte energie nella produzione di semi, favorendo, al contrario, un accumulo di sostanze di riserva negli organi ipogei. A maggiori riserve farà seguito una migliore vegetazione nell’anno successivo.
Trapianto
Verso febbraio, laddove il terreno non è gelato, si può effettuare il trapianto degli ellebori in vaso.
Il terreno ideale per la coltivazione dell’elleboro è simile a quello di bosco. Deve essere: ben drenato per evitare i ristagni che possono causare marciumi; ricco di sostanza organica per sostenere la vigorosa vegetazione e trattenere un buon livello di umidità; calcareo perché le piante di elleboro temono i suoli eccessivamente acidi.
Per ogni pianta, scavare una buca di circa 40 cm di lato e profondità, assai più grande di quello che è il pane di terra contenuto nel vaso di acquisto, sostituendo la terra di scavo con un mix di terriccio da fiori, terra di foglie in avanzato stato di decomposizione e terricciato di letame molto maturo. Questo mix si adatta bene tanto ai terreni pesanti, perché ne migliora il drenaggio, sia a quelli sciolti perché arricchendoli aiuta a trattenere un maggior livello di umidità e per più tempo.
Come pacciamatura finale, anche per migliorare l’effetto visivo e conferire un tocco di “naturalità”, utilizzare un leggero strato di foglie.
Ubicazione stagionale
Trattandosi di una pianta che fiorisce d’inverno e che vegeta con forza anche quando le altre stentano, l’elleboro può stare senza problemi all’esterno tutto l’anno.
Raccolta
Anche recisi e raccolti in un mazzo in vaso, i fiori di elleboro hanno la capacità di resistere a lungo perché quelli che sembrano petali sono in realtà i sepali del calice trasformati.
Malattia e cure
Il nemico più pericoloso per l’elleboro è rappresentato dall’eccesso di umidità, non tanto del terreno, che deve sempre essere fresco, ma quella ambientale. Un terreno pesante, prevalentemente argilloso, unito a periodi caratterizzati da prolungata umidità causata da piogge ricorrenti, aria stagnante e nebbia, predispongono gli ellebori ad attacchi fungini.
Il patogeno più comune, che affligge anche gli ellebori selvatici, è Coniothyrium helleborii. Si riconosce facilmente perché sulla lamina fogliare compaiono macchie nere a contorno molto netto. Si allargano fino a fondersi e a provocare la morte delle foglie.
Il marciume del colletto si manifesta nelle stesse condizioni, ma è favorito anche da una messa a dimora troppo profonda della pianta o da accumuli di terra al piede.
In entrambi i casi, si possono operare trattamenti preventivi utilizzando prodotti rameici, come l’ossicloruro, in maggio e a settembre.
Inoltre, la scelta di posizioni troppo assolate, caratterizzate da temperature estive molto calde, come quelle che si possono realizzare a ridosso di un muro, in aggiunta a perdurante siccità, possono portare a un declino progressivo della pianta di elleboro, che non riesce ad accumulare sostanze di riserva tali da garantire l’anno successivo un’adeguata ripresa vegetativa.
Chiocciole e limacce si cibano delle foglie dell’elleboro solo se non trovano di meglio e vanno esportate manualmente.